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TrollHunters: scegli come affrontare il tuo destino

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TrollHunters: scegli come affrontare il tuo destino 1

TrollHunters

9.3

Comparto tecnico

9.5/10

Cast

10.0/10

Scrittura

9.0/10

Regia

9.0/10

Direzione artistica

9.0/10

Pros

  • Personaggi carismatici
  • Storia avvincente
  • Animazioni fluidissime
  • Splendide scene d'azione
  • Approfondimento caratteriale superlativo

Cons

  • Aspetto grafico giocattoloso
  • I primi episodi mancano di mordente

Tales Of Arcadia è un progetto che sta venendo portato avanti da DreamWorks e Guillermo Del Toro tramite Netflix che prevede una trilogia di serie animate in CGI scritte da Del Toro a partire da un libro, TrollHunters, Tales Of Arcadia, scritto a quattro mani dallo stesso Del Toro e Daniel Kraus (che inizialmente doveva essere il soggetto di una serie TV live action secondo i progetti del regista).

Le serie previste in Tales Of Arcadia sono: TrollHunters, che ha debuttato su Netflix a dicembre 2016 e si è conclusa nel maggio del 2018 con tre stagioni all’attivo per un totale di 52 episodi, in cui la figura fantastica cardine è quella dei troll; 3Below, la cui prima stagione di 13 episodi è comparsa su Netflix poco prima di Natale 2018, basata sugli alieni; infine Wizards, prevista per il 2019, che secondo i rumor dovrebbe essere un crossover tra le due precedenti.
Con l’arrivo su Netflix di 3Below, mi è sembrato il momento giusto per fare una recensione accurata di TrollHunters, in attesa che la saga degli alieni continui e sperando che possa anche solo timidamente avvicinarsi a cosa è stata TrollHunters, perché sarebbe già un ottimo risultato.

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Trama

TrollHunters comincia nell’anonima cittadina di Arcadia Oaks, dove il liceali Jim Lake Jr. sente il suo nome chiamato da un mucchio di rocce e vi trova uno strano amuleto luminoso. Il giovane viene poi avvicinato dai due troll Blincky e AAAAAARRRGH! (da qui in poi abbreviato in Argh) che gli rivelano che l’essere scelto dall’amuleto comporta la responsabilità di diventare il TrollHunter, ovvero il guardiano della razza dei troll (nonché indossare una fighissima armatura magica che non avrebbe sfigurato in un episodio dei Cavalieri dello Zodiaco).
Jim dovrà da quel momento in avanti addestrarsi nel combattimento e nelle pratiche magiche del mondo dei troll, assistito da Blincky e Argh, che gli faranno rispettivamente da mentore e guardia del corpo, dall’inseparabile amico Tobs, e da Clair, per cui ha una cotta, che lo aiuteranno ad affrontare i troll malvagi comandati dal potente Ganmar e dal figlio di lui Pular.

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Partendo da una premessa del genere la struttura è facilmente immaginabile: ogni episodio della seria corrisponderà a un’avventura di Jim e della sua banda, in ognuna delle quali ci sarà uno degli agenti di Ganmar da sconfiggere in un progressivo accrescimento della fora del ragazzo fino allo scontro finale… Si e no.
È vero che ogni episodio della serie corrisponde a un’avventura, ma esiste una trama comune piuttosto complessa, attraverso la quale sarà possibile osservare il graduale cambiamento della situazioni all’interno di Arcadia Oaks e le reazioni queste da parte dei protagonisti.
A parte la storia della puntata in se saranno i dettagli a collegare insieme i vari episodi: la scoperta di un oggetto che porterà a delle conseguenze due episodi più avanti, il nome di una associazione mai vista, ma che sarà vitale nella stagione successiva, un’azione durante un episodio che porterà a delle conseguenze solo in un remoto futuro. Niente è lasciato al caso, a parte due o tre punti (su 52 episodi) in cui le dinamiche non sono molto chiare, tutto fila liscio come l’olio e ogni elemento lasciato per strada sarà essenziale per comprendere come e perché le vicende si sono evolute in un certo modo.

Un altro punto forte di TrollHunters è senza dubbio la scrittura dei personaggi. Le reazioni dei personaggi sono sempre perfettamente coerenti con i loro caratteri, a partire da Jim, mansueto e altruista che si limita a condurre la sua routine quotidiana, la cui prima reazione a qualsiasi novità è un urlo spaventato, oppure Tobs, goffo e sempre ottimista, che si entusiasma per qualsiasi cosa, agisce prima di pensare e risponde col sorriso alle avversità.

