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Destiny 2 Episodio 1: Echi: I guardiani non riposano mai!

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Destiny 2 Episodio 1: Echi: I guardiani non riposano mai! 1

Come disse il vecchio saggio, ogni viaggio prima o poi giunge alla fine: dopo nove anni di intense battaglie contro le forze del male, la saga di Luce e Oscurità ha finalmente visto la sua conclusione.

Come suggerito da Bungie stessa qualche tempo fa però, il lavoro dei Guardiani non finisce mai, e il loro destino è in costante cambiamento: dopo il rilascio de La Forma Ultima, gli sviluppatori hanno deciso di cambiare struttura al piano d’aggiornamento annuale di Destiny 2, abbandonano la struttura a “stagioni” in favore di una ad “episodi“.

Questi primi quattro mesi dell’Anno 8 ci hanno infatti visto affrontare il primo di questi, chiamato “Echi“: scopriamo com’è andata nella recensione.

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Un nuovo corso narrativo?

La morte del Testimone, causata dallo straordinario potere della luce dei guardiani e dei loro spettri, ha pesantemente scosso l’universo e portato a conseguenze impreviste: dal portale d’accesso al Cuore Pallido del Viaggiatore ha iniziato a fuoriuscire una specie di aurora, così anomala da costringere l’Avanguardia a limitare la navigazione entro un certo raggio di distanza.

Da questa sono inoltre partiti per lo spazio due fuocherelli d’energia di natura sconosciuta: verranno chiamati echi, e, stando alle prime rilevazioni, sembrerebbe che uno di essi sia caduto nelle profondità di Nessus.

Da quando è avvenuto tale evento il nostro beneamato pianeta meccanico è stato vittima di eventi anomali, come piccole scosse di terremoto, picchi di energia del fluido radiolare e, soprattutto, un drastico cambio d’atteggiamento e di riorganizzazione strategica da parte dei Vex. Dietro a tali avvenimenti vi è la comparsa di una nuova misteriosa figura nemica chiamata La Guida, la cui intenzione sarà quella di sfruttare l’incredibile energia degli echi per far rivivere all’umanità una nuova Età dell’oro, utilizzando però metodi tutt’altro che ortodossi.

Il nostro obiettivo sarà quindi quello di scendere su Nessus per fare luce sulla questione ed impedire che tutto ciò avvenga. Per farlo, dovremmo ricorrere all’aiuto di Osiride, in quanto grande conoscitore dei Vex, di Saint-XIV, che ne ha affrontati a centinaia e, soprattutto, della cara e vecchia Failsafe, la stramba IA che vive su Nessus e che ne ha studiato ogni segreto.

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Mischiare le carte in tavola

Qui risiede una delle prime novità strutturali del nuovo sistema ad episodi di Destiny 2: questi saranno infatti suddivisi in tre atti, che andranno a proporre ognuna una propria impresa narrativa, con relative missioni ed attività stagionali, e di conseguenza segmentano l’esposizione narrativa.

Nel caso di Echi, il tutto si è basato sulla battaglia con questa nuova minaccia a capo dei Vex e su tutto ciò che li riguarda, tra viaggi nel tempo e simulazioni di realtà alternative; a questi si affiancano poi approfondimenti emotivi e psicologici del nostro caro titano, che filosofeggiano sull’autenticità della vita e sul valore che viene dato ad essa. Scopriremo così che la Guida non è niente meno che la professoressa Maya Sundaresh, nei panni di una delle tante copie di Lakshmi.

Ebbene, tutto ciò ha funzionato con moderazione: in particolare, ho trovato piacevole la sensazione di ritrovarsi nello stato di qualche anno fa, dove non vi era un’unica grande direzione della trama, bensì tanti piccoli nuovi spunti, più tematizzati e specifici, in grado di aprire qualche nuova via e regalare delle sorprese.

Per quanto la conclusione della saga di Luce e Oscurità sia indubbiamente stata epica, ho trovato saggia la decisione da parte di Bungie di rallentare un po’ e di prendersi del tempo per raccontare con maggiore leggerezza le sue conseguenze sull’universo di Destiny 2, recuperando in maniera tutto sommato coerente le sopracitate tematiche relative alla specie Vex, che era rimasta narrativamente in disparte da un po’ troppo tempo.

