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Dead Island 2, la recensione: sangue e non-morte tra le strade di Los Angeles

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È ormai da diversi anni che lo sviluppo di un videogioco tripla A stia risultando per gli sviluppatori un processo sempre più complesso e dispendioso, non solo in termini prettamente produttivi ma anche di tempo e creatività.

In molti casi, questo porta inevitabilmente a una serie di situazioni impreviste che creano intoppi nella catena di produzione, come cambi di direzione creativa e ristrutturazioni interne del personale, che portano a loro volta a ritardi nella pubblicazione e alle conseguenti difficoltà comunicative da parte del publisher.

Questo è stato senza dubbio il caso di Dead Island 2, che è stato rilasciato sulle varie piattaforme dopo anni e anni dal primo annuncio, in seguito a numerosissime vicissitudini del genere.

Ora, a esattamente un anno di distanza pubblicazione originale, il titolo sviluppato da Dambuster Studio è stato finalmente rilasciato anche sulla piattaforma Steam: di seguito la recensione.

Dead Island 2 - Gamescom Reveal Trailer

“Prendiamola a ridere!”

Come premesso (e promesso) dall’eccezionale e ormai leggendario primo trailer d’annuncio del gioco (uscito ormai oltre sette anni fa), questo secondo capitolo si sarebbe occupato di raccontare la piaga dei non morti recuperando in tutto e per tutto i toni scanzonati e divertenti pel primo capitolo, a differenza di quanto visto con i due Dying Light di Techland, che risultavano invece ben più seriosi e d’atmosfera.

Tali intenzioni creative vengono dimostrate sin da subito da un filmato introduttivo nuovamente stravagante e fuori dagli schemi: un pericoloso virus che trasforma gli esseri umani in non morti assetati di sangue si è rapidamente e inesorabilmente diffuso in pressoché ogni quartiere di una Los Angeles ad ampio respiro, che tra sole e mare brilla sempre e comunque di luce propria.

Nel caos più totale, i protagonisti riusciranno a decollare su un aereo che li avrebbe portati lontano dalla città, ma qualcosa va rovinosamente storto: dopo aver segnalato la presenza di uno zombi a bordo, le autorità di terra ne ordineranno la distruzione lanciando un missile contro il velivolo.

Per forza di cose, quest’ultimo precipiterà nuovamente sul suolo della città: oltre alle numerose vittime dell’incidente però, alcuni personaggi (tra cui ovviamente il protagonista) riusciranno a sopravvivere e a mettersi in salvo dai rottami in fiamme.

Ma come detto in precedenza, sul territorio losangelino vi sarà una massiccia presenza di zombie, il che costringerà i superstiti a cercare di difendersi con le proprie forze: imbracciando il primo tubo d’acciaio che ci capita sotto mano, inizieremo a prendere a sprangate i nemici in una fase di gameplay iniziale che farà da tutorial per le varie meccaniche di gioco.

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Così, riusciremo a raggiungere la meravigliosa villa della famosa attrice Emma Jaunt (anch’essa presente tra i sopravvissuti allo schianto), che farà da rifugio e quindi da HUB centrale per la prima parte del gioco: a questo punto, dovremo pian piano spostarci tra le varie aree della città per compiere una serie di incarichi che possano aiutarci a sopravvivere e ad aprirci una possibile via di fuga dalla città.

In termini prettamente narrativi, la trama di Dead Island 2 oscilla costantemente tra il banale e lo scontato, proponendo sviluppi e soluzioni di avanzamento generici e prevedibili per questo tipo di opere, che si appoggiano a loro volta su basi narrative e tematiche già viste più e più volte altrove (anche nel cinema e nella letteratura) e in forme ben più smaglianti di questa.

A volerla dire tutta, il gioco prova a sorprendere il giocatore con rivelazioni e colpi di scena ai quali è stata data particolare enfasi narrativa, ma che all’effettivo non riescono in pressoché alcun modo a penetrare nel cuore del giocatore.

Al contempo però, va assolutamente considerata l’altra fondamentale faccia della stessa medaglia, che riguarda in generale il mood e le atmosfere che si respirano nel gioco: come detto nell’introduzione, risulta palese sin dal primo istante che gli sviluppatori abbiano voluto offrire un’esperienza divertente, scanzonata e ad ampio respiro, facendo leva su una comicità e una leggerezza di fondo che permea la scrittura dei dialoghi e la caratterizzazione generale dei personaggi, tipiche dei film trash di serie B degli anni ’90.

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In tal senso, Dead Island 2 centra in pieno il bersaglio, regalando al giocatore qualche decina di ore di assoluta spensieratezza, dove niente vuole mai veramente farsi prendere sul serio nonostante il tema di base sia inequivocabilmente di natura horror.

