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Sabbia Bianca, la recensione: Brandon Sanderson fallisce, ma non per colpa sua

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Sabbia Bianca brandon sanderson

Sabbia Bianca

30.40 €
5.8

SCENEGGIATURA

5.0/10

DISEGNI

6.5/10

CURA EDITORIALE

6.0/10

Pros

  • Alcuni personaggi secondari interessanti
  • Buona ambientazione

Cons

  • Situazioni che si susseguono troppo velocemente
  • Mancanza di climax nei primi due libri
  • Dialoghi eccessivamente lunghi
  • Scelte dei personaggi poco credibili

Unica graphic novel dell’intera bibliografia di Brandon Sanderson, scrittore di alcuni dei romanzi fantasy più famosi degli ultimi anni (Mistborn, Folgoluce) nonché colui che ha terminato la saga La Ruota del Tempo dopo la morte di Robert Jordan, Sabbia Bianca aggiunge un tassello in più al Cosmoverso creato dall’autore, con un nuovo mondo, nuovi personaggi, un nuovo magic system e una nuova storia.

Peccato che questa storia, e spiace molto dirlo vista l’importanza dell’autore, sia una delle sue opere più deboli, il che è un peccato, dato che è il primo esperimento di Sanderson di trasporre una sua sceneggiatura in un fumetto. Non che Sabbia Bianca sia una brutta opera in toto, ma se paragonata anche ai romanzi più “nella media” del suo lavoro, la votazione non può che abbassarsi.

La sabbia chiama

Sul pianeta desertico di Taldain, diviso in due lati, uno dove il sole rimane alto nel cielo (fulgilato) e l’altro dove vi è notte perenne (foscolato), vi sono persone in grado di manipolare la sabbia a proprio piacimento, i Dominatori della Sabbia, a costo della propria disidratazione.

Il giovane Kenton, uno dei più deboli dominatori della sabbia del suo Diem, poco prima di essere riconosciuto ufficialmente come tale, assiste a un’imboscata da parte di un popolo nemico, i Kertziani. Suo padre si sacrifica, sterminando il suo popolo e gli assaltatori nemici, ma lasciando Kenton come unico sopravvissuto.

Kenton White Sand Brandon Sanderson Comics

Scortato dalla duchessa Khriss, proveniente dal foscolato, quest’ultima a sua volta accompagnata dal linguista Cynder e dall’antropologo Jon, Kenton dovrà scoprire la verità sul massacro del suo popolo, al contempo impedendo che il Diem venga sciolto per quel che è successo. Nel frattempo, anche Khriss è alla ricerca di una verità nascosta, celata dalla ricerca perduta dal suo defunto marito, per il cui piano approfitterà della guida di Kenton sul fulgilato.

Tra agguati di assassini Kertziani, città eterne costruite nel deserto, scoperte sul dominio della sabbia, complotti politici, viaggi impervi, amici che riveleranno nemici e viceversa, Kenton e Khriss dovranno imparare a fidarsi l’uno dell’altra, ma soprattutto a capire di chi davvero fidarsi.

Un esperimento fallito

Prima di analizzare i problemi principali di questa trilogia fumettistica, è bene parlare della radice dalla quale scaturiscono tutti i difetti: Sabbia Bianca è un fumetto. Un fumetto non è un romanzo, così come un film non è un libro, e per un autore come Brandon Sanderson, che ha passato anni e anni a scrivere storie di narrativa fantastica in prosa, passare alla rappresentazione grafica è un rischioso salto che, purtroppo, l’ha portato alla caduta.

Certo, come ha detto lui nella prefazione, è stata una delle prime opere ideate dalla sua immaginazione, ma ha impiegato anni perché potesse trovare luce, e dopo il successo di Mistborn è difficile riuscire a rispolverare un’opera capace di rivaleggiare. La Dynamite Entertainment sembrò dare un’opportunità a tale storia, accettata da Sanderson.

Tuttavia Rik Hosckin, l’adattatore del fumetto, non sembra aver colto appieno lo stile di Sanderson, e tale pecca è presente in tutti e tre i romanzi: dopo un’introduzione energica e con del potenziale, in cui vengono presentati personaggi, ambiente, e sistema magico, le situazioni si susseguono troppo velocemente, si passa da un luogo all’altro con più velocità di una transizione dell’ultima stagione di Game of Thrones. Eppure, per quanto velocemente le scene si susseguano, per la maggior parte risultano inutili. Almeno un terzo dei dialoghi non portano da nessuna parte, al contrario degli scambi interessanti e ricchi di approfondimenti della saga di Folgoluce.

Kenton Khriss White Sand Brandon Sanderson Comics

In più i primi due libri mancano di un vero e proprio climax, di un innalzamento e un successivo calo di tensione. Vi sono solo situazioni in cui i personaggi sembrano in difficoltà – tra l’altro in misura assai minore delle peripezie in cui si sono ritrovati precedentemente – seguiti da una loro risoluzione a opera di Kenton. C’era una speranza con la coraggiosa decisione di Khriss alla fine del secondo libro, interessante e credibile nel suo sviluppo caratteriale, ma che non porta al risultato sperato.

Tale principale difetto si sarebbe potuto risolvere se, anziché una trilogia, si fosse scritta una serie a fumetti più longeva, capace di farci assaporare di più la narrazione di uno scrittore che abbiamo imparato ad amare e che ci ha fatto entrate in mondi talmente ben descritti da farci credere che siano reali, anche se permeati di magia. Tre libri non bastano per farci conoscere Taldain, per approfondire la sua storia e le sue culture. Si spera che, come con Elantris e Warbreaker Sanderson decida di scrivere un sequel.