Gli appassionati di lore hanno comunque avuto pane per i propri denti, in quanto, tra un’attività e l’altra, hanno avuto modo di approfondire molto la storia di Maya, della sua relazione con la moglie e collega Chioma Esi, e una numerosa serie di altre informazioni sul Collettivo Ishtar e su alcuni inquietanti esperimenti che vennero fatti durante l’Età dell’Oro.

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Dall’altro lato però, era ovvio che non avrebbe mai potuto esserci lo stesso livello di interesse ed intensità narrativa che c’era stata fino a qualche mese prima, in quella sequenza di eventi e racconti che ci avevano portato al climax finale nello scontro con il Testimone.

Ciò rende l’episodio Echi un po’ indifferente e fine a sè stesso per tutti coloro che si aspettavano l’inizio di un ciclo narrativo tutto nuovo, cosa che non è e non vuole essere.

Cambio di gestione

Dal punto di vista strutturale, la suddivisione in atti ha leggermente cambiato le carte in tavola di quello che è l’approccio contenutistico di Destiny 2: come detto in precedenza, ogni atto avrà una parte dell’impresa narrativa, e, di conseguenza, una propria attività.

Più nel dettaglio, nell’Atto 1 di Echi abbiamo affrontato Violazione Eseguibile, una modalità dalla classica struttura di quelle stagionali viste in passato: atterrando sul suolo di Nessus, avremo una serie di sequenze da portare a termine, settorializzate per obiettivi da compiere in alcune delle aree della zona open, ma un po’ più strutturate e dense di pericoli inediti, come trappole Vex, geyser di fluido radiolare, scudi protettivi ecc.

Tra confluenze da conquistare, cristalli da distruggere e particelle da depositare, le cose da fare qui saranno bene o male sempre le stesse, nonostante vi sia comunque una buona variabilità nell’impostazione dei suddetti obiettivi, delle tipologie di nemici da sconfiggere e della strutturazione di arene e boss fight.

A ciò si è affiancato Protocollo Enigma, che ha visto i giocatori accedere nuovamente alla rete Vex in una intensa e dinamica corsa contro il tempo, fatta di sequenze platform, sezioni di guida con gli astori e scontri con gruppi di nemici, tra traguardi da raggiungere e timer da resettare.

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L’Atto 2 invece ha visto l’introduzione di tre nuovi Campi di Battaglia, che ricordo essere l’equivalente degli assalti: questi saranno ambientati consecutivamente uno dopo l’altro, e, partendo dalla superficie nella zona della Torre delle Fiamme, ci vedranno addentrarci nei meandri di Nessus, in porzioni di mappa del tutto inedite, fino a raggiungerne le più remote profondità del suo immenso sottosuolo.

Con l’Atto 3, l’offerta contenutistica si è conclusa con l’inserimento di una missione esotica tutta nuova, chiamata Bis. Anch’essa sarà ambientata in un nuovo set di scenari, e andrà a proporre una meccanica molto simile a quella vista durante l’incursione Cripta di Pietrafonda, che prevede la presenza di tre buff colorati da raccogliere. Ognuno di essi avrà una propria utilità e, depositandoli negli appositi “contenitori”, ci permetteranno di modificare alcuni elementi ambientali per aprire nuovi passaggi e risolvere alcuni enigmi.

Inoltre, al suo interno vi sarà una stanza nascosta piena di portali, che si andranno man mano ad aprire: questi faranno da “collegamento” tra le varie zone della missione e ci daranno l’accesso ad ulteriori aree secondarie, dove ci attenderanno un’altra serie di sfide a tempo, boss fight ed enigmi particolari. Essendo la protagonista assoluta dell’Atto 3, ci ritorneremo parecchie volte: così esploreremo più a fondo il laboratorio di Maya Sundaresh, e, in base all’impresa, si riempirà di segreti e collezionabili grazie al quale potremo approfondirne ogni dettaglio.

