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Colorless vol. 1, la recensione: un mondo senza colori

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Colorless vol. 1, la recensione: un mondo senza colori 1

Qualche mese fa, come redazione di SpaceNerd, abbiamo avuto il piacere di intervistare il fondatore di Musubi Edizioni, la nuova casa editrice che fa il suo ingresso nel panorama italiano editoriale proprio grazie a Colorless, l’opera di debutto del mangaka Kent che ci trasporta in un mondo post-apocalittico dove il colore è diventato una risorsa rara e preziosa.

Dopo aver scoperto i retroscena e i valori di Musubi, incuriosito non solo dal debutto dell’autore in Italia ma anche proprio dall’opera in sé, sono qui per raccontare quanto visto e letto nel primo volume di Colorless.

L’esplosione solare che portò via il colore dal mondo

Colorless si sviluppa in un mondo distorto da una catastrofica tempesta solare chiamata Mercy Pulse, dove gli umani sono diventati deformi e il colore è scomparso. In questo contesto, il protagonista Avidia, uno scienziato dal passato misterioso, si trova coinvolto in una lotta contro il Culto, una setta religiosa che controlla la città di Rykuda e che rapisce umani deformi per potenziarli come armi da guerra. Non solo, perché il Culto sembrerebbe avere una grandissima influenza su organi politici e esecutivi nel world building illustrato da Kent nel primo volume.

Colorless vol. 1, la recensione: un mondo senza colori 2

La scoperta che Chie, una giovane ragazza apparentemente legata al mondo dei colori, è stata rapita dal Culto, spinge Avidia a intraprendere una missione per salvarla e svelare i segreti che circondano la sua identità.

I volti di Colorless

Nel primo volume di Colorless vengono presentati i personaggi principali dell’avventura, con sfumature che li rendono interessanti, complessi e unici a modo loro.

Avidia è un protagonista enigmatico, con un passato oscuro che influenza le sue azioni e le sue motivazioni. La sua vocazione per il colore è anch’essa misteriosa, ma questo basta per far comprendere che il suo unico intento è quello di tenere lontano dal Culto gli ultimi pigmenti di colore, considerati appunto una fonte inestimabile di energia e potere. Lui infatti sostiene che se il colore dovesse entrare in mano al Culto, l’umanità stessa non avrebbe più vie di fuga dalla tirannia che sta già subendo.

Ad accompagnarlo in questo viaggio c’è Covedes, un informatore leale che si rivela un prezioso alleato nella sua missione. È proprio lui che spesso offre dettagli ad Avidia per smascherare le aberranti attività del Culto, ed è sempre lui che informa Avidia del rapimento della ragazza che si occupa di preparare il the alla locanda Kangosha.

Tale ragazza altro non è che Chie, una giovane donna che indossa una maschera per nascondere il suo segreto più grande: il Mercy Pulse su di lei non ha avuto effetto. Ella infatti non è deforme come il resto dell’umanità, ma la sua memoria è stata cancellata e non ricorda quale sia il suo scopo in questo grande disegno del mondo. Nonostante abbia perso la memoria, si dimostra un personaggio affascinante, la cui interazione con i pigmenti di colore suscita ricordi sepolti che aggiungono un elemento di mistero alla sua storia.

La meta-narrazione nel disegno

Lo stile del disegno di Kent è suggestivo e restiuisce l’atmosfera cupa e inquietante del mondo di Colorless. Tuttavia, ho riscontrato un eccessivo uso dei retini e la mancanza o l’incompletezza di sfondi in alcune tavole hanno interrotto l’armonia delle scene. Ciononostante, il suo stile risulta quantomeno originale e aggiunge un fascino particolare alla serie.

Il vero punto di forza di Colorless però è la meta-narrazione sull’assenza di colore nel mondo di Avidia, Covedes e Chie che si sposa perfettamente con l’assenza di colori nel medium dei manga. Ritengo che ci sia un motivo per cui lo stile sia così particolare, come particolare è la scelta di usare leggere sfumature di colore in qualche tavola proprio per dare un significato continuo tra narrazione e opera visiva.

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L’edizione

Il tankobon proposto da Musubi Edizioni è di ottima fattura. Il suo costo, 7,90 euro, è giustificato da un’ottima cura nella scelta dei materiali e nella qualità di stampa.

La sovracoperta è di fattura lucida, e sotto nasconde bozzetti originali del Mangaka su elementi del mondo di Colorless. La rilegatura invece è solida, qualitativamente più alta rispetto alle case editrici concorrenti che propongono tankobon sullo stesso prezzo (Planet Manga su tutti).

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Nota di merito per la grammatura della carta, che risulta non solo bella al tatto ma rende i disegni visivamente molto belli. Non so dire se questa scelta sia dovuta alla presenza di alcune tavole con delle sfumature di colore (come anticipato prima, legato a fini narrativi), ma spero di ritrovarla anche nei prossimi tankobon di altre serie (come Love and Curse, disponibile dal prossimo 22 febbario).

Un inizio coi fiocchi

Il primo volume di Colorless segna un inizio promettente su molteplici piani: l’esordio di Kent come mangaka, l’arrivo della sua prima serie in Italia e il debutto di Musubi Edizioni nel mondo dell’editoria italiana.

Il manga offre una combinazione di azione, mistero e temi profondi che promettono emozioni forti. Con il suo disegno suggestivo, la sua trama avvincente e i suoi personaggi ben sviluppati, è una lettura che non delude e mi lascia desideroso di scoprire cosa riserverà il prossimo volume, in uscita ad aprile di quest’anno. Sono dubbioso sullo stile del disegno dell’autore, ma auspico che come anticipato sia una scelta stilistica volta ad avere continuità con la narrazione.

L’arrivo di Colorless sul mercato italiano grazie a Musubi Edizioni è un segno promettente per gli appassionati di manga, offrendoci l’opportunità di avere una casa editrice in più che può dire la sua e far scoprire storie che altrimenti non arriverebbero mai in Italia.

Colorless vol. 1, la recensione: un mondo senza colori 5
Colorless vol. 1
SCENEGGIATURA
8
DISEGNI
7
CURA EDITORIALE
9
Pros
World building interessante
Personaggi ben presentati e con i giusti spazi
Ottima meta-narrazione che sfrutta la naturale assenza dei colori nei manga come elemento distintivo
Edizione bellissima: tankobon di ottima fattura e materiali qualitativamente alti
Cons
Disegni un po' sotto tono: eccessivo utilizzo dei retini e sfondi non sempre presenti o interrotti a metà
8
VOTO

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Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare.
Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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