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The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno?

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The Last of Us Parte 2 Remastered

Tre anni e mezzo fa ho giocato The Last of Us Parte 2 su PlayStation 4 e ne ho parlato qui su SpaceNerd nella sua recensione. Ho lodato praticamente ogni suo aspetto, dando la valutazione più alta che nel corso degli anni io abbia mai dato a un videogioco.

Per me The Last of Us Parte 2 è un titolo importante quanto delicato, ha un pacing tutto suo, un gameplay unico nel suo genere che ancora oggi dà filo da torcere a moltissime produzioni tripla A. Il suo comparto tecnico già allora fece rabbrividire qualsiasi titolo già uscito e in uscita, con una cura maniacale del comparto grafico e tecnico da spremere sì la vecchia console di casa Sony, ma facendole dare anche il meglio di sé.

Ma allora perché stiamo già parlando di una Remastered se il titolo è uscito solo tre anni e mezzo fa e ancora oggi risplende? Me lo sono sinceramente chiesto anche io, e purtroppo non ho ancora trovato una risposta.

The Last of Us Parte 2 continua a essere un capolavoro, ma le migliorie di questa Remastered sono praticamente ineccepibili. Delle aggiunte invece, ne parleremo tra poco.

The Last of Us Parte II Remastered - Trailer di lancio

Ritorno a Seattle

Rimettere piede a Seattle non è stato semplice. The Last of Us Parte 2 è un titolo che mette alla prova l’emotività di chi lo gioca, al punto di dubitare persino delle proprie azioni. Un viaggio del genere per chi lo ha già affrontato riporta alla mente tantissime emozioni: parliamo di un complesso tuffo nella psiche di un cast ineccepibile di personaggi. L’intento di Naughty Dog in questa Remastered è quello di offrire la migliore visione di questa avventura possibile, sfruttando nel migliore dei modi l’hardware di PlayStation 5.

In questa nuova versione è possibile importare i salvataggi della versione PlayStation 4 (verrà richiesto di scaricarli dal cloud se possessori di un abbonamento PlayStation Plus o di inserire un’unità disco che li contiene) per rigiocare l’intera avventura di The Last of Us Parte 2 in un’eventuale Nuova Partita, Nuova Partita+ o giocare determinati capitoli. L’importazione del salvataggio tra l’altro permette di sbloccare immediatamente tutti i trofei già sbloccati sulla versione PlayStation 4, comodo per coloro che si ritroveranno un platino in più nel caso in cui lo avessero già raggiunto.

The Last of Us Parte 2 Remastered offre le due modalità grafiche che siamo ormai abituati a vedere su PlayStation 5: grafica e prestazioni. La prima offre una risoluzione 4K nativa e 30 fps, mentre la seconda offre una risoluzione 1440p con un frame rate che si alza fino a 60 frame per secondo. Il titolo inoltre implementa il VRR e in generale dispone di texture migliorate e una migliore gestione del FOV.

The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 1

Al netto di qualche miglioramento sul lato dei caricamenti, però, non sono riuscito a trovare molte differenze con la versione PlayStation 4 giocata su PlayStation 5, soprattutto dopo la patch che nel 2021 ha sbloccato il frame rate su quest’ultima. The Last of Us Parte 2 in realtà parte già da una buonissima base tecnicamente parlando, la qualità visiva della Remastered non è così visibilmente diversa da quella precedente e il titolo risultava già stabile in modo gratuito su PlayStation 5.

Quel che fa la differenza nel caso in cui si voglia intraprendere nuovamente il viaggio di Ellie è sicuramente il commento in inglese (sottotitolato in italiano) del regista e di tutti coloro che hanno contribuito a rendere The Last of Us Parte 2 unico. È possibile infatti rigiocare l’interezza del titolo con intermezzi in cui si spiegano aneddoti di sviluppo, decisioni intraprese e impressioni su determinate scelte. La difficoltà di trasmettere certi messaggi e di compiere determinate azioni viene messa alla luce grazie a questo commentary che non disturba, anzi accompagna in un viaggio visto con occhi molto più attenti e punti di vista consapevoli.

Livelli Perduti: l’offerta interessante di The Last of Us Parte 2 Remastered

Diverso è il discorso per i Livelli Perduti, una selezione di tre livelli non terminati, tagliati dal gioco principale e commentati dai creativi che li hanno resi realtà per poi spiegarne il motivo per cui sono stati tolti dalla versione definitiva.

The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 2

Il primo, Festa a Jackson, è un interessante preambolo di questa novità che offre un’interessantissimo spunto per integrare molte delle meccaniche di gameplay di The Last of Us Parte 2 in un contesto festoso a Jackson. È il livello più grezzo dei tre e mostra appieno l’essenza del Game Design dietro a una produzione simile.

Il secondo, Fogne di Seattle, è uno specchietto su quanto sia importante il Level Design: i commenti spesso suggeriscono i motivi dietro determinate scelte ambientali e come raggiungerle, oltre che illustrare le difficoltà di realizzazione nei movimenti in spazi più angusti.

The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 3

Infine, Caccia, si focalizza tantissimo sul combattimento in una specie di mini boss fight contro un cinghiale e sul come contestualizzare una scena simile a livello di storytelling.

È un bene focalizzare l’attenzione su questo particolare Extra offerto dalla Remastered perché reputo sia quello con il maggior valore produttivo. A oggi non è ancora ben chiaro quanto lavoro ci sia dietro un videogioco, specialmente se la produzione risulta così grande e così importante come può esserlo The Last of Us Parte 2. Con i Livelli Perduti è però possibile farsene un’idea.

