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The Legend of Heroes: Trails through Daybreak, la recensione: la rivoluzione a Calvard

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The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak Recensione

Dopo aver chiuso un cerchio con il maestoso Trails into Reverie, Nis e Falcom ci trasportano nel nuovo capitolo della nostra amata saga con Trails through Daybreak, disponibile dal 6 luglio in occidente dopo tre lunghi anni di attesa.

The Legend of Heroes: Trails through Daybreak sposta il racconto un anno dopo le vicende di Reverie e soprattutto saluta l’abituale setting di West Zemuria (Liberl, Crossbell, Erebonia) per portarci finalmente nella gigantesca Repubblica di Calvard.

Pronti quindi a scenari mai visti e avventure inedite, scopriamo insieme cosa ci riserva questa nuova, attesissima saga della Trails Series!

The Legend of Heroes: Trails through Daybreak - Announcement Trailer | PS5 & PS4 Games

Arkride Solutions Office: Complicated Matters Only

In un angolo della parte vecchia della città di Edith, capitale della Repubblica di Calvard, esattamente sopra un’accogliente tavola calda, si trova l’Arkride Solutions Office. Van Arkride, il titolare di questo particolare ufficio, è uno Spriggan: un tuttofare specializzato in materie complicate, soprattutto se nel limbo tra il lecito e il non lecito.

Alla porta del nostro Spriggan bussa Agnès Claudel, una studentessa della prestigiosa accademia di Aramis, in cerca di un cimelio appartenuto al nonno. Van è inizialmente insospettito dalla richiesta, facilmente sbrigabile anche dalla Gilda dei Bracers, ma decide di accettare la richiesta della ragazza.

Durante la ricerca i due si imbattono nella ambigua morte di Giacomo, un informatore di Van sospettato di avere informazioni sul cimelio. Nonostante la pericolosità del caso, Agnès non vuole rinunciare e, una volta ritrovato l’oggetto, i due scoprono il legame tra questo Orbment e Mare, Holo core dello Xipha (battle orbment di Calvard) di Van.

The Legend of Heroes: Trails through Daybreak, la recensione: la rivoluzione a Calvard 3

L’oggetto in questione è una Genesis, un marchingegno creato dal Professor C. Epstein durante l’Orbment Revolution, il quale, risuonando con Mare, ha permesso a Van di prendere la forma del Grendel, una tuta-armamento da combattimento.

Ritrovata la prima delle otto Genesis, Van decide di continuare con la richiesta di Agnès e provare a riunire le Genesis prima che la terribile profezia lasciata dall’illustre nonno della nostra co-protagonista giunga a compimento.

La ricerca delle Genesis ci porterà in giro per la sterminata e variegata Repubblica di Calvard, con tanti nuovi compagni determinati ad unirsi alla ricerca e numerosi nemici, vecchi e nuovi, pronti a destabilizzare la situazione.

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Spriggan

Come di consueto Trails through Daybreak, portandoci in una nuova saga, ci mette nei panni di un nuovo protagonista: lo Spriggan Van Arkride. Van ci viene presentato come un tuttofare, sempre al servizio di chi ha bisogno del suo aiuto, anche per i casi più particolari. Se una richiesta è troppo borderline per la polizia o per i Bracers, la soluzione migliore è postare una 4SPG sulla bacheca e aspettare l’arrivo dell’Arkride Solutions Office.

Al di là delle apparenze e dell’atteggiamento che cerca di mantenere, capiamo subito che Van è un uomo dal cuore d’oro, pronto ad ascoltare e a cercare di aiutare gli altri quando possibile. Il suo valore viene fuori piano piano andando avanti con la storia e, quando numerosi episodi del suo passato ritornano a fargli visita, capiamo molto della sua figura e del suo modo di fare.

Il suo essere Spriggan e l’agire tra lecito e illecito, legale e illegale ci dà la possibilità, tramite le scelte prese nel gioco, di creare una nostra “morale” dell’Arkride Solutions Office ed è ciò che rende focale la sua figura nelle macrodinamiche della nostra storia. Le azioni di Van sarebbero difficili se non impossibili per due Bracers come Estelle e Joshua, figuriamoci per il detective Bannings. Van è unico perché vicino a tutti e al tempo stesso non inquadrabile in nessuna categoria da noi conosciuta, una posizione ambivalente e fondamentale per risolvere il problema creato dall’organizzazione A e il mistero dietro le Genesis.

