Kipo and the Age of Wonderbeasts DIREZIONE ARTISTICA 8.0/10
Pros World building eccellente Design dei personaggi e dei mostri Messaggi interessanti Cons Animazioni insufficienti Sottotrame non chiuse Ho già avuto modo di parlare di Kipo and the Age of Wonderbeasts quando la serie uscì per con la sua prima stagione su Netflix e sono contento di confermare la complessiva buona impressione che mi fece al tempo. La creatura di Radford Sechrist è riuscita nel suo intento di essere una buona serie per ragazzi, dalle dinamiche semplici, ma estremamente efficaci, che dopo il finale lascia un sincero sorriso.
Partiamo dal principio. Kipo and the Age of Wonderbeasts è un serial animato Originale Netflix di 3 stagioni di 10 puntate di 23 minuti ciascuna, adattamento per la tv del webomic Kipo di Radford Sechrist . Prodotto da Dreamworks Animation Television , realizzato da Studio Mir e distribuito da Netflix , presente come showrunner Bill Wolkoff e Radford Sechrist .
Un mondo fantastico Il viaggio di Kipo nel mondo della superficie riserva moltissime sorprese nella forma di varie creature mutanti che la abitano, tutti ispirati a varie specie animali , dalle più comuni come gatti , topi , serpenti e puzzole , alle più improbabili, come funghi parassiti e tardigradi . Tutti realizzati in maniera impeccabile, che vanno a creare un coloratissimo roster di personaggi tanto buffi alla vista quanto letali nelle situazioni. Il senso di pericolo per i protagonisti è sempre tangibile, anche quando sembrano aver rodato abbastanza da poter sovrastare qualsiasi cosa c’è sempre un qualche mutante o invenzione che potrebbe ucciderli se non stanno abbastanza attenti . Questo senso di pericolo accresce fortemente l’empatia verso di loro.
Il world building di Kipo and the Age of Wonderbeasts è a mani basse la cosa migliore dell’intera produzione. Radford Sechrist ha fatto un ottimo lavoro attingendo da varie fonti di stampo post-apocalittico e reinventandolo in un modo non troppo diverso da quello di Adventure Time , ma con molte più basi scientifiche e meno GDR.
Il design dei mostri e delle ambientazioni, dai più semplici ai più complessi sono ben studiati e il colpo d’occhio è estremamente positivo .
Una storia interessante… La storia di Kipo and the Age of Wonderbeasts si è caratterizzata fin dalla sua primissima puntata non come particolarmente complessa, ma estrememamente densa di elementi . Il mistero sulla vera natura di Kipo , la ricerca degli altri esseri umani del cunicolo, le ricerche scientifiche dei genitori di Kipo e della dottoressa Emilia , tutti elementi concatenati molto bene, che vanno a comporre nel giro di 30 puntata un’ottima storia di scoperta e di affermazione di un’ideale che, con il giusto sostegno, riesce a cambiare il mondo.
La base tematica di Kipo and the Age of Wonderbeasts è la stessa di Steven Universe : un giovane individuo a metà strada tra due mondi opposti, che deve prima imparare a controllare e sintetizzare le due anime al suo interno per poi espandere questa unione all’esterno, mettendo pace in un conflitto senza combattere.
Le similitudini tra Steven e Kipo si sprecano: il carattere dato alla protagonista di questa serie è fin da subito incentrato sull’altruismo, opposto al mors tua, vita mea di chiunque abiti la superficie, all’impedire che i tutti si facciano male e al fare amicizia con chiunque gli capiti, a dispetto della sua personalità o specie. Inoltre all’interno della serie ci sono molti richiami più o meno palesi all’opera di Rebecca Sugar .
Gli argomenti del pacifismo e del dialogo sono preponderanti per tutta la serie, e il tema di fondo che l’amicizia permette di risolvere i problemi meglio che la guerra e la violenza , è ribadito talmente tante volte da diventare quasi irritante, ma aiunta a mantenere la coerenza del personaggio principale, che rimane per tutta la storia fedele a se stesso.
Questo se vogliamo è anche un punto debole della trama principale della serie. Nonostante i molti fallimenti nel far digerire al mondo le proprie idee, Kipo si ritrova a dubitare dei suoi ideali soltanto una volta in 30 episodi, per pochissimo tempo e con quasi nessuna conseguenza, cosa che risulta nell’appiattimento del suo percorso di crescita personale. Al contrario, è molto carino vedere come gli ideali di Kipo facciano breccia prima nel cuore della sua cerchia di compagni d’avventura e poi in quello degli altri gruppi di mutanti suoi alleati.
… ma tante altre no In generale i problemi di scrittura di Kipo and the Age of Wonderbeasts si trovano nelle sottotrame. Per quanto il plot principale della serie riesca a quadrare e a manterere una propria dignità fino al finale e il personaggio di Kipo abbia un arco narrativo per nulla perfetto, ma comunque logico, lo stesso non può dirsi per chi lo accompagna.
