Recensioni

Nosferatu (2024), la recensione: Ecco la carrozza che vi porta alla festa

Robert Eggers è finalmente riuscito a realizzare il suo sogno, girando il film che sin da giovane sognava di portare sul grande schermo: Nosferatu, secondo remake del classico di Friedrich Murnau del 1922 dopo il tentativo ben riuscito del 1979 di Werner Herzog.

Un film che cavalca l’onda postmoderna del raccontare nuovamente una storia che già conosciamo, ma in una maniera autoriale, personale. E la storia è proprio quella del Conte Dracula, trasposta nel celebre film muto del 1922 che ha rischiato la cancellazione proprio a causa di problemi legali con la famiglia Stoker.

Ma proprio a causa della sua longevità e continua ri-narrazione nel corso dei decenni, siamo ancora disposti a sentircela raccontare per l’ennesima volta? Come dice il professor Albin Eberhart Von Franz, “Questa è la domanda”.

C’è del marcio in Germania

Germania, 1838. Il giovane Thomas Hutter di Wisborg ottiene una vantaggiosa offerta di lavoro: dovrà vendere una fatiscente tenuta vicino a casa sua ad un misterioso conte dei Carpazi. Fiducioso nel poter garantire una vita migliore a sua moglie Ellen, ma non con la sua totale approvazione, Thomas parte per incontrare il compratore.

Ma già durante il viaggio l’incontro si preannuncia funesto: gli abitanti di un villaggio vicino si coprono di scongiuri al sentire il nome del conte Orlock, uno strano rituale gitano prende atto in un cimitero per scacciare uno spirito maligno, infine una carrozza senza conducente inseguita da cani inferociti si presenta in mezzo alla brughiera per accompagnarlo alla meta.

Una volta giunto al castello, la situazione non migliore: il Conte Orlock pare più interessato alla tenuta che al committente, verso il cui sangue tuttavia presenta una morbosa attrazione. Nel frattempo, a Wisborg, Ellen continua ad avere sogni inquietanti e gravi crisi di sonnambulismo. Friedrich, migliore amico di Thomas, sotto consiglio del suo medico, decide di contattare un erudito svizzero ossessionato dall’occulto, il professor Albin Eberhart Von Franz.

Più passa il tempo, meno sembra un caso che il conte Orlock abbia scelto proprio Wisborg come propria residenza, o che proprio la sua venuta segni l’inizio celle crisi di Ellen. O ancora peggio, che la fanciulla non sia nuova al Conte e viceversa. Ma non è solo Ellen a correre un grave pericolo. Perché l’ombra proiettata dal Conte Orlock si appresta a ricoprire l’intera Wisburg, forse l’intera Germania.

Tra adattamento, remake e film autoriale

Come dovrebbe essere considerato questo film? Un semplice remake dell’originale? Un ulteriore remake del riadattamento di Herzog? Un adattamento più fedele del romanzo di Bram Stoker? Ebbene, è un po’ tutte e tre le cose. Robert Eggers si è sempre dimostrato uno studioso dell’argomento del film che vuole dirigere, sia esso lo stile di vita puritano per The Witch, la solitaria vita dei guardiani dei fari per The Lighthouse o le credenze norrene per The Northman.

Nel caso di Nosferatu ha attinto a tutte le fonti di cui ha potuto disporre, cinematografiche, letterarie e popolari, creando non un miscuglio pasticciato, quanto più un equilibrio per nulla strafacente tra tutte le sue parti. Così come il Nosferatu originale riprende dal romanzo cambiando i nomi dei personaggi, in questo i nomi e le situazioni sono quelle del film originale, ma ci sono anche delle aggiunte prese in prestito direttamente dal libro, capaci di accontentare anche la controparte letterata del pubblico.

