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Kagurabachi Vol. 1, la recensione: di spade, vendetta e altre cose originali

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kagurabachi star comics manga recensione

Kagurabachi è un manga shōnen di Takeru Hokazono pubblicato in Giappone da Shueisha a partire dal 2023 e approdato in Italia nel 2025 per Edizioni Star Comics. Il fumetto ha suscitato un certo clamore in patria, divenendo in breve tempo uno dei più letti sulla piattaforma Manga Plus, motivo per cui si presentava come uno degli inediti più attesi della stagione.

Ovviamente Star Comics ha ben deciso che una tale uscita andasse pubblicizzata al meglio, sulla falsariga di quanto accaduto per Kaiju No. 8 e Gachiakuta, ed ecco spuntare in giro cartelloni pubblicitari, variant cover, box con gadget e chi più ne ha più ne metta. Peccato solo che quello che c’è dentro, ossia il manga vero e proprio, non sia poi così degno di tanta attenzione, se non quella di chi i fumetti giapponesi non li ha mai letti o li legge da pochissimo.

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Kagurabachi – Niente di nuovo sul fronte orientale

Chihiro è un ragazzino che vive insieme al padre, Kunishige, un maestro spadaio, del quale vorrebbe seguire le orme.

Le giornate dei due trascorrono placidamente tra una martellata sul ferro e le visite di Shiba, vecchio amico di Kunishige, fino a quando un misterioso gruppo di stregoni, l’Hishaku, assalta la casetta del protagonista, uccide il padre e ruba le sette spade incantate da lui forgiate, facendo ben attenzione a lasciare la più forte di tutte, la Enten, perché altrimenti la trama non potrebbe andare avanti.

Rimasto solo con l’ultima spada forgiata dal padre, Chihiro viene preso sotto l’ala protettiva di Shiba, che lo addestrerà a diventare un guerriero capace di vendicarsi dell’Hishaku a colpi di spadate e pose plastiche.

Kagurabachi Vol. 1, la recensione: di spade, vendetta e altre cose originali 1

Se questo riassunto dell’inizio della storia potrebbe sembrare poco originale, è perché lo è. Da Demon Slayer a Jujutsu Kaisen, passando per My Hero Academia, in Kagurabachi è presente tutto l’armamentario del battle manga di successo degli ultimi anni. Duelli con spade magiche, stregoni, protagonisti che partono già con l’arma più forte e villain tanto esagerati e sanguinolenti quanto privi di personalità.

Sin da subito, il manga Hokazono si presenta come una lista di elementi popolari da spuntare, e non come il prodotto di una mente umana capace di creare storie e mondi convincenti. Un approccio del genere andrebbe “bene” per un’intelligenza artificiale, non per un essere umano che pretende di vendere le proprie idee a un pubblico pagante.

Non che l’industria del fumetto giapponese sia nuova all’uso dello stampino per confezionare i suoi prodotti, tutt’altro, ma girando le pagine di Kagurabachi sembra quasi di sentire l’alito dell’editor che è stato addosso all’autore per l’intera durata della produzione. Tutto è pilotato, prevedibile e scontato per fare in modo che il pubblico ottenga esattamente quello che potrebbe già aver letto e apprezzato di recente.

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Ciò si ripercuote anche sul lato artistico. Lo stile è squadrato, scarno e privo di qualsivoglia sperimentazione tecnica; i character design sono la fiera del generico, su tutti quello del protagonista, che è il solito tizio a caso con il cappotto nero e i capelli di chi si è appena svegliato dal letto. Sia mai che poi il lettore reputi il prodotto troppo eccentrico e distintivo. D’altronde perché puntare su lavori che rimangano impressi nella memoria collettiva – con conseguenti margini di guadagno nel tempo – quando puoi fare la bella vita con i manga usa e getta?

Non siamo ai livelli negativi di Jujutsu Kaisen, di cui comunque Kagurabachi evoca più di una suggestione grafica, ma i limiti tecnici di un disegnatore abituato a copiare e non a potenziare le proprie lacune artistiche sono palesi. Anatomie raffazzonate, inquadrature affatto dinamiche per un prodotto action e una regia della tavola semplicemente sbagliata, con selezioni di stacchi arbitrarie per cercare di dare ritmo a dei dialoghi che farebbero davvero invidia a un chatbot per quanto sono didascalici e privi di personalità, esattamente come i personaggi che li interpretano, al cui confronto l’Omino Micheline sembra scritto da David Mamet.

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Che questa tendenza a favorire la pubblicazione di manga dal tratto poco ricercato serva a favorire adattamenti anime visivamente più accattivanti non è da escludere, ma nemmeno certa. Sta di fatto che Kagurabachi è ben lontano dallo stuzzicare l’appetito e la fantasia dei lettori più navigati, non riuscendo nemmeno a fornire una variazione sul tema del battle manga che possa quantomeno giustificarne la presenza sugli scaffali.

Da Kagurabachi è possibile al massimo trarre alcune conclusioni sulle tendenze degli shonen moderni. Ad esempio, i protagonisti dei nuovi battle manga non si allenano più. Se lo fanno, ciò accade fuori campo, risparmiando al lettore le prove che il protagonista ha dovuto superare per diventare più forte, tutt’al più rendendolo edotto dei risultati attraverso sporadici flashback. La progressione marziale del personaggio avviene attraverso lo sblocco (per usare un termine videoludico) delle mosse speciali, massimo una o due, poi reiterata/e costantemente per tutto il manga fino allo sfinimento, cercando quanto più possibile di inculcarle nella mente di chi legge.

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Kagurabachi, così come molti altri manga della sua generazione, sembra voler ridurre al minimo indispensabile la rappresentazione di scene che rappresentano lo sforzo, il lavoro, la fatica. Il lettore è dunque messo di fronte a prodotti che all’interno di loro stessi aboliscono qualsiasi forma di impegno, trovando personaggi e soluzioni preconfezionati, già collaudati, e per questo facilissimi da approcciare.

Chiunque decida di leggere Kagurabachi sappia che è questo ciò che troverà: un prodotto senza necessità o presenza di impegno. In una parola: anestetizzante.

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Kagurabachi Vol. 1
SCENEGGIATURA
5
DISEGNI
5
CURA EDITORIALE
8
Pros
Se cercate un'alternativa allo scrollare su TikTok o Instagram, eccovi accontentati
È meno costoso dell'eroina, ma gli effetti sono più o meno simili (o così dicono)
Almeno il protagonista vuole qualcosa di concreto
Cons
Design generici
Protagonisti privi di sfumature
Trama priva di colpi di scena
Assenza di qualsivoglia contenuto o stimolo che possa distinguere questo manga da qualsiasi altro appartenente alla medesima categoria
4.9
VOTO

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Kagurabachi Vol. 1, la recensione: di spade, vendetta e altre cose originali 2

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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