Più tie che in Nel nuovo millennio, con l’avvento in maniera massiccia delle pellicole dedicate ai supereroi, crebbero a dismisura anche le operazioni di tie-in di quest’ultime. La maggioranza di queste produzioni però si rivelò qualitativamente scadente visti i brevissimi tempi di sviluppo a disposizione dei vari studios per poter rispettare la release della controparte cinematografica.
Passando per due intere generazioni di console, prodotti come Hulk e X2: La Vendetta di Wolverine del 2003, Catwoman del 2004, X-Men: The Official Game del 2006, L’Incredibile Hulk del 2008 piuttosto che Green Lantern: Rise o Thor: God of Thunder del 2011 fecero la loro comparsa sugli scaffali dei negozi pronti a cavalcare il successo (eccetto Catwoman e Green Lantern) dei film, impattando però contro il muro di una feroce ma giusta critica.
La medesima sorte toccò agli adattamenti ad opera di SEGA delle prime due pellicole con protagonista il miliardario Tony Stark . Con Iron Man I del 2008 e, in maniera molto minore, con Iron Man II del 2010 la software house sprecò l’opportunità di creare finalmente un titolo rivoluzionario sfruttando la grande potenza hardware che PlayStation 3 e Xbox 360 mettevano a disposizione.
Una realizzazione tecnica altalenante unita ad un gameplay divertente durante le primissime fasi di gioco, vista la possibilità di controllare liberamente l’armatura di Iron Man, che presto però stancava riducendosi ad una ripetizione costante delle medesime azioni, rappresentarono la mediocrità complessiva dei due titoli.
Ben più curioso invece fu il rapporto che ha legato Spider-Man a questo tipo di operazioni. Dopo un’avvio davvero promettente con Spider-Man del 2002 e Spider-Man 2 del 2004, di cui parleremo in seguito, Activision rilasciò nel 2007 Spider-Man 3 .
Sviluppato da Treyarch Corporation per PlayStation 3 e Xbox 360 il titolo deluse le enormi aspettative che si erano venute a creare attorno ad esso. La poca innovazione del gameplay unita ad una storia che, seppur seguendo fedelmente quella del film, risultava estremamente noiosa e lineare, non riuscirono a fare breccia nei giocatori. Come nel caso di Iron Man I, anche la marcata natura cross-gen & cross-platform giocò un ruolo fondamentale nel fallimento della produzione. Essendo legato ai paletti posti delle console di vecchia generazione, il titolo non riuscì a sfruttare in maniera completa le potenzialità offerte da PlayStation 3 e Xbox 360.
Neanche un reboot completo del franchise a seguito dell’acquisizione di Marvel da parte di Disney riuscì a far uscire dalla mediocrità le avventure videouludiche dedicate all’arrampicamuri. Activision provò nuovamente a sfruttare il successo ottenuto al cinema da The Amazing Spider-Man e The Amazing Spider-Man 2 ma purtroppo, anche in questo caso, i due tie-in risultarono mediocri estremamente ripetitivi e mal realizzati.
Ma non tutto è da buttare Per fortuna non tutti i tie-in dedicati ai supereroi finirono in questo miasma stantio di mediocrità, tra questi i più famosi furono indubbiamente i primi due adattamenti delle pellicole di Sam Raimi Spider-Man e Spider-Man 2.
Partendo dal gameplay alla base di Spider-Man ad opera di Neversoft uscito nel 2000, i ragazzi di Treyarch crearono due opere veramente incredibili che presentavano meccaniche di diversi generi in maniera ben mescolata. In particolare l’adattamento della seconda pellicola diretta da Raimi fu il primo a vantare una struttura completamente free roaming permettendo ai giocatori di svolazzare qua e là tra i tetti di Manhattan, ciò diede un senso di libertà davvero incredibile per l’epoca.
Pur rispettando le vicende delle controparti cinematrografiche, in entrambi i titoli lo studio di sviluppo si concesse alcune libertà creative inserendo dei nemici che non comparivano nei film. A questa iniziativa, ad esempio, si deve la realizzazione dell’indimenticabile livello con protagonista Mysterio presente in Spider-Man 2.
Anche le vicende legate ai residenti della Charles Xavier School for Fifted Youngsters , dopo diversi prodotti di infima qualità, riuscirono a ritornare sulla cresta dell’onda con X-Men Le Origini di Wolverine , videogioco sviluppato da Raven Software nel 2009.
Tralasciando la storia, che trasponeva quella dell’omonima pellicola, a sorreggere l’intera produzione vi era un gameplay dall’anima hack & slash semplice ma allo stesso tempo divertente e funzionale che riusciva ad intrattenere senza risultare ripetitivo. Grazie a questo, il titolo meritò di essere ricordato come uno dei pochi tie-in dedicati ai supereroi ben realizzati.