La forza dei personaggi della serie sarà sempre quella di saper imparare dai propri errori, e non solo a parole. Più si avanza nella serie più ci si accorge che le cose gradualmente cambiano, e non perché lo richiede la storia, ma perché non si torna mai due volte sugli stessi punti. Una volta che la lezione del giorno prima è appresa non servirà rimarcarla perché le azioni dei personaggi parleranno per loro.

Anche molti dei cattivi hanno una solida caratterizzazione. Fatti salvi Ganmar e Pular, che sono “cattivi perché si” e reggono perfettamente la scena con questo ruolo, altri come Strickler o Angor Roth hanno di background e delle motivazioni molto solide, nonché una affascinante parabola evolutiva dei propri personaggi (di cui non parlerò perché qualunque cosa potrebbe essere uno spoiler).

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La regia è sempre ottima. Non una sorpresa visto che si tratta tra gli altri anche dello stesso Guillermo del Toro, ma l’utilizzo dei primi piani durante le riunioni strategiche o i momenti di ragionamento e dei dettagli in movimento per enfatizzare le azioni durante una battaglia hanno dell’incredibile, risultando sempre di forte impatto scenico.

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Temi

TrollHunters ha come tema portante la crescita personale e l’accettare le proprie responsabilità. La frese di Blinky all’inizio della serie è emblematica di tutta la vicenda: “Non pensare, diventa!”
Le avventure e le sfide di Jim si baseranno sempre su una qualche responsabilità che il protagonista si vede arrivare tra capo e collo senza nessuna possibilità di tornare indietro, ma solo con la scelta di come affrontarla. Dal primo momento, quando Jim trova l’amuleto, allo scontro finale con GanmarJim avrà come unica certezza quella di dover affrontare le proprie responsabilità nella maniera che ritiene più giusta… che non sempre sarà effettivamente la scelta giusta.
L’altro tema importante che si ricollega direttamente a quello sopracitato è quello delle scelte. Dopo l’incipit della storia, ogni responsabilità di Jim sarà diretta conseguenza di una sua scelta e ogni scelta è conseguenza di una lunga ponderazione in cui più voci si accavallano l’una sull’altra.
Ogni volta che Jim dovrà decidere cosa fare molti saranno quelli che vorranno metter bocca per consigliarlo o sconsigliarlo in un senso o nell’altro. Blinky, sua madre, i suoi insegnanti, gli antichi TrollHunters, i suoi amici e i suoi nemici saranno voci egualmente importanti nella vita di Jim, ma che alla fine non saranno mai altro se non consigli che l’eroe può vagliare prima di prendere da solo la decisione finale e affrontarne le dovute conseguenze. La frase menzionata sopra: “Non pensare, diventa!” è un monito proprio in questo senso: non ha senso rimuginare ancora e ancora su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato di una scelta se non la si farà mai, e Jim dovrà imparare a sua spese che le scelte vanno fatte, che si sia pronti o no.
Terza regola del TrollHunter: “Nel dubbio, colpisci le Gronk Nacks (le palle)”. Che tradotto significa: ogni situazione, anche la peggiore, ha modo per essere risolta, ma se non lo si trova subito è inutile star fermi a non fare niente, bisogna agire.

Secondo tema importante della serie è l’importanza di un obbiettivo nella propria vita e l’importanza di portarlo a termine con decisione. Come ho già menzionato, Jim inizialmente non ha un vero e proprio obbiettivo, sogna una vita di avventure, ma i suoi numerosi impegni non gli permettono di pensare a se stesso. Questo può anche andar bene, ma arriva un momento nella vita in cui avere uno scopo è necessario per andare avanti nel proprio percorso di crescita, ma non è neanche lontanamente sufficiente.
La lezione di TrollHunters in questo senso è che non basta fissarsi uno scopo da raggiungere, ma si deve fare di tutto per portarlo a termine. Prendendo ancora come esempio Jim, non basta indossare un’armatura per essere il TrollHunter, serve un rigido addestramento e una severa auto-disciplina, non basta stare a sognare ad occhi aperti una ragazza per uscirci insieme, non basta iniziare un combattimento per essere sicuri di vincerlo.
Seconda regola del TrollHunter: “Finisci sempre il combattimento”: porta in fondo i tuoi obbiettivi.

