Recensioni

The Batman, la recensione: Vendetta, giustizia e speranza

The Batman

8.1

SCRITTURA

8.5/10

REGIA

7.5/10

COMPARTO TECNICO

8.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

8.0/10

CAST

8.5/10

Pros

  • Giallo ben costruito
  • Ottima reinterpretazione della filosofia di Batman
  • Cast eccezionale
  • Colonna sonora indimenticabile
  • Azione frenetica

Cons

  • Poco Bruce Wayne e poco ben gestito
  • Minutaggio leggermente eccessivo
  • Qualche infodump

Con The Batman si apre un nuovo spiraglio nell’abnorme universo cinematografico DC degli ultimi anni, oltre a quello dello stesso personaggio nel corso della storia. Non ci sarebbe da stupirsi, dato che Batman è il supereroe con più trasposizioni in assoluto della storia del cinema e della serialità. È dopotutto un eroe tra i più amati dal pubblico, con una sua tenacia, abilità e complessità capaci di renderlo un archetipo duraturo nel tempo. Forse ormai abusato, ma capace comunque di regalarci sorprese e soddisfazioni se maneggiato con cura.

Come molti altri registi, in