Return of the Obra Dinn GAMEPLAY E LONGEVITÀ 9.0/10
COMPARTO GRAFICO E SONORO 8.5/10
COERENZA E CURA PER IL DETTAGLIO 10.0/10
Pros Comparto tecnico ed estetico sublime Sistema d'investigazione elaborato ed innovativo Trama piena di risvolti Assoluta libertà d'approccio e d'interpretazione... Cons ...che potrebbe risultare sin troppa per alcuni giocatori Seconda metà di gioco meno interessante Chi sfoglia le pagine di SpaceNerd già da un po’ sa bene quanto sia nostra intenzione rimanere sempre al passo con i tempi per offrire ai nostri lettori news, approfondimenti e recensioni delle opere di intrattenimento del momento. A volte però, ci piace anche guardarci alle spalle per parlare di videogiochi del passato talmente speciali che, a nostro avviso, meritano di essere approfonditi e del quale sentiamo il bisogno di parlarne in articoli dedicati.
È questo il caso di Return of the Obra Dinn , sviluppato da Lucas Pope (autore di Papers, Please ) pubblicato da 3909 il 18 ottobre 2018 su PC e esattamente un anno dopo anche su console. Nonostante non appartenga ad un passato poi così remoto, abbiamo avuto modo di recuperarlo a posteriori solo di recente, e non vediamo l’ora di dire la nostra, in questa recensione .
Prepararsi alla (dis)avventura! Il gioco è interamente ambientato sul vascello inglese Obra Dinn misteriosamente rinvenuto nel 1807 a largo delle coste britanniche, dopo essere stato dato per disperso per 5 lunghi anni dal suo ultimo viaggio verso Capoverde. Praticamente a pezzi e completamente privo di qualsivoglia anima viva , nei panni dell’agente assicurativo della Compagnia delle Indie Orientali, dovremo investigare in lungo ed in largo su questa nave, scoprendo ed analizzando passo per passo ciò che avvenne a bordo , dalla partenza dai mari inglesi fino al suo rovinoso ritorno, per valutarne i danni ed eseguirne le procedure assicurative.
All’inizio della nostra avventura ci verranno forniti due strumenti di vitale importanza per le nostre indagini: il primo è una sorta di bussola magica grazie al quale potremo interagire con i cadaveri che troveremo sulla nave per tornare indietro nel tempo e rivivere i ricordi di quei personaggi nei momenti subito antecedenti alla loro morte , potendo udire con le nostre orecchie ogni suono, rumore, effetto o dialogo per qualche secondo, per poi “entrare” in una specie di scatto istantaneo tridimensionale ed esplorabile che immortala l’attimo.
Partendo da queste scene, tale bussola ci guiderà in giro per la nave , facendoci scovare altri corpi (e quindi altre memorie in cui entrare per approfondire gli accaduti) e sbloccando progressivamente le varie aree in base al proseguimento delle scoperte, che porteranno per forza di cose avanti anche la storia.
Ma il nostro obiettivo non sarà semplicemente “vedere” cosa è successo, ma anche scoprire il come, il quando e il perché, e qui entra in gioco il secondo strumento fondamentale, il libro del Ritorno della Obra Dinn.
Impostato a mo’ di diario di bordo , esso conterrà nelle sue pagine iniziali una serie di informazioni di base come la piantina della nave, la lista di tutte le persone a bordo (con tanto di ruolo), una loro illustrazione fotografica, un glossario ed un indice. A seguire vi saranno svariate decine di pagine completamente vuote (sarà solamente indicato l’inizio dei vari capitoli), che il nostro investigatore riempirà automaticamente man mano che assisteremo alle varie scene tramite la bussola, indicando per ogni situazione la posizione del cadavere, gli ipotetici personaggi presenti sul momento e relativi dialoghi, accompagnati dallo scatto che inquadra l’istante della morte in questione.
