In precedenza vi abbiamo parlato di Bloodshot: Le Origini, rilancio dell’omonimo personaggio Valiant Comics datato 2012. Essendo questo un po’ vecchiotto, sebbene indispensabile alla comprensione della storia editoriale del personaggio, oggi tratteremo di un ulteriore rilancio al lui dedicato, nettamente più recente. Si tratta infatti della run attualmente in corso di pubblicazione in Italia per Star Comics con il titolo esplicativo di Bloodshot Nuova Serie, scritta dallo sceneggiatore Tim Seeley (Nightwing, Hack/Slash) e disegnata da Brett Booth (Aquaman, Titans).
In seguito all’acquisizione della Valiant Comics da parte di DMG Entertainment, tutte le testate facenti parte dell’universo narrativo della casa editrice sono state rilanciate, tra cui, appunto, Bloodshot. Tale rilancio non va però ad intaccare quello che è il lavoro precedentemente svolto – da Duane Swierczynski prima e da Jeff Lemire poi – sul personaggio.
Anzi, questa nuova run recupera in pieno l’incipit di Swierczynski visto in Bloodshot: Le Origini: Bloodshot è un guerriero privo di identità il cui unico scopo è fare ammenda dei peccati passati attraverso compulsivi atti di eroismo, consistenti in veri e propri martìri in cui le sue ossa si spezzano, la sua carne brucia e il suo sangue scorre tanto quanto quello dei nemici. Contemporaneamente è braccato da una serie di associazioni para-governative con il preciso scopo di porre fine alla sua esistenza, vista come una vera e propria minaccia all’ordine costituito.
Tim Seeley è uno specialista delle serie action crude e violente e nelle sue sceneggiature il sangue trova sempre un posto in prima fila. Non stupisce dunque che lo sceneggiatore si trovi estremamente a suo agio con le atmosfere di Bloodshot, intrecciando sapientemente un banale pretesto di trama basato su complotti mondiali ad una serie di esagerate sequenze di gratuita violenza.
Il primo numero del volume Star Comics si apre con un’avventura tipo di Bloodshot, in cui un’organizzazione di cyber-fanatici religiosi rapisce un’eminente scienziata al fine di coinvolgerla nei loro folli piani, con “il nostro” intento a fermarli senza risparmiare sulle munizioni e gli esplosivi. In questa veste, il personaggio ci appare come una sorta di golem implacabile, merito anche delle fisionomie austere, massicce, quasi mostruose conferitegli dal disegnatore Tomás Giorelle. Inoltre parla pochissimo e manca di quelle ingombranti didascalie che ne illustravano i pensieri, tipicissime delle run precedenti. Purtroppo, alla fine di questo prologo, la narrazione torna ad essere la stessa di sempre, o quasi.
Seeley decide di optare per una caratterizzazione di Bloodshot più vivace e sanguigna. Il personaggio è sicuro di sé e delle capacità rigenerative (e non solo) conferitegli dai naniti nel suo sangue. Gode del dolore inflittogli e si getta nella mischia appena può, optando per un approccio decisamente meno pragmatico rispetto alle run precedenti. Non perde però la sua tendenza logorroica, decisamente superflua in parecchi casi ma contestualizzata nell’atmosfera ironica sapientemente infusa dallo sceneggiatore. Nonostante Seeley adotti un approccio decisamente sopra le righe, riesce comunque a creare una narrazione lineare e scorrevole, priva di quelle drammatiche forzature presenti sempre nella run di Swierczynski. I dialoghi – a fronte delle solite, abusatissime, superate, fuori luogo e imbarazzanti battute ad effetto che dimostrano quanto gli anni ’80 e ’90 abbiano fatto male all’immaginario collettivo – risultano puramente funzionali al racconto, senza particolari picchi di introspezione emotiva.
Seeley riesce anche ad aggiungere un qualcosa in più ad una lettura già di per sé piacevolissima e divertente nella sua consapevole ed autoironica banaltà, ossia lo spunto presente alla fine del volume che pone al lettore una domanda interessante: e se di Bloodshot non ce ne fosse solo uno? Un’idea sicuramente inedita per la serie, in grado di fornire ottimi risvolti, anche emotivi, al personaggio. Bisogna solo vedere come verrà sviluppata nei prossimi volumi.
Veniamo ora all’unica, grande nota dolente della serie: Brett Booth.
Non si può dire che il disegnatore non sia stato scelto con cognizione di causa. Dopotutto, questo nuovo Bloodshot presenta in sé tutti quegli stilemi ignorantelli tipici degli anni ’90, periodo dal quale Booth sembra non essere mai uscito. Le sue anatomie da prima scuola Image sono sgraziate, il tratteggio è imperante, ma non funzionale alla delimitazione dei volumi e la sua costruzione della tavola presenta una altrettanto fastidiosa sovrabbondanza di vignette inclinate che non forniscono alcun quid in più allo storytelling, che invece pecca ulteriormente di inquadrature scelte con poca cognizione di causa. Più volte la narrazione scorrevole di Seeley rallenta a causa dell’incapacità di Booth di raccordare in maniera efficace le inquadrature, spingendo il lettore a soffermarsi più del dovuto per comprendere la dinamica della scena. E in un fumetto in cui la frenesia dell’azione rappresenta il principale pretesto per intrattenere il lettore, questa poca capacità di impostare i layout in maniera efficace risulta a dir poco devastante.
A fronte di questi innegabili difetti, il disegnatore riesce a regalare qualche sequenza di impatto non da poco e i suoi personaggi recitano con una certa credibilità. Con un certo sforzo, il risultato finale è sufficiente.
Ciò che invece supera ampiamente la sufficienza è l’edizione italiana del volume edita da Star Comics, ricca di contenuti extra per volume brossurato dal prezzo contenutissimo. Forse il miglior rapporto qualità-prezzo per quanto riguarda i fumetti di supereroi in Italia.
Se siete alla ricerca di un fumetto di supereroi divertente, divertito e poco impegnativo dal punto di vista dei costi, probabilmente amerete alla follia questo Bloodshot Nuova Serie.
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