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Top of the Flop: 10 fiaschi nell’animazione

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Top of the Flop: 10 fiaschi nell'animazione 1

Più che flop,  sono “solo” piccoli capolavori dimenticati.

Non tutti i film ottengono il successo sperato, questo senza alcun dubbio: eppure, ci sono produzioni che hanno subito vere e proprie ingiustizie, incassi quasi perfino inspiegabili, e critiche spietate.

Perché sì, cari lettori, anche un colosso come lo studio d’animazione Disney ha avuto i suoi scivoloni, in un tempo in cui non imperversava ancora la folle febbre del live-action.

Ecco a voi 10 esempi di film d’animazione che alla loro uscita hanno rappresentato dei flop per la casa di produzione, oppure di cui semplicemente nessuno ne ha davvero memoria. Troppa audacia o mero fraintendimento?

10. Taron e la pentola magica (Disney)

Togliamoci subito il dente: quanti di voi si trascinano il trauma dell’aver visto da bambini per la prima volta il terrificante Re Cornelius? Troppi, probabilmente, e di certo la sua armata di zombie non ha affatto aiutato.

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Taron e la pentola magica era liberamente tratto dai primi due libri della serie Le cronache di Prydain di Lloyd Alexander, ma l’idea dei due registi (Ted Berman e Richard Rich) era di sperimentare una narrazione decisamente differente dai precedenti film Disney.

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Ebbene, il suo flop al botteghino fu a dir poco clamoroso, uno dei più gravi in assoluto: viene infatti ricordato come il Classico Disney ad avere avuto minor successo di critica e pubblico. I suoi toni fin troppo cupi e macabri (merito forte di un art director di nome Tim Burton?) furono interpretati come eccessivi per un pubblico infantile e il film sparì letteralmente da molti cinema.

9. Sinbad – La leggenda dei sette mari (DreamWorks)

Precisamente: anche la celebre casa di produzione DreamWorks ha avuto il suo (amarissimo) flop.

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Viene da chiedersi come sia possibile che una pellicola tanto epica quanto assolutamente godibile sia stata così bistrattata, eppure, fu proprio il suo insuccesso a decretare la fine dell’animazione tradizionale per lo studio.

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Il film fu considerato un fallimento commerciale negli Stati Uniti, dove figurò impunemente tra i minori incassi tra i film del 2003 proiettati in oltre 3000 cinema. Guadagnò circa 26,5 milioni di dollari, divenuti appena 80 nel resto del mondo.

8. Titan A.E. (Bluth)

Ultima pellicola diretta da Don Bluth (Fievel sbarca in America, Alla ricerca della Valle Incantata, Charlie – Anche i cani vanno in paradiso, Anastasia) affiancato da Gary Goldman e Art Vitello, il film tratta temi fantascientifici ambientati nel 3028. E nulla da dire: è innegabile l’influenza del buon Bluth nel character design, ma questo non bastò a salvarlo come flop.

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Il budget era stimato tra 70 e i 90 milioni di dollari, ma riuscì ad incassarne a mala pena 22 negli Stati Uniti, e solo 14 nei mercati internazionali. Un vero peccato considerando che (con l’avvento di internet e della distribuzione digitale) il film divenne un piccolo capolavoro tra gli appassionati del genere, ma purtroppo, solo anni dopo la sua effettiva uscita nel 2000.

7. L’anti flop di Oliver & Company (Disney)

Parliamo adesso di un lungometraggio a dir poco sconosciuto: economicamente di gran successo, un po’ meno per quanto riguarda la memoria del pubblico (giovane e meno giovane) in merito. Diciamo pure un “anti flop”.

Il film uscì nel 1995, nella stessa settimana del celebre Alla ricerca della Valle Incantata di Don Bluth e probabilmente fu anche questo a ridurre i suoi possibili incassi al botteghino, oltre ad una critica che polemizzò molto la massiccia presenza nel film di loghi pubblicitari.

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La produzione motivò il tutto come mero realismo nella rappresentazione della megalopoli di New York, ma alla fine, gli introiti totali furono comunque molto generosi grazie alla distribuzione tramite le leggendarie VHS: ben 74 milioni di dollari di introiti nei soli States, uno degli incassi più alti nella storia dello studio d’animazione.

Fu grazie a questa pellicola infatti che la Disney decise di mantenere la costante delle uscite programmate di un film l’anno. 

6. Thumbelina – Pollicina (Bluth)

Come in una improbabile partita di tennis Disney vs Bluth, ecco allora un altro lungometraggio finito nel dimenticatoio della storia dell’animazione, ma in realtà ricordato da tutti noi anche con tenerezza e dolcezza.