Già in questo titolo il nostro Van quindi non pecca affatto come primo violino di un Trails; per la consacrazione però aspettiamo i risvolti dei prossimi capitoli. C’è ancora del lavoro da fare, anche al netto di un’amica d’infanzia come la Beauty’s Blade e connessioni che vanno dagli Enforcer degli Ouroboros ad un Ex Dominion dei Gralsritter.

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Nuovi eroi e vecchie conoscenze

Tolto il nostro Spriggan, il cast di Trails through Daybreak non sfigura affatto rispetto ai suoi predecessori. Il mix di simpatia, storie interessanti e background da scoprire, uniti a poteri innovativi e nuove affiliazioni legate a Calvard, rendono tutti i part timers di Van degli ottimi compagni d’avventura.

Menzione d’onore per la nostra prima cliente Agnès Claudel che, nonostante la giovane età, si dimostra una ragazza forte e determinata a raggiungere il suo obiettivo: è una figura femminile ben riuscita, in linea con quanto ci fa vedere Falcom di solito. Il suo background familiare inoltre la rende un personaggio cruciale nelle vicende di Zemuria. Attendiamo i prossimi capitoli per scoprire se la sua missione riuscirà a sovvertire le previsioni dell’illustre nonno.

Oltre alle new entry, non mancano ritorni d’eccezione per scaldare i cuori dei fan storici (eccomi! ndr.). Calvard ci restituisce pezzi da novanta come Kilika Rouran e Zin da Trails in the Sky, la nostra Sylphid, Ouroboros e malavitosi vari, ma soprattutto una Presidente del Consiglio Studentesco di Aramis che amiamo da ormai 13 capitoli.

The Legend of Heroes: Trails through Daybreak, la recensione: la rivoluzione a Calvard 6

La Repubblica di Calvard

Essendo un JRPG basato molto sul worldbuilding costruito nel corso della saga, l’ambientazione politica, sociale, economica, militare e via dicendo di ogni Trails deve saper catturare il giocatore già dalle primissime fasi. L’hype che la serie aveva costruito su Calvard ha aiutato notevolmente Trails through Daybreak e tutte le derivazioni del conflitto con Erebonia hanno influenzato la nazione che ci accoglie.

Nella Calvard di Daybreak viviamo in una nazione in rapida crescita ed estremamente moderna, anche rispetto ad una città come Crossbell. La sua vastità ci porta a scoprire numerose zone diverse e veniamo a contatto con tutte le numerose culture che compongono la Repubblica. Dal deserto alle montagne, fino a porti commerciali e paesini di campagna, nel corso della storia Van e compagni ci portano a visitare un Paese meravigliosamente variegato, del quale un fan della serie non può non infatuarsi subito.

Per quanto riguarda la trama più politica e i macro risvolti nel grande universo di Zemuria, Trails through Daybreak parte molto forte introducendo il concetto di Genesis, richiamando la figura del Professor C. Epstein e sviscerando interessanti argomenti per i prossimi capitoli.

La trama generale del gioco non brilla di originalità, nonostante qualche passaggio davvero sorprendente. Tuttavia, nel complesso, Trails through Daybreak si dimostra narrativamente un buon titolo per aprire questa nuova fase della saga e porre delle basi molto importanti per il futuro del continente.

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Una (quasi) rivoluzione

Insieme al cambio di ambientazione, la rivoluzione di Trails through Daybreak passa soprattutto dal gameplay, un’affermazione che mai avrei pensato di scrivere nella recensione di un Trails. Daybreak infatti segna un radicale cambiamento rispetto al resto della serie, affiancando alla meccanica a turni tipica dello storico JRPG una componente hack ‘n slash.

In questo nuovo Trails possiamo esplorare gli ambienti e combattere in modalità action/hack ‘n slash sconfiggendo o indebolendo mostri e avversari, con la possibilità di passare poi al combattimento a turni. Una ventata d’aria fresca in una serie che ha sempre mantenuto la stessa struttura, apportando piccoli accorgimenti titolo dopo titolo senza mai stravolgerne la radice. Una scelta interessante, ma non proprio riuscita alla perfezione.