Un film, come quelli precedenti del regista, che si prende il suo tempo, con scene lunghe a volte girate con realistici piani sequenza, capaci di farci entrare ancor di più nella storia. Eppure, per quanto lunga paia questa narrazione, non vi è alcuna scena superflua. Nessun dialogo è lasciato al caso, ogni situazione avrà ripercussioni in quella successiva o più avanti. Questo ovviamente per quanto riguarda la versione cinematografica, per sapere se l’opinione a riguardo possa cambiare, si dovrà attendere l’edizione estesa di tre ore.

Peccato per i tre jumpscare, inutili e fuori luogo, che balzano fuori durante la visione, trovata che stona con la permeante atmosfera perturbante del lungometraggio. Non rovinano affatto la visione, ma ci si sarebbe aspettata la loro assenza con un autore come Robert Eggers.

La storia e la Storia

Parlando dei collegamenti tra film e componente cartacea, il principale Knock diventa una differente versione di Renfield, come nell’originale Nosferatu, ma è comunque un macabro zoofago come nel romanzo. Orlock è munito di folti baffi come lo è il Dracula letterario, il che non risulta ridicolo, ma aumenta il già citato realismo e l’importanza “sociale del personaggio. Certo, non ha tre mogli e il suo palazzo non è lussuoso e agghindato, ma ne ha il pieno controllo: le porte si aprono a suo piacimento, similmente i fuochi si accendono e si spengono e le ombre sono parte estensiva del suo essere.

Oltre alla fedeltà al romanzo ve n’è anche nei riguardi del folklore est europeo: non solo il Nosferatu beve il sangue delle sue vittime direttamente dal cuore anziché dal collo, quest’ultima invenzione cinematografica, ma il suddetto vampiro è rappresentato come vero e proprio morto vivente, grottesca figura umana in decomposizione con la voce rotta dal tempo e ansimante.

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Queste rappresentazioni dei costumi slavi sono in pesante contrasto con la realtà rappresentata. In un’epoca in cui il pensiero prevalente era quello positivista, in piena fioritura dopo quello romantico, in cui la scienza, quasi più della spiritualità, era considerata portatrice di verità, a fare da contrasto alla ragione, più ancora della fede, è l’arcano. E quale forma occulta migliore, o forse peggiore, di uno stregone non-morto vampiro per contrastarla?

Eppure in tutto questo male, si mostra come qualcosa di vero possa salvare le persone dal male e farle superare il trauma: l’amore. Ellen più volte ripete di come il suo amore per Thomas l’abbia salvata dalla sua infanzia oscura e traumatizzante e di come ora la stia aiutando letteralmente ad affrontare i suoi demoni.

È infatti la donna ad ottenere un ruolo più attivo in questa versione, forse anche più del remake di Herzog. Non è semplicemente una vittima, o un’ingenua tentata dal male, ma una forza capace di contrastare l’oscurità sia dentro di lei che all’esterno. Ellen ricopre dunque anche un ruolo pseudo-sacerdotale, come afferma anche il professor Albin, in un periodo in cui la figura femminile era ancora stretta nel suo corsetto, dal quale cerca continuamente di liberarsi per ottenere la libertà.

Il dipinto romantico di Robert Eggers

Come in ogni buon film autoriale, trasposizione o originale che sia, la componente visiva è a dir poco impressionante, come d’altr’onde è d’uopo con Robert Eggers. Vi è un’attenzione maniacale ad ogni inquadratura, la composizione della scenografia, la posizione dei personaggi nel quadro e i colori utilizzati rendono la fotografia, curata dal sempre presente Jarin Blaschke, un quadro romantico semovente. I momenti salienti sono messi in risalto con una cura tale da farli sembrare un quadro di Francisco Goya o William Blake.

Componente importante dell’immagine è, naturalmente, quella oscura. Il Conte Orlock stesso, nella prima metà del film, non si vede praticamente mai nella sua interezza: è sempre inquadrato di sbieco, o in penombra, o coperto dai suoi pesanti e sontuosi abiti. Lo percepiamo già dall’inizio come una presenza eterea, qualcosa che è tutt’uno con le ombre.

