Era il lontano 2012 quando, a due anni dal maestoso successo di Black Ops , Activision e Treyarch decisero proporne il seguito .
L’opera fu a conti fatti il primo titolo di Call of Duty ambientato nel futuro , più precisamente nel 2025 .
Ebbene, dopo altri capitoli futuristici, reboot di Modern Warfare , vari ritorni alla seconda guerra mondiale, diverse versioni di Warzone e ben quattro Black Ops , l’attuale Activision Blizzard ha opportunamente scelto questa annata per tornare sulla trama e sulle atmosfere di Black Ops 2 con un vero e proprio sequel diretto.
Dopo averlo approfondito in lungo ed in largo, sono pronto per parlarvene: ecco qui la recensione di Call of Duty: Black Ops 7 .
Dove eravamo rimasti? Il tutto ha inizio dieci anni dopo la presunta morte di Raul Menendez (avvenuta per mano di David Mason, figlio di Alex), quando inizia a circolare in rete un inquietante video nel quale proprio il suddetto nemico, inspiegabilmente ancora vivo e vegeto , annuncia il suo ritorno e promette vendetta.
Basito ed incredulo, Alex verrà incaricato di andare ad indagare insieme alla sua squadra in un misterioso laboratorio della Gilda , l’ormai immancabile corporation dagli scopi malvagi.
Durante l’operazione però, a causa di un incidente imprevisto, verrà rilasciata la Culla , una potente tossina che, oltre ad investire in pieno i protagonisti, fuoriuscirà dall’edificio arrivando a propagarsi per l’intera regione di Avalon.
Si tratta di una sostanza psicotropa che, come suggerisce il nome, andrà ad intaccare la mente di coloro che l’hanno respirata, causando potenti allucinazioni e visioni del tutto surreali , talvolta collettive.
Con questa premessa, Alex e la sua squadra dovranno svelare il mistero dietro il ritorno di Menendez e combattere la Gilda, intenzionata a sfruttare il suddetto gas per i suoi scopi militari eticamente discutibili.
Gli effetti della tossina ormai inalata renderanno l’impresa ancor più ardua del previsto, in quanto porteranno i protagonisti in situazioni, luoghi e contesti sempre più anomali e ben oltre il loro controllo.
Sotto questo punto di vista, Black Ops 7 fa l’unica cosa che, giunti a questo punto della saga, aveva senso fare: spingere con entrambi i piedi sull’acceleratore della fantascienza psicologica.
È dai tempi del primo Black Ops che la saga continua a ruotare sempre attorno alla stessa dinamica narrativa che, per un gas o per la tecnologia di controllo mentale di turno, si basa sulla componente psicologica e caratteriale del protagonista , che lo porterà ad esplorare la sua stessa mente e ad affrontare i traumi del proprio passato.
Ma laddove in passato questo rappresentava il culmine della narrazione e delle rivelazioni ad essa legate, in questo caso tutto punta sin da subito in quella direzione, al punto da far passare in secondo piano l’intera cornice geopolitica e tutto ciò che riguarda il contesto relativo al conflitto militare.
In tal senso, la campagna andrà a proporre un’alternanza di situazioni, da quelle in luoghi reali e futuristici a quelle ambientate nella testa dei vari personaggi, dove ad attenderci vi saranno assurde battaglie contro zombie, ragni ed altre creature (tra cui alcune bossfight che vanno ben oltre l’improbabile ) e sezioni platform/esplorative che sanno di tutto meno che di Call of Duty .
Considerando che la saga arriva a contare ormai 22 capitoli ufficiali più vari spin-off ambientati in ogni genere di contesto bellico, era lecito aspettarsi che, prima o poi, Call of Duty sarebbe arrivato a proporre qualcosa di surreale e fuori dall’ordinario.
Sotto questo punto di vista, non si può non apprezzare il coraggio di Treyarch nell’aver fatto un passo comunque difficile, soprattutto considerando lo scarso apprezzamento della community nei confronti dei capitoli più spinti usciti in precedenza, come Advanced ed Infinite Warfare .
Quando tutto va in caciara Purtroppo però, le idee e le buone intenzioni da sole non bastano ; serve anche una realizzazione pratica di livello, cosa che, in questo caso, viene a mancare quasi del tutto.
A livello di esposizione narrativa, Black Ops 7 si ostina ancora una volta a porre sul piatto cliché psicologici che, nella saga, abbiamo già visto più volte e che già con il capitolo precedente avevano, a mio avviso, ampiamente stufato.