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Un altro aspetto importante della serie è il continuo contatto con la morte. Nel mondo del TrollHunter la morte è una compagnia di cammino da cui non ci si può staccare. Ogni cosa nella vita del TrollHunter può portare alla morte: un nemico che ti da la caccia, un addestramento particolarmente impegnativo, un luogo particolarmente pericoloso, ecc. Data questa enorme spada di Damocle sarebbe da sciocchi non temere che la suddetta possa caderti in testa da un momento all’altro, quindi si devono prendere tutte le contromisure possibili perché ciò non accada, e questo ci porta a uno dei miei temi preferiti della serie:l’importanza della paura e come sfruttarla a proprio vantaggio. Verrà spesso ripetuto nella serie che la paura è la migliore alleata di un guerriero: la paura permette di stare all’erta, migliora i riflessi e da un motivo valido per essere sempre pronti a tutto, consideriamo infatti che nell’unico momento in cui Jim decide di non avere paura rischia seriamente di rimetterci la pelle… più volte.
La serie mostra però anche quanto sia importante il contrario, non farsi dominare dalla paura, fare in modo che non sia la paura a guidare le nostre scelte, come per Jim, che per paura che i suoi amici si feriscano rischia in prima persona di finire intrappolato per sempre.
Prima regola del TrollHunter: “Abbi sempre paura”.

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Tecnica

Sotto il profilo tecnico ci troviamo davanti a uno dei migliori, se non il migliore, utilizzo di CGI in una serie animata. I movimento sono gestiti magnificamente, i modelli interagiscono tra loro in maniera quasi sempre perfetta; se non si va a cercare il pelo nell’uovo di ogni singola inquadratura il risultato finale è pienamente apprezzabile alla vista. Qualcuno potrebbe obbiettare sull’aspetto troppo giocattoloso dei personaggi, che in molti momenti, soprattutto quando vengono colpiti, sembrano fatti di gomma, ma è un effetto voluto, considerando che la serie è già abbastanza macabra cosi com’è per il pubblico a cui è rivolta, non era il caso di aggiungere anche ulteriore realismo.
Parlando proprio dei personaggi, il loro aspetto è sia convincente che caricaturale. Ogni personaggio ha delle proporzioni del corpo pienamente in regola con le caratteristiche della serie, cioè testa molto grande e esagerazione dei tratti fisici più importanti: l’enorme torace e spalle della maggior parte dei troll, per sottolinearne la potenza fisica, la pancia molto accentuata di Tobs, o la testa sproporzionatamente grande di Blinky, cervello e fornitore di nozioni storiche della squadra.
Ogni personaggio è quindi realizzato in modo che se ne riconosca immediatamente il suo ruolo rispetto a Jim e rispetto al mondo che lo circonda, ma allo stesso tempo si rende credibile all’interno del contesto grazie alla comparazione con gli altri personaggi.
Per quanto riguarda l’accompagnamento musicale, non c’è nulla di veramente memorabile, speciale nota di demerito per la sigla iniziale, che non mi ha convinto per niente.
Diverso discorso va fatto per la colonna sonora nel suo complesso, ogni singolo suono è campionato e montato alla perfezione, tutto quello che succede a schermo ha una sua contestualizzazione sonora che ha dello sbalorditivo per quanto è curata, specie i montaggi dei dialoghi da una scena all’altra.

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Per concludere

Non vi nascondo che TrollHunters è saldamento ai piani alti tra le mie serie animate preferite e dubito che lascerà presto quella posizione.
Tutti i tasselli importanti sono accostati in maniera perfetta, con pochissime sbavature, tra l’altro bellamente ignorabili.
Jim è un protagonista convincente e tutta la sua squadra si amalgama benissimo in un gruppo in cui nessuno toglie mai spazio agli altri, anzi, ne lasciano anche abbastanza per l’approfondimento di alcuni personaggi secondari non di primo piano.
Per quanto riguarda il progetto Tales Of Arcadia, si tratta di un progetto certamente ambizioso che richiede una grandissima attenzione di scrittura per non lasciare punti scoperti.
Avendo già visto 3Below posso dire, in attesa di una recensione vera e propria alla fine della serie, che non mi ha convinto molto. Inevitabili i paragoni con TrollHunters, a cui rende due protagonisti non così affascinanti come Jim Lake, un Barbatus Vex che come spalla comica rende la metà di Tobs e come mentore un decimo di Blinky, due episodi in crossover con TrollHunters che mettono un brusco freno alla trama principale e un cast decisamente più ristretto rispetto a quello del suo predecessore.
Nonostante questo sono positivo per le prossime stagioni, visto che 3Below soffre di un quantitativo di episodi dimezzato nella sua prima stagione rispetto ai 26 di TrollHunters, e che anche lo stesso TrollHunters nella sua primissima parte potesse attirare qualche perplessità.
Chiudo consigliando vivamente TrollHunters a chiunque e di incrociare le dita per questo Tales Of Arcadia, mi fido di Del Toro e sono sicuro che abbia in serbo qualche asso nella manica.

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Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia).
Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime.
Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

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