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Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra: Quella volta che ridendo sconfiggemmo l’Apocalisse

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Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra: Quella volta che ridendo sconfiggemmo l'Apocalisse 1

Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra

0.00
6.6

COMPARTO TECNICO

6.5/10

CAST

7.5/10

SCRITTURA

7.0/10

REGIA

6.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

6.0/10

Pros

  • Molto divertente
  • Personaggi ben caratterizzati
  • Buon monster design

Cons

  • Qualità complessiva in calo
  • Infantile per la maggior parte

Ogni tanto penso che uno dei grossi problemi del nostro tempo è che prendiamo le cose troppo sul serio. Se riuscissimo a vivere la vita con un po’ di spensieratezza, forse sapremmo far fronte anche ai momenti più difficili.

Questa è l’idea alla base di Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra, serie di romanzi per ragazzi scritta da Max Brallier pubblicata per la prima volta nel 2015 e adattata da Netflix in una serie animata a partire dal settembre del 2019.

Chi segue la nostra pagina Facebook sa che in passato ho già parlato della prima stagione di Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra, adattata come un lungometraggio di 67 minuti diretto da Will Lau, un professionista di lunghissima data nel campo dell’animazione CG, e il responso è stato tutto sommato positivo.

Con la seconda stagione, Libro 2, Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra è entrato nel vivo della storia, diventando a tutti gli effetti una serie animata, composta per il momento dal succitato lungometraggio e da altri 10 episodi di 20 minuti diretti da Steve Rolston, fumettista canadese alla sua prima esperienza come regista.

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Trama

Ci troviamo a Wakefield, Indiana, cittadina di provincia americana (realmente esistente, peraltro) in cui vive Jack Sullivan, un ragazzino  tredicenne orfano in affidamento a una famiglia che se ne frega di lui. Da un giorno all’altro, sulla città si aprono dei portali misteriosi da cui fuoriescono mostri di vario genere, che invadono al città mentre tra le persone comincia a diffondersi un’epidemia di non-morte che trasformarle in zombie.

Jack si ritrova invischiato in mezzo a questa improvvisa apocalisse. Seprato dai suoi compagni di classe durante il primo attacco dei mostri e lasciato indietro dalla famiglia adottiva che fugge dimenticandolo indietro, Jack riesce a trovare rifugio nella casa sull’albero del giardino di casa sua, che trasforma in un fortino da cui cominciare la sua resistenza.

Per non pensare alla situazione disastrosa che c’è la fuori e per evitare di cadere nella pazzia e nella depressione, Jack si costringe a rimanere allegro immaginando di essere all’interno di un videogioco e inventando una serie di assurdi obbiettivi da portare a termine nel suo gioco immaginario “come sopravvivere all’Apocalisse”.

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Nel mentre continua a cercare i suoi amici dispersi in giro per la città: il suo amico cervellone Quint, il grosso bullo Dirk e la determinata e aggressiva June, per la quale Jack ha una cotta.

I quattro insieme scopriranno che i mostri arrivano da un’altra dimensione dominata da un’entità malvagia di nome Rezzoch, che sta tentando di arrivare anche sulla Terra.

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Scrittura e regia

Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra si contraddistingue per un tono spensierato e un umorismo frizzante. Jack in primis è un personaggio forzatamente positivo al limite del ridicolo, ma è un’impressione voluta, perché così riesce a far risultare credibile la creazione di un gioco a obbiettivi durante un’apocalisse e riesce persino a convincere i suoi compagni di avventura che sia una buona idea.

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La forza di Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra sta proprio in questo: la credibilità di un gruppo di ragazzi che cercano di sopravvivere fisicamente, ma soprattutto mentalmente a una situazione troppo più grande di loro, ingegnandosi per continuare a divertirsi, nonostante le condizioni avverse.

Azioni spericolate e sconsiderate saranno il pane quotidiano di Jack e compagnia, nella vana speranza di Jack di diventare l’eroe di questo mondo post-apocalittico.

I personaggi principali sono più o meno degli stereotipi con dei ruoli ben specifici: Jack è il leader, Quint il cervellone scientifico che fornisce gadget al gruppo, Dirk quello con i muscoli e June la ragazza sveglia; da questo punto di partenza i ragazzi vengono caratterizzati in maniera abbastanza approfondita da farceli stare simpatici e empatizzare con loro, specialmente Jack e June.

Jack è costantemente bisognoso di attenzione e affetto, nonché soggetto ad un malsano senso di protezione verso i suoi amici che considera come la sua nuova famiglia, visto che la sua precedente non lo ha mai considerato gran che; June, al contrario, aveva una famiglia unita e amorevole prima dell’apocalisse, da cui è stata separata a causa di un’orda di zombie che non le hanno permesso di raggiungerli nella fuga. June spera ancora che i suoi genitori torneranno a prenderla e che la sua vita torni quella di prima.
Quint e Dirk sono stati caratterizzati davvero poco per il momento. Se del primo si sottolinea l’attaccamento ai genitori (fuori città al momento dell’apocalisse) e il bisogno compulsivo di essere utile, di Dirk, a parte la sua passione per la cucina e il giardinaggio, non si sa praticamente niente.

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Nonostante questo il gruppo è ben affiatato, ognuno dei personaggi ha una personalità ben definita, che da il meglio di se nei momenti di interazione con gli altri membri della squadra.