Senza Ritorno, il roguelike che non convince

Arriviamo al piatto che dovrebbe far gola, la portata principale di questa Remastered. Quando la riedizione di The Last of Us Parte 2 è stata annunciata, ammetto che Senza Ritorno già mi suonava strana: come può un gameplay così tanto elaborato ma pensato per lo più allo stealth, diventare un roguelike?

Il fatto di dover far diventare il mio stile di gioco più aggressivo per sopravvivere non mi ha convinto, ma non è essenziale in quanto in realtà la modalità può essere benissimo giocata anche furtivamente. Il problema è che non funziona, annoia e non la ritengo essere minimamente coerente con quello che è il viaggio dei personaggi che ho imparato ad ascoltare lungo le trenta ore di gameplay di The Last of Us Parte 2.

The Last of Us Parte II Remastered | Trailer della modalità Senza Ritorno | PS5

La modalità si compone di stage da giocare, ci sono livelli in cui dobbiamo sopravvivere a ondate di infetti o umani per un determinato lasso di tempo, altre in cui dobbiamo abbatterne una ventina per portarlo a termine, altri ancora in cui è necessario sconfiggere un mini boss per poter proseguire.

Ogni ciclo ha una durata totale di sei stage, di cui l’ultimo è tendenzialmente un boss da sconfiggere (anche se in alcuni casi sembra più uno stage con tanti nemici da abbattere), e tra ogni stage è possibile tornare al rifugio per potenziarsi sulla base delle risorse ottenute durante la partita appena giocata. Ogni stage ha ovviamente dei propri modificatori, che servono per rendere più o meno semplice un determinato livello.

Vi sono poi le sfide, che ho trovato poco stimolanti, ma sono essenziali per sbloccare nuovi personaggi e poter di conseguenza giocare con diversi stili di gioco, l’unica magra consolazione per non infilarsi in un loop di cicli sempre purtroppo uguali e con poco mordente.

The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 4

Il fatto è che Senza Ritorno poteva essere anche una buona idea, ma realizzata in questo modo non offre alcun tipo di stimolo se non quello di sentirsi frustati davanti a una modalità che a mio parere non c’entra assolutamente nulla con l’anima del gioco in sé.

Qui non siamo davanti a Valhalla, la modalità roguelike di God of War Ragnarok, che risulta non solo contestualizzata, ma anche enormemente divertente da giocare grazie alla natura action del suo gameplay che ben si addice a un connubio roguelike. Qui siamo davanti a enormi arene in cui è possibile procedere sì sfruttando al 100% il gameplay offerto da The Last of Us Parte 2, ma che non riesce per niente a dare il meglio di sé contestualizzato in un roguelike.

Altre piccole aggiunte

The Last of Us Parte 2 Remastered contiene anche la possibilità di suonare la chitarra liberamente. Questa feature, molto apprezzata già nel capitolo originale, presenta una modalità a sé nel quale è possibile impersonare diversi personaggi in diversi scenari (persino Gustavo Santaolalla, compositore della colonna sonora di The Last of Us). È possibile inoltre suonare non solo la chitarra acustica, ma anche quella elettrica e il banjo.

The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 5

A chiudere la carrellata di Extra, nella Remastered si possono trovare tantissime skin alternative per i protagonisti, nonché un’apposita modalità Speedrun.

Si sentiva il bisogno di questa Remastered?

Far uscire una Remastered dopo soli tre anni e mezzo dal commercio di un titolo così all’avanguardia come The Last of Us Parte 2 non lo reputo saggio. I miglioramenti grafici e tecnici non sono minimamente percettibili se non in una timida implementazione delle feature del DualSense e nei caricamenti più veloci.

La vera valida aggiunta che secondo me può valere il prezzo del biglietto sono i Livelli Perduti e il commento del team durante il corso del gameplay. Su Senza Ritorno invece, continuo a non capire perché offrire una modalità simile a un titolo a cui non serviva minimamente.

Dovessi valutare solo le aggiunte della Remastered, ammetto che il voto non sarebbe così positivo come lo è stato per il gioco originale. Ma soffermarmi su questo non avrebbe senso, perché i contenuti aggiuntivi rimangono tali e l’avventura, i valori e la grandezza di una produzione come quella di The Last of Us Parte 2 sono ancora presenti, in una forma seppur simile a quanto già visto su PlayStation 4.

Questa Remastered manca di coerenza: il titolo originale non ha bisogno di nuove texture o nuova illuminazione, né tantomeno di una modalità roguelike che poco si sposa con l’anima di The Last of Us Parte 2, ma centra il segno con quelli che potevano essere considerati contenuti da Director’s Cut, contenuti da un valore inestimabile come quello di portare il giocatore nei dietro le quinte dello sviluppo in modo interattivo e tremendamente interessante.

The Last of Us Parte 2 Remastered
The Last of Us Parte 2 Remastered
GAMEPLAY E LONGEVITA'
10
COMPARTO GRAFICO E SONORO
10
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
7
Pros
La forma ultima per PS5 del capolavoro di Naughty Dog per tutti coloro che non hanno mai giocato al titolo
Possibilità di rigiocare l'avventura ascoltando un commentary del team dietro The Last of Us Parte 2
I Livelli Perduti sono incredibilmente interessanti
Cons
Senza Ritorno non si incastra per niente nell'essenza di The Last of Us Parte 2
I miglioramenti della Remastered sono impercettibili a coloro che hanno già giocato la versione PS4
9
VOTO

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The Last of Us Parte 2 Remastered, la recensione: se ne sentiva il bisogno? 6

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare.
Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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