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Oblivion Song Vol. 2, la recensione

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Oblivion Song Vol. 2, la recensione 1

Oblivion Song Vol. 2

14,90
7.4

SCENEGGIATURA

7.3/10

DISEGNI

7.5/10

CURA EDITORIALE

7.4/10

Pros

  • Il rapporto tra Ed e Nathan
  • Le scene d'azione spettacolari e variegate
  • Il cliffhanger

Cons

  • La poca originalità dell'intreccio

Dopo le sconcertanti rivelazioni dello scorso volume, Oblivion Song riparte dal suo protagonista, Nathan Cole, imprigionato e pronto a confessare le sue colpe alle autorità.

Il monologo che ne consegue, con la voce narrante di Nathan che racconta i fatti per come sono realmente accaduti, si sovrappone ad immagini flashback, portando il lettore ad assimilare totalmente quello che è il senso di colpa del personaggio.

Rispetto al precedente volume, Robert Kirkman concentra la narrazione su un risicato gruppo di personaggi (chiudendo, apparentemente, diverse sottotrame legate ai comprimari aperte in precedenza), in particolare lo stesso Nathan, il redivivo fratello Ed ed Heather.

Proprio il rapporto e le divergenze tra i due fratelli costituiscono il perno attorno al quale ruota l’intera trama del volume.

Nathan vuole egoisticamente fare ammenda dei peccati passati, invertendo la Transizione e riportando tutto allo stato originale, in quanto personaggio coscienzioso e responsabile. Di contro, il fratello, prima della Transizione, era un totale irresponsabile.

Per sua stessa ammissione, un fallito. Ed, riportato sulla Terra dall’Oblivion, non riesce più ad interfacciarsi con la realtà della prima, fatta di pressioni sociali, nevrosi e costanti conflitti.

Nell’Oblivion ha costruito una comunità pacifica, una metafora Kirkmaniana delle comunità hippie, dove le regole della società capitalista non valgono nulla di fronte ai concetti di cooperazione, condivisione e armonia.

Lo scopo di Ed è, infatti, causare una Transizione su larga scala, in modo tale che l’intero pianeta e l’Oblivion si sovrappongano definitivamente, cosicché, a suo modo di vedere, la vita risulti più agevole per tutti.

Entrambi i fratelli agiscono per scopi diametralmente opposti, ma parimenti egoistici: Nathan per liberarsi dal senso di colpa che lo attanaglia, Ed per non doversi più sentire un fallito.

Ennesima dimostrazione dell’abilità di Kirkman nel creare personaggi sfaccettati e rapporti umani complessi.

Oblivion Song Vol. 2, la recensione 4

L’egoismo e le similitudini tra Nathan ed Ed traspaiono anche dalle possibilità di successo dei loro obiettivi e sugli effetti causati alle rispettive comunità.

Se Nathan dovesse riportare tutto alla normalità, coloro che si sono rifatti una vita nell’Oblivion si ritroverebbero ad essere dei disadattati e degli emarginati.

Di contro, se fosse Ed a trionfare, migliaia di persone si ritroverebbero a dover convivere in una dimensione inospitale popolata da mostri terribili.

Kirkman inizialmente sembra non voler prendere le parti di nessuno dei due, facendoli anzi collaborare per sottrarre il macchinario colpevole della transizione all’esercito – che vorrebbe stereotipicamente farne un’arma – e andare tutto sommato d’accordo per buona parte del volume.

Tuttavia, verso la seconda metà della storia, diventa chiaro come Nathan sia un vero e proprio eroe duro e puro.

La caratterizzazione di Ed diventa schizzata, esagerata, quasi macchiettistica, e le sue mosse fin troppo prevedibili.

L’intenzione di Kirkman è ovviamente quella di aumentare il distacco tra le personalità dei due fratelli, ma alla luce della logica conclusione della vicenda – in verità piuttosto scontata, se escludiamo le ultime due tavole – le motivazioni del conflitto tra i due risultano essere piuttosto forzate.

Quest’idea di conclusione a tarallucci e vino utilizzata allo scopo di sviare il lettore in vista delle future svolte di trama, riesce in qualche modo a far spiccare Oblivion Song rispetto ai precedenti lavori dello sceneggiatore, in cui le trame ad ampio respiro suggerivano una prosecuzione quasi infinita.

Qui Kirkman adotta un approccio – per così dire – Marvel, in cui si susseguono brevi archi narrativi in cui il lettore potrebbe potenzialmente abbandonare la lettura e considerarla conclusa, ma se lo facesse si perderebbe i futuri risvolti di trama, da cui l’idea di Kirkman di giostrarsi il cliffhanger più forte nelle ultimissime tavole.

Ovviamente, tale ragionamento vale solo per questi primi due volumi. Non è detto, quindi, che tale scansione in archi narrativi pseudo-autoconclusivi perduri anche nei prossimi numeri di Oblivion Song. Con Kirkman non è mai detta l’ultima parola.

Lorenzo De Felici conferma in toto l’ottima prova del volume precedente, asservendo la sua sintesi alle adrenaliniche scene d’azione e la fluidità del suo tratto alla rappresentazione di perverse e grottesche creature mostruose.

Data la forte componente emotiva del volume è bello notare riesca a spiccare anche nell’espressività dei personaggi attraverso una sempre oculata gestione del tratteggio.

I colori di Annalisa Leoni spiccano per la sapiente gestione delle ombre e l’efficace contrasto tra i toni freddi della realtà ordinaria e quelli caldi dell’Oblivion, quasi a voler sottolineare l’opposizione ideologica dei due mondi di cui si è parlato prima.

Inoltre, sebbene gli ambienti, in particolare quelli più claustrofobici, vengano pesantemente demarcati attraverso l’inchiostrazione, questi risultano sempre ben amalgamati alla colorazione, dimostrando l’incredibile sinergia dei due artisti italiani.

Attendendo che la Saldapress pubblichi il terzo volume, con quello che sarà un netto cambio di rotta per la serie, si può al momento considerare pienamente promossa questa ennesima serie a fumetti targata Skybound/Image Comics.

Pur non essendo (ancora) al livello dei maggiori lavori di Robert Kirkman come The Walking Dead – che pure partì a rilento – e Invincible è facilmente auspicabile che in futuro possa sorprendere, potendo comunque contare su un comparto artistico più che solido.

Per la recensione di Oblivion Song Vol. 1 basta cliccare qui.

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Oblivion Song Vol. 2, la recensione 5

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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