Nonostante ciò, non mancheranno determinate sezioni di gioco più immersive e coinvolgenti, che deviano l’esperienza verso standard di tono più classici per il genere, risultando come delle parentesi creative che danno quel tocco di varietà in più alla struttura e alle atmosfere delle varie missioni.

A ciò si affianca quella che probabilmente la componente più riuscita dell’intero titolo, ovvero quella estetica: gli artisti di Dambuster Studio hanno tirato su una ricostruzione incredibilmente accurata e credibile di una Los Angeles desolante ma al contempo rumorosa e vivida, dove nemmeno l’apocalisse zombie riesce a smuovere la penetrante bellezza dei suoi quartieri.

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Dalle lussureggianti ville di Beverly Hills alle soleggiate spiagge di Venice Beach si ha la sensazione che l’intera disavventura non sia altro che un pretesto per farci visitare questo piccolo paradiso terrestre in una veste ben diversa dal solito.

Ed è proprio quando si passeggia tra quelle strade prendendo a mazzate zombie a destra e sinistra che ci si dimentica immediatamente della mancanza di consistenza della trama, che nell’economia generale dell’esperienza passa totalmente in secondo piano, non risultando altro che un semplice mezzo di contestualizzazione narrativa del quale forse, in fin dei conti, poteva anche non aver bisogno.

Tra sprangate ed esplosioni

Parlando del gameplay, Dead Island 2 si pone in perfetta continuità con il primo capitolo, rappresentando un action in prima persona: seppur esistano pistole, fucili, e mitragliatori di vario tipo, Il vero focus dei gameplay risiede nei combattimenti corpo a corpo, grazie alla notevole quantità e varietà di armi bianche che avremo modo di utilizzare durante l’avventura, alcune delle quali particolarmente bizzarre e inusuali.

Si passa infatti da semplici piedi di porco e tubi d’acciaio a coltelli, spade, mazze da baseball/golf, artigli, tirapugni e chi più ne ha più ne metta: ovviamente, ognuna di queste tipologie di arma avrà determinati valori di potenza, danni da impatto, velocità, raggio di attacco e moveset differenti.

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Andando in giro per le mappe potremmo inoltre trovare determinati materiali e pezzi di ricambio che potremo sfruttare presso i vari banchi da lavoro non solo per potenziare le suddette armi ma anche per donargli proprietà uniche.

Infatti, oltre ai soliti valori statistici sopracitati, vi è anche un focus sull’applicazione di determinati effetti elementari: se i danni elettrici stordiranno tutti i nemici in una certa area per del dato tempo, quelli da fuoco li bruceranno e gli faranno perdere salute nel tempo, mentre quelli da tossina ne indeboliranno le difese, rendendoli più vulnerabili agli attacchi normali.

In tal senso però, non dovremmo semplicemente limitarci a colpire ripetutamente il nemico per applicare i suddetti effetti, ma potremo persino sfruttare lo scenario che ci circonda.

Gli sviluppatori hanno infatti disseminato le varie mappe di gioco di tubi che perdono acqua e creano pozzanghere, vere proprie pozze d’olio infiammabile, ma anche di taniche di acqua o benzina con cui creare scie di liquido sul quale applicare l’effetto desiderato, permettendoci di creare combinazioni esplosive in grado di massacrare molteplici zombie insieme, anche quelli più pericolosi e robusti.

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Per quanto non si tratti di nulla di chissà quanto elaborato o profondo, tale meccanica stimola la creatività del giocatore e offre quel pizzico di varietà aggiuntiva che, per giochi del genere, non può fare altro che un gran bene (e poi diciamocelo, giocare al “piccolo chimico” nei videogiochi è sempre divertente).

Ludicamente parlando, Dead Island 2 centra in pieno l’obiettivo: oltre alla appena citata componente elementale, prendere a mazzate gli zombie da un certo gusto che davvero poche volte avevo provato prima, grazie a una fisicità degli impatti che, tra animazioni ed effetti sonori, fa percepire ogni colpo inflitto, ogni ossa rotta, ogni cranio sfondato e ogni squarcio nella carne, sia con le armi più lente ma pesanti che con quelle invece più rapide e veloci.

Discorso leggermente diverso per quanto riguarda le armi da fuoco alla distanza, che, oltre a essere quasi tutte molto banali e generiche, rivelano uno shooting system abbastanza ingessato e tendenzialmente poco divertente, ed ecco perché ho specificato quanto sia importante la componente corpo a corpo del titolo rispetto quella a distanza.

Scavando in profondità

In tutto ciò però, vi sono fondamentalmente due problemi che a mio avviso rappresentano le note dolenti dell’opera.

