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Belle, la recensione: l’anime più Disney che si sia mai visto

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Belle, la recensione: l'anime più Disney che si sia mai visto 1

Belle

8.1

SCRITTURA

5.0/10

REGIA

8.5/10

COMPARTO TECNICO

9.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

10.0/10

CAST

8.0/10

Pros

  • Visivamente meraviglioso
  • Bei messaggi di fondo
  • Regia eccellente
  • Bellissime musiche

Cons

  • Sottotrame chiuse malamente
  • Sceneggiatura che zoppica in più punti

Il film di cui parliamo oggi ha fatto molto parlare di sé sotto diversi punti di vista: in primis c’è stata la sua presentazione a Cannes, in cui la giuria e il pubblico in sala hanno mostrato il proprio apprezzamento per l’ultimo film di Mamoru Hosoda con una standing ovation di 14 minuti (a dimostrazione del fatto che il pubblico francese sia davvero innamorato di Hosoda). D’altra parte Belle ha convinto poco i giudici americani: lo dimostra il fatto che, nonostante alcune candidature agli Annie Awards 2022, il film non si sia portato a casa neanche un premio. Così come lo dimostra la mancata nomination agli Oscar come Miglior film d’Animazione.

Belle, dunque, ha convinto, ma solo fino a un certo punto e solo una fetta di pubblico e critica, una posizione molto strana per l’ultimo film di un autore generalmente molto apprezzato in tutto il mondo.

Belle è un film anime dalla durata di 122 minuti del 2021 scritto e diretto da Mamoru Hosoda e prodotto dallo studio d’animazione dello stesso autore Studio Chizu, è uscito nelle sale del paese natale il 16 luglio 2021 dopo la succitata premiere mondiale a Cannes del giorno precedente.

In Italia il film è uscito il 17 marzo 2022, grazie alle compagnie di distribuzione Anime Factory, Koch Media e I Wander Pictures che meritano un applauso per esser riuscite a tenere un film anime nelle sale italiane per più di 3/4 giorni come succede di solito.

Belle - Trailer Italiano Ufficiale

La Bella e la Bestia… ma di Hosoda

Come ampiamente comprensibile già soltanto dai primi trailer, la trama di Belle si appoggia alla popolare fiaba de La Bella e la Bestia, resa celebre dall’adattamento fatto da Disney nel 1991. In un tempo non molto diverso dal nostro, la liceale giapponese Suzu Naito sta attraversando un brutto periodo della propria vita.
Rimasta orfana di sua madre, Suzu ha perso completamente la voglia di sorridere e si scopre completamente incapace di cantare, passione che la legava a sua mamma.

Nella noia di un pomeriggio, Suzu viene a conoscenza dello spazio digitale “U”, una sorta di immenso social network che raccoglie circa 5 miliardi di utenti in tutto il mondo.
Uno spazio in cui sembra possibile crearsi una seconda vita, ricominciando da capo. Registratasi con l’AS “Bell” (“Suzu” in giapponese significa “campana“), Suzu prova a sfruttare l’occasione per ricominciare a cantare e, scoprendo di esserne capace, continua a farlo con sua enorme gioia. Poco tempo dopo, grazie all’aiuto della sua amica Hiroka, la canzone di Suzu diventa virale e “Belle“, come viene erroneamente chiamato l’AS di Suzu, diventa una vera celebrità del web.

Durante uno dei suoi concerti, Belle viene interrotta da un AS dall’aspetto mostruoso e dall’immensa forza conosciuto come Ryu, il Drago, che si scontra con le forze di polizia di U, il gruppo capitanato dall’AS Justin. Sentendosi in qualche modo affine a quel misterioso AS, Belle comincia a cercare chi egli sia e raggiunge il suo castello nascosto all’interno di U. Mentre la pattuglia di Justin continua a dare la caccia a Ryu, Belle continua ad avvicinarsi a lui, scoprendo tutta la sofferenza che porta dentro di sé.

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Una fiaba in salsa social

Belle è considerabile una fiaba moderna.

