Luna Nera è la nuova serie Netflix presente sulla piattaforma dal 31 gennaio, ed è la terza serie italiana nel catalogo. La serie si sviluppa in 6 episodi da circa 40 minuti, diretti da Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi.
La trama si basa sul romanzo omonimo scritto da Tiziana Triana, la quale figura anche come co-sceneggiatrice alla serie, assieme a Francesca Manieri, Laura Paolucci, e Vanessa Picciarelli.
Insomma, una produzione italiana tutta al femminile che era riuscita a creare grandissima attesa in merito: sarà riuscita a soddisfare le aspettative?
Scopriamolo insieme in questa recensione assolutamente free spoiler: se volete invece conoscere la trama nel dettaglio potrete ritrovarla nel nostro articolo dedicato.
Una delle più grandi pecche della serie sta sicuramente nell’interpretazione (a tratti esagerata a tratti inesistente) di alcuni attori (una cui buona parte sappiamo essere esordienti): certe situazioni suonano stridere tra loro, alcuni sviluppi sembrano poco chiari, e questo proprio perché ciascun personaggio appare talvolta assolutamente estraneo agli altri, recitando in modo disomogeneo alla vicenda trattata.
Ricordiamo infatti che l’aver distribuito la regia di ciascuna parte della serie tra le tre registe causa forti sbalzi tra gli episodi che alternano scene d’azione, di combattimento, di poteri magici e di flashback spesso in modo cruento.
Scene drammatiche? Troppo o troppo poco dramma. Scene romantiche? Perlopiù poco coinvolgenti. Un vero peccato, un dettaglio che alla lunga, nello scorrere degli episodi diventa fin troppo evidente e che sminuisce il coinvolgimento emotivo dello spettatore verso i personaggi.
Il danno oltre la beffa è che tutto viene invece coronato da una CGI spesso quasi perfino ironica per quando sia assolutamente esagerata e poco coesa nelle scene, quasi come a voler inserire la componente magica più per obbligo che per vero sviluppo. E’ da dire che questo dettaglio è sicuramente stato influenzato da un budget di certo complicato da usare in un genere fantasy che per antonomasia è tra i più costosi e complessi in assoluto.
Sapevamo fin da subito che l’intera trama di Luna Nera si sarebbe focalizzata su una forte morale femminista, che in effetti dopotutto riesce a trasparire discretamente: a partire dalla regia tutta al femminile fino all’autrice dell’opera da cui la serie trae fondamento.
Abbiamo infatti le streghe che rappresentano efficacemente i soprusi e pregiudizi di cui tutto il gentil sesso è vittima, mentre gli uomini figurano sia come portatori della ragione (i medici e scienziati) che cacciatori di streghe accecati dalla paura e dall’ignoranza (i Beneandanti). Vero è che tra i cacciatori figura anche un personaggio femminile, proprio per mutuare il netto distacco tra i vari protagonisti.
Di per sé, i messaggi presenti in Luna Nera in merito al potere femminile sono evidenti e chiari (spesso in frasi specifiche del copione, un mondo nuovo col volto di donna), ma purtroppo sfumano in una trama che di per sé non ingrana mai davvero se non nell’ultimissimo episodio finale. La trama in effetti sembra voler a tutti i costi amalgamare ingredienti fin troppo dissimili tra loro: il teen drama, il fantasy, l’horror, il drammatico, il romantico. Tutti (più o meno) presenti certo, ma inseriti quasi “a caso”.
Sta di fatto che vedere una produzione incentrata sulla femminilità a tutto tondo è di certo una nota di merito per Luna Nera, che ha saputo quantomeno osare una scelta “del genere” e che può essere un ottimo faro nel panorama Netflix e non solo. Vedere un prodotto cinematografico “rosa” non deve più sorprenderci, e in tal senso la serie potrebbe davvero fare la differenza in futuro, in Italia e nel mondo.
A salvare letteralmente questa serie dal punto di vista tecnico figurano invece costumi e ambientazioni molto accurati, che rendono comunque ogni episodio un piacere dal punto di vista visivo.
Vediamo infatti meravigliosi scenari tratti da reali location della nostra penisola (disseminati tra il Lazio e la Toscana) e dipinti da una fotografia decisamente efficace e ben realizzata. Proprio in merito al nostro paese, sono presenti anche numerose citazioni provenienti dal folklore italiano, che aggiungono quel tocco in più alla resa finale.
Anche la colonna sonora riesce a mantenere questo registro, tra canti corali e brani orchestrali (e non) che arricchiscono la scenografia complessiva in modo davvero ottimo.
La serie di per sé è dopotutto interessante, proprio per il comparto scenografico. Sarebbe fin troppo crudele sconsigliarne la visione in modo assoluto, poiché appunto Luna Nera rappresenta comunque un tentativo (più o meno riuscito) di cambiamento nella filmografia internazionale.
Un azzardo che però in soldoni non restituisce un prodotto perfetto ma anzi ricolmo tanto di pregi che di difetti. Curiosa la chicca dei titoli di ciascun episodio in lingua latina (che si rifanno alle formule magiche presenti sempre in latino), ma ci riserbiamo sempre al parere dei lettori per poter avere la propria personale opinione su Luna Nera.
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Speravo che essendo una serie Netflix avesse quel quid del canale... invece si rivela la solita serie italiana... come stile recitativo fa rimpiangere Fantaghirò. A parte tipo le decine di inesattezze storiche che neanche volendo si riesce a metterle tutte insieme (in ambientazione che ha delle pretese storiche), i benandanti trasformati in cacciatori di streghe non si può perdonare... la sceneggiatura è al di là del.bene e del male, la trama dire prevedibile è un eufemismo. Il tutto accompagnato da una colonna sonora scombinata. Che aggiungere... nemmeno l'ortica è ortica! Note positive... le streghe hanno finalmente imparato il latino alla scuola di Hogwards e gira il libro delle ombre (postgardneriano direi)