Discorso simile per quanto riguarda il contesto realistico e la guerra che fa da fondo alle vicende, nuovamente basato sul presunto senso di rivalità che dovrebbe esserci con il nemico principale ma che, a conti fatti, dice poco e niente.
I dialoghi poi, sono quanto di più insulso e ridicolo sia mai uscito da Call of Duty .
Seppur la trama si prenda estremamente sul serio, non si può rimanere impassibili dinanzi a certe scene, che tra uscite, affermazioni ed imprecazioni del tutto fuori luogo (gestite inoltre in maniera pessima a livello di ritmo), vi faranno salire un brivido di imbarazzo lungo la schiena e chiedere “davvero hanno detto questo?”.
Di conseguenza, quei timidi e lievi sforzi che vengono fuori di tanto in tanto per farci affezionare ai personaggi finiscono per sorbire l’effetto opposto, il che non può che renderli dei fenomeni da baraccone sul quale farsi quattro risate.
Ricordate ciò che rese grandi le campagne dei primi Call of Duty ? Inseguimenti al cardiopalma, scontri movimentati e spettacolari, sequenze ed intermezzi in-game altamente scenici ed una grande quantità di dettagli ambientali, che ci facevano immergere con il cuore e con la testa in atmosfere belliche coinvolgenti.
In questo caso tutto ciò viene a mancare quasi del tutto.
Salvo qualche caso, le missioni andranno a proporre una semplice serie di combattimenti più o meno intensi messi in sequenza uno dopo l’altro, del tutto privi di quella costruzione scenica e di contesto che ci faceva sentire davvero in guerra.
Scordatevi l’epicità di scene come la fuga da Vorkuta, l’assalto alla Casa Bianca o le incredibili battaglie tra le strade di New York: le missioni saranno vuote, statiche, silenziose e del tutto prive di “elementi in movimento” come sergenti o soldati alleati, mezzi militari, carri armati, aerei ed elicotteri che, grazie alla loro presenza e ad una serie di micro script impostati con grande cura, riempivano il campo di battaglia di carica emotiva nella maggior parte delle campagne precedenti.
Perché, Treyarch…perché? A proposito di ciò, Black Ops 7 fa qualcosa che non faticherei a definire criminale .
In questo Call of Duty , la cooperativa non è una semplice opzione aggiuntiva per godersi la campagna in compagnia, bensì è chiaramente e dichiaratamente parte fondante dell’esperienza , purtroppo nel senso più negativo possibile.
Per farvi capire cosa intendo basterà fare un esempio pratico.
Tale modalità è intesa per essere giocata fino a quattro giocatori, uno per ogni membro della squadra JSOC, incluso il protagonista Alex Mason.
Tutto ciò avrebbe una sua coerenza se si riuscisse a giocare con una squadra al completo , ma tutto crolla su sé stesso quando si decide di giocare in una squadra più ristretta.
A differenza del solito, i personaggi non controllati da un giocatore non verranno guidati da un bot comandato dall’intelligenza artificiale, bensì scompariranno dal campo di battaglia , nonostante partecipino ai dialoghi e alle conversazioni come fossero accanto a noi, e faranno capolino dal nulla all’interno delle cutscene, dato che dall’inizio alla fine è prevista la compresenza di tutti e quattro.
Questo non può che smontare completamente qualunque fattore coinvolgimento , al punto da farci sentire dentro ad un FPS cooperativo multiplayer come Left 4 Dead o Vermintide piuttosto che in una campagna di stampo narrativa.
E credetemi se vi dico che tutto ciò rappresenta solo la punta dell’iceberg , dato che anche a livello sistemico è stato creato un pasticcio incomprensibile.
La campagna di Black Ops 7 , proprio in quanto considerata modalità multiplayer come tutte le altre, è sostenuta da lobby online su base server : quindi, prima di iniziare la partita verrà avviato un vero e proprio matchmaking alla ricerca di una stanza che possa ospitare la partita, e, una volta dentro, non sarà possibile mettere in pausa , e non sarà presente alcuna forma di checkpoint.
Quindi, nel caso in cui dovessero morire tutti i giocatori, non verrà ricaricata la partita al punto di salvataggio più recente, bensì rinasceranno dopo un po’ come se nulla fosse, mentre il tempo nella missione procede normalmente.
Ovviamente, non sarà nemmeno possibile interrompere una missione a metà per poi riprenderla in un secondo momento, ma al contrario sarete costretti a completarla fino alla fine , oppure a ricominciarla da capo.
Tutto ciò rende quella che è già di per sé una delle peggiori campagne di Call of Duty anche scomoda e a tratti disfunzionale.
