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Arcadia Fallen, la recensione: quando la visual novel diventa roleplay

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Arcadia Fallen nasce quando un team danese prende a piene mani dal fantasy occidentale, ispirandosi nella struttura allo stile delle visual novel orientali: mix vincente?

Creare videogiochi innovativi e peculiari, per usare una metafora, ormai è questione di chimica: si prendono vari elementi in percentuali differenti, si accostano tra loro e ne si constata il risultato.
Il titolo di cui parleremo oggi, Arcadia Fallen, è un esempio davvero calzante per un discorso simile.

Arcadia Fallen Release Trailer

La “Visual Novel Roleplay”

Arcadia Fallen è una “visual novel roleplay“, titolo di debutto dei Galdra Studios, uno studio della Danimarca nato in uno dei modi più puri dell’industria: un gruppo di amici con il sogno di creare videogiochi. Sì okay, già starete pensando “uff che banale”, ma qui arriva il bello.

Ricordate la metafora di prima? Non era proprio a caso: Arcadia Fallen nasce prima dello studio in sé, come risultato di una tesi di ricerca magistrale sull’interattività nei videogiochi, che è proprio il fulcro del titolo. Arcadia Fallen, infatti, per quanto abbia un gameplay minimo (per forza di cose dato il genere, ndr.) punta tutto sulla varietà di scelte e le situazioni che di conseguenza vengono scatenate dal giocatore; da qui la definizione di “Visual Novel Roleplay”, che è il risultato che lo studio voleva ottenere.

Fatta questa premessa e contestualizzato bene di cosa stiamo parlando, partiamo: l’esperimento si è rivelato vincente?

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Dal nord ma prendendo lezioni dall’oriente

La trama ruota attorno al gruppo di personaggi che, dopo la prima ora di gioco, andrà a formare il nostro party: ognuno con degli obiettivi ed una caratterizzazione diametralmente diversa l’uno dall’altro, si ritroveranno a dover collaborare per risolvere un’improvvisa invasione di demoni nella cittadina di Anemone Valley.

Per quanto l’incipit possa sembrare semplice, dietro questo tripudio di elementi fantasy squisitamente occidentali ci sono delle peculiarità ma, soprattutto, pesanti e visibili influenze dalla narrativa degli RPG orientali. Alcuni personaggi, per quanto di fatto maghi, fate, alchimisti, guardiani antichi e simili, hanno tratti caratteriali e comportamentali classici delle visual novel giapponesi e di conseguenza di anime/manga; da notare che questa influenza si evince anche da come sono impostati i dialoghi, le scelte proposte ed in qualche risvolto della storia.

Il tutto, comunque, si concentra sugli eventi legati strettamente al nostro gruppo ed i pochissimi personaggi secondari che si incontreranno, purtroppo, lasciando poco spazio al worldbuilding nudo e crudo generico, il che si rivela essere un peccato perché quello che viene presentato è davvero interessante e riesce ad essere intrigante quanto basta.

Davvero straordinario come siano riusciti ad inserire anche piccole sottotrame secondarie in una storia che viene raccontata in circa sole otto ore (chi di voi conosce il genere sarà rimasto interdetto dalla longevità ma tranquilli, ne riparleremo tra un po’).

In generale, comunque, il mondo di gioco funziona quanto basta per farcene sentire parte, grazie anche ad una varietà di scelta di dialogo ed azione quasi sempre perfetta.

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I compagni di sessione

Al contrario di quanto detto prima sulla trama ed il mondo di gioco, il background dei personaggi è ampiamente esplorato ed arricchito con numerosi dettagli e misteri da decifrare.

Parlando nel dettaglio del party, posso dirvi con franchezza che si tratta del punto forte del titolo: ogni personaggio è così diverso da un altro quanto complementare al gruppo e alla storia che si sta raccontando. Le loro interazioni a volte sono così spassose (ricordandomi siparietti simili, molto divertenti, vissuti in una sessione di D&D con un’atmosfera molto simile ndr.) o interessanti, soprattutto nelle prime ore di gioco, che ne sono rimasto assolutamente sorpreso.

