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Wish, la recensione: 100 anni per un buco nell’acqua

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Wish disney recensione

Wish, film d’animazione del 2023 diretto da Chris Buck e Fawn Veerasunthorn, avrebbe dovuto essere – almeno sulla carta – un film epocale. Si tratta infatti non solo del 62° classico Disney secondo il canone ufficiale, ma anche del lungometraggio studiato per festeggiare i 100 anni dei Walt Disney Animation Studios, ad oggi il più antico studio di animazione, nonché il più conosciuto al mondo.

Va’ detto che Disney non è mai stata una cima con i film anniversario, basti pensare a Fantasia 2000, fortemente voluto da Roy E. Disney per festeggiare i 60 anni del capolavoro dello zio Walt e rivelatosi un grande buco nell’acqua in termini economici. Oppure a Topolino, Paperino, Pippo: I tre moschettieri, inizialmente concepito come un film del tutto diverso atto a festeggiare i 75 anni di Topolino e poi trasformatosi in un gradevole ma poco memorabile film direct-to-video.

Eppure, in questo caso, c’è da dire che lo studio è riuscito quantomeno a compiere un’impresa non da poco: realizzare il classico Disney più vuoto e insulso della sua storia.

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Wish – Un desiderio che nessuno ha espresso

C’è da dire che le premesse del film erano tutt’altro che incoraggianti. L’uscita di Wish seguiva infatti un trend tutt’altro che positivo per i film animati della casa di Topolino, con gli ultimi tre classici Disney (Raya e l’ultimo drago, Encanto e Strange World – Un mondo misterioso) rivelatisi tutti dei flop al botteghino. Ci si aspettava, dunque, che la celebrazione dei 100 anni degli studios potesse dare una sterzata in senso positivo.

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Normalmente, una situazione del genere metterebbe sotto pressione chiunque. Ma a ben vedere il risultato finale, sembra invece che dalle parti di Burbank ci fosse una certa rilassatezza riguardo i risultati del lungometraggio. Infatti, se qualcosa di oggettivo si può trarre dalla visione di Wish, è che lo staff e i produttori che avrebbero dovuto supervisionarlo non hanno messo il minimo impegno nella sua realizzazione.

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La storia segue le vicende di Asha, una ragazza che vive con la madre e il nonno nel regno di Rosas, isoletta della penisola iberica governata da re Magnifico, stregone potente e vanitoso, ma ben voluto dal suo popolo in quanto in grado di esaudire i desideri di chiunque. Ogni mese, il re concede a uno dei suoi sudditi di vedere esaudito il proprio desiderio più recondito. Tuttavia, affinché questo succeda, i sudditi in questione devono consegnare preventivamente i propri desideri allo stregone, con il risultato di perderne il ricordo finché questi non verranno eventualmente esauditi, ovviamente a discrezione del sovrano.

L’obiettivo di Asha è diventare apprendista di Magnifico affinché possa convincerlo a realizzare il desiderio del nonno: diventare un cantante neomelodico in grado di ispirare le genti. In principio, Magnifico accetta di iniziarla alle arti magiche, ma rifiuta fermamente di esaudire il desiderio del nonno, lamentando che quest’ultimo potrebbe ritorcerglisi contro, ad esempio sobillando una rivoluzione ai suoi danni.

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Asha fa quindi notare al re che il suo fare a chi figli e a chi figliastri con i desideri della gente non è proprio un atteggiamento signorile. Magnifico quindi la manda fuori dalle scatole, promettendogli che mai e poi mai avrebbe visto esauditi i desideri suoi e della sua famiglia. A questo punto, Asha fa quello che fanno tutte le principesse Disney quando si vedono negare l’oggetto del loro desiderio: canta il main theme del film.

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Alla fine della sua performance, una stella cade dal cielo. E non una stella qualunque, bensì uno Sfavillotto, la stella di Super Mario Galaxy, che al di fuori dell’universo Nintendo ha il potere di esaudire i desideri. Forte di questo nuovo e caotico alleato, la protagonista decide di sfidare il potere di Magnifico, intenzionato a sua volta a impadronirsi del power up per divenire ancora più potente.