L’unico aspetto a mio avviso davvero riuscito riguarda la resa estetica di alcune sequenze : gli effetti allucinogeni della Culla hanno permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi con le ambientazioni, in quanto finiscono per proporre spunti di art design inediti per la serie che offrono un impatto visivo notevole.
Per il resto c’è poco da dire, se giocata in compagnia riuscirà comunque a intrattenervi e a divertirvi per quelle quattro/cinque ore necessarie per portarla a termine, ma va specificato che mai più di ora la campagna sembra più un contentino a basso sforzo che sembra unicamente voler fare da tramite tra le altre modalità di gioco.
Black Ops 3 2.0?Un discorso ben diverso va fatto per quanto riguarda la componente multiplayer , che risulta invece ricca, completa e piena di contenuti.
Data la collocazione temporale della campagna, ritornano armi, mappe, equipaggiamenti e ricompense uccisioni di natura spiccatamente futuristica : tra droni svolazzanti, robot quadrupedi, manichini olografici e un bizzarro assortimento di fucili e granate varie, Black Ops 7 torna a percorrere gli stessi passi di Black Ops 3 , con qualche modifica e diverse novità.
Innanzitutto, i ritmi di gioco risultano decisamente più compassati e l’azione meno dinamica : seppur vi sia una specie di salto a muro, la stragrande maggioranza degli scontri avverrà con i piedi per terra, rendendo il tutto ben più pulito e meno caotico rispetto al capitolo del 2015, al punto da ricordare più da vicino Cold war e Black Ops 6 .
Direttamente da quest’ultimo torna l’omni-movimento , che consente di muoversi, scattare e tuffarsi agevolmente in tutte le direzioni, il che rende ancora una volta di fondamentale importanza la velocità e la precisione delle reazioni, specialmente nei luoghi più ristretti.
A tal proposito, ritengo che sia stato fatto uno dei migliori lavori di level design delle mappe degli ultimi tempi: nel caso di Black Ops 7 , Treyarch ha trovato secondo me il compromesso perfetto tra complessità strutturale e comodità di navigazione , moderando la presenza di passaggi ed intrecci intricati in favore di una maggiore comprensione degli spazi tridimensionali.
Questo non vuol dire che le mappe siano piatte e poco interessanti, al contrario propongono una buona varietà ed alternanza tra gli spazi ampi e quelli più stretti , con i giusti spunti di interconnessione tra i vari settori e gli spiazzi principali.
A differenza di quanto visto in altri capitoli quindi, potrete muovervi tra le arene con una consapevolezza maggiore , senza il rischio che vi piombino addosso nemici da tutti i lati in qualsiasi momento.
Questo non toglie che possiate comunque effettuare tattiche di aggiramento ed imboscata, grazie ad un buon posizionamento degli elementi dello scenario che fanno da riparo, e attorno al quale si può girare strategicamente.
Inoltre, ho percepito una maggiore carica visiva nella loro bellezza estetica, che tra cantieri, complessi industriali, villaggi in rovina, luoghi abbandonati e stazioni in mezzo al mare risultano semplicemente piacevoli alla vista.
Seppur abbia apprezzato il ritorno di alcune storiche mappe di Black Ops 2 , come Raid, Express ed Hijacked (più l’immancabile Nuketown, inserita con uno dei primi aggiornamenti), avrei comunque preferito se fossero state tutte inedite , anche perché ogni volta che capita una di queste nella votazione delle mappe i giocatori finiscono inevitabilmente per scegliere quella.
Comunque, tra le altre modifiche vi è una rivisitazione dei perk e del sistema di Categorie : queste ci consentivano di ottenere potenti passive se equipaggiati solo perk di una certa tipologia.
Ora sono state inserite quelle ibride , che, come suggerisce il nome, si attiveranno con specifiche combinazioni di perk di diverso tipo , ed offriranno una serie di altri interessanti vantaggi.
Inoltre, oltre alle armi, ora anche i vari equipaggiamenti (letali, tattici e sul campo) avranno una sorta di progressione chiamata Overclock , che permetterà di assegnare ad essi uno tra i due effetti aggiuntivi disponibili.
Ebbene, tutta questa serie di sistemi aggiuntivi rende l’esperienza multigiocatore ancor più densa ed elaborata che in passato, al punto da andare ad ampliare notevolmente le possibilità in termini di build e di approccio al gameplay.
Inutile dire che a tutto ciò si aggiungono una quantità industriale di accessori delle armi da sbloccare, come canne, calci, caricatori e mirini, ormai talmente numerosi da risultare quasi nauseabondi.
