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Sex Education: l’educazione sessuale spiegata dai giovani, per i giovani

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Sex Education: l'educazione sessuale spiegata dai giovani, per i giovani 1

Sex Education (Netflix, 2019)

0.00
8.9

Comparto Tecnico

8.7/10

Cast

9.2/10

Scrittura

8.9/10

Regia

8.9/10

Direzione Artistica

9.0/10

Pros

  • Cast
  • Stereotipiti... solo per scardinarli
  • La sessualità in tutto e per tutto

Cons

  • Ingrana solo dopo i primi episodi
  • Necessità di una seconda stagione

Lo scorso venerdì 11 gennaio, Netflix ha rilasciato la sua ennesima serie adolescenziale: Sex Education. E’ composta da 8 episodi di circa un’ora ciascuno, e il titolo sembra già parlare di suo. Non del tutto, almeno.

Otis Thompson (Asa Butterfield, vi dice nulla Il bambino con il pigiama a righe o Hugo Cabret?), è un adolescente insicuro che frequenta il liceo della cittadina di Moordale. Vorrebbe solo vivere la sua adolescenza in anonimato e tranquillità, ma questo gli è impossibile per colpa di sua madre. La donna infatti, Jean (Gillian Anderson, vista in Hannibal), è una terapista sessuale, costantemente preoccupata per il figlio poiché Otis… non riesce a masturbarsi.

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Con il supporto del suo migliore amico omosessuale Eric (Ncuti Gatwa), Otis cerca comunque di trascorrere gli ultimi anni del liceo senza ulteriori pressioni, ma la sua vita sarà presto sconvolta dall’incontro con la scorbutica Maeve (Emma Mackey). La ragazza convince infatti il protagonista ad aprire una clinica molto particolare. Seppur vergine infatti, Otis sembra conoscere perfettamente la sessuologia, e sta a lui aiutare i suoi coetanei (e non) di scuola ad approcciarsi con questo misterioso mondo quale il sesso.

Inizia con questo prologo la serie, ma cerchiamo di capire come e perché sia diventata così famosa in poco tempo.

ATTENZIONE! SEGUONO SPOILER!

FERMATE QUI LA LETTURA SE NON VOLETE NESSUNA ALTRA ANTICIPAZIONE!

I personaggi: tra sessualità e… stereotipi?

Sicuramente la trama ruota intorno ai tre protagonisti principali: Otis, Eric e Maeve. Eppure, la serie dà spazio anche a personaggi secondari di rilevante importanza, specialmente per la resa finale. Ciò è anche favorito dalla impeccabile scelta del cast, e dalla bravura attoriale dei giovani (e meno giovani) interpreti.

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Otis è vergine, ma conosce perfettamente il sesso grazie alla madre. Si deve quindi solo all’esperienza materna la sua abilità come terapista alle prime armi? Non proprio. Jean è sì un’ottima professionista, ma è proprio quello il suo più grande difetto: la professionalità. A seguito del divorzio con marito, la donna tratta il sesso al pari di una disciplina scientifica, fatta di combinazioni, percentuali, motivazioni e cause ben precisi e riscontrabili in un qualunque libro di sessuologia.

Otis al contrario ha dalla sua una profonda sensibilità: non si limita ad analizzare le problematiche dei suoi compagni, quanto ad aiutarli e sostenerli sotto un punto di vista anche e soprattutto umano. I timori dei suoi pazienti sono infondo anche i propri. Il tipico introverso che trova finalmente qualcosa in cui esprimersi appieno.

Ma nonostante la sua innata capacità nei consigli sessuali, Otis non può nulla contro la forte personalità di Maeve, l’unica che riesce a renderlo assolutamente disarmato contro i propri sentimenti e pulsioni.

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La ragazza reincarna lo stereotipo della giovane femminista alternativa e ribelle, che ama leggere Virginia Woolf, ma al contrario sembra non applicarsi mai abbastanza nello studio. Ha una vita sessuale attiva e prorompente, in forte contrasto con l’inesperienza di Otis. Eppure, dentro di lei si evince un forte dissidio interiore, che la portano più volte a rimuginare sulle sue azioni e le sue scelte fin troppo irrazionali. Dovrà solo comprendere quanto in realtà sia brillante.