Ambientazione e personaggi

Collegandoci al discorso della rappresentazione e della mancanza di approfondimenti, persino l’elemento che forse caratterizza di più le opere di Brandon Sanderson, il worldbuilding, è pieno di lacune: manca un’approfondimento vero e proprio del popolo dei Kertziani, oppure del foscolato, quest’ultimo accennato ma mai realmente mostrato.

In compenso, però, l’ambientazione risulta l’elemento più affascinante di Sabbia Bianca: il modo in cui viene mostrato il mare di sabbia che permea il pianeta, le città architettonicamente e culturalmente variegate, oltre che irte di pericoli, sono davvero intriganti da esplorare.

I protagonisti risultano i personaggi meno interessanti da approfondire nella trilogia. Si riesce a provare più empatia per i personaggi secondari, tra cui Ais, interiormente diviso tra ciò in cui crede e ciò che è giusto, Aarik, col suo immancabile sarcasmo e la voglia di aiutare il suo migliore amico Kenton, e il Lord Ammiraglio Delius, che sotto la sua perenne ubriacatura potrebbe nascondere un accenno di segreta ribellione per l’ordine costituito.

Il fattore di mancato apprezzamento verso i protagonisti è accentuato da diverse dinamiche create, apparentemente, solo per stabilire un conflitto iniziale inutile e forzato: il semplice fatto che all’inizio Kenton non capisca che Khriss cerchi i Dominatori della Sabbia solo perché lei li chiama “i Maghi della Sabbia” è un pretesto di trama assai debole, per non dire stupido.

Kenton Khriss White Sand Brandon Sanderson Comics

Dominio della Sabbia… e poi?

Il magic system, per quanto risulti interessante, è fin troppo semplice per chi è abituato al complesso sistema di Mistborn, o addirittura a quello di Warbreaker, che nonostante sia uno dei primi creati da Sanderson risulta sia originale sia interessante da analizzare.

Qui invece abbiamo solo strati di sabbia e disidratazione, un sistema magico non per forza malamente scritto, ma che, contando gli anni passati a revisionare la storia e le opere scritte in precedenza, risulta alquanto scialbo. Si è cercato di dare più spessore a una sua sperimentazione nel terzo libro, ma non ha portato a “potenziamenti” eclatanti.

Kenton White Sand Brandon Sanderson Comics

Stili grafici misti

Il fumetto presenta una forte discontinuità grafica che risulta nel suo insieme confusionaria: nei primi due libri, tranne nell’ultimo capitolo del terzo, il disegnatore è Julius Gopez, il cui stile è caratterizzato da un tratto “sporco”, da contorni sottili caratterizzati un largo uso del tratteggio, che riescono però a dare un’idea più dinamica alle vicende, il che è molto accentuato nelle scene d’azione.

Poi però Julius Otha prende in mano la penna e cambia totalmente stile, il quale è probabilmente il preferito dal sottoscritto: le sue linee solo più classiche e pulite, le silhouette più marcate e i personaggi acquistano maggiore espressività. In più i colori sono affidati non più a Ross A. Campbell, ma a Salvatore Aiala, direttamente dalla DC Comics, le cui tinte più brillanti e con meno sfumature donano alla storia uno stile più “classico” che meglio si adatta alla narrazione di Sanderson.

Infine, per tutto il terzo romanzo abbiamo la stessa colorazione, ma sui disegni di Fritz Casas, che riesce a trovare un accordo tra i due predecessori: linee sottili, figure dinamiche, volti espressivi e scene d’azione perfettamente delineate.

Kenton Khriss White Sand Brandon Sanderson Comics

Nonostante la discontinuità grafica, non si può non dire che ogni personaggio abbia un buon character design. Kenton ha quello più semplice ma più riconoscibile, essendo il protagonista in cui tutti sono portati a identificarsi, e per quanto cambino i disegnatori ognuno dei personaggi che si incontrano, principali o secondari che siano, hanno tratti in comune che li caratterizzano.

Un mondo su cui non atterrare

Per quanto faccia male ammetterlo, Sabbia Bianca è probabilmente l’unico romanzo del Cosmoverso da considerarsi evitabile. Con un pacing altalenante, una sceneggiatura forzata e con la sola ambientazione e alcuni personaggi secondari come pregi, risulta il primo fallimento della scrittura di Brandon Sanderson. Sembra più il romanzo d’esordio di uno scrittore emergente (e lo è, in effetti), capace di esprimere del potenziale in futuro. Ma se si ha avuto tutto questo tempo a disposizione per rivederlo, rifinirlo e adattarlo, di sicuro uno come lui poteva fare di meglio.

Elantris risulta un romanzo più godibile, come prima effettiva opera dello scrittore. Forse con una trama che cerca di trovare il suo focus in gran parte delle vicende, ma i cui personaggi e sistema magico risultano più accattivanti.

Ma alla fine la colpa non è tutta di Sanderson, quanto più di Rik Hosckin, che come già detto non ha saputo cogliere al meglio cosa davvero volesse comunicare l’autore. Si consiglia piuttosto la lettura della prima versione scritta, dato che sul blog di Brandon Sanderson vi è la prima stesura in prosa che l’autore scrisse a fine anni ’80. Numerosi personaggi e situazioni sono assai differenti, certo, ma risulta più godibile della sua controparte fumettistica. Perciò leggete il Sabbia Bianca originale, ma soprattutto leggete Brandon Sanderson.

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Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona!
Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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