Impossibile divertirsi Il problema fondamentale è che, in un certo senso, tutto finisce qui : proprio come dissi circa un anno fa per Black Ops 6 , anche questo capitolo sazierà abbondantemente solo ed esclusivamente chi è affamato di Call of Duty , ma non fa praticamente niente per attirare nuovi giocatori.
Questo contribuisce a rendere stagnante l’attitudine della community nei confronti dell’approccio al gioco.
E’ ormai dal rilascio di Warzone che vi è una ossessione a mio avviso eccessiva da parte dei giocatori nei confronti della competitività , che li porta a prendere tutto troppo seriamente in una morbosa gara di tryharding volta esclusivamente ad ottenere il prima possibile la build perfetta da poter sfoggiare nella battle royale.
Tale atteggiamento viene ahimè fuori anche nelle lobby prive di skill-based matchmaking , che dovrebbero essere a conti fatte apposta per esser prive di fondo competitivo.
Questo rende ogni partita di una pesantezza unica , e allontana inevitabilmente i giocatori meno forti o semplicemente chi non ha intenzione di dedicare ad esso tutto il suo tempo.
Io per primo, seppur abbia a lungo esperienziato tutte le modalità multigiocatore di ogni Call of Duty esistente, ho velocemente perso la voglia di passarci intere serate consecutive come avveniva anni fa.
L’ottima immediatezza delle partite, l’eccezionale sistema di shooting e il piacevole feedback degli impatti non bastano più , serve uno svecchiamento generale dell’intero modello di gioco che possa dare una leggerezza nuova , priva di pressione, che possa far tornare quel senso di spensieratezza che aveva reso iconici i primi Call of Duty .
Una normale gita nel Dark Aether Un discorso praticamente identico va fatto per quanto riguarda la modalità Zombie , che esordisce in Black Ops 7 con la prima mappa disponibile, chiamata Ceneri dei Dannati .
Per dovere di chiarezza, bisogna partire dall’inizio.
Il tutto viene presentato tramite una spettacolare cutscene in CGI, nel quale i quattro personaggi giocanti si ritrovano faccia a faccia con Dempsey, Takeo, Nikolai e Richtofen , all’interno di un edificio in rovina situato in un luogo indefinito del regno del Dark Aether .
Poco dopo, farà la sua comparsa un inquietante individuo dalla pelle scheletrica , che tramite un gesto improvviso estrarrà dai protagonisti una strana energia bluastra, e la immagazzinerà dentro due minacciosi teschi situati all’interno di due sorta di lanterne, e chiamerà a raccolta un manipolo di non morti con l’ordine di farli fuori.
In seguito ad un intenso combattimento che li porterà fuori dallo stabile, prenderemo il controllo dei personaggi ed inizierà questa nuova misteriosa avventura.
Come di consueto, partendo da una porzione di mappa estremamente ridotta e, sconfiggendo zombie dopo zombie, otterremo la valuta con la quale potremo aprire porte e passaggi ma anche acquistare armi, equipaggiamenti e bevande energetiche.
Così, seguendo una serie di obiettivi consecutivi, ci ritroveremo a sbloccare i vari settori della mappa , che potremo navigare agilmente tramite una sorta di pick up, che gli zombie potranno ovviamente attaccare e distruggere.
Progredendo nella mappa e superando i vari round arriveremo a diventare sempre più potenti grazie alla valanga di migliorie, potenziamenti ed armi uniche che potremo ottenere: per forza di cose, anche le ondate nemiche saranno sempre più poderose ed aggressive, e ci sganceranno di tanto in tanto dei nemici speciali (quasi dei miniboss), che dovremmo tenere a bada insieme al marasma di non morti.
Quindi, in termini puramente strutturali, Ceneri dei Dannati non porta con sè particolari novità , eppure l’insieme dei suoi elementi riesce a funzionare curiosamente bene.
Un inquietante parco giochi Innanzitutto, la mappa è una delle più ampie, variegate ed al contempo intricate dell’intera storia di CoD, oltre che ad essere davvero zeppa di segreti, interazioni speciali ed altre particolarità che, in quel contesto, si piazzano alla grande.
Si nota sin dai primi round che la componente open è stata appositamente studiata per questa modalità , e non deriva da pezzi di mappa di altri contenuti come Warzone o la D.M.Z. (si, Modern Warfare Zombies , ce l’ho con te).