Prima parlavamo di quanto fosse chiara un’ispirazione orientale, ebbene, oltre che nei punti evidenziati sopra, è importante notare come praticamente ogni membro del cast di doppiatori è famoso per aver prestato la voce inglese ad uno o più personaggi provenienti da opere giapponesi, per citarne alcuni: Erica Lindbeck (Futaba Sakura in Persona 5 e Jessie Raspberry in Final Fantasy VII Remake), Laura Post (Kasumi Yoshizawa in Persona 5 The Royal e Catherine in Fire Emblem: Three Houses) e, soprattutto, Joe Zieja (Claude Von Riegan in Fire Emblem: Three Houses) che si è occupato anche di tutta la parte di voice casting del titolo.

Le romance inoltre, oltre ad essere al 100% opzionali, sono dannatamente integrate alla perfezione tra le scelte di gioco e soprattutto, prima volta in cui abbiamo visto una feature simile, i personaggi potranno innamorarsi loro stessi del giocatore, anche se lo stesso non ha mai provato a flirtarci, semplicemente perché apprezzeranno il carattere che si è costruito, tramite le sue scelte.
Questo davvero stupisce, più che per la feature in sé, proprio per il concetto: perché dobbiamo essere sempre noi giocatori a compiere il primo passo in giochi con meccaniche di questo tipo?

A tutto ciò bisogna aggiungere una menzione anche alla creazione del personaggio che è funzionale anche al rapporto con gli altri personaggi: in Arcadia Fallen, è possibile scegliere il pronome con il quale si vuole gli altri si riferiscano a noi, a scelta tra “He/Him”, “She/Her” ed il neutro “They/Them“; vi è poi la corporatura, distinguibile tra maschile, femminile e, come prima anche qui il neutro, androgino; infine si sceglie il timbro di voce e un nome unico, che canonicamente di default è Morgan.
Oltre queste scelte più sostanziali, potremo farne altre invece puramente estetiche come la scelta del taglio di capelli, il loro colore e la tonalità degli occhi e del vestiario.

Bello da vedere, ascoltare e… vivere!

Arcadia Fallen è proprio bello da vedere: uno stile netto e pulito, con colori forti e linee decise ma che danno carattere ai personaggi e rendono le scene, seppur statiche, proprio una gioia per gli occhi.

Lo stile è molto semplice quanto comunque peculiare: l’unico titolo che ha uno stile del disegno simile probabilmente è The World Ends With You, per quanto comunque ci siano delle differenze, rende bene l’idea.

Unica pecca del reparto grafico sono alcuni sfondi di intermezzo volutamente poco curati che però stonano con altri molto più pieni e dettagliati.

Passando al comparto sonoro, invece, partiamo parlando della opening, che viene mostrata subito dopo la creazione del personaggio (con tanto di comparsa del nostro alter ego appena creato al suo interno, ndr.) cantata da Emi Evans, già famosa per aver aver lavorato alla serie NieR, che è quindi già garanzia di qualità assicurata. Purtroppo una scarsa messa in scena visiva lato animazioni, non rende giustizia ai disegni ed alla traccia che invece sono di ottima qualità.

La colonna sonora in sé non è delle più particolari, per quanto sia azzeccata, orecchiabile e rimanga in testa abbastanza anche dopo aver chiuso il gioco. In ogni caso, soprattutto il main theme che sarebbe la versione strumentale della opening, spicca molto e dona identità all’opera.

Full Metal Alchemist

Scusate, dovevo assolutamente chiamare un paragrafo così, mi son sentito costretto parlando di una VN in cui siamo letteralmente alchimisti.

Scherzi a parte, per quanto sia una visual novel, due paroline sul come si mettono in pratica le proprie skill da alchimista mi pare doveroso, anche perché alla base l’idea è molto carina, un po’ più modesta nella realizzazione.

Innanzitutto, il minigioco che ci accompagnerà comparendo tra i vari testi e scelte è, di base, un processo di sintetizzazione alchemica delle pozioni in cui sostanzialmente dovremo girare dei dischi nel corretto ordine. Pian piano nel gioco verranno introdotti nuovi elementi con simboli nuovi, alcune regole a cui bisogna fare attenzione e un’operazione diversa dalla creazione di pozioni (che però viene svolta attraverso un minigioco analogo).