Ombre che saranno sempre più presenti man mano che il film prosegue, allo stesso modo in cui vediamo più nitidamente i suoi contorni: i folti baffi neri tipici dei nobili slavi (nonché presenti anche nel Dracula di Bram Stoker, ndr.) e la sua pelle grigiastra e putrescente. Più lui è visibile a noi, più le ombre si attanagliano sullo sfondo, proprio per farci sentire ancor di più preoccupati per il suo arrivo.

Nosferatu: la realtà nella finzione

Per quanto Robert Eggers sia un grande fautore delle scenografie realistiche, non si può realizzare certo un lungometraggio di questa portata senza l’utilizzo della computer grafica. Tuttavia essa non risulta per nulla fuori luogo, anche grazie al fatto che, per la maggior parte delle volte, quando viene utilizzata, è notte, e una nave in porto o un enorme castello possono essere mostrati in maniera più imponente senza risultare finti.

Tornando a parlare della scenografia, Eggers riesce a unire sapientemente realismo con spettacolarità: arguta la scelta di girare le scene del palazzo del conte al Castello Hunedora, o dei Corvino, lo stesso in cui Vlad Tepes è stato imprigionato. Non da meno è la sequenza sulla goletta, girata realmente in mare aperto durante una tempesta, cosa che ha dato non pochi problemi alla produzione. O ancora meglio, l’utilizzo di veri topi in carne e ossa, scelta pericolosa ma azzeccata, per mostrare la terrificante realtà della peste.

Personaggi e interpreti

Ogni membro del cast è a dir poco perfetto per la sua parte. Bill Skarsgård è quasi irriconoscibile dietro il trucco e parrucco del Conte Orlock, col quale si sposa armonicamente. Ma anche senza tutto il makeup, la sua recitazione sostenuta e melliflua lo rende un perfetto antagonista “ombra“.

Impossibile non nominare Lily-Rose Depp, che ci regala un arcobaleno di emozioni in costante mutamento tra loro, alcune in una sorprendente dissolvenza l’una dall’altra nella stessa inquadratura. Forse nella seconda metà eccede un filo durante le sue continue crisi in una determinata scena, ma visto il suo stato potrebbe essere giustificata.

Proprio per la splendida recitazione, arricchita da accenti e termini propri dell’epoca, si consiglia la visione in lingua originale. Nulla da dire al doppiaggio italiano ben curato, ma con film come questo, in cui il realismo storico è componente essenziale, l’unico modo in cui si possa cogliere nell’interezza la visione artistica del regista, è bene avere una visione d’insieme.

Abbiamo il coraggio di salire?

Per quanto ormai risulti superfluo, dopo questa (lunga) recensione occorsa come (altrettanto lungo) preambolo per rispondere alla domanda dell’introduzione, noi di SpaceNerd non possiamo dire altro che . Assolutamente sì. Se i risultati sono questi, se davvero per sentirci raccontare un’altra volta la stessa storia abbiamo la possibilità di assistere ad un’opera visiva e narrativa come questa, allora che ci venga raccontata anche altre dieci, cento volte.

Tutti noi possiamo, non senza timore, salire sulla carrozza nera che Robert Eggers ci apre davanti e fidarci di dove ci condurrà. Non importa se ci troveremo con qualche ettolitro di sangue in meno. Ecco la carrozza che vi porta alla festa. Ecco l’ascia che vi mozza la testa.

Nosferatu (2024)
REGIA
9.5
SCRITTURA
8.5
COMPARTO TECNICO
8.5
DIREZIONE ARTISTICA
10
CAST
9
Pros
Ottimo equilibrio tra remake rispettoso e degno adattamento del romanzo
Attenzione maniacale ad ogni inquadratura
Coraggiose e riuscite scelte per rendere l'ambientazione il più realistica e verosimile possibile
Cast ottimo
Cons
Qualche jumpscare facilmente evitabile
9.1
VOTO
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Veoneladraal

Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona! Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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