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The Poetry of Ran, la recensione

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The Poetry of Ran

The Poetry of Ran

14,90
7.1

SCENEGGIATURA

5.5/10

DISEGNO

7.7/10

CURA EDITORIALE

8.0/10

Pros

  • Edizione molto curata
  • I design sono particolarmente azzeccati
  • L’opera ha un buon ritmo

Cons

  • Davvero poco originale
  • La trama non è per nulla interessante
  • I personaggi sono stereotipati

Con The Poetry of Ran, Edizioni Star Comics ci propone una miniserie dark fantasy di due volumi. Ci avrà convinti?

Okay, è inutile stare qui a prenderci in giro, lo vedete tutti benissimo il voto in alto; avrete di conseguenza capito che la risposta alla domanda posta in apertura è sì, ma non fino in fondo. Perché? Cos’è che ha minato il piacere di leggere quest’opera?

Cerchiamo innanzitutto di capire cos’è, The Poetry of Ran. Come detto in apertura, si tratta di una miniserie shonen (e non seinen, come erroneamente riportato dalla stessa Star Comics sui suoi canali) di stampo dark fantasy fortemente tradizionale, con alcuni elementi presi in prestito dalla mitologia norrena e dei toni e delle creature che ricordano – seppur vagamente e senza mai arrivare a dei picchi qualitativi anche lontanamente paragonabili – quelli di Berserk. È, inoltre, il secondo manga dell’autore Yusuke Osawa pubblicato in Italia (il primo fu Six Bullets).

The Poetry of Ran

Il figlio dell’impurità

La premessa del manga è molto semplice: nell’innominato continente in cui è ambientata la storia, i Karma, mostri enormi che si nutrono dell’impurità presente negli esseri umani, portano scompiglio terrorizzando la popolazione. Per far fronte alla minaccia dei Karma, sono nati i Figli dell’impurità, un ordine di cacciatori il cui compito è sterminare i Karma, assorbendo l’impurità al loro interno. Nonostante il loro impegno, i Figli dell’impurità vengono guardati con sdegno dalle persone comuni, che credono che tutta quella impurità sia causa di maledizioni.

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Il protagonista della storia, Ran, è un Figlio dell’impurità che, viaggiando da un villaggio all’altro per sterminare Karma, si imbatte un giorno nella trovatrice Tolue, la quale, colpita dallo spirito di sacrificio di Ran, decide di seguirlo nelle sue avventure per poter scrivere una canzone su di lui (The Poetry of Ran, appunto). Una premessa senz’altro già vista, con il protagonista che, attraverso la sua affascinante aura, si guadagna una combriccola di comprimari che lo accompagneranno nelle sue gesta. Nulla di nuovo sotto il sole.

The Poetry of Ran

Se già con la premessa non partiamo assolutamente nel migliore dei modi, anche il continuo della storia non brilla né per originalità né per contenuto; i personaggi presentati, pur risultando abbastanza simpatici a più riprese, sono tutti piuttosto stereotipati.
Il mondo presentato da The Poetry of Ran ha sicuramente dei tratti interessanti, ma a volte manca inspiegabilmente di dettagli, e la brevità dell’opera non aiuta di certo in questo riguardo. E ancora, nonostante la presenza di alcuni temi importanti, come ad esempio l’emarginazione, questi spesso sono solo accennati, senza mai arrivare a una trattazione approfondita.

Sono poi presenti anche alcuni buchi di trama e momenti inspiegabili verso la fine del manga che fanno storcere il naso. Capirete quindi anche voi che, di fronte a tutti questi difetti, non si può assolutamente chiudere un occhio. Ed è un peccato, perché di elementi buoni nel manga ce ne sono diversi. Innanzitutto, nonostante il lavoro non proprio meticoloso sul piano narrativo, l’opera gode di un buon ritmo, che rende la lettura scorrevole e a tratti anche piacevole.

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La qualità del disegno di Osawa è sicuramente buona: The Poetry of Ran può infatti sfoggiare dei personaggi molto espressivi, oltre che a un lavoro certosino nella realizzazione dei design delle armi, sicuramente tra gli elementi più originali e meglio riusciti dell’opera (in particolare l’arma del protagonista). Fiore all’occhiello è il design dei Karma, che riescono ad affascinare e allo stesso tempo incutere timore nel lettore. Un bell’effetto è dato anche dal contrasto tra il tratto pulito dell’autore, e le linee di contorno piuttosto dure e marcate. Risultano molto apprezzabili anche gli sfondi, al netto di alcuni casi di prospettive non totalmente convincenti.

The Poetry of Ran

Ciò che ci ha più convinto di The Poetry of Ran è sicuramente il lavoro fatto da Star Comics per quanto riguardo la cura posta nella pubblicazione del manga. L’edizione proposta è infatti sicuramente di ottima fattura; si tratta di due volumi dotati di sovraccoperta e dimensioni 15x21cm (leggermente più grandi di quelle viste per I married a Girl to Shut my Parents up), con immagini a colori di ottima fattura, tutto contenuto in un elegante box a cassetto, al prezzo di 14,90€ (o 7,45€ per volume, se preferite).

Si tratta di un’ottima edizione: le grandi dimensioni dei volumi e la bellezza del box, accompagnati a un ottimo rapporto qualità/prezzo rispetto alla concorrenza (il cui prezzo medio, per un singolo volume di questo formato, si aggira intorno ai 12€) valgono sicuramente il costo del biglietto. Anche per la traduzione, ci troviamo davanti al solito, ottimo lavoro di Star Comics, che permette una perfetta fruizione dei due volumi dell’opera.

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Per concludere, The Poetry of Ran è un’opera altalenante, che presenta sì diversi pregi, ma altrettanti (e forse più gravi) difetti. Se siete appassionati di fantasy dalle tinte dark, o siete tra le persone che, in un fumetto, danno più importanza ai disegni rispetto alla storia, allora questo manga fa certamente al caso vostro, e vi consiglio assolutamente di non farvi scappare il box prima che vada esaurito. Se però non fate parte delle due categorie di persone qui sopra, vi consiglierei di evitare l’acquisto, o di non considerare The Poetry of Ran come una delle vostre priorità più urgenti da recuperare.

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Nato praticamente con il pad in mano, ho iniziato a giocare sin dalla primissima età. Crescendo però è stata la Nintendo a dettare legge nella mia vita videoludica, per poi riavvicinarmi al multipiattaforma solamente con la PS4. Nonostante la propensione per il mondo del gaming, non disdegno altre forme di intrattenimento quali fumetti, cinema o serie TV.

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