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Eric invece sa bene che la propria sessualità è ancora e largamente discriminata, ma ne fa sempre e comunque un vanto. Porta con orgoglio e soddisfazione la bandiera arcobaleno, o almeno, così cerca di fare sempre e comunque, nonostante le innumerevoli difficoltà e crisi. Dovrà ben presto far fronte a tutti i soprusi che ha cercato di farsi scivolare addosso, a tutte le paura che albergano nel suo cuore, finendo per esplodere in tutta la sua rabbia repressa.

Altri personaggi sicuramente degni di nota sono Jackson, Adam, ed Aimee.

Il primo rappresenta il classico ragazzo vincente, campione di nuoto, voluto e amato da tutte e tutti, ma pieno di insicurezze e fragilità. La sua apparenza nasconde un desiderio irrefrenabile d’evasione e fuga da una famiglia che sembra plasmarlo a suo volere solo in nome della competizione sportiva. Michael sarà il ragazzo di Maeve, ma tra i due ci saranno svariati alti e bassi, alcuni voluti (per sbaglio) da Otis.

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Adam, in contrapposizione, è il bullo della scuola, ma figlio del preside, il quale non fa altro che ricordargli quanto non sia affatto dotato nelle materie di studio (al contrario di quanto dicano i suoi pantaloni). Spesso e volentieri si prende gioco sopratutto di Eric tra i suoi compagni, arrivando anche a minacce sempre più pericolose ed ambigue. In realtà, il suo è solo un profondo odio represso, nei confronti di un padre che sembra non sia mai fiero di lui.

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Da evidenziare anche la storia della dolce Aimee, amica di Maeve, ma schierata nel gruppo dei ragazzi più popolari (e odiati) del liceo, nonché ex di Adam. È convinta che la sessualità sia solo ed esclusivamente da focalizzare sul piacere maschile, che fingere gli orgasmi sia normale, anzi l’unica cosa davvero giusta da fare. Rappresenta l’ingenua, colei che dopotutto è convinta dei suoi pensieri, ma non si fa troppe domande in merito.

Il sesso: nel bene e nel male

Ogni episodio di Sex Education racconta tanto una vicenda adolescenziale degna dei migliori teen drama, quanto una pagina di educazione sessuale.

C’è l’impotenza psicologica, l’ignoranza-tabù sui propri genitali e la masturbazione, il roleplaying, l’uso dei preservativi, l’eccitazione, il sexting, l’omofobia, l’importanza del consenso, e perfino l’aborto.

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In particolare, questo delicato argomento viene affrontato in Sex Education con un tatto quasi struggente. Sebbene Maeve non ne sembri affatto turbata (o quasi), lo spettatore viene catapultato in un mondo fatto di non-madri, tali per una precisa ragione, che non sta a noi cercare sempre e comunque.

Alcuni hanno fortemente criticato la trattazione del tema come “superficiale”, non riuscendo a riscontrare nella sceneggiatura il forte coinvolgimento emotivo che causa una operazione del genere. In realtà, ciò viene comunque mostrato grazie ad un personaggio secondario di grande impatto, e sarà proprio lei a dare forza a Maeve. La morale dell’episodio si incentra sul fatto che, sofferta o meno, è una decisione che qualunque donna deve sentirsi libera di prendere. A prescindere da qualunque etica religiosa.

Chi siamo noi per condannarle?

È davvero giusto pensare che sia un gesto così scellerato?

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In pieno contrasto, in Sex Education troviamo anche la fobia verso l’atto sessuale in sé, dominata da ansia e pressioni di ogni genere.

Questo argomento è largamente espresso da un personaggio in particolare, la stramba e perversa Lily. La ragazza fantastica nei suoi fumetti erotici su quanto debba essere meravigliosa la penetrazione, senza però effettivamente mai averla provata davvero. Vuole perdere la verginità, ad ogni costo, chiedendo letteralmente in giro, ad ogni compagno maschio, se qualcuno fosse intenzionato a copulare con lei.

Lily prova a proporsi perfino ad Eric (dichiarato immediatamente gay) ed Otis, il quale, dopo varie esitazioni, accetta la proposta. I due sono sul punto di iniziare, ma il ragazzo viene colto da un attacco di panico. Lily più che affranta ne è frustrata, e decide di continuare la sua ricerca.

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Ma quando finalmente trova un partner disposto a fare sesso con lei, Lily rimane affetta da vaginismo, che impedisce di fatto il rapporto.

