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Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch

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Metroid Dread

Metroid Dread

8.7

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

9.0/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

8.0/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

9.0/10

Pros

  • Un ritorno decisamente apprezzato, coerente con i prodotti della saga
  • Gameplay che ha definito un genere sempre presente
  • Doppiaggio finalmente presente (persino localizzato in italiano!)

Cons

  • Gli EMMI avrebbero potuto essere più variegati
  • Qualche ora di gioco in più non avrebbe guastato
  • Colonna sonora non memorabile

Metroid Dread porta sulle spalle il peso di essere il degno erede di Fusion, il titolo per GameBoy Advance che insieme a Super Metroid uscito su Super Nintendo (e disponibile nella libreria dei titoli Nintendo Switch Online, ndr.) hanno sicuramente contribuito alla creazione di un vero e proprio filone videoludico, che ad oggi identifichiamo a tutti gli effetti come un genere che prende il nome di Metroidvania.

Se non avete assolutamente idea di cosa significhi tale termine, vi invitiamo a recuperare il nostro approfondimento al riguardo, che spiega minuziosamente le origini del genere e il motivo per cui in tale nome venga inclusa anche la parola Metroid. Se invece siete già esperti e pronti, beh, benvenuti su ZDR.

Metroid Dread – Ora disponibile! (Nintendo Switch)

DNA Metroid

Esattamente come Samus porta dentro sé del DNA Metroid, anche Metroid Dread conserva ciò che ha di più caro il brand per riproporre un’avventura che, nonostante ripercorra sempre lo stesso pattern, risulti sempre pulita, vincente e mai scontata.

Il titolo si apre esattamente dalla chiusura del precedente capitolo 2D, riassumendo brevemente quanto accaduto sulla B.S.L. nella precedente avventura e aprendosi a un nuovo scenario riguardante il pianeta ZDR: la Federazione Galattica ha inviato sette E.M.M.I. (Extraplanetary Multiform Mobile Identifier) sul corpo celeste per indagare su una misteriosa trasmissione video che segnala la presenza di parassiti X, pericolosissima razza che può duplicare il DNA di qualsiasi essere vivente.

Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 1

La Federazione ci informa però del fatto che poco dopo essere arrivati sul pianeta, i robot hanno improvvisamente interrotto la comunicazione con la base, avvertendo Samus – nel pieno delle sue potenzialità dopo gli eventi di Fusion – sul fatto di essere praticamente impenetrabili e altamente pericolosi, nonché mortali. La nostra cacciatrice di taglie atterrerà dunque su ZDR con il compito di indagare su questi strani fenomeni, addentrandosi nelle sue profondità.

Come nei vecchi capitoli, a seguito del nostro arrivo sul pianeta verremo privati completamente dei nostri potenziamenti, sfruttando il solito espediente narrativo dell’amnesia fisica. Samus si ritroverà dunque sperduta su un pianeta alieno, come ultima risorsa contro la possibile presenza degli X (alla quale risulta essere l’unica invulnerabile grazie alla presenza del DNA Metroid nel suo corpo, ndr.) affidandosi alla sua storica esperienza.

Il terrore di Metroid Dread

Fin dal suo primo annuncio, Nintendo e i ragazzi di MercuryStream – studio dietro lo sviluppo del remake di Metroid II: Samus Return per 3DS – hanno posto particolare attenzione sul ruolo centrale degli E.M.M.I., descritti fin da subito come robot mortali in grado di uccidere in un solo colpo la nostra cacciatrice di taglie. D’altronde il sottotitolo Dread, che dall’inglese traduciamo con terrore, richiama proprio la sensazione di oppressione e paura a cui Samus è sottoposta durante l’esplorazione di ZDR.

