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Gli effetti del Coronavirus sul fumetto americano

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coronavirus fumetti

A causa della diffusione su scala globale del COVID-19, o Coronavirus, il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara ufficialmente lo stato di pandemia. Ciò porta diversi stati a dotarsi di norme restrittive in materia di prevenzione del contagio e, tra le più comuni e condivise, vi è la chiusura di ogni esercizio non fornente servizi di prima necessità. 

Gli Stati Uniti, avendo un’organizzazione statale di stampo federale – ossia che ogni stato membro della federazione ha una propria struttura legislativa indipendente dalle altre – non hanno adottato in toto questo tipo di restrizioni, ma molti stati si, causando un vero e proprio stop dell’economia per quanto concerne il fumetto.

Le reazioni degli editori al Coronavirus

Non essendo le fumetterie erogatrici di beni di prima necessità, queste sono state colpite molto duramente dalle varie norme statali, spingendo niente meno che Eric Stephenson, editor in capo della Image Comics, la terza casa editrice americana dopo Marvel e DC Comicsa scrivere una lettera aperta in cui invitava i propri concorrenti a sostenere più che mai i negozi specializzati per il bene del fumetto americano.

Tale chiamata alle armi sembra sortire effetto, in quanto molti editori confermano che, nonostante il Coronavirus, la produzione di fumetti avrebbe proseguito ininterrotta con la promozione di iniziative apposite a sostegno delle fumetterie. Tuttavia, inaspettatamente, Diamond Comic Distributors, distributore, appunto, del 70% dei fumetti americani prodotti, decide invece di interrompere la fornitura, di fatto andando contro il volere di gran parte dell’editoria stessa.

Ma cos’è Diamond Comic Distributors e com’è arrivato a detenere così tanto potere sul mercato dei fumetti americani?

diamond comics

Per farla molto breve, in principio i fumetti americani non avevano alcun canale di distribuzione specifico per le fumetterie. Ogni fumetteria doveva prendere accordi singolarmente con le varie case editrici. Tipo che il signor Mario Smith, proprietario di una fumetteria in Brambilla Street, doveva alzare la cornetta e pregare che il signor Marvel rispondesse e gli mandasse qualche copia dell’ultimo numero di Spider-Man, altrimenti sarebbe morto di fame.

Ovviamente per gli editori non era affatto facile dover gestire da sé ogni fumetteria, tra l’altro spendendo soldi anche per la distribuzione. Fu così che arrivò Diamond, fondato da Steve Geppi, che sfruttando la situazione disperata dell’epoca (sempre più gente voleva fumetti e le case editrici non riuscivano a far fronte alla richiesta, di fatto perdendo un sacco di soldi) si impose come unico distributore diretto e unico canale di comunicazione tra le fumetterie e le case editrici.

Con lo scoppio della bolla speculativa degli anni ’90 e il crollo del mercato del fumetto, quella crescente richiesta che aveva obbligato le case editrici ad affidarsi a Diamond, non c’era più. Ma la frittata era ormai fatta. Essendo Diamond l’unico distributore ed avendo di conseguenza il monopolio della distribuzione dei fumetti, era impossibile per le case editrici svincolarsi da esso. Tale condizione ha precluso quindi agli editori contratti potenzialmente più vantaggiosi con altri possibili distributori, che avrebbero garantito una distribuzione più ampia e un servizio più efficiente. Per questo motivo l’astio delle case editrici nei confronti di Diamond crebbe sempre di più, fino ad arrivare all’attuale situazione Coronavirus, forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

case editrici fumetti

Per fronteggiare il blocco Diamond, le principali case editrici, già furiose come iene, si sono di recente mosse per cercare canali distributivi alternativi.

La prima è DC Comics, che decide di affidare la distribuzione dei propri fumetti alle sole librerie e alle fumetterie che offrono servizi a domicilio, le uniche a poter rimanere aperte (in America sono poco più di 100).

A tale iniziativa segue quella di TKO Press, neonato editore che vanta nel proprio catalogo autori di fama quali Jeff Lemire e Garth Ennis, che ha offerto uno sconto del 50% sul catalogo online dei propri prodotti, usufruibile dai soli gestori di fumetterie.

Dark Horse Comics (Hellboy, Umbrella Academy) adotta invece un approccio protestante più diretto nei confronti di Diamond, annunciando l’interruzione della pubblicazione di fumetti in formato digitale fino al ripristino della distribuzione “fisica”.

BOOM! Studios (Mighty Morphin Power Rangers) parimenti sospende la distribuzione digitale e per le fumetterie, lasciando intatta la pubblicazione per le librerie.

Dynamite Entertainment (Vampirella, Red Sonja) ha invece sospeso l’intera produzione degli albi, sia cartacei che digitali.