Torna così da Otis per delle spiegazioni, e tra i due inizia un dialogo che potrebbe perfettamente riassumere il senso stesso della serie. Esiste una vera età giusta per farlo senza essere additati come ritardatari nel mondo sociale? Come capirà lo stesso Otis, no. Ed è sempre importante ricordarlo.

Anche quando colleghi il sesso al tradimento coniugale di tuo padre, ma solo perché tua madre ti ha convinto (indirettamente?) a farlo.

Lo scontro generazionale

Altro grande approfondimento della serie è nel rapporto genitori-figli, declinato in tutte le sue sfaccettature.

Molti adolescenti potranno ritrovare nei protagonisti situazioni a loro affini, ma gli adulti avranno modo di comprendere quanto possa essere importante lasciar esprimere i propri figli, in un dialogo che va sempre e comunque cercato quando possibile, prima che sia troppo tardi.

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Abbiamo i genitori fin troppo presenti e asfissianti (tra cui Jean con Otis, o una delle madri di Jackson), i totalmente assenti (madre e padre di Maeve), quelli che non fanno altro che pretendere l’eccellenza con fermezza e decisione (il preside con suo figlio Adam), e quelli invece che vogliono solo proteggere i propri figli dal male che governa il mondo, anche se non sembrerebbe. Primo tra tutti, il padre di Eric.

Seppur all’inizio possa sembrare molto duro nei confronti dell’omosessualità del figlio, in realtà egli sa perfettamente cosa comporterà il suo dichiarato coming out. Ci vuole tenacia, deve essere molto più forte, dice lui stesso ad Eric.

Sarà proprio il padre a farlo rinsavire, e a fargli comprendere quanto in realtà Eric sia sempre suo figlio, gay o meno, ma assolutamente coraggioso.

Uno scenario anti-vintage

L’ambientazione delle vicende di Sex Education è sicuramente ai giorni nostri, eppure, ci sono parecchi riferimenti al secolo scorso. Nel modo più cult e distintivo possibile.

Nonostante ormai sia un trend molto popolare il ritorno a determinati stili, nella serie ci sono fin troppe citazioni da credere che sia una qualche scelta semplicemente di gusto.

Dalla moda frange e stampe, alla musica, a qualche arredamento, sembra quasi surreale vedere qualche smartphone nelle scene.

In realtà, anche questo scenario impossibile ha perfettamente senso nella trama. È per esaltare come certe idee, sulla sessualità o meno, siano totalmente datate, e prive di un vero contesto a cui rapportarsi nel 2019. Specialmente in una città piccola e chiusa come Moordale.

Lo stereotipo a fin di bene

Seppure nel ventaglio della trama ce ne siano parecchi, il senso stesso di Sex Education è scardinare gli stereotipi, per comprenderne appieno il perché lo siano diventati nella società odierna.

In pratica, la scelta di un certo target, di certi personaggi, di certe vicende, tutto è focalizzato per rendere una morale che possa essere facilmente decodificabile, senza se e senza ma.

Tutta la serie però ci mette tempo ad ingranare davvero la marcia, facendoci in un primo tempo credere che la storia sembri non andare in una direzione precisa, proprio a causa degli stereotipi. Ci si ricrede negli ultimi episodi, gli unici culminanti. La trama ci dovrà infatti molte spiegazioni in una seconda stagione (si spera).

Eric si sente disprezzato? Ebbene troverà conforto nella Chiesa e nella fede, in un’antitesi tanto forte quanto necessaria. Solo così potrà indossare gli abiti di una drag queen, con fierezza e orgoglio, veri stavolta.

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Jean è convinta che la psicoanalisi sia sempre e comunque la risposta, e sempre quella giusta? Capirà che nella vita esistono persone non classificabili al primo sguardo, alla prima apparenza.

Sex Education rappresenta un caloroso invito da parte di Netflix all’apertura di un mondo dove la sessualità è ancora censurata e anzi mal interpretata.

E sì, questo è decisamente un modo migliore di Big Mouth (serie cartoon sempre di Netflix a sfondo sessualità adolescenziale), la cui ironia demenziale è tutto fuorché educativa.

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Cosplayer per diletto, per lei Dante è sia il poeta stilnovista che il cacciatore di demoni per eccellenza. "I demoni non piangono mai" è vero, ma davanti al film, alla serie tv, al videogioco, al fumetto, o al libro giusto diventa una fontana, e prova anche a recensirli di tanto in tanto.

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