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Quanto scritto sopra accade nella prima mezz’ora. Una mezz’ora in cui non succede praticamente nulla e vengono introdotti personaggi che non hanno alcuna caratteristica peculiare.

La stessa Asha è buona, generosa, frizzantina. Insomma, non ha alcun contrasto emotivo. E’ un personaggio finito, incapace di evolvere o vivere un qualsiasi sviluppo caratteriale. In pratica il peggior tipo di personaggio da rendere protagonista di una storia. E dire che dovrebbe incarnare il meglio di 100 anni di principesse Disney che, tolte mele marce come Biancaneve, Cenerentola e Aurora, vantano tra le loro fila ragazzotte dalle personalità variegate e con sfumature caratteriali interessanti. Ariel, per esempio, viveva il conflitto di aver idealizzato il mondo di superficie, salvo poi accorgersi che per poterci abitare avrebbe dovuto sacrificare una parte importante di sé.

Per tutta la durata del film Asha non viene mai messa in condizione di sbagliare o maturare. Semplicemente lei è buona e ha ragione, mentre Magnifico è cattivo e ha torto. E dire che la casa di produzione che l’ha partorita è nota per impartire lezioni morali.

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Parlando di Magnifico, si è fatto un gran parlare di questo personaggio per il suo essere una sorta di ritorno ai Disney Villains più puri.

Da un lato, lo è. Si tratta infatti di un antagonista narcisista (come Grimilde), teatrale (come Ade), machiavellico (come Jafar) e versato nella magia (sempre come Jafar). Tuttavia il suo essere un patchwork di queste figure iconiche (che comunque, in un contesto moderno, non funzionerebbero per niente) non fa altro che renderlo già visto, più una parodia dei suoi predecessori che un degno tributo al loro ruolo nella cultura pop. Ha un po’ di tutti e niente che sia veramente suo. Il che riassume perfettamente l’intero film.

D’altro canto, gli è stato dato un background utile, se non a giustificare, quantomeno a comprendere le sue motivazioni. Una scelta che lo accosta agli antagonisti più recenti dello studio, che però risulta ancora una volta pedestre nella sua esecuzione. Il passato di Magnifico non ha infatti nulla a che vedere con la sua personalità al tempo della storia.

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A un certo punto della sua vita ha perso tutto, e per questo ha deciso di studiare la magia dei desideri per proteggere i sogni degli altri, suggerendo allo spettatore che la stregoneria lo abbia corrotto nel tempo. Il problema è che manca un nesso logico tra il suo passato e le sue ambizioni. Non c’è alcuna corrispondenza tra il Magnifico prima e il Magnifico dopo l’evento che avrebbe dovuto segnarlo. Sembra quasi che le autrici del film gli abbiano appioppato il primo passato che gli è venuto in mente, giusto per dargli un minimo di tridimensionalità.

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Immaginate di avere a disposizione 100 anni di storytelling collaudato, riconoscibile e dalle infinite diramazioni e tirarne fuori solo le parti più stereotipiche e clichettose, con qualche strizzatina d’occhio ogni tanto ai fan di lunga data che, a livello narrativo ed emotivo, valgono come una mille lire a Fort Knox. Praticamente tutte quelle cose che hanno decretato la fine di tutti gli studi d’animazione che hanno cercato di imitare Disney, fallendo miseramente.

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Non c’è niente, non un singolo elemento di questo Wish che sia anche solo vagamente distintivo. Rosas potrebbe essere benissimo “il posto X“. Avete presente l’iconicità di Casa Madrigal in Encanto o del castello di Cenerentola? Ecco, scordatevi un design anche solo lontanamente paragonabile. Rosas ha il mare, ma anche le colline, le pianure, la foresta nera. Potrebbe essere qualsiasi posto, e quindi nessuno.

Stessa cosa per Asha, che potrebbe benissimo essere un personaggio di sfondo, dato che nelle coreografie in città risulta praticamente indistinguibile dalle comparse. Il suo design non ha nulla che possa darci anche solo un vago indizio sulla sua personalità, che d’altronde abbiamo visto non essere propriamente il suo punto forte.