Perché nessuno pensa ai bambini? Con l’arrivo nel 2008 di Lego Batman: il videogioco incominciò l’era dei videogames su licenza sviluppati da Traveller’s Tales Games. Una struttura di gioco davvero carina, che faceva sentire il giocatore dentro ad uno dei set di mattoncini danesi, unita ad un ottimo senso di humor, capace di creare una parodia dei franchise originali fresca e divertente, fecero la fortuna della serie.
Nei successivi nove anni vennero rilasciati altri 25 titoli su licenza di cui 7 dedicati ai supereroi Dc Comics e Marvel, purtroppo l’eccessiva saturazione del mercato di giochi pressoché uguali e al scarsa innovazione del gameplay portarono presto la serie a restare nella mediocrità.
Visto il grande successo del modello commerciale ottenuto da Activision e Blizzard con il franchise Skylanders , nel 2013 Disney decise di produrre Disney Infinity con l’obbiettivo di ritagliarsi un posto nel mercato. Il titolo sandbox sviluppato da Avalanche Software e pubblicato da Disney Interactive Studios permetteva l’uso di statuette fisiche all’interno di vari mondi di gioco grazie ad un sistema di comunicazione NFC.
L’anno seguente arrivò Disney Infinity 2.0: Marvel Super Heroes , secondo capitolo della serie che, come intuibile, si concentrava prevalentemente sui supereroi di Marvel. La natura di base del titolo venne leggermente modificata rispetto al suo predecessore, alla struttura sandbox infatti venne aggiunta una story mode capace di intrattenere il giocatore per qualche ora. Questa mossa valse alla produzione un discreto riscontro della critica del tempo.
Inutile nascondere che Disney Infinty fosse un prodotto pensato per soddisfare un pubblico molto giovane disposto a spendere soldi nei vari playset disponibili e che non brillasse certo per originalità, eppure devo ammettere che alcune figures, soprattutto quelle dedicate ai brand di Star Wars e Marvel, col senno di poi avrei voluto davvero davvero averle.
I corssover che ci piacciono Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere se Wolverine decidesse un giorno di voler fare a pugni con Ryu Hoshi ? Se la risposta è si, allora avrete apprezzato la storica saga dei Marvel VS Capcom.
Pubblicata per la prima volta nel 1994 questa serie fece la sua comparsa nelle sale giochi su CP System II con il capitolo X-Men: Children of the Atom basato sulla serie animata Insuperabili X-Men . Per l’occasione Capcom riadattò egregiamente il sistema di combattimento presente alla base della serie Street Fighter per i dieci personaggi di casa Marvel.
Il mantenimento di uno stile animato per la realizzazione dell’opera si rivelò una mossa furba che in seguito contribuì magnificamente all’inserimento dei combattenti di Street Fighter in X-Men Vs. Street Fighter . Infatti, malgrado i due titoli precedenti X-Men: Children of Atom e Marvel Super Heroes, fu quest’ultimo picchiaduro arcade rilasciato nel 1996 per CPS-2 , ed in seguito riconvertito per PlayStation e SEGA Saturn , a dare il via a questa serie di crossover amata dai giocatori.
Con sette capitoli all’attivo Marvel Vs. Capcom ha rappresentato nel corso degli anni uno dei punti più alti nel campo dei picchiaduro dedicati ai supereroi.
Un’altra serie di crossover estremamente apprezzata da critica e pubblico fu Marvel: La Grande Alleanza , sequel spirituale di X Men Legends e X-Men Legends II: Rise of Apocalypse. Pubblicato da Activision nel 2006 e sviluppato da Raven Software originariamente per Xbox 360 e PlayStation 2, il titolo si presentava come un Action RPG con visuale isometrica in cui al giocatore veniva data la possibilità di controllare un team composto da quattro supereroi.
Grazie ad una storia inedita, ad un gameplay dall’anima hack & slash ben strutturato, che richiedeva una grande adattabilità per far fronte alle diverse situazioni sfruttando le sinergie tra i vari personaggi, e ad un roster enorme composto da supereroi provenienti da tutte le serie Marvel, questa produzione venne premiata con un enorme successo.
A distanza di tre anni venne pubblicato Marvel: La Grande Alleanza 2 , seguito diretto che riproponeva la medesima formula vista nel predecessore aggiornata e rifinita. Differentemente rispetto al primo capitolo, che presentava una storia completamente originale, Raven Software decise per questo sequel di includere vari temi tratti dalle serie cartacee Secret War e Civil War dando vita ad una storyline alternativa rispetta quella conosciuta suddivisa in tre atti.
In seguito al passaggio di proprietà tra Activison e Nintendo solo recentemente il terzo titolo della saga ha visto la luce arrivando come esclusiva per Switch nel 2019. Con Marvel: La Grande Alleanza 3 L’Ordine Nero, i talentuosi Team Ninja rimaneggiarono il lavoro fatto da Raven Software con i capitoli precedenti, confezionando un nuovo prodotto divertente e godibile ma soprattutto svecchiato da un decennio di inattività.
Malgrado all’uscita il gioco sia stato accolto da critiche non propriamente positive, nel corso di pochissimo tempo, è riuscito a distribuire oltre un milione di copie diventando uno dei titoli più venduti su Nintendo Switch.
