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Shuumatsu no Valkyrie – Record of Ragnarok, la recensione

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Shuumatsu no Valkyrie record of ragnarok manga recensione

Shūmatsu no Valkyrie

6.6

SCENEGGIATURA

6.7/10

DISEGNI

6.5/10

CURA EDITORIALE

6.6/10

Pros

  • Le mazzate concettuali
  • L'interessante archetipizzazione dei personaggi storici
  • La buona caratterizzazione dei combattenti che non siano Poseidone

Cons

  • La scialbezza grafica
  • L'eccessiva ripetitività

Shuumatsu no Valkyrie – Record of Ragnarok è uno di quei manga che semplicemente “appare” non si sa bene da dove e fa tanto parlare di sé. Ultimamente di questi successi improvvisi se ne vedono parecchi, alcuni di breve durata come Goblin Slayer e altri più duraturi come Demon Slayer, “fantasiosi” tanto nei titoli quanto nelle idee proposte. Eppure, a differenza dei due fumetti sopracitati, il manga scritto da Takumi Fukui e Shinya Umemura e disegnato da Chika Aji, di cui Star Comics ha di recente annunciato l’edizione italiana, ha davvero qualcosa per cui valga la pena leggerlo.

Record of Ragnarok – Di uomini, dei e mazzate

Record of Ragnarok, questo il titolo con il quale la serie verrà pubblicata nel bel paese, ha un incipit tanto semplice quanto ignorante: gli dei di tutti i pantheon possibili e immaginabili – ossia i soliti, banalissimi noti – si riuniscono una volta ogni morte di papa per decidere se l’umanità dovrà continuare ad esistere o meno. Ormai stanchi delle cretinate dei mortali, gli dei optano per una salutare estinzione di massa, anche se la prima cosa che verrebbe in mente a chiunque nella loro posizione sarebbe: “Ma se questi muoiono tutti, poi chi ci adorerà?”

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La protagonista della vicenda, come da titolo, è niente meno che la valchiria Brunilde (si è capito che l’originalità non è il punto forte del manga?) una semidea che vorrebbe invece salvare l’umanità. Per farlo, invoca il Ragnarok, una sfida a picchiarsi che vedrà confrontarsi una squadra di dei contro una squadra di uomini per decidere le sorti dell’umana stirpe. Praticamente Record of Ragnarok è un gigantesco torneo da battle shonen.

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Le squadre sono così composte:

  • Squadra dei: Thor, Zeus, Poseidone, Eracle, Buddha, Loki, Apollo, Susano’o, Bishamonten, Anubi, Odino, Belzebù e Shiva.
  • Squadra Brunilde: Qin Shi Huang, Re Leonida, Nikola Tesla, Sasaki Kojiro, Raiden Tameemon, Adamo, Rasputin, Lu Bu, Okita Souji, Nostradamus, Simo Hayha, Sakata Kintoki, Jack lo squartatore.

Per contestualizzare il fatto che dei semplici umani – tra cui gente che con il combattimento c’entra come Valentina Nappi in un convento – possano combattere ad armi pari contro delle divinità, gli autori hanno utilizzato l’escamotage delle valchirie capaci di trasformarsi in vere e proprie armi divine ammazza-immortali, tranquillamente impugnabili dagli umani. Praticamente la versione Record of Ragnarok della pillola che donava poteri metaumani del videogioco Injustice – Gods among us.

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Per ora la trama prosegue in loop da uno scontro all’altro, con una sorta di semi-complotto che coinvolge la stessa Brunilde e le reali motivazioni che l’hanno spinta ad invocare il Ragnarok.

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I disegni di Chika Aji, almeno nei primi capitoli, sono orripilanti. C’è un po’ di tutto: anatomie inventate, bruttissimi character design (soprattutto quello di Thor), prospettive senza senso, regia confusionaria, tratto anonimo e derivativo. Sembra quasi di leggere uno di quegli euromanga fallimentari dove la ricerca stilistica è solo un optional. Eppure, con l’avanzare dei capitoli, assistiamo ad un miglioramento a dir poco scioccante. Sebbene risultino evidentissime le ispirazioni a Kouta Hirano (Hellsing) per le espressioni orrorifiche, Yusuke Murata (One-Punch Man) per la regia, e Shiori Teshirogi (Saint Seiya – The Lost Canvas) per le fisionomie, pian piano questo mischiume di roba comincia ad amalgamarsi in uno stile coerente e funzionale, che per un manga di mazzate è essenziale.

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Sembrerà incredibile ma, più che nei disegni, Record of Ragnarok mostra i suoi maggiori punti di forza nei testi. Nonostante l’incipit sia molto simile – ai limiti del plagio – a quello del manga Drifters del sopracitato Kouta Hirano, diviene subito chiaro come gli scontri tra uomini e divinità non siano altro che un pretesto per trattare temi fondamentali come la fratellanza, l’amore di un padre verso i figli, la speranza nell’umanità o l’ambizione sfrenata. Gli scrittori sono stati in grado di reinventare – in certi casi benissimo (vedi Sasaki Kojiro) e in altri malissimo (vedi Jack lo squartatore) – noti personaggi storici realmente esistiti, elevandoli a simboli delle potenzialità di tutta l’umanità.

In Record of Ragnarok anche nella sconfitta gli uomini riescono a trarre un insegnamento che li porterà ad elevarsi ulteriormente, fino quasi a raggiungere, se non superare, lo status di divinità. I sottotesti risultano abbastanza calzanti per ogni personaggio, talvolta con qualche forzatura eccessiva (vedi Adamo) e i vari scontri sono costruiti intelligentemente, mettendo sempre l’uno contro l’altro personalità contrastanti (Sasaki Kojiro vs Poseidone) o apparentemente tali (Adamo vs Zeus), elemento che aumenta vertiginosamente la carica drammatica del manga. Record of Ragnarok è ricco di chicche per gli amanti della mitologia – greca e nordica in primis – e gli appassionati di storia, i quali possono cimentarsi nel divertentissimo “trova le incongruenze”, l’ideale per ammazzare il tempo in quarantena.

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La lettura non è però sempre scorrevole come si potrebbe pensare. Non saranno poche le volte in cui il lettore annoiato pregherà che lo scontro di turno finisca per l’eccessiva prolissità e lo scorrere sempre uguale degli eventi. In certi casi è evidente come le aggiunte ai miti “reali” non siano altro che un vano tentativo degli autori di caratterizzare personaggi piuttosto piatti, in primis Poseidone, che al di là del concetto di vanagloria opposto all’umiltà di Kojiro è semplicemente il solito personaggio “cattivo perché si”.

Record of Ragnarok non è certo il miglior manga in circolazione né un battle shonen chissà quanto eccelso, ma ha sicuramente i suoi momenti e una sua logica. Dal punto di vista grafico offre molto meno di quello che viene millantato.

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Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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