La prima riguarda la struttura di gioco: l’avventura infatti non offre soltanto una sequenza di missioni principali da portare a termine consecutivamente, bensì anche una leggera componente da open map, che permette di andare in giro tra le varie ambientazioni sbloccate per compiere missioni secondarie e altri tipi di attività, come la ricerca di chiavi e codici per aprire porte e cassaforti oppure per sconfiggere zombie unici e potenti in cambio di armi speciali.

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Tutto ciò, ahimè, non sa né di carne e né di pesce, in quanto salvo qualche missione secondaria effettivamente interessante e qualche specificissima ricompensa risulta tutto abbastanza anonimo e poco stimolante: nonostante la bellezza delle ambientazioni, le mappe risultano tendenzialmente piatte nel level design e prive di chissà quale spunto di esplorazione particolare.

Inoltre, la “bussola” che si trova nella parte alta dell’HUD straborda continuamente di segnalini di vario tipo, che invece di aiutare il giocatore a orientarsi per trovare un determinato punto di interesse non fa altro che confonderlo, facendogli passare totalmente la voglia di dedicarsi alla ricerca del suddetto segreto/oggetto nascosto.

La seconda nota dolente è rappresentata dal sistema di progressione, che si pone al giocatore come una sorta di piccolo “mazzo” che, avanzando nell’avventura e salendo di livello, potremo riempire con varie carte, ognuna con determinate abilità e/o perk passivi.

Ebbene, questi potenziamenti non riescono minimamente a essere consistenti quanto avrebbero dovuto, proponendo tipologie di vantaggi tutt’altro che interessanti nel concept e nemmeno così utili nell’economia generale del combattimento.

Anche gli equipaggiamenti possiedono parametri statistici a mio avviso del tutto superflui, in quanto ci si può tranquillamente limitare a cambiare man mano arma basandosi esclusivamente sul valore finale di danno, senza stare a ragionare più di tanto su altri numeretti e iconcine varie.

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Gioia per gli occhi e per le orecchie!

Dal punto di vista tecnico Dead Island 2 svolge un lavoro assolutamente dignitoso, in quanto riesce a offrire una notevole pulizia visiva senza rinunciare a una serie di texture e modelli ambientali ben dettagliati, che sfiorano con il dito il fotorealismo e vivacizzano con successo il mondo di gioco.

Ma ciò che mi ha colpito di più in assoluto graficamente parlando riguarda la resa dei personaggi: se da un lato spiccano i protagonisti e i loro costumi in tutta la loro bellezza, dall’altra il vero plauso va fatto sulla modellazione degli zombi, che oltre a essere estremamente vari in termini di fisionomia e vestiario, saranno soggetti a una serie di microanimazioni a dir poco sensazionali, come l’abito che si spiega e si straccia, la mandibola che penzola o le ossa che scricchiolano, il tutto mantenendo sempre una buona quantità di elementi/effetti a schermo e il framerate tendenzialmente stabile.

Anche il comparto audio fa il suo, grazie a una recitazione generale di buon livello e a una colonna sonora sul pezzo, che con i suoi temi funky cattura perfettamente l’essenza e il mood di quella pazza Los Angeles.

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Conclusioni

Dead Island 2 offre un’avventura a tema zombie consistente, fatta e finita, divertente sia in termini di mood e atmosfere che di gameplay, specialmente parlando di combattimento corpo a corpo. A tutto questo, si aggiunge una notevole e inaspettata cura per i dettagli in termini grafici ed estetici, che rendono la sua ambientazione un sogno a occhi aperti.

Dall’altro lato però, la trama non riesce minimamente a essere incisiva quanto la caratterizzazione dei suoi personaggi, mentre una struttura di gioco del tutto priva di originalità e creatività unita a un sistema di progressione a malapena abbozzato impediscono al titolo di raggiungere l’eccellenza.

Nonostante ciò, una cosa va detta: se tutti i titoli con un percorso di sviluppo così confuso e travagliato portassero a dei risultati del genere, il mondo del gaming sarebbe un posto abbondantemente migliore.

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Dead Island 2
GAMEPLAY E LONGEVITÀ
8.5
COMPARTO GRAFICO E SONORO
8.5
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
7
Pros
Mood scanzonato e divertente
Prendere a mazzate gli zombie non è mai stato così godurioso
La più bella L.A. che il mondo dei videogiochi abbia mai visto
Cons
Trama debole
Struttura di gioco e game design complessivo banali
Sistema di progressione superficiale
8
VOTO

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Salve a tutti, sono Mattia, e da circa 18 anni ho un'intesa passione per il mondo dei videogiochi, e con essa mi porto dietro una forte propensione alla discussione e al dialogo il più discorsivo possibile riguardo questa incredibile arte.

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