La caratteristica principale degli E.M.M.I. risiede infatti nel localizzare, raggiungere e catturare la nostra cacciatrice di taglie sino a creare una situazione d’ansia continua che strizza l’occhio a opere come Outlast, ma senza essere mai così opprimente. Gli E.M.M.I. sono presenti e limitati a muoversi in particolari aree apposite, creando un continuo spacco tra momenti incentrati principalmente sulla fuga e sulla sopravvivenza a momenti in cui invece risalta la classica esplorazione tipica di Metroid.

Le zone in cui circolano gli E.M.M.I. sono spesso centrali ed è quindi impossibile evitarle per raggiungere un nuovo potenziamento. È importante dunque fare mente locale e imparare a muoversi nell’ambiente designato consapevoli delle peculiarità di ognuno dei sette robot assassini, che non si faranno scrupoli ad ucciderci nel caso in cui venissimo catturati. È possibile tuttavia respingere il loro attacco con un perfetto timing di contrattacco, ma il lasso di tempo è talmente piccolo da renderlo quasi impossibile.

Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 2

Corri, salta e spara

MercuryStream ha svolto un minuzioso lavoro di definizione e approfondimento nel comparto ludico di Metroid Dread. Nonostante siano passati diversi anni dall’ultimo capitolo 2D e nonostante questo sia a tutti gli effetti il primo Metroid ex-novo sviluppato dallo studio spagnolo, in questo capitolo ritroviamo tutta l’essenza della saga, che insieme a quella di Castlevania, come anticipato, ha dato vita al genere a cui oggi si rifanno importantissime opere più recenti, come Ori e Hollow Knight.

In questo capitolo ci troviamo davanti alla rappresentazione più genuina e fluida di Samus mai concepita. Il sistema di movimento reagisce bene all’input e il sistema di mira a 360 gradi offre una precisione mai vista prima per la serie 2D della saga. Ritroviamo inoltre il sistema di attacco melee, già visto in Samus Return e riportato su Dread, che ci consente non solo di attaccare senza dover usare necessariamente il cannone da fuoco, ma anche di contrattaccare alla pressione del tasto X nel momento in cui un nemico attacca.

Dalle animazioni della corsa e successivamente a quelle della scivolata, dalle varie interazioni che Samus ha con l’ambiente come quando saltando verso un cunicolo si trasforma poi in morfosfera per poter passare, arrivando poi alle vere e proprie cutscene di gioco, Metroid Dread si conferma un titolo non solo bello da giocare, ma anche da vedere, esprimendo a pieno il concetto di cura dei dettagli nelle piccolezze.

Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 3

Il gameplay è quindi uno dei punti decisamente forti dell’opera, aspetto sicuramente enfatizzato dall’ottimo level design e dalla progressione questa volta quasi mai guidata, spronando le fasi di backtracking come ogni Metroidvania dovrebbe fare.

Abbiamo particolarmente apprezzato la scelta da parte degli sviluppatori di non far muovere “da punto A a punto B” Samus come era più accentuato in Metroid Fusion, ma anzi di lasciare più spazio all’esplorazione e all’intuizione. Certo, c’è da dire che comunque un lieve sentore di percorrere dei binari lo abbiamo sentito, ma ciò è ampiamente oltrepassabile per spezzare i ritmi e cercare quel collezionabile che prima, in assenza di un’abilità specifica, non potevamo prendere.

A proposito di spezzare i ritmi: la saga di Metroid è decisamente famosa a una comunità ben fondata e ampia, ovvero quella degli speedrunner. Abbiamo ampiamente parlato di cosa solo le speedrun in un approfondimento apposito qui sulle nostre pagine, e vogliamo precisare che Metroid Dread offre davvero delle piccole perle per gli amanti delle corse contro il tempo.

MercuryStream sa bene quanto il concetto di Sequence Breaking, ovvero la possibilità di rompere la sequenza di azioni che garantiscono una progressione ideale, sia importante all’interno di un’opera come Metroid: gli sviluppatori hanno infatti previsto e gestito tale aspetto in alcune fasi di gameplay per non portare a una vera e propria rottura del gioco. Per esempio, è possibile battere un particolare boss con un potenziamento che normalmente non si dovrebbe avere durante quello scontro, ponendo in esso una specifica meccanica che porta non solo a combattere la creatura in modo diverso da quanto normalmente previsto, ma addirittura con delle cutscene apposite.

Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 4

Parlando dei boss, il titolo dispone come da tradizione svariati scontri contro alieni di ogni tipo. Queste fasi sono perlopiù limitate a un’area apposita che potrebbe anche mutare nel level design a seconda dello scontro. La vera chicca però sta nella presenza di alcuni Quick Time Event, che si innescano contrattaccando al momento giusto e regalando al giocatore una fase di danno bonus dal taglio cinematografico. In queste occasioni, Dread sfoggia una Samus più carismatica che mai, offrendo alcuni frame da immortalare in scatti niente male.

Oltre a questi, sono presenti anche dei mini boss, come le unità da sconfiggere per ottenere il Raggio Omega, utile per abbattere gli E.M.M.I. che troveremo su ZDR.

La (grande) bellezza di ZDR

Metroid Dread ha il compito di portare su Switch la storica saga 2D, dovendosi però ovviamente adeguare alla piattaforma e soprattutto al progresso tecnico raggiunto dall’attuale generazione di Nintendo. Sia sullo schermo TV che in modalità portatile, il gioco è ancorato ai 60 fps, e difficilmente abbiamo notato dei cali di framerate se non durante alcune cutscene o nelle fasi di caricamento tra una zona e l’altra di ZDR.

Il titolo si offre visivamente davvero ben carrozzato, segnando una delle vette più alte di Switch mai raggiunte prima e capace di saper coniugare un ottimo gameplay a un ottimo livello grafico, preferendo un’ottima fluidità a una maggiore caratterizzazione degli spazi, ma che come scelta sappiamo ben comprendere poiché in linea con quello che Metroid vuole essere come videogioco.

Abbiamo notato, e ci teniamo a ribadirlo, che MercuryStream ha posto davvero moltissima attenzione nel set di animazione della nostra cacciatrice di taglie: dopo aver liberato una zona dagli alieni che infestano ZDR, ci siamo fermati più e più volte a vedere quanta cura il team di sviluppo avesse posto nei movimenti di Samus e nella sua interazione con l’ambiente.

Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 5

Merito di nota è il doppiaggio italiano completo, utilizzato perlopiù per dare la voce ad Adam, la storica intelligenza artificiale che ha già guidato nelle precedenti avventure e continuerà a guidare Samus nel suo viaggio su ZDR. Meno iconica è invece la colonna sonora, che sì contiene degli ottimi brani, in particolar modo quelli legati alle boss fight, ma che in generale non eccellono e non hanno nulla di particolarmente indimenticabile.

Conclusioni

Metroid Dread rappresenta il culmine dell’esperienza maturata in 35 anni di serie, un titolo degno di nota e sicuramente il valido successore dei precedenti. Con le sue dieci ore di gioco, il quinto capitolo della saga 2D ci porta ad aver continuamente voglia di esplorare in lungo e in largo il pianeta alla ricerca di tutti i power up da raccogliere, anche nella sua modalità difficile sbloccabile dopo la fine della prima run, che aumenta i danni inflitti da e contro i nemici.

I fan della saga si troveranno davanti a un titolo che migliora in tutto e per tutto l’esperienza legata alla storica saga e approfondisce molti aspetti narrativi rimasti irrisolti da ormai troppo tempo, mentre i neofiti invece si troveranno davanti a un’avventura bella da giocare e che sicuramente invoglierà i più curiosi a recuperare l’intera saga. In ogni caso, Metroid Dread è sicuramente un grandissimo centro da parte di MercuryStream e Nintendo.

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Metroid Dread, la recensione: il ritorno di Samus su Nintendo Switch 6

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare.
Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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