Quindi, una volta ottenuti entrambi gli oggetti, toccherà a noi e noi soltanto svelare la verità, andando ad indicare per ognuno dei sessanta passeggeri la loro identità e la loro sorte nei minimi dettagli, interpretando solo ed esclusivamente con il nostro cervello ogni informazione, osservando con estrema attenzione ogni angolo delle scene del crimine ed incrociando i dati di partenza con quelli ottenuti durante le varie indagini.
Sherlock Holmes, prima di Sherlock Holmes! Tutto ciò incornicia quello che è, a nostro avviso, uno dei migliori sistemi di investigazione dell’intera storia del medium: l’incredibile quantità di dettagli grazie al quale è possibile azzardare deduzioni rende evidente la cura maniacale riposta da parte di Lucas Pope nell’esposizione di ogni elemento degli scenari che, oltre a definire il gameplay relativo alle indagini stesse, compone a tutti gli effetti anche la trama e gli sviluppi narrativi.
Riconoscere l’identità di un passeggero dai suoi abiti, il suo paese di provenienza dall’accento o dalla lingua usata, il suo ruolo dalla sua postura e comportamento “disegnati” nell’illustrazione o i suoi rapporti con gli altri passeggeri in base alle sue azioni durante le varie scene (distinguendo quelle più concitate dalle altre di routine quotidiana) sono solo alcune delle possibilità di indagine, al quale potremo dare più o meno peso in base alle nostre capacità di intuizione e deduzione .
Nonostante la soluzione corretta sia una ed una soltanto, il gioco riesce comunque ad offrire al giocatore la massima libertà nell’approccio alle investigazioni : innanzitutto, potremmo decidere in che modo e in che ordine dedicarci ad esse, scegliendo a nostro piacimento quando e quanto approfondire le indagini su determinate scene e personaggi rispetto all’andamento della trama, in secondo luogo non vi è alcun vincolo nemmeno nelle loro stesse risoluzioni, dandoci addirittura la possibilità di andare per esclusione o tirare ad indovinare anche senza le informazioni necessarie.
Il gioco ci confermerà il corretto andamento dell’investigazione ogni volta che indovineremo un totale di tre sorti , andando conseguentemente a restringere sempre di più il campo sulle indagini successive.
Inoltre, è richiesto un utilizzo estremamente preciso delle varie forme lessicali per descrivere un avvenimento: alcune morti sono state infatti rese volutamente ambigue visivamente parlando, e toccherà anche in questo caso solamente a noi interpretarle, scegliendo quella che secondo noi è la reale causa della morte tra le tantissime opzioni disponibili e, nel caso in cui la vittima sia stata uccisa da qualcuno o qualcosa, dovremo persino indicare chi o cosa ha compiuto il misfatto.
Un altro grande merito del gioco a proposito dell’investigazione riguarda l’eccezionale praticità di utilizzo del nostro diario : considerando che passeremo moltissimo tempo a studiare, visualizzare, analizzare ed osservare pressoché tutte le sue pagine, gli sviluppatori sono riusciti a rendere tali passaggi comodi e veloci grazie ad una rete di comandi e collegamenti pensata con estrema intelligenza.
Nonostante funzioni tutto a meraviglia però, più si avanza e più potrebbe instaurarsi a nel giocatore una certa sensazione di smarrimento dovuta proprio ad una quantità forse fin troppo eccessiva di eventi da scoprire e di libertà interpretativa, che potrebbero stufare ed appesantire tutti coloro che non sono avvezzi a questo genere di intrattenimento ed interazione.
Quando il destino si mette di mezzo… Parlando invece di quella che è l’effettiva trama, anche in questo caso siamo rimasti positivamente colpiti: nonostante non vi sia chissà quale elaborato intreccio, quello della Obra Dinn è veramente un viaggio imprevedibile che riesce a coinvolgere grazie a pochi colpi di scena ben piazzati (alcuni che sfociano addirittura sul sovrannaturale e sul fantastico), e le continue tragedie che affliggono la nave ed i suoi passeggeri danno continuamente una forte sensazione di stupore e di empatia verso di essi.