Per ultimo va citato l’ottimo lavoro fatto dai NetherRehalm Studios con la serie stand alone Injustice , seguito spirituale di quel Mortal Kombat Vs Dc Comics apparso nel 2008. Partendo dallo scheletro del celebre Mortal Kombat , lo studio di sviluppo realizzò nel 2013 Injustice: Gods Among Us , un picchiaduro con protagonisti i supereroi e gli antagonisti dell’universo DC Comics. Forte di una storia dalle marcate tinte noir a fare da sottofondo e dell’ormai rodato combat system dei Mortal Kombat, il titolo riscosse un notevole successo di critica e pubblico guadagnandosi il diritto ad un sequel nel 2017.
Batman e Spider-Man come non li avete mai visti! Nel 2009 ebbe inizio quella che ad oggi viene considerata a tutti gli effetti la miglior serie videoludica dedicata ad un supereroe, Rocksteady Studios e il loro Batman Arkham Asylum posero le basi per molti titoli a venire.
Con la trilogia degli Arkham i ragazzi di Rocksteady ci portarono in una Gotham dalla forte ispirazione Burtoniana realizzata in maniera sopraffina, viva e ricca di riferimenti alle avventure cartacee del cavaliere oscuro. Sin da subito la direzione artistica intrapresa da Rocksteady puntò a rappresentare un Batman dalle marcate tinte dark creando una storia completamente originale ma comunque piena di riferimenti ai fumetti del pipistrello. Dagli angusti corridoi del manicomio di Arkham si passò ad una Gotham in preda al caos controllata dalla peggior feccia.
Con questa mossa la software house riuscì nel corso degli anni a mostrare un’evoluzione importante del personaggio che raggiunse l’apice nel terzo ed ultimo capitolo della saga. Davvero notevoli furono le interpretazioni vocali di Conroy e Hamil che tornarono a vestire i panni di Batman e Joker nei tre capitoli principali.
Anche il gameplay si dimostrò parte centrale della produzione. La padronanza incredibile che lo studio di sviluppo mostrò nella progettazione di un free flow system funzionale e variegato unita ad una realizzazione tecnica mozzafiato, contribuì all’enorme successo riscosso tra i videogiocatori.
Una menzione d’onore va fatta a Batman Arkham Origins , spin-off della serie sviluppato da Warner Bros. Games Montréal. Malgrado il titolo risultasse qualitativamente al di sotto dei capitoli principali, la bellissima storia dal ritmo incalzante unita alla grande presenza di boss fight contro i nemici iconici di Batman, riuscirono a far apprezzare quest’opera sia alla critica che al pubblico.
Dopo i flop dei due titoli precedenti e un nuovo reboot sul grande schermo, Marvel decise che era giunto il momento di rendere finalmente omaggio al buon Peter Parker con una nuova opera.
Lo sviluppo venne affidato ai talentuosi Insomniac Games, software house conosciuta nel settore per le storiche saghe di Spyro e Ratchet & Clank, e all’E3 del 2016 Marvel’s Spider-Man fece la sua comparsa annunciandosi con un meraviglioso trailer . Il titolo, che come nel caso dei Batman Arkham, proponeva una storia completamente inedita ma comunque ricca di riferimenti e citazioni alle avventure cartacee di Spidey .
Partendo dalle basi consolidate nel corso degli anni, lo studio di sviluppo riadattò il free flow system di Rocksteady alle capacità e alle abilità dell’arrampicamuri dando vita ad un sistema di combattimento estremamente fluido e veloce. La grande conoscenza dei ragazzi di Insomniac Games nei confronti del materiale originale, permise a quest’ultimi di reinventare Spider-Man sotto molti aspetti, creandone uno completamente nuovo e personale ma allo stesso tempo familiare.
La critica e il pubblico apprezzarono largamente Marvel’s Spider-Man tanto da eleggerlo come una delle migliori esclusive presenti nel parco titoli di PlayStation 4. L’esclusività legata alla macchina di Sony, portò inoltre alla creazione di una versione limited edition della console dalla colorazione rossa, cosa analoga a quanto capitò nel 1994 con la cartuccia di Spider-Man & Venom Maximum Carnage.
Scusate lo sproloquio, ma 38 anni sono lunghi da raccontare I supereroi sono diventati una parte importante e fondamentale della cultura in generale e sin dalle loro primissime apparizioni, sono riusciti ad affascinare ed intrattenere il pubblico. Da Action Comics n°1 sono passati ben 82 anni e, tra alti e bassi, continuano a farci sognare ed emozionare in tutte le loro incarnazioni, siano esse cartacee, sul piccolo e grande schermo o nei videogames.
Grazie a titoli incredibili dedicati ai supereroi e all’avvento delle nuove tecnologie, siamo entrati in quella che ormai potremmo definire la Golden Age del medium videoludico e, come direbbe l’amichevole Spider-Man di quartiere, da un grande potere derivano grandi responsabilità.