Nonostante l‘iniziale spaesamento dovuto alla notevole ampiezza della mappa, una volta ottenuta la giusta consapevolezza muoversi in essa diventa un piacere (e, in alcuni casi, una necessità strategica), grazie ai vari sistemi di spostamento e ad una distribuzione equa ed astuta dei vari punti di interesse .
Piacevole, anche in questo caso, la componente visiva : seppur non si tratti di un ambientazione inedita (abbiamo già visitato più volte il Dark Aether), Ceneri dei Dannati riesce a risultare cupa ed immersiva in ogni suo angolo, dalle luminose ed inquietanti scie che spaccano il cielo notturno agli angusti corridoi di case e strutture in rovina.
Notevole anche il lavoro svolto sull‘easter egg , che è ormai diventata già da un po’ di anni la vera e propria missione principale della modalità piuttosto che una semplice chicca nascosta.
Ancora una volta ci toccherà seguire una numerosa serie di step , tra enigmi da completare, oggetti da trovare, interruttori e meccanismi da attivare e, ovviamente, veri e propri combattimenti unici , tra cui spicca quello contro il boss finale , all’unanimità riconosciuta come il più difficile e strutturato dell’intera storia di Call of Duty Zombies .
Dannati…i giocatori o gli zombie? Anche in questo caso però, bisogna scontrarsi contro la barriera dell’accessibilità.
In tal senso si torna alla stessa lettura fatta sul lato multiplayer per cui anche questo risulta un genere di contenuto adatto a chi ha masticato per anni le altre attività del genere , mentre per tutti gli altri finisce per essere tutto morbosamente confuso e pesante, limitando di molto l’esperienza ai giocatori solitari o a chi non ha intenzione di tuffarsi in guide e tutorial online.
Di conseguenza, ciò rende gli innegabili ed apprezzatissimi sforzi creativi compiuti un po’ troppo chiusi, finì a loro stessi e privi di sbocchi.
Paradossalmente, ho trovato più sensate le intenzioni dietro le altre due modalità relative a Zombies, Sopravvivenza e Dead Ops Arcade 4 .
La prima propone un tratto di mappa estratto da Ceneri dei Dannati : po’ come avveniva in Black Ops 2 con le mappe come Città e Fattoria (tirate fuori da Tranzit), offre un’esperienza di sopravvivenza nuda e cruda , priva di easter egg e complessità varie, e, di conseguenza, decisamente più limitata.
La seconda, come suggerisce il nome, rappresenta il ritorno di una versione decisamente più arcade e di natura retrò : dal genere di atmosfera al tipo di gameplay (che prevede cambi di prospettiva ed altre svolte interessanti) tutto risulta decisamente più spensierato e caciarone.
Ovviamente, nessuna delle due si avvicina neanche lontanamente alla complessità e alla massa contenutistica di Ceneri dei Dannati, eppure proprio per questo risultano a mio avviso più gradevoli ed ad ampio respiro per tutti.
Per questo motivo, non disdegnerei affatto un intero capitolo di Call of Duty basato del tutto sull’immaginario relativo a Zombies (magari uno spinoff ), che possa dargli il giusto spazio contenutistico e creativo , che, a differenza delle altre modalità “normali” di Call of Duty , ha ancora un fascino innegabile e molto da raccontare.
Conclusioni Black Ops 7 rappresenta il più palese ed inequivocabile motivo per cui questa saga ha bisogno di cambiare.
Il nuovo titolo di Treyarch è a conti fatti ciò che è sempre stato Call of Duty , ma purtroppo non nel senso positivo: è divertente ? Si. Intrattiene ? Si. Ha una quantità di contenuti soddisfacente? Assolutamente si.
Eppure si percepisce più che mai una stagnazione di fondo che rende tutto troppo chiuso, oppressivo e limitato in termini creativi (e, sotto alcuni punti di vista, anche ludici), aspetto che solo i più ostinati appassionati sono ancora in grado di sopportare , anche se a mio avviso non per molto.
Seppur lo abbia detto e ripetuto più volte su queste pagine, siamo giunti in una fase dove Call of Duty ha più che mai bisogno di una lunga pausa , sia temporale che di riflessione, prima che finisca per crollare irrimediabilmente su sé stesso senza che abbia poi la forza necessaria per rialzarsi.
Call Of Duty: Black Ops 7
COMPARTO GRAFICO E SONORO
6.5
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
5
Pros
Campagna coraggiosa...
Esteticamente più gradevole del solito
Ricco di contenuti
Cons
...peccato per la realizzazione, a dir poco pessima sotto ogni punto di vista
Creativamente e sistematicamente stantio
Il divertimento è ormai passato ampiamente in secondo piano
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