Recensioni

Ted Bundy – Fascino Criminale, la recensione

Ted Bundy - Fascino Criminale

6.3

Comparto Tecnico

6.5/10

Cast

6.5/10

Scrittura

6.0/10

Regia

6.5/10

Direzione artistica

6.0/10

Pros

  • La buona prova degli attori
  • Gli sporadici momenti di genuino divertimento
  • Il finale

Cons

  • La mancanza assoluta di contenuti veramente interessanti
  • La banalità dei dialoghi

A quanto pare, con l’uscita di Avengers: Endgame, il mercato cinematografico si sta progressivamente spostando dalla produzione massiva di cinecomics ai cosiddetti biopic, ossia tutti quei film che raccontano avvenimenti vissuti da persone reali in maniera più o meno romanzata.

Dopo i biopic musicali Bohemian RhapsodyThe Dirt: Mötley Crüe è la volta di questo Ted Bundy – Fascino Criminale che si pone l’obiettivo di narrare al grande pubblico la storia dell’omonimo serial killer statunitense che negli anni ’60 fu responsabile della morte di circa una trentina di giovani donne.

Ted Bundy – Assassino e gentiluomo

La materia è molto delicata, in particolare se contestualizzata a questo periodo storico, in cui il tema del femminicidio gode, giustamente, di un’ampia sovraesposizione mediatica. La sceneggiatura di Michael Werwie sembra però vergognarsi di affrontare tale problema, concentrandosi unicamente sul lato manipolatore e fascinoso di Ted Bundy, ricostruendo la sua personalità così da farla calzare perfettamente sull’attore che lo impersona: Zac Efron.

Da questo punto di vista, l’interpretazione della star di High School Musical e Baywatch è stata più che convincente. Pur dovendo interpretare uno showman sulla falsariga dei suoi ruoli più celebri, Efron ha dimostrato una notevole capacità metamorfica quando i toni diventano decisamente più cupi e tragici.

L’intero cast è stato altrettanto capace. Da Lily Collins, chiamata ad interpretare il ruolo per nulla facile di donna ammaliata dal serial killer di cui si è innamorata che non riesce a rassegnarsi della sua colpevolezza, a John Malkovich, che pur godendo di pochi minuti riesce a dimostrare tutta la sua esperienza di attore navigato, recitando alcuni degli scambi e dei monologhi migliori del film.

Per quanto riguarda Jim Parsons (lo Sheldon Cooper di The Big Bang Theory), anche lui compare poco sullo schermo, e la sua parte gli richiede essenzialmente di essere ridicolizzato e preso in giro, pur essendo, di fatto, il principale avversario del protagonista.

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In generale, il film sembra mascherare la malvagità della realtà dietro una patina farsesca, quasi comica. Non ci verrà mai raccontato il background del protagonista, mentre abbonderanno scene piuttosto superflue e ripetitive. Il tutto al solo scopo di alimentare un’inquietudine che non riesce ad attecchire fino al finale, decisamente la parte migliore del film.

La storia cerca di ingannare lo spettatore, facendogli credere di avere a che fare con un uomo innocente e ingiustamente perseguitato dalla legge, ma ciò risulta efficace solo su quegli spettatori che non hanno idea di chi sia Ted Bundy e che il film parli di un serial killer. Quando non vi sono momenti strettamente correlati alla realtà dei fatti, lo spettatore viene bombardato di banalità e frasi di circostanza che potevano benissimo essere rimpiazzati con uno script più oculato e funzionale all’idea stessa di biopic.

Alla fine del film vengono presentate le registrazioni reali tratte dal processo a Bundy e da alcune conferenze stampa fedelmente riprodotte all’interno del film. Il problema è che, da questi spezzoni, s’intuisce perfettamente che Bundy non fosse sano di mente. Quando parlava di fronte alle telecamere era pervaso da tic, le sue frasi sembravano pre-registrate e la sua aria da smargiasso costruita sul momento.

Invece, il Ted Bundy di Zac Efron non presenta alcuna ambiguità. Lui è buono per tutto il film. Non finge di esserlo, lo è. E questo solo per caricare al massimo il pathos in attesa di un finale abbastanza scontato, seppur messo in scena con indubbia capacità dal regista Joe Berlinger, impreziosendo un lungometraggio fino a quel punto diretto da mestierante puro, senza particolari guizzi.

Ted Bundy – Fascino Criminale è quindi un film abbastanza scarno. Non brutto e nemmeno noioso, anche se alla sua ora e quaranta di durata si sarebbero potuti rimuovere almeno una ventina di minuti senza colpo ferire. Nel caso non conosceste i fatti di cronaca, le informazioni da trarre sulla figura del protagonista sono pressoché nulle; se invece doveste sapere già tutto e volete approfondire la figura di questo serial killer, anche in quel caso vi ritrovereste con un pugno di mosche in mano.

Anche nel caso cercaste semplicemente un film solo ispirato ad avvenimenti reali e un protagonista stratificati alla Il silenzio degli innocenti, questo non è materiale per voi. Ted Bundy – Fascino Criminale è semplicemente un prodotto per nulla pretestuoso con cui passare una serata in tranquillità, con qualche momento che potreste addirittura ricordare, ma che difficilmente guarderete più di una volta.

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Vittorio Pezzella

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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