Anime

Komi Can’t Communicate, la Recensione: un adattamento degno di Komi

Komi can't Communicate

8.1

SCRITTURA

7.5/10

REGIA

8.5/10

COMPARTO TECNICO

8.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

9.0/10

CAST

7.5/10

Pros

  • Adattamento dal manga perfetto
  • Racconta un tema importante come quello del disturbo della comunicazione in maniera interessante e simpatica
  • Dea Komi
  • Giusto mix tra slice of life, comedy e romance
  • Un'ottima introduzione alla serie

Cons

  • Schema narrativo semplice che alla lunga può risultare ripetitivo
  • Alcuni personaggi possono risultare esagerati e non piacere

Rimasti colpiti positivamente dal manga di Komi Can’t Communicate, uscito a fine 2020 in Italia grazie a J-Pop, non abbiamo potuto fare altro che esultare alla notizia che l’opera di Tomohito Oda avrebbe avuto un suo adattamento animato.

Non solo un manga di successo in patria che aveva appena debuttato in Italia riscuotendo moltissime critiche positive stava per ricevere un anime, ma nell’annuccio era stato specificato che la distribuzione dell’opera sarebbe stata curata da Netflix, pronta a cimentarsi con un simulcast vero e proprio.

Arrivati alla stagione autunnale appena trascorsa infatti, il colosso americano dello streaming ha deciso di portare settimanalmente due opere (cambiando il solito modus operandi nella distribuzione): Blue Period e Komi Can’t Communicate, l’anime più atteso e il protagonista della recensione di oggi.

Komi-san wa, Komyushou desu

“Vorrei riuscire a parlare”. Con questa semplice frase scritta dalla protagonista nel suo quadernino nonché titolo del primo episodio, possiamo riassumere la prima puntata e forse gran parte della prima stagione di Komi can’t Communicate.

Attraverso gli occhi di Hitohito Tadano ci addentriamo nel suo primo giorno al prestigioso liceo Itan. Lui che si descrive come un ragazzo nella media, sotto qualsiasi punto di vista, finisce inaspettatamente nel banco a fianco a Komi. Grazie al suo aspetto, alla sua eleganza, all’aria quasi regale che la circonda, Komi è già diventata la persona più importante della scuola, una vera dea che si eleva sul resto dell’istituto.

Komi però ha un problema, non è in grado di comunicare con gli altri. Quell’apparente aria di superiorità, lo sguardo distante ed il silenzio che riserva a chiunque si rivolga a lei non sono altro che la conseguenza del suo disturbo della comunicazione che le impedisce di rapportarsi normalmente con gli altri. Nessuno sembra accorgersene fino a quando, dopo le lezioni, Tadano non si ritrova da solo con Komi e le chiede se ha problemi a parlare con le persone.

Proprio Tadano è il primo a rendersi conto che Komi ha questo disturbo della comunicazione (Komyushou in giapponese, gioco di parole che da il nome alla serie) ed inizia a parlare con la compagnia scrivendo sulla lavagna della scuola. Komi qui si lascia andare e si apre a Tadano, raccontando le difficoltà della sua situazione e la sua voglia di socializzare.

Komi vuole riuscire a trovare almeno 100 amici e Tadano quindi promette di aiutarla, iniziando subito da Najimi, suo compagno/a (lasciamo l’interpretazione del gender di Najimi a voi spettatori) delle medie con tantissime conoscenze, la prima persona approcciata da Komi all’infuori di Tadano e soprattutto il primo di quella serie di personaggi sopra le righe che caratterizzano tutto il cast della serie.

Con il prezioso aiuto di Tadano e Najimi, Komi inizia a superare quelle paure che le impediscono di socializzare e di aprirsi con gli altri, incontrando tante nuove persone e cercando di crescere piano piano per vincere il suo disturbo della comunicazione.

Un cast eccentrico

In un anime come Komi, che spazia dalla commedia allo slice of life e che soprattutto si basa sui dialoghi tra i personaggi e le gag che vengono di volta in volta presentate ogni episodio, avere un roster di personaggi di alto livello è fondamentale e nell’opera di Oda questo sicuramente non manca.

I due protagonisti principali sono Komi e Tadano che ovviamente risultano i due personaggi più interessanti della serie. Tadano potremmo definirlo come “l’uomo qualunque” contornato da eccentrici, uno spiraglio di normalità in mezzo a quella serie di pazzi che sembrano contornare lui e Komi. Proprio la sua normalità lo rende fondamentale per la buona riuscita di tutto l’anime, è il suo point of view che diventa quello principale per lo spettatore e sempre con lui viviamo tutti i cambiamenti di Komi.

Il non essere esagerato rende Tadano l’ancora di salvezza di Komi in ogni situazione che le si presenta e senza dubbio il nostro personaggio preferito, dopo la Dea Komi ovviamente.

Il personaggio di Komi è costruito per essere amato e di sicuro non fallisce nel suo intento. L’apparente regina del liceo, bellissima e irraggiungibile, nasconde tante insicurezze ed un problema che le impedisce di comunicare come vorrebbe. Questo però la rende estremamente amabile e non si può non tifare per Komi che si impegna nel superare le sue paure e le sue timidezze per farsi degli amici, ed è normale finire ad esultare per ogni sua piccola conquista episodio dopo episodio.