Thumbelina – Pollicina non sarà certo un capolavoro, ma resta un film piacevole e molto tenero, classe 1994. Non pensò lo stesso la critica del tempo, che (specialmente in Italia) massacrò il film come un insulso tentativo di plagio nei confronti delle produzioni Disney.

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Impietoso il botteghino, che lo marchiò a fuoco come flop: costato 28 milioni di dollari, ne ha incassati soltanto 11 circa. E come se ciò non bastasse, il film ha perfino vinto un Razzie Award per la Peggior canzone originale con il motivetto di Sposa il Talpon. Quando si dice sparare sulla croce rossa.

5. Atlantis (Disney)

Film del 2001 che (per le ambiziose ed innovative idee) avrebbe potuto facilmente essere un kolossal nel mondo dell’animazione.

Si decise di filmarlo su pellicola 70mm, la lingua di Atlantide fu opera dello stesso autore del Klingon di Star Trek (Marc Okrand) ed il fumettista Mike Mignola (Hellboy) si occupò del character design.

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Ma il lungometraggio ha coperto (quasi per miracolo) il budget speso, e verrà ricordato comunque come flop. Ne seguirà un sequel nel 2003 prodotto per mera malinconia (Il ritorno di Milo non è neanche poi così malvagio, in realtà), ma che di fatto, viene ricordato ancor meno del film precedente.

4. Hubie all’inseguimento della pietra verde (Bluth)

Ancora un film di Bluth che in realtà avrebbe meritato un maggior risalto (ndr, da piccola lo adoravo).

Tratta la storia del pinguino Hubie, coinvolto in un’avventura quasi perfino surreale ma anche terribilmente cruda nel ricostruire la scelleratezza dell’uomo nei confronti degli animali. Una morale forse un po’ troppo forte per il pubblico infantile, che in effetti non fu affatto apprezzata dalla critica.

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Costato 28 milioni di dollari, il botteghino gliene rese appena 4, risultando così uno dei maggiori fallimenti economici del regista americano.

3. Il Pianeta del Tesoro (Disney)

Una pellicola di una rara bellezza, poiché ispirata sì al celebre racconto di Robert Louis Balfour Stevenson, ma capace di addensare l’animazione tradizionale al digitale in scenari sci-fi sorprendentemente splendidi.

Un film che tutti, tutti ricordano, ma che, inspiegabilmente, il botteghino non ha mai davvero apprezzato, condannandolo a flop.

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Infatti, a fronte dei ben 140 milioni di dollari spesi, Disney è riuscita ad incassarne solo 38 negli Stati Uniti e 71 nel resto del pianeta. Un tracollo così netto da frenare qualunque progetto futuro in merito (erano in via di sviluppo svariati spin-off e perfino un sequel).

Ma perché nessuno andò a vederlo al cinema? Io, di risposte non ne ho, mai avute e mai ne avrò… di domande ne ho quante ne vuoi… 

2. Mucche alla Riscossa (Disney)

Film ambientato nelle fattorie del vecchio west dai toni country e baldanzosi, resta una piccola perla nel ventaglio Disney, eppure, duplice sventura per lui: nessuno se ne ricorda e non ci fu l’accoglienza sperata.

Il danno oltre la beffa è che la pellicola avrebbe dovuto rappresentare il “testamento” della Disney per l’animazione in tradizionale, che tornerà solo anni dopo con La Principessa e il Ranocchio.

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Anche qui, un budget di circa 110 milioni di dollari non è riuscito ad equiparare (per pochissimo) un incasso totale pari a 50 milioni in America e appena 53 nel resto del mondo: in una parola, flop.

1. Le Follie dell’Imperatore (Disney)

Ci siamo tenuti volutamente per ultima la chicca più sconvolgente: ebbene sì signore e signori, quel brillante film non ottenne gli incassi sperati. Kuzco aveva proprio ragione: non si scende a patti coi contadini! 

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Nel complesso il film, prodotto con un budget di circa 100 milioni di dollari, ne incassò “solo” 89 al botteghino statunitense e altri 80 in tutto il mondo; seppur infatti riuscirono a bilanciare (anche piuttosto bene) le spese, gli introiti furono nettamente inferiori a quelli della maggior parte dei Classici Disney distribuiti nel decennio precedente.

La critica però lo ricorderà sempre come (citando Robert Koehler di Variety) “il film che ha stabilito un nuovo atteggiamento nelle sale dell’unità di animazione della Disney”.

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Cosplayer per diletto, per lei Dante è sia il poeta stilnovista che il cacciatore di demoni per eccellenza. "I demoni non piangono mai" è vero, ma davanti al film, alla serie tv, al videogioco, al fumetto, o al libro giusto diventa una fontana, e prova anche a recensirli di tanto in tanto.

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