Inoltre, le vicende non vengono raccontate in modo lineare dall’inizio alla fine, bensì in ordine sparso (come detto in precedenza, in base all’ordine con cui troveremo i cadaveri, ndr.), dandoci sprazzi e frammenti narrativi inizialmente scollegati che offrono al giocatore la possibilità di speculare sui “puntini sulle i” che potrebbero collegare il tutto, per poi avere solo alla fine il reale quadro completo.
Nonostante il racconto si attesti sempre su alti livelli, abbiamo notato un certo calo d’intensità nella seconda metà di gioco, a causa di una distribuzione non propriamente equa dei colpi di scena che convergono principalmente nelle fasi iniziali (e che le rendono quindi significativamente incalzanti ).
Lo stesso vale per la proposta delle meccaniche investigative, sorprendenti non appena vengono proposte, perdono progressivamente questo loro impatto dato che, per quanto meravigliose e perfette così come sono, rimangono le medesime fino alla fine: nonostante non sia assolutamente niente di grave , ci siamo sentiti in dovere di notificare tale sensazione.
A rendere tutto ancora più speciale ci pensa lo stile estetico, dato che Return of the Obra Dinn è impostato come un’avventura in prima persona in pixel art completamente in bianco e nero , dove persino le ombre, i vari chiaroscuri e le tonalità di grigio non sono rappresentati da sfumature di colore bensì dalla presenza più o meno densa di pixel neri su sfondi bianchi. Il risultato è semplicemente eccezionale: ogni dettaglio, espressione facciale, modello, effetto visivo e quant’altro riesce ad essere riconoscibile e coerente , e vanno a comporre magistralmente le scene dei vari delitti anche registicamente parlando (se così possiamo dire, dato che ricordiamo che tali scene vengono visualizzate in una sorta di stasi temporale, dove tutto è fermo).
Anche in questo caso, proprio considerando la composizione registica delle vicende, ci siamo chiesti più volte quanto esse avrebbero potuto essere ancora più di impatto se fosse stato adottato un comparto estetico più vivido, colorato e meno minimale, ma si tratta in tutto e per tutto più di una nostra curiosità personale che di un demerito degli artisti che, come detto, hanno svolto un lavoro eccezionale.
A sostegno di un comparto visivo già notevole ci pensa pure quello sonoro, dato che pressoché ogni suono ed effetto riesce ad essere in qualche modo realistico, il doppiaggio dei vari personaggi (di nazionalità e con accenti molto diversi) sempre di alto livello, mentre le note di una colonna sonora più adatta che mai accentuato nel migliore dei modi ogni momento saliente.
Conclusioni Return of the Obra Dinn è una piccola grande perla nel contenuto ed un grande capolavoro nella forma : considerando che il genere di appartenenza richieda canoni di apprezzamento abbastanza specifici, pressoché ogni componente narrativa, investigativa, estetica e meccanica riesce a presentare qualche spunto speciale ed unico, e ad essere al contempo ben integrato nella struttura complessiva di gioco, che è a sua volta decisamente solida ed elaborata.
A voler fare i critici a tutti i costi, l’opera potrebbe risultare un po’ troppo pesante e complicata per i giocatori meno attenti, pazienti o semplicemente per coloro che non sono avvezzi nelle meccaniche di investigazione, a causa di una libertà d’approccio e possibilità di interpretazione forse un filo eccessive sul lungo termine, elemento che però, per tutti gli altri giocatori, rappresenta un pregio che noi riteniamo davvero importante.
In definitiva, l’opera di Lucas Pope è una di quelle che avremmo voluto e dovuto giocare sin da subito , e del quale consigliamo l’acquisto ad occhi chiusi a tutti quanti, anche a coloro che non apprezzano il genere, anche solo per provarlo e dargli una possibilità: il mondo dei videogiochi ha bisogno ora più che mai di opere come queste, sperando che anche i grandi sviluppatori riescano a coglierne la marea di spunti creativi e di riflessione.
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