Spider-Man: Un nuovo universo, nuovo film d’animazione co-prodotto da Columbia Pictures, Sony Pictures Animation e Marvel Entertainment nonché ennesima trasposizione dell’arrampicamuri creato da Stan Lee e Steve Ditko, è un film a dir poco sorprendente.
Non solo perché riesce a creare un nuovo mito di Spider-Man su celluloide per la contemporaneità – superando in freschezza e qualità sia l’intera saga di Amazing Spider-Man con Andrew Garfield sia il recente Spider-Man: Homecoming con Tom Holland – ma anche perché dimostra molto coraggio.
Il team creativo che hanno lavorato a questo prodotto è di tutto rispetto. Se non bastassero i nomi di Peter Ramsey (Le 5 leggende) alla regia, o Phil Lord e Christopher Miller (The Lego Movie) alla sceneggiatura, tra i soggettisti figura anche Alex Hirsch, creatore di Gravity Falls. Tutti loro hanno dato prova di assoluta competenza nei loro campi, imbastendo una storia convincente e accattivante, appetibile per le nuove generazione ma anche rispettosa della storia del personaggio.
Il protagonista di Spider-Man: Un nuovo universo non è il solito Peter Parker che, diciamolo, ha ampiamente fatto il suo tempo come “idolo dei giovani”, bensì Miles Morales, l’ex-Ultimate Spider-Man, ora facente parte dell’universo fumettistico Marvel ufficiale. Tra l’altro, come produttore esecutivo, insieme al defunto Stan Lee (che appare anche nell’ultimo cameo della sua carriera), vi è Brian Michael Bendis, lo sceneggiatore che insieme alla disegnatrice Sara Pichelli ha creato Miles Morales sulla line Ultimate della Marvel Comics.
Non stupisce quindi che la trama di Un nuovo universo rielabori abbastanza fedelmente quella dei fumetti (che potete recuperare qui), persino in eventi piuttosto crudi che, sebbene edulcorati per favorirne la fruizione ad un pubblico di giovanissimi, riescono a colpire tanto al cinema quanto nella controparte cartacea.
Sul protagonista è stato fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione, così come su Peter, che qui vediamo nell’inedito (sempre per quanto riguarda il cinema) ruolo di mentore per il nuovo Spider-Man.
Miles Morales è quanto di più contemporaneo possa esistere, essendo tra le altre cose:
Tuttavia, a fronte di queste caratteristiche abbastanza qualunquiste, il giovane Miles segue un percorso di crescita scritto a regola d’arte. Parte ovviamente insicuro, ma grazie agli insegnamenti del suo mentore e la ricerca della motivazione necessaria per essere un eroe, unita al duro lavoro e alla forza di volontà, riescono a trasformarlo in un vero paladino del bene in cui tutti, grandi e piccini, possono credere.
Di certo non avrà le origini e la caratterizzazione più originali di sempre (anzi, per niente) ma l’ottima messa in scena delle suddette saprà sicuramente persuadere anche il pubblico più esigente.
Per quanto riguarda il suo mentore, il Peter Parker di Spider-Man: Un nuovo universo è disilluso, cinico, un vero e proprio fallito. Ha rinunciato a ciò che aveva di più caro al mondo per una mancanza di coraggio, per non essere riuscito a crescere e prendersi le sue responsabilità (tradendo di fatto la volontà dello Zio Ben). Eppure è sempre lui: lo Spider-Man sprezzante, esibizionista, altruista e voglioso di riscattarsi e fare del bene che ha fatto innamorare intere generazioni.
I personaggi di contorno non hanno ricevuto lo stesso trattamento da parte degli scrittori, i quali hanno preferito dedicargli brevi momenti esplicativi a veri e propri percorsi che ne esplicitassero il carattere. Anche perché, sin dall’annuncio, era difficile aspettarsi psicologie shakespeariane da individui come Spider-Ham. Alcuni però riescono a lasciare comunque il segno, come ad esempio Zia May, che in questo film vince il premio di miglior rappresentazione del personaggio mai creata, anche per quanto riguarda i fumetti.
Però magari dare un po’ più di risalto al cattivo principale, quel Kingpin amatissimo dagli spettatori di Daredevil, avrebbe aggiunto sicuramente maggiore spessore alla pellicola.
Kingpin è infatti poco più che una macchietta iraconda, la cui potenza e imponenza non riesce a compensare delle motivazioni piuttosto futili e un background che definire “forzato e banale” sarebbe un eufemismo.
Il comparto tecnico di Spider-man: Un nuovo universo è esplosivo, una miscela di colori e stili di animazione differenti che, unita ad una regia fluidissima, chiara e ed esaltante, porta in scena sequenze di una perfezione e di una modernità tale da non temere in alcun modo il debito nei confronti delle cinematic di molti famosi videogiochi (in particolare le saghe di Marvel vs. Capcom, Viewtiful Joe e il videogioco di Deadpool).
Vedrete balloon in 2D sovrapporsi a modelli e ambientazioni tridimensionali, detonazioni digitali irrompere in set realizzati in tecnica tradizionale, e idee vecchie e nuove che vanno a citarne di passate sia dai fumetti che da noti cinecomic.
Particolarmente vistosi sono anche i richiami allo Spider-Man di Sam Raimi (i movimenti di macchina che girano attorno ai personaggi quando volteggiano sulle ragnatele e alcune riproposizioni di momenti clou della saga) e l’Hulk di Ang Lee (dal bistrattatissimo capolavoro del cineasta asiatico viene “rubato” l’utilizzo dello split-screen per suddividere le scene in riquadri che richiamano le vignette dei fumetti).
A condire questo pastiche estatico ed estetico vi è un montaggio sonoro ai limiti della perfezione, sempre adatto e puntuale quando si tratta di esaltare scene di una certa rilevanza. L’apparizione di Spider-Gwen con la musica ad accompagnare e il momento in cui Miles indossa finalmente il suo costume rappresentano in questo senso due dei momenti più genuinamente emozionanti di Un nuovo universo.
Con una tale qualità di fondo risulta veramente difficile (o meglio, scoraggiante) parlare dei difetti di Un nuovo universo. Cominciamo con il dire che sono veramente pochi, appena tre, di cui solo uno davvero grave e imperdonabile.
Purtroppo, essendo questi figli della scrittura del film, hanno strettamente a che fare con momenti importanti della trama. Quindi, per evitare spoiler, verranno trascritti in forma di elenco, così da poter essere facilmente saltati.
A fronte di queste riflessioni, Spider-Man: Un nuovo universo è un prodotto oltre le aspettative, che fa più di quello che ci si aspetterebbe da un film di supereroi, ma meno di quanto servirebbe per essere definito capolavoro (parola, questa, sempre più abusata).
Va detto però che, in un mondo dove i cinecomics Marvel – film assolutamente mediocri che il più delle volte arrivano a fatica alla sufficienza – vengono osannati a più riprese da un pubblico sempre più a caccia dell’apparenza e meno della qualità vera e propria, era assolutamente necessario un prodotto del genere per rialzare leggermente l’asticella.
Non sarà tantissimo, ma è pur sempre un nuovo inizio.
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