Ebbene, come dicevamo poco prima, il minigioco in sé è discreto e divertente, pecca però in quanto varietà e grado di rigiocabilità. Sarebbe stato molto meglio, secondo chi sta scrivendo, affiancare questo minigioco ad altri, altrettanto semplici, in modo tale da poter riempire con del gameplay che sarebbe risultato a suo molto più interessante.

Tralasciando questo riempitivo, il vero “gameplay” del titolo sono ovviamente le scelte e la storia in sé che si andrà andremo a creare con il nostro personaggio.

Arcadia Fallen fornisce numerosi tipi di approccio e reazione alle varie situazioni, risposte e scelte che permettono a qualsiasi tipo di giocatore trovare la propria. Raramente delude su questo aspetto.

Le varie scelte, ma anche l’ordine in cui si visitano i diversi punti disponibili sulla mappa, possono stravolgere completamente l’ordine ed il come certi eventi accadono, influenzando in modo abbastanza significativo il risultato di certi eventi, nonché servire a delineare il carattere e la personalità del nostro personaggio permanentemente.

A tal proposito, un piccolo appunto sulla longevità del gioco che – come già anticipato – si attesta sulle otto ore: grazie alla più che buona varietà dei risultati che si possono ottenere con le proprie scelte, la rigiocabilità diventa addirittura un aspetto che Arcadia Fallen fa suo, aggiungendo anche più del doppio di ore se si vogliono vedere tutte le scelte e variazioni possibili.

In ogni caso la longevità è ottima, perché unita al suo linguaggio semplice ma interessante la rende una visual novel molto accessibile e giocabile da tutti, anche chi magari non è proprio avvezzo al genere: la storia ha tempi narrativi piuttosto azzeccati e non si sente il bisogno di ore di gioco in più, anche se forse sarebbero state apprezzate delle linee di dialogo opzionali in più per approfondire alcuni aspetti della lore del mondo di gioco.

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Tiriamo i dadi le somme

Galdra Studios è riuscita nel suo esperimento: Arcadia Fallen è una visual novel fresca, con una trama intrigante quanto fluida da seguire, che immerge il giocatore a tal punto da fargli sentire di avere le complete redini del proprio destino.

Insomma, ci sono un paio di cose da rivedere, questo è vero, ma intrattiene e fa il suo lavoro più che bene. Chissà piuttosto cosa ci può riservare per il futuro uno studio tanto nuovo quanto promettente visto cosa ha dimostrato che è in grado di fare.

Vi ricordiamo che Arcadia Fallen è disponibile per PC su Steam, Humble Bundle e Itch.io, ed è inoltre previsto un rilascio su Nintendo Switch in seguito.

Arcadia Fallen, la recensione: quando la visual novel diventa roleplay 7
Arcadia Fallen
GAMEPLAY E LONGEVITÀ
7.5
COMPARTO GRAFICO E SONORO
8.2
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
8.2
Pros
Personaggi particolari e memorabili
Stile artistico azzeccatissimo
Possibilità di "scolpire" dettagliatamente le caratteristiche del proprio protagonista
Interessante worldbuilding...
Cons
...che però non esprime tutto il suo potenziale
Meccanica di gameplay carina ma troppo ripetitiva
8
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Arcadia Fallen, la recensione: quando la visual novel diventa roleplay 8

Caporedattore e owner di SpaceNerd.it.
Videogiocatore fin dai 5 anni, cresciuto con attorno Gameboy, Sega Master System e Playstation One. La sua saga preferita è quella di "Prince of Persia", ovviamente a partire dai giochi pre-Ubisoft, che lo ha legato in modo indissolubile dall'infanzia ad oggi al mondo videoludico. Altri suoi hobby ed interessi sono anime, la programmazione, musica e la tecnologia in generale.

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Samylolle
Samylolle
3 anni fa

Recensione ottima, il gioco sembra bello promettente e poi ci sono nomi conosciuti di doppiatori.
Diamo spazio a questi nuovi studi che portano la loro visione nel mondo dei videogiochi, sperando che verranno apprezzati come si deve!

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