Molti dei personaggi secondari e il mondo della superficie hanno delle sottotrame di caratterizzazione in teoria molto interessanti, ma che in alcuni casi si concludono in maniera insoddisfacente , mentre in altre non si concludono affatto .
Il mistero dell’esistenza dei Mega-mutanti rimane tale, la sottotrama della seconda profezia di Kipo si risolve semplicemente ignorandola, non viene più fatta alcuna mensione dell’antidoto dei genitori di Kipo per la “cura” , e infine Lupetta , che vede la sua sottotrama con la sua ex amica Margot tagliata via ad accettate dall’uscita di scena di quest’ultima, fuori schermo e senza una sola conseguenza o reazione da parte dell’amica di Kipo : a mio parere la più grande occasione sprecata della serie.
Personalmente tendo a pensare che il problema con queste sottotrame è che se ne è volute mettere troppe in troppo poco spazio . Lo conferma il fatto che altre sottotrame di interesse minore come la storia d’amore tra Benson e Troy o praticamente tutto quello che riguarda Scarlo Magno risultano ottime.
In coda a questo discorso devo lasciare una nota di demerito sulla costruzione della villain principale della terza stagione. La dottoressa Emilia è semplicemente cattiva per il gusto di esserlo, con una caratterizzazione talmente misera, sbrigativa e posizionata talmente a caso all’interno della terza stagione da farmi pensare che sia stata aggiunta in coda ai lavori quando qualcuno si è accorto che il loro villain principale era piatto come un foglio di carta. Una nemica che rappresenta una minaccia concreta e significativa , ma nulla più di questo.
La dottoressa Emilina , in soldoni, non è riuscita ad essere un decimo di quello che era stato Scarlo Magno come antagonista principale. La sua caratterizzazione, seppur semplice e già vista come idea di base, funziona benissimo e si incastra a meraviglia con il mondo post-apocalittico in cui si svolgono le avventure (escluso il finale della seconda stagione, ma per quello vi invito a recuperare la fast review di allora).
Tecnica Come già dissi in passato, ci troviamo davanti al peggior lavoro in assoluto di Studio Mir .
Nonostante il mio fanatismo per questo studio, non posso non rimarcare quanto le animazioni di Kipo and the Age of Wonderbeast non siano nemmeno lontanamente sufficienti per un prodotto del 2020. Già nella prima stagione il livello tecnico non era molto elevato , ma le azioni, anche quelle più complesse e assurde , erano ancora sufficientemente godibili nonostante qualche incertezza sulle prospettive .
Se nella fast review della seconda stagione mi lamentai del finale di stagione, in cui centinaia di personaggi secondari in pericolo di vita rimanevano immobili e in low quality sullo sfondo perchè non era stato possibile animarli decentemente, nella terza ci sono addirittura animazioni di personaggi di sfondo ripetute , frame mancanti nell’animazione di un movimento, i soliti problemi di prospettiva , ma accentuati esponenzialmente.
Certamente ci sono delle attenuanti per questo disastro tecnico. L’emergenza della pandemia di covid-19 ha stretto moltissimo i tempi, riducendo anche il numero di lavoratori, ma c’è anche da dire come l’utilizzo della tecnica tradizionale di animazione frame by frame cominci a essere problematica da usare nel 2020.
In conclusione Kipo and the Age of Wonderbeasts è già entrata nei cuori di molti appassionati di animazione occidentale e con buone ragioni. Il suo mondo unico , le trovate geniali di alcune messe in scena e una trama non complessa, ma molto densa di avvenimenti e colpi di scena la rendono una serie molto divertente e spensierata da guardare.
Il messaggio di pacifismo assoluto e i gli argomenti trattati la rendono una serie ottima per i più piccoli, e l’avventura attraverso il coloratissimo mondo della superficie post-apocalittica regala tantissime risate grazie a idee semplici, ma simpatiche come i gatti boscaioli , le vipere-rock e le puzzole in scooter , alternate a veri e propri colpi di genio come le api dubstep , Maholland e il bambino mutante-fungo parassita che riescono ad essere in parti uguali affascinanti, divertenti e inquietanti.
La protagonista è molto simpatica ed è facile empatizzare con lei e i suoi ideali , così come è facile immedesimarsi nello scetticismo , la rabbia e il rancore degli altri che la circondano. A una scrittura dei personaggi e del plot principale tutto sommato buone fa da contraltare una gestione non così brillante delle sottotrame , che avrebbero beneficiato di una maggiore attenzione e un poco più di tempo per concludersi dignitosamente.
Nota di grande demerito il lato tecnico , ampiamente sotto la sufficienza, che inoltre si aggrava con il passare del tempo, complici anche problemi esterni che hanno impedito agli animatori di dare il 100% nel loro lavoro.
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