Se da una parte l’esplorazione ci risparmia un bel po’ di tempo nel farming, il gameplay hack ‘n slash risulta presto ripetitivo anche switchando tra i personaggi: le mosse sono molto limitate e il livello di sfida è davvero poco stimolante. Nulla a che vedere con l’ottimo gameplay a cui Falcom ci ha abituato su YS ma, se quella è l’ispirazione, possiamo ben sperare per i prossimi capitoli.

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Per quanto riguarda il combattimento a turni, che rimane il core del gameplay, vediamo un ulteriore passo in avanti verso una concezione più snella e piacevole del collaudato sistema di Trails.

Non ci sono novità epocali se non qualche dinamica diversa nell’utilizzo delle Ultimate, delle mosse in combo e del movimento, ma il tutto risulta piuttosto divertente e un buon punto di partenza su cui lavorare.

Non nego che questa rivoluzione mi ha inizialmente lasciato un po’ scioccato, poiché reduce da uno dei sistemi a turni più divertenti, provato su Trails into Reverie, e poco convinto dal primo approccio a questa componente action/hack ‘n slash. C’è margine per affinare il tutto e Falcom ha le capacità per farlo; vediamo se già nel prossimo (e vicinissimo) Trails into Daybreak 2 la casa giapponese avrà affinato un prodotto ad oggi ancora un po’ troppo grezzo.

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Verso una nuova alba

Come ogni volta che la mia serie preferita ritorna con un nuovo capitolo, l’hype per Trails through Daybreak era alle stelle. Il nuovo setting a Calvard, il timeskip di un anno, i nuovi protagonisti, tutto sulla carta sembrava promettere un’avventura indimenticabile in pieno stile Trails. E così effettivamente è stato.

Van Arkride ci mette pochissimo a far breccia nel nostro cuore. Un uomo nuovo nel panorama della serie, tormentato come i suoi predecessori, ma che vive tra il lecito e l’illecito come nessun altro, l’unico in grado di poter risolvere le macchinazioni nascoste nella Repubblica di Calvard. A lui si uniscono una serie di part-timers che, ora dopo ora, ci entrano nel cuore con le loro storie, i loro problemi, le loro ambizioni. Daybreak è anche la storia di Agnès, Fie, Aaron, Risette, Quatre, Judith e tanti altri, senza i quali il nostro Spriggan non potrebbe riuscire nella sua missione.

Certo, a livello di gameplay il gioco è tutt’altro che perfetto. La sperimentazione con la componente action/hack ‘n slash è interessante ma ancora grezza e rimane il combattimento a turni a salvare il gioco. Dal punto di vista tecnico non ci sono grossi passi avanti rispetto a Reverie se non una cura ancor più cinematografica delle cutscene, ma, vista la distanza di uscita tra i due titoli, era lecito aspettarselo.

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Nel complesso, Trails through Daybreak è un incipit davvero interessante per la nuova saga della Repubblica di Calvard, trainato da un ottimo cast e dall’inevitabile corso degli eventi innescato con il post credits di Reverie e continuato nel mistero delle Genesis. Il gameplay va aggiustato, ma siamo sicuri che in Falcom non rimarrano con le mani in mano già per il prossimo Crimson Sin, in arrivo da noi nel primo quadrimestre del 2025.

Non ci resta quindi che attendere il secondo titolo della saga di Van e dell’Arkride Solutions Office per scoprire se la profezia del Professor C. Epstein può essere ancora scongiurata. E non dimenticate le 5 regole del perfetto Spriggan, ci serviranno ancora nel prossimo capitolo!

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The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak Recensione
THE LEGEND OF HEROES: TRAILS THROUGH DAYBREAK
GAMEPLAY E LONGEVITA'
7
COMPARTO GRAFICO E SONORO
7.5
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
9
Pros
Nuova ambientazione nella Repubblica di Calvard moderna e culturalmente variegata
Cast di alto livello
Van Arkride è già un signor protagonista
Trama introduttiva ma ben centrata nel macrouniverso di Zemuria
Soundtrack impeccabile
Gameplay rivoluzionato...
Cons
...ma ancora estremamente grezzo
Tecnicamente identico al titolo precedente
Disponibile solo in lingua inglese
8
VOTO

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Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby.
Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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