Il punto su cui Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra eccelle è la scrittura delle battute, sempre frizzanti e divertenti, capaci spesso di strappare una risata anche ai più grandi nonostante il target sia evidentemente basso, probabilmente 10 – 12 anni.

Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra: Quella volta che ridendo sconfiggemmo l'Apocalisse 6

Non facciamo l’errore di consederare Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra come una serie solamente comica però: i quattro protagonisti si trovano comunque in mezzo a un’apocalisse, in una città piena di zombie e creature mostruose, la morte è sempre dietro l’angolo e ne sono più che consapevoli.

I momenti in cui i ragazzi si fanno prendere dallo sconforto o diventano improvvisamente seri sono molti, soprattutto nel Libro 1, in cui, riunitisi dopo più di un mese dall’inizio dell’apocalisse, si raccontano le rispettive vicende e lì capiamo che dietro la loro forzata spensieratezza c’è una storia tutto sommato tragica. In questo contesto ritengo carina la faccia tosta che hanno avuto gli sceneggiatori di mettere dopo scene di forte respiro tragico, delle comiche o delle scene di genuino divertimento dei protagonisti per alleggerire immediatamente la tensione, tanto per i personaggi quanto per gli spettatori.

Un ulteriore vanto della scrittura della serie è proprio quello di mettere gli spettatori sullo stesso livello dei personaggi, facendoci empatizzare sempre di più con loro.

Devo sottolineare, purtroppo, che queste lodi valgono principalmente per il Libro 1. Nella seconda stagione la serie prende un andamento molto più classico e l’inesperienza di Rolston si traduce in uno storytelling decisamente meno incisivo e particolare, legandosi invece ai canoni classici della serialità animata americana.

L’impronta action, presente anche in Libro 1, viene ampliata in Libro 2, diventa preponderante a discapito delle sequenze di introspezione che, anche se marginali nella storia, erano una parte importantissima della caratterizzazione dei personaggi e spiegavano molti dei loro comportamenti. L’unica aggiunta interessante in questo senso nella seconda stagione è l’episodio a casa di June, facilmente il migliore dell’intera stagione, dove il senso di pericolo è costante e si capisce meglio che in ogni altro modo il disagio di June durante l’apocalisse.

Per il resto i dialoghi seri e inquieti che avevano Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra nella prima stagione, nella seconda diventano retorici e privi di mordente.

Sul versante registico, la serie presenta numerose citazioni e parodie a film e videogioco action/horror, gag in cui i personaggi che inciampano senza nessun motivo cercando di imitare qualche scena di un film o di un videogioco, azioni spettacolari che finiscono in un pasticcio o non finiscono affatto, battute ad effetto da cafone di un film d’azione che a volte funzionano, altre no; un insieme di fattori che miscelati insieme rendono la parodia molto divertente.

Anche su questo versante mi sento di premiare maggiormente la prima stagione, curata maggiormente e con una serie di buffi sblocchi di achievement molto simpatici.

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Tecnica

Il comparto tecnico di Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra è buono; character design preciso ed ispirato, probabilmente grazie alle illustrazioni di Douglas Holgate già presenti nei romanzi, da cui i disegni della serie si discostano per poco o niente.

Le animazioni, affidate allo studio canadese Atomic Cartoons (Johnny Test, Hilda, Lego Jurassic World, ecc) sono altrettanto buone, ma un po’ schizzofreniche. In alcuni punti sembrano le animazioni più fluide del mondo, con degli inseriementi in CG davvero convincenti, mentre in altri (senza una vera e propria logica) risultano leggermente meno precise, anche se comuque godibili.

La qualità delle animazioni si abbassa soprattutto quando nella inquadrature molto strette, ma nessuno di questi cali è mai fastidioso, solo una piccolezza dettata probabilmente dall’aver giudicato quelle alcune scene meno importani di altre in sede di realizzazione.

Probabilmente per via del maggiore minutaggio, le animazione della seconda stagione risultano mediamente meno precise di quelle della prima.

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Per concludere

Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra risulta una serie che punta prima di tutto a divertire e riesce perfettamente nell’intento, purtroppo a discapito di qualche ambizione in più che avrebbe potuto avere.

Trattandosi di un adattamento di una serie di romanzi per cui l’autore stesso ha partecipato alla scenggiatura, non sono sicuro di quanta colpa sia da imputare alla serie in se e quanta al libro d’origine, ma la prima stagione di Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra ci ha dimostrato che questa serie avrebbe potuto avere una direzione di messa in scena molto migliore di quanto non sia arrivata ad avere nella seconda stagione. Personalmente spero in una ripresa nei prossimi capitoli della storia (che ci saranno dato che l’intento sembra di adattare ogni libro in una stagione) perché nonostante le sbavature, merita ogni attenzione.

Gli Ultimi Ragazzi sulla Terra diverte quando vuole divertire, ma sa anche dare spazio all’introspezione di un pugno di ragazzini ritrovatisi da soli e senza una guida a dover gestire una situazione troppo più grande di loro. Tra dubbi e distrazioni, non si può non fare il tifo per Jack Sullivan e la sua sgangherata compagnia, capaci di sorridere anche di fronte all’apocalisse.

Consiglio vivamente questa serie a tutti. Per il momento è ottima per passare una serata a farsi quattro risate, ma confido che possa diventare molto migliore in futuro.

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Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia).
Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime.
Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

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