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Insieme ai due protagonisti troviamo il resto del cast, composto da personaggi esagerati e fuori dalle righe che bilanciano la nostra coppia principale. A partire da Najimi (che non è protagonista ma spesso è il deus ex machina delle vicende) passando per Yamai, Akari e Nakanaka fino alla fantastica famiglia di Komi, tutti i comprimari hanno una caratterizzazione estremanente marcata. Questo in realtà potrebbe anche risultare pesante andando avanti con la serie (e abbiamo visto solo alcuni personaggi in questi primi episodi), ma si fonde bene nell’atmosfera dell’anime e diventa una delle chiavi comiche principali.

L’adattamento perfetto

Da lettore del manga mi sono approcciato al primo episodio con estrema cautela. Il lavoro fatto da Oda nella sua opera, sia a livello di disegni ma soprattutto di composizione e di scelte artistiche, è davvero eccezionale. Ogni scena nel manga è inserita alla perfezione, il disegno comunica quello che deve essere comunicato e fa un utilizzo delle scritte (fondamentali se pensiamo che Komi comunica principalmente attraverso un quaderno) preciso e funzionale per molte scelte comiche. Tutto questo rischiava di perdersi in un adattamento animato, ma già a metà del primo episodio è chiaro che il team di OLM inc. aveva fatto un lavoro straordinario.

La trasposizione anime guidata da Ayumu Watanabe (regista anche di Come dopo la Pioggia) è riuscita a ricostruire tutte quelle dinamiche presenti nel manga, portandole nell’anime all’ennesima potenza. Dalle scritte intorno ai personaggi fino alle orecchie da gatto e agli occhi spalancati di Komi, tutto quello che rende imperdibile il manga di Oda viene ricreato perfettamente nella serie accontentando così anche i più fanatici lettori del manga e rendendo Komi can’t Communicate una trasposizione manga-anime praticamente impeccabile.

Una grave difetto invece condiziona l’adattamento italiano portato da Netflix, che nel tradurre i sottotitoli ha spesso dimenticato qua e là qualche scritta. Un piccolo problema che però pesa sul giudizio di un adattamento per un anime come Komi can’t Communicate, in cui ogni singolo carattere ha uno scopo quando compare sullo schermo, soprattutto se questa dimenticanza si nota in alcune scene molto importanti.

Comparto Tecnico

I tanti pregi nell’adattamento valgono anche per la parte tecnica che si è rivelata semplice ma funzionale. L’animazione infatti non è incredibile ma svolge perfettamente il suo compito e risulta perfetta quando si tratta di mettere in scena passaggi importanti come la scena iniziale della lavagna.

Davvero eccellente anche il character design, che riprende alla lettera quello originale di Oda, la scelta migliore che OLM potesse fare. Non c’era bisogno di strafare sui personaggi. bastava attenersi all’opera originale e concentrarsi soprattutto sulle mille espressioni della nostra Komi (missione compiuta).

Per quanto riguarda invece la parte audio, la colonna sonora non ci rimane impressa più di tanto ma qualche accordo di pianoforte qua e là nelle scene giuste basta a rendere più emozionante le scene e a strappare la sufficienza. Molto orecchiabili e ben animate invece l’opening e la ending, cantate rispettivamente dai CIDERGIRL e dal duo delle Kitri.

Nessuna traccia del doppiaggio italiano visto che questo primo esperimento di simulcast (o quasi) non permetteva anche un doppiaggio in inglese, figuriamoci nella nostra lingua. Per gli standard a cui ci ha abituato Netflix con gli anime, portare un episodio ad una sola settimana dall’uscita in Giappone è già una conquista ed è normale che per l’eventuale doppiaggio dovremo attendere necessariamente un po’.

Del cast di doppiatori in lingua originale invece non ci possiamo lamentare anche se non ci sono delle vere e proprie prove che ci hanno particolarmente colpito. Molto bene Gakuto Kajiwara nel ruolo di Tadano e Rie Murakawa in quello di Najimi mentre sembra quasi sprecato avere una voce come Aoi Koga nel recitare le poche linee di dialogo date a Komi.

Il wholesome che ci piace

Al termine dei primi 12 episodi di Komi can’t Communicate non possiamo che essere estremamente soddisfatti del prodotto. L’hype dietro la serie è stato ripagato a pieno e l’adattamento ha reso giustizia all’opera originale di Oda e il merito va tutto al team di Watanabe per aver colto perfettamente l’essenza del manga.

La storia di Komi in queste prime puntate è solo all’inizio. Abbiamo conosciuto i primi personaggi e vissuto le prime esperienze alla ricerca di nuovi amici, ma la strada è ancora lunga. Questa prima stagione infatti è stata una grande presentazione della storia e dei protagonisti di Komi can’t Communicate in cui è stato dato il giusto spazio per conoscere e approfondire il cast che ci accompagnerà per tutte le vicende che verranno. Nel fare questo la serie ci però ha offerto anche molto di più.

Komi can’t Communicate si è dimostrato quel mix intrigante di commedia, romance e slice of life che approcciando alla serie speravamo di trovare. Una storia per certi versi anche profonda, ricca di riflessioni interessanti, raccontata attraverso tante risate e personaggi stravaganti. Il tutto ovviamente condito da una buona dose di momenti che ci scaldano il cuore grazie ad una protagonista perfettamente scritta come Komi, della quale è praticamente impossibile non innamorarsi.

Questa prima stagione è stata solo un assaggio di Komi can’t Communicate (ad oggi 23 volumi in patria, 13 in Italia), ma fortunatamente non ci sarà da attendere molto per rivedere Komi e Tadano. Già è confermato che la seconda stagione uscirà ad aprile e ci aspettiamo che Netflix continuerà a distribuirlo in simulcast anche qui da noi (augurandoci che questa volta vengano tradotte tutte le scritte).

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Matteo Tellurio

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby. Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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Matteo Tellurio
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