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Something is Killing the Children, la recensione: L’horror secondo James Tynion IV

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Something is Killing the Children, la recensione: L'horror secondo James Tynion IV 1

Something is Killing the Children, fumetto horror indipendente di James Tynion IV e Werther Dell’Edera edito in America da Boom! Studios e in Italia da Edizioni BD, ha fatto molto parlare di sé negli ultimi anni, facendo incetta di premi Eisner e guadagnandosi persino uno spin-off: House of Slaughter.

James Tynion IV, prima di raggiungere il successo con questo suo lavoro esterno alle majors, è stato uno degli scrittori di punta di DC Comics, divenendo per un certo periodo il principale scrittore di Batman succedendo a Tom King.

Ora che i primi quindici brossurati di Something is Killing the Children stanno per essere pubblicati in un volume unico, è giusto parlare di questo fumetto che si prospetta essere il titolo più conosciuto di Tynion.

I mostri sono reali

Ad Archer’s Peak stanno scomparendo i bambini. James, uno dei pochi sopravvissuti alle sparizioni, interrogato dalla polizia porge una testimonianza a dir poco inquietante: i suoi amici sono stati brutalmente uccisi da dei mostri sbucati fuori dall’oscurità.

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Tuttavia nessuno sembra credere alle sue storie. Nessuno tranne una nuova ragazza venuta in città, Erica Slaughter. Grandi occhi dorati, un’enigmatica cicatrice sulla tempia, una bandana nera su cui sono disegnate zanne acuminate ed uno strano bambolotto con cui scambia qualche parola ogni tanto.

Costei vuole aiutare James a scoprire la verità sui mostri, anche perché, a differenza degli adulti di Archer’s Peak, riesce a vedere le strane creature. Ma così come l’oscurità cela i mostri alla vista, ogni cosa di lei cela sempre un altro segreto: persino il suo nome, Slaughter, è portatore di un fardello secolare.

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L’horror è vivo

Sin dalle prime pagine del fumetto, si evince come Tynion abbia preso ispirazione da fonti narrative differenti. Si pensi ai bambini, gli unici in grado di “vedere” i mostri grazie alla loro innata mente aperta, idea presa dal romanzo It di Stephen King. Oppure alla ragazza misteriosa dedita alla caccia ai mostri dietro la quale si nasconde una società giurata a tale scopo, che ricorda l’eponima protagonista della serie Buffy l’ammazzavampiri.

Tuttavia non va confusa la presa l’ispirazione con il plagio: la trama si sviluppa creando un’identità a sé, con una buona fusione di horror, mistero e azione. Il tutto scandito da un ritmo condensato, adatto alla storia che vuole raccontare.

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Il titolo stesso di questa storia, inizialmente concepita come racconto breve, riesce a catturare il lettore: il Qualcosa crea mistero e interesse, l’Uccidere Bambini preannuncia una sensazione di disagio e morbosa curiosità che perpetuerà la la storia. In effetti, seppur sembri inutile esplicitarlo, questo fumetto non si farà remore a mostrare scene di truculenza verso i bambini.

Le domane crescenti verso quel misterioso “Qualcosa” invogliano a continuare la lettura, così come la caratterizzazione della protagonista: Erica è senza dubbio un personaggio interessante da scoprire, fattore accentuato dal suo character design ben studiato. I brevi assaggi del suo background e delle origini del suo nome vengono scoperti dal lettore nello svolgersi degli eventi, aumentando la profondità di Erica e il suo legame col lettore.

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Stilemi e inciampi di James Tynion IV

Man mano che la storia prosegue, aumentano alcuni elementi che la avvicinano più ad uno shonen che a un “horror comic” di stampo occidentale. Senza addentrarci nel territorio dei sempre temuti spoilers, la natura dei precedentemente citati bambolotti ricalca alcune suggestioni di manga come Jujutsu Kaisen.

Tale approccio fa purtroppo risaltare un difetto assai comune nello stile tipico di Tynion IV, ossia i dialoghi estremamente didascalici. In più occasioni si assisterà a momenti in cui un personaggio spiega a un altro personaggio il proprio background, o quello dell’isolata cittadina in cui la storia è ambientata. L’estrema farraginosità di questi scambi rende palese quanto le battute in questione siano rivolte più al lettore che all’interlocutore diegetico.

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Verranno utilizzati persino per far esplicitare a un personaggio i suoi sentimenti, quando basterebbero le ottime tavole di Dell’Edera.

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Disegni, colori ed enormi gabbie

Da buon horror che si rispetti, la cosa che più caratterizza Something is Killing the Children è l’atmosfera. Per la creazione di un giusto mood grafico dobbiamo ringraziare Werther Dell’Edera e il suo stile assai impressionistico: i contorni sono frastagliati, ricchi di volute imprecisioni e schizzi, come i colori di Miquel Muerto.

Il blu profondo della notte contrasta con l’acceso rosso del sangue, mentre il verde e il giallo del giorno creano un clima di “calma tensione”, così come i bianchi delle sale d’interrogatorio o i neri delle ombre nelle stanze buie preannunciano l’arrivo di qualcosa di orribile.

Il disegnatore si mostra altresì assai versatile con frequenti cambi di layout: molto spesso la gabbia, da pagina singola, si allarga fino a coprirne due intere che enfatizzano il dinamismo delle scene d’azione, seppure a volte a scapito dei dettagli.

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Something is Killing the Children: un horror d’autore

Something is Killing the Children, a netto di alcuni difetti, rimane un fumetto più che distinto.

Se si riescono a tollerare alcuni eccessi nella narrazione e i classici dialoghi espositivi alla Tynion IV, si rimarrà affascinati dall’elemento horror ben reso, dall’atmosfera cupa e dalle scene crude.

Se vi sentite abbastanza coraggiosi e poco impressionabili, allora si consiglia di andate a scoprire cosa sta uccidendo i bambini.

Something is Killing the Children, la recensione: L'horror secondo James Tynion IV 6
Something is Killing the Children
SCENEGGIATURA
7
DISEGNI
8
CURA EDITORIALE
7
Pros
Atmosfera horror ben resa grazie soprattuto al comparto grafico
Protagonista profonda e interessante da scoprire
Disegni e colori impressionisti adatti al mood
Cons
Dialoghi troppo didascalici
7.3
VOTO

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Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona!
Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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