Marvel Comics si è mostrata di gran lunga più diplomatica, rilasciando il seguente comunicato:

Non appena Marvel e DCD avranno le conoscenze adeguate su ciò che riserva il futuro durante questi tempi difficili di pandemia globale, aggiorneremo le date del FOC e le date di vendita. Vi assicuriamo che è in fase di elaborazione un piano su larga scala per il prossimo programma di spedizioni e vi ringraziamo per la pazienza.

Quale che sia questo “piano su larga scala” non è dato sapere, ma è chiaro che in Marvel non si sentono pronti ad abbandonare Diamond neanche per il Coronavirus. Almeno per il momento. D’altronde è comprensibile: Marvel Comics è il primo editore incontrastato di fumetti americani; perdere il principale distributore significherebbe mettere a rischio la propria posizione dominante. Soprattutto adesso che è in corso di pubblicazione l’evento crossover Empyre.

Eppure, proprio Marvel e DC si sono trovate al centro di una fortissima sollecitazione che ha presto raggiunto il livello meme. Alcuni addetti ai lavori tra sceneggiatori e disegnatori, in primis la scrittrice Gail Simone (Wonder Woman, Deadpool), hanno lanciato l’hashtag #PleaseMarvelDC allo scopo di convincere le due major a pubblicare un cross-over tra i rispettivi universi, come già accadde negli anni ’90 e nei primi del 2000 con le miniserie Marvel contro DC e JLA/Avengers. Ciò al fine di ravvivare l’interesse generale nei confronti dei fumetti e salvare il mercato stesso. Non solo dal Coronavirus.

La stessa Simone precisa però che la sua sarebbe una mera ipotesi che “non risolverebbe ogni cosa”, eppure l’hashtag ha raggiunto comunque un seguito impressionante che ancora permane. Decisamente pessimista sulla questione “crossover” è una lettera aperta di Rod Lamberti, collaboratore del sito Bleeding Cool e gestore di una fumetteria in Iowa:

So che si parla di un possibile crossover Marvel/DC ma in questo momento non me ne potrebbe fregare di meno. Non ci sono nuovi fumetti in arrivo al momento, non sappiamo quanto durerà e il mio negozio sarà chiuso dal governo. E’ questo il nostro problema. Se siamo costretti a chiudere per un lungo periodo di tempo, un crossover è l’ultimo dei miei pensieri. Abbiamo a che fare con troppe incognite. Troppe cose sono al di fuori del mio controllo o di chiunque altro.

Lo staff di Diamond non si è fatto attendere, pubblicando prima un sondaggio rivolto ai proprio clienti e poi una lettera dello stesso fondatore, Steve Geppi, il quale ha ribadito le difficoltà di Diamond adducendo la necessità di chiudere i magazzini e i centri di stoccaggio alle norme governative sul Coronavirus. La lettera puntualizza che la società non ha alcuna data per la riapertura dei servizi, incoraggiando altresì la ricerca di “soluzioni alternative” per i partner.

La chiusura amara della lettera lascia intendere una certa paura per il futuro. In effetti già si potrebbero azzardare (e si sono già azzardate) previsioni nefaste, quali la chiusura di tutte le fumetterie e la morte del fumetto stesso. Altri invece hanno ipotizzato una totale conversione al digitale, o un’assimilazione definitiva dei fumetti all’interno del circuito delle librerie di varia.

Gli stessi autori di fumetti non sono rimasti a guardare. Alcuni noti volti dell’industria come Rob Liefeld (creatore di Deadpool) e Jim Lee (editore capo di DC Comics) hanno iniziato a vendere i propri sketch con il preciso scopo di donare i ricavati alle fumetterie in difficoltà per il Coronavirus.

Guardando all’immediato futuro, è probabile che vedremo un drastico calo delle vendite che avrà fortissime ripercussioni sul mercato americano, ma anche su quello internazionale. Alcune case editrici nostrane come Panini Comics e Saldapress, i cui cataloghi comprendono in larga parte license di fumetti americani, si vedranno private di numerose nuove uscite, cosa che assottiglierà le serie pubblicabili e, di conseguenza, gli introiti. Inoltre, l’interruzione dei canali distributivi che ha coinvolto Diamond e i suoi partner potrebbe verificarsi allo stesso modo nel bel paese. L’editore italiano di manga e anime Dynit ha già annunciato la sospensione di propri servizi e-commerce, rendendo disponibili a prezzo scontato alcuni titoli su piattaforme digitali quali iTunes e Apple TV.

In ottemperanza al decreto del governo riguardo l'emergenza Covid-19, sospendiamo le attivà e-commerce, sperando di tornare il più presto possibile. Lo Staff Dynit

Posted by Dynit on Sunday, 22 March 2020

Sarà un periodo difficile per il fumetto. Si spera solo che duri poco e non faccia troppo male.

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Gli effetti del Coronavirus sul fumetto americano 3

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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