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Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione

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Il bizzarro universo di Hirohiko Araki Baoh

Baoh

€13.00
6.5

SCENEGGIATURA

6.3/10

DISEGNI

6.8/10

CURA EDITORIALE

6.5/10

Pros

  • Gli scontri sanguinolenti
  • Il monologo del nonno
  • Il tratto di Araki che si avvia verso la maturità

Cons

  • L'eccessiva baniltà
  • Ancora troppe sbavature dovute all'inesperienza

Per celebrare la presenza al Lucca Comics & Games 2019 di Hirohiko Araki, leggendario creatore del manga Le bizzarre avventure di JoJo, la casa editrice Star Comics ha deciso di stampare un prestigioso cofanetto contenente alcuni manga meno noti del genio di Sendai.

Nel 1984, dopo il buon esordio con Magical B.T. (di cui potete leggere la nostra recensione) Hirohiko Araki si trasferisce dalla città natale a Tokyo per poter svolgere al meglio la sua carriera di mangaka.

L’impatto con la grande città sarà fondamentale per il giovane Araki, che comincerà un intenso lavoro di documentazione culminante con la serializzazione del suo primo, vero battle shonen: Baoh.

Hirohiko Araki e le mazzate

Baoh vede ancora una volta protagonista un duo, composto da Ikuro Hashizawa – giovane di 17 anni utilizzato come cavia per esperimenti bellici, i quali gli hanno donato il potere del parassita noto appunto come Baoh – e Sumire, una ragazzina dotata di poteri psichici.

Entrambi i ragazzi sono in fuga da una spietata organizzazione affiliata al governo americano, la Dres, e dal suo capo, il dr. Kasuminome, creatore del Baoh.

A differenza di Magical B.T., manga scanzonato dai toni comici, Baoh si presenta come un fumetto dalla forte carica drammatica.

Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 1

Dicevamo per Magical B.T. che l’autore aveva ben impressa la sua idea del fumetto, che però mancava di una forma. Con Baoh riesce finalmente a trovarla.

Complice forse il successo di Hokuto no Ken (Ken il guerriero) di Tetsuo Hara e Buronson, Hirohiko Araki evolve drasticamente il suo stile, tendendo ad un realismo muscolare tipicamente occidentale (lo stesso Araki dirà di essere venuto a contatto con i lavori di Frank Frazetta).

La cura per i dettagli è portata all’eccesso, a volte creando confusione, altre volte fondendo una spettacolare e atipica tridimensionalità alle scene, grazie anche ad un uso nettamente migliore dei retini.

Probabilmente gli studi dell’Hirohiko Araki dell’epoca includevano la visione di tonnellate di film.

Il mangaka presta molta più attenzione al comparto registico, scegliendo con più attenzione le inquadrature e sfruttando come si deve la progressione tra una vignetta e l’altra, pur peccando di tanto in tanto nei layout.

Araki però non rinuncia alla deformazione prospettica, che in Baoh risulta molto più impattante e testimonia la grande evoluzione del suo tratto, pur presentando anche qui diversi svarioni e imprecisioni.

Impossibile, in questo senso, non notare l’influenza di Go Nagai e del suo Devilman.

L’inchiostrazione del sangue, le tonnellate di scene gore e addirittura l’inserimento di un personaggio, quello di Walken, palesemente ricalcato sul protagonista di Violence Jack, altro manga di Nagai, ne sono esempi palesi.

Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 2

Hirohiko Araki prende spunto da Nagai anche per alcune soluzioni di scrittura: Ikuro, come Akira Fudo in Devilman, è una creatura ibrida che si ribella ai propri creatori, intenzionati a conquistare il mondo.

Entrambi piegano alla loro volontà un potere demoniaco mutaforma originariamente impiegato per il male, impegnandolo per proteggere chi amano e per la vendetta.

S’intravedono per la prima volta dei messaggi morali (precedentemente solo accennati) che Araki riesce a veicolare con una certa abilità.

Per Hirohiko Araki, la grandezza di un uomo si misura dall’empatia, manifesta attraverso l’accoglienza e la protezione dei più deboli.

Questi valori sono incarnati dalla figura dei due anziani (chiamati semplicemente “Nonno” e “Nonna”) che ospitano Sumire e Ikuro.

La nonna rappresenta la disillusione e lo scetticismo nei confronti della gioventù, mentre il nonno incarna i valori del passato da tramandare alle future generazioni.

Proprio il nonno è protagonista del monologo più bello del fumetto, ricco di passione, speranza e sentimento, risultando per questo il personaggio meglio scritto dell’opera.

Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 3

A questi, si unisce la critica all’uso scellerato della scienza, che se utilizzata per scopi poco nobili porta a reazioni distruttive.

Questo tema verrà recuperato in Battle Tendency, la seconda serie de Le bizzarre avventure di JoJo, dove un gruppo di scienziati nazisti scatena la potenza dell’uomo del pilastro noto come Santana.

Altro legame con Battle Tendency è l’inclusione di un personaggio cyborg: laddove in JoJo abbiamo Rudolph von Stroheim, in Baoh vi è Dord.

Entrambi sono militari per i quali Araki si è palesemente ispirato ad Arnold Schwarzenegger, in particolare Dord ha l’aspetto del T-800 nel primo Terminator.

Tuttavia, la serie di JoJo a cui Baoh è maggiormente legato è senza dubbio la terza, Stardust Crusaders.

Su Sumire è ricalcato il personaggio di Anne, la ragazzina salvata da Jotaro Kujo nello scontro con il gorilla Forever, che si rifà al duello tra Ikuro e il mandrillo assassino Martin. I due primati infatti sono identici.

Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 4

La forma Baoh di Ikuro è un proto-Star Platinum, e Ikuro stesso è un protagonista distaccato e poco caratterizzato come Jotaro.

E’ presente un cane dotato dei poteri del Baoh che anticipa di qualche anno Iggy, il carlino dotato di stand.

Vi è persino un assaggio di quello che saranno i poteri di The World, lo stand di Dio Brando in grado di fermare il tempo.

In una scena si vede infatti Ikuro che elabora una strategia mentre un proiettile sta per colpirlo, quasi come se il tempo si fermasse.

Eppure, sebbene Hirohiko Araki abbia acquisito una maggiore padronanza del mezzo, il suo storytelling continua a non risultare ancora pienamente maturo.

Sebbene l’utilizzo delle didascalie sia stato notevolmente meglio dosato e implementato nelle tavole, di contro i testi continuano ad essere terribilmente legnosi e tendenti allo spiegone.

Inoltre, la fantasia e l’estro nel cercare soluzioni che spiazzino il lettore qui viene drasticamente a mancare, rendendo Baoh un prodotto molto poco originale.

Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 5

In ogni caso, questo è il manga che precede la prima storica saga di JoJo, Phantom Blood, e come tale si può ammirare il tentativo di Araki di innovare l’estetica degli scontri e proporre uno stile decisamente poco convenzionale, all’epoca come adesso.

Alcuni combattimenti di Baoh se la giocano ancora molto bene con gli standard odierni, lasciando a bocca aperta i fanatici del sangue e delle mazzate, ossia il target ideale di questo manga.

Le altre recensioni de “Il bizzarro universo di Hirohiko Araki”:

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Il bizzarro universo di Hirohiko Araki 2: Baoh – La recensione 6

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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