Come attività di per sè, seppur vadano a proporre un modello strutturale già visto e stravisto su Destiny 2, riescono a risultare tutto sommato godibili, grazie a qualche spunto ludico interessante e ad una integrazione pressoché perfetta in quelle che sono le ambientazioni nel bioma naturale/meccanico di Nessus.

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Un po’ ricercatori, un po’ archeologi

Oltre a tutto ciò, sono state sbloccate una serie di imprese secondarie che, similarmente a quanto fatto da alcune fasi di intermezzo di quelle principali, ci hanno visto eseguire dei piccoli compiti di natura esplorativa, volti all’ottenimento della radiolite, una specie di risorsa che Failsafe potrà utilizzare per catalogare e classificare i vari elementi della fauna e della flora della destinazione. Collezionandone un certo numero potremo riempire una specie di teca vetrata situata sull’H.E.L.M. di vari campioni di fiori e piante ma anche di animaletti e creature varie.

Per quanto si tratti di attività totalmente secondarie e tutt’altro che stimolanti dal punto di vista del gameplay, fanno una cosa a mio avviso di fondamentale importanza: valorizzare la destinazione.

Già con La Forma Ultima, Bungie aveva spinto molto sulle cose da fare nella componente open del Cuore Pallido, e, nel caso dell’episodio Echi, la stessa cosa è stata fatta su Nessus. Finalmente abbiamo avuto dei veri motivi per scendere sulla destinazione, per girarcela in lungo ed in largo alla ricerca di qualcosa di inedito, anche e soprattutto perché alcune delle zone sono state modificate nel design e nell’estetica, mentre altre sono state proprio aggiunte.

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Tutto ciò dà un’importanza notevole alla bellezza delle ambientazioni, che rimangono, a mio avviso, sempre splendide; se a ciò aggiungiamo tutte le nuove attività con i relativi scenari, possiamo dire che tutti coloro che trovano coinvolgenti ed affascinanti i paesaggi e l’art design di Destiny 2 possano sentirsi soddisfatti, me compreso.

Con Echi, Nessus ha avuto il focus che si è sempre meritato ma che Bungie non era mai riuscito a dargli: in questo senso, una parte di me spera che nel futuro di Bungie lo stesso possa esser fatto con le altre destinazioni.

Quanto fumo e quanto arrosto?

Dall’altro lato, purtroppo, per l’altra fetta di community che da più importanza alle componenti di gameplay, l’episodio Echi è stata una discreta delusione: sarà per la ripetitività delle attività o per la mancanza di sfide consistenti e loot interessante, il pacchetto contenutistico proposto non riesce quasi in alcuna occasione ad invogliare il giocatore a buttarsi e a rimanere coinvolto in quel ciclo ludico.

Considerando l’eccellenza che è stata La Forma Ultima sotto questo punto di vista, speravo che Bungie avesse imparato dagli errori del passato, proponendo logiche e formule di gioco un po’ più originali che sarebbero riuscite a svecchiare con successo il vecchio sistema stagionale di Destiny 2, ma purtroppo così non è stato.

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Conclusioni

Personalmente, ritengo che l’Episodio Echi vada preso come una sorta di gita guidata tra le lande biomeccaniche di Nessus, volta a farci godere ogni sua ambientazione e a scoprirne a fondo ogni segreto, in una parentesi narrativa secondaria ma comunque interessante.

Ma ovviamente Destiny 2 è un MMOFPS, e in quanto tale ha bisogno di stimoli di natura ludica, cosa che purtroppo in questo caso manca quasi del tutto: seppur le attività, prese singolarmente, abbiano un loro perché, non riescono poi ad integrarsi a dovere nel ciclo di gameplay a causa di una mancanza di incentivi concreti nel venirne coinvolti e di una ripetitività di fondo a dir poco noiosa.

Ad ogni modo, da grande fan della componente estetica e del world building, spero che anche nei prossimi episodi Bungie abbia l’intenzione di seguire questa direzione, ma che venga affiancata al contempo da una maggiore consistenza sul fronte delle attività.

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Salve a tutti, sono Mattia, e da circa 18 anni ho un'intesa passione per il mondo dei videogiochi, e con essa mi porto dietro una forte propensione alla discussione e al dialogo il più discorsivo possibile riguardo questa incredibile arte.

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