Sebbene finora non siano stati nominati, in questo film ci sono anche altri personaggi oltre ad Asha e Magnifico, ma sono così vergognosamente anonimi che non vale neanche la pena di citarli. L’unica degna di una menzione è la regina Amaya, moglie di Magnifico. Da sempre a conoscenza della vera indole del marito – che sosteneva, sia chiaro – si permette di fargli la predica dopo che questi (SPOILER) viene inevitabilmente sconfitto nel finale. Sebbene sia un personaggio totalmente inutile ai fini della storia, è apprezzabile in quanto moglie incoerente di un villain dal passato incoerente.

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Si è detto sopra che un terzo del film svanisce in un nulla di fatto. Gli altri 2/3 vengono invece sapientemente scanditi in gag stile Illumination, anche se ancora più infantili e meno divertenti, e in una delle corse verso il boss finale più noiose e meno coinvolgenti che si siano mai viste, complici anche una regia praticamente inesistente e uno stile grafico accostabile a un cel-shading da PlayStation 3. Roba da film per la televisione, di quelli che vanno in onda su Rai YoYo. Se questa è la risposta della Disney alle innovazioni tecniche di Into the Spider-Verse e Il gatto con gli stivali 2, si prevede un futuro poco roseo per Bob Iger e soci.

Eppure le occasioni per rendere questa storia un minimo interessante c’erano. Asha avrebbe potuto sfruttare la sua posizione di apprendista per combinare un casino con il libro maledetto di Magnifico, andando a creare un parallelismo ancora più forte con il segmento dell’Apprendista stregone di Fantasia. A quel punto avrebbe dovuto rimediare al suo terribile sbaglio, magari scoprendo che tutto era stato un piano di Magnifico in quanto solo lei avrebbe potuto sbloccare alcune peculiarità del libro, motivo per cui ha deciso di accoglierla come sua apprendista. Oppure, lo stesso Magnifico avrebbe potuto inviare Asha in una quest alla ricerca della Stella dei desideri, salvo poi appropriarsene a tempo debito.

Sarebbe stata una buona occasione per assistere a una vera avventura che l’avrebbe condotta nei luoghi in cui sono ambientati gli altri classici Disney. Tipo Kingdom Hearts, ma con un senso. Immaginate Asha a capo di una spedizione formata da personaggi veri al posto di un’incredibile perdita di tempo priva di personalità che sul finale riesce persino a contraddire quel briciolo di messaggio educativo che aveva in favore di un becero collegamento stile Marvel Cinematic Universe.

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Wish è un film sciatto, banale e anonimo, del tutto indegno di rappresentare 100 anni di storia dell’animazione.

La moraletta finale – non affidarti agli altri per realizzare i tuoi sogni, ma impegnati per realizzarli da soloè veicolata in maniera ridicola e, per certi versi, incoerente con ciò che viene mostrato a schermo. Possibile che il nonno di Asha non si sia mai rimboccato le maniche in 100 anni di vita per scrivere una canzone decente? A quanto pare, per Jennifer Lee e Allison Moore, sceneggiatrici del film, lo è.

Questo film uscirà il 21 dicembre anche in Italia, ma è consigliabile di gran lunga preferirgli la visione del corto Once Upon a Studio su Disney+, vero e sentito omaggio all’intera storia dei Walt Disney Studios dagli albori a oggi. Se si soprassiede al fatto che al suo interno compare anche Asha, non avrete di che pentirvene.

Wish disney recensione
Wish (2023)
Scrittura
3
Regia
5
Comparto tecnico
5
Direzione artistica
0
Cast
6
Pros
La main song potrebbe essere più brutta
Cons
L'anonimato generale
Lo spreco di buon potenziale
Il voler collegare a tutti i costi questo film ad altri dello stesso studio senza curarsi minimamente della coerenza interna
Ad oggi, la Nintendo non ha ancora fatto causa alla Disney per il plagio degli Sfavillotti
Gag da lobotomia
C'è la seria possibilità che alcune parti di questo film siano state realizzate con l'intelligenza (chiamiamola così) artificiale
1
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Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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