Una trama estremamente semplice e circolare che da spazio a Hosoda di esprimere tutto il suo estro artistico e registico: in Belle si da ampio spazio allo spettacolare. Molte delle scene all’interno di U sono girate con inquadrature ampie, che abbracciano quanti più possibili dei moltissimi bizzarri AS che popolano quel mondo. Hosoda cerca in questo modo di restituire l’idea di comunità del web 2.0, resa sotto molto aspetti, dalla coabitazione di uno spazio di moltissime persone, alla caotica sovrapposizione di messaggi, commenti e opinioni di tutti. La regia tende ad essere molto aperta all’interno di U quanto più ristretta nel mondo reale.

Il mondo tridimensionale di U viene diversificato dal mondo reale anche per il modo in cui viene mostrato.
Gli ampi movimenti di macchina eseguiti nel mondo digitale cozzano pesantemente con le inquadrature statiche del mondo esterno, con movimenti semplici in orizzontale, che trasformano il mondo di Suzu e i suoi compagni in un teatro di marionette pronte a raccontare qualcosa. La cosa risulta, paradossalmente, in contrasto con quanto narrato, visto che i momenti più importanti di crescita della protagonista avvengono nel mondo reale, mentre U rimane un riflesso sfaccettato di quel che accade all’esterno.

La relazione tra Belle e Ryu è rubata senza troppo sforzo da The Beauty and the Beast di Disney.
I due personaggi sono dapprima inquadrati in piani stretti e sempre molto distanti, i momenti di avvicinamento sono caratterizzati dalla terrificante oppressione grafica della bestia sull’esile Belle, che cerca di avvicinarsi a lui. Ryu, esattamente come la Bestia del classico Disney, è ingobbito, raggomitolato su se stesso, mentre tenta di nascondere il suo aspetto mostruoso, mettendo al contempo in mostra i vistosi lividi sulla sua schiena, che, tuttavia, sono più somiglianti alla versione espressionista di un ramo in fiore.

A riprova di quanto Hosoda abbia visto e apprezzato The Beauty and the Beast, il regista ha deciso di omaggiare il film Disney riproponendo la sua versione dell’iconica scena del ballo.

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Un quadro da vedere da vicino

Il negativo della questione è che Hosoda, dopo gli altalenanti esempi di The Boy and the Beast e di Mirai, si conferma uno sceneggiatore che eccelle nei dettagli, ma tiene poco conto del quadro generale.

La trama di Belle è, come detto, abbastanza semplice, una favola moderna calata tra i temi dei social network e di tutto quello che questi comportano, salvo poi virare in maniera decisa a tre quarti di film. Non era tutto sommato un’impresa tenere insieme una storia che si scriveva da sola, eppure Hosoda ha inserito talmente tante cose al suo interno che gli sono rapidamente sfuggite di mano.

Belle ha al suo interno inevitabili elementi teen drama, fantasy e fantascientifici insieme, una storia di crescita personale, due diverse love stories, una sottotrama di ribellione ad un potere opprimente, elementi thriller, e in tutto questo vorrebbe anche dipingere un quadro completo e realistico del rapporto tra le persone e i social network. Decisamente troppo per poter chiudere tutto in maniera armonica.

In mezzo alla marea di sottotrame presentate nel film, quella che dovrebbe essere la relazione principale, ossia quella tra Belle e Ryu, risulta lasciata indietro in favore di altre che prendono il sopravvento. Molte dinamiche di world building non vengono mai spiegate o approfondite e allo spettatore viene richiesto un grosso sforzo di sospensione dell’incredulità per passare sopra alle molti elementi che il film dà per scontati. In più di un’occasione verrà da chiedersi come funzioni effettivamente U, fino a che punto gli utenti possano spingersi nell’utilizzo dei propri AS, o, in generale, quali sono le regole di quel mondo.

Hosoda, banalmente, se ne frega di queste domande, e abusa del fatto che ci troviamo in un mondo digitale apparentemente senza regole per dare libero sfogo a tutte le sue possibilità espressive. Forse è proprio a sottolineare questa mancanza di regole nel social network, o meglio, il posizionamento morale del regista rispetto a questo tema (che serve la sottotrama di Justin), che, tuttavia, è anche il più grosso rimpianto di questo film.
Senza addentrarmi nello spoiler, anticipo soltanto che il modo in cui è stata chiusa una sottotrama tanto interessante è stato davvero deludente.

Sembra che questo sia il prezzo da pagare: una trama con molti problemi, con nessun paletto a delimitarne i limiti e grossi buchi, che tuttavia danno vita a una serie di scene registicamente fantastiche, che passano dal commovente all’esilarante con un banale taglio di montaggio.
Un vero peccato che il tripudio di splendide immagini e scene non siano sorrette da una trama principale più solida.

Belle, la recensione: l'anime più Disney che si sia mai visto 6

Balene volanti e petali di rosa

Ciò che Belle manca in termini di scrittura lo recupera e lo fa esplodere con le immagini.

Entrambi gli stili di disegno e animazione, sia quello di U, che quello del mondo reale, sono magnifici e permettono al regista di sbizzarrirsi nelle sue possibilità. Partendo dall’esterno, il mondo reale è realizzato con il tipico stile minimale di Studio Chizu. Gli sfondi, normalmente realistici in ogni dettaglio, possono diventare quasi quadri espressionisti, con i personaggi di sfondo che perdono i tratti facciali e qualunque caratterizzazione, in modo da dare contesto e carica ai personaggi principali, molto semplici nel loro character design, ma talmente diversi gli uni dagli altri da essere immediatamente riconoscibili.

Come spesso è successo nei film precedenti di Hosoda, anche il character design di Belle si appoggia molto su dei tipi canonizzati nella storia degli anime. Suzu risulta una Hana (Wolf Children) con le lentiggini, e, come Hana, rispecchia perfettamente la sua icona di ragazzina della porta accantoHiroka, munita di due trecce ai lati della testa e occhiali tondi, è lo stereotipo di una ragazzina nerd/genietto giapponeseShinobu, alto, snello e con la frangetta sull’occhio, è il classico tipo popolare e misterioso che ogni acculturato di anime potrebbe riconoscere. Questa semplicità risulta perfettamente incastrata nel mondo circostante, disegnato appositamente per valorizzarli, grazie all’utilizzo dei colori neutri degli edifici e una palette tendente al grigio o al beige.

La situazione si capovolge quando si entra nel mondo di U: Si entra letteralmente in un’altra dimensione, sia per quanto riguarda la storia che lo stile.

La tridimensionalità di ambienti e modelli di personaggi la fanno da padrone, con tutti i buffi e colorati AS che fluttuano in un mondo di palazzi galleggianti disposti in una interminabile linea che ricalca e amplia la struttura ad anelli del mondo digitale di OZ in Summer Wars.
Un po’ metropoli simil-occidentale, un po’ libreria infinita di Matrix.

I colori esplodono di potenza, giochi di luce e immagini tra le più surreali che siano state proposte dal regista abbondano in una serie di performance artistiche degne di un videoclip musicale. La voglia di stupire con la pura potenza delle immagini traspare da ogni numero musicale che Belle mette in mostra, aiutata dagli splendidi vestiti che la coprono, ispirati da qualche sfilata di alta moda.

La grossa differenziazione con lo stile tipicamente Studio Chizu utilizzato per il mondo esterno sta anche nel fatto che per il mondo digitale, Mamoru Hosoda si sia avvalso della competente assistenza di alcuni veterani degli studi Disney e di Cartoon Saloon, che hanno contribuito alla realizzazione dei fondali per il mondo digitale. U risulta un contenitore dove Hosoda si permette di dare spettacolo con la sua voglia di quel musical che avrebbe tanto voluto portare sugli schermi del sol levante.

Meravigliose.
Questo è il solo aggettivo che si meritano le immagini di Belle ambientate nel mondo di U. Gigantesche e meravigliose.

Belle

In conclusione

Esattamente al contrario di quanto ci si aspetta solitamente da un anime, Belle è un film che sa meravigliare con la pura potenza tecnica, inciampando invece sulla narrativa.

Nella testa dell’autore, questo film doveva essere un puro musical.
Qualcosa di totalmente nuovo sul panorama dell’animazione giapponese e più adatto a una produzione americana (Disney in particolare). Belle è ciò che abbiamo ottenuto dalla volontà di Hosoda di cimentarsi in qualcosa di totalmente nuovo, ma che non ha, evidentemente, incontrato i favori del pubblico nipponico.

Quello che è saltato fuori alla fine è un prodotto ibrido.
Un film anime tutto sommato classico, ma con molte influenze d’oltreoceano. I fan di Mamoru Hosoda riconosceranno tutte le sue caratteristiche indicative come regista: la trasformazione tramite le relazioni con gli altri, la crescita di giovani protagonisti, l’importanza di internet e della sua capacità di connettere tra loro le persone… nel bene e nel male.

Al netto di questo, Belle resta un film che riesce a decollare, ma non a raggiungere le stelle. La mancanza di una struttura solida nella sceneggiatura impedisce agli spettatori di uscire dalla sala completamente soddisfatti. Questo non pone Belle alla stregua di un brutto film, ma sicuramente un rimpianto se pensiamo a quello che avrebbe potuto essere. Il retrogusto amaro di possibilità non sfruttata fino in fondo persiste anche una volta preso atto che il film lascia una sensazione positiva. Forse Hosoda comincerà a sentire la mancanza di Sakoto Okudera prima o poi.

Al netto dei problemi di sceneggiatura e delle sottotrame non chiuse, Belle resta uno spettacolo per gli occhi. Sia dentro che fuori dal mondo digitale di U, l’estro artistico di Hosoda ha modo di esprimersi al massimo, libero da qualsiasi vincolo. Il regista decide di mettere in scena qualsiasi follia fantasy gli venga in mente, da castelli gotici volanti a mega stadi per concerti. Gli spettacolari numeri musicali di Belle sono chiaramente il motivo per cui il film è nato e, bisogna ammetterlo, guardarli è davvero una meraviglia. Per quanti elementi si affollino contemporaneamente sullo schermo, non si perde mai l’attenzione dalla carismatica protagonista.

Avendole accennate, parliamo anche delle canzoni: Belle presenta una colonna sonora memorabile. Tutti i brani suonano in maniera incredibilmente giapponese, in una interessante mix di una voce e liriche che richiamano da lontano il canto tradizionale del sol levante, ma ritmi pop e freschi che rendono le canzoni di Belle apprezzabili anche all’estero. Ovviamente consiglio la visione in lingua giapponese per apprezzare al meglio la musicalità dei testi originali, resi non benissimo dall’adattamento in inglese; e anche per apprezzare lo studio maniacale che è stato messo nella sincronizzazione del labiale della doppiatrice con quello del personaggio.

Belle è un film meraviglioso, che stupisce per la sua espressività artistica, per le forti emozioni che regala grazie alla splendida regia di Mamoru Hosoda e alle musiche curate da Ludvig Forssell, Taisei Iwasaki, Yuta Bandoh e Miho Sakai. I temi portati in scena sono in grado di emozionare e affascinare, ma sono decisamente troppi per essere tenuti al guinzaglio. La trama del film ne risente, tenendosi insieme come una corda tesa contro la corrente di un fiume.
Troppe sottotrame che distolgono l’attenzione dalla trama principale: queste nel migliore dei casi si concludono in maniera traballante, nel peggiore non si chiudono affatto.

Un film che vale comunque il suo biglietto anche soltanto per lo spettacolo visivo.
Visione consigliata a tutti gli appassionati di anime là fuori e anche, per curiosità, agli appassionati di musical.

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Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia).
Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime.
Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

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Censura nei videogiochi: ha senso censurare un videogioco? - SpaceNerd.it
2 anni fa

[…] succede per gli anime, la censura è a volte condizionata da una visione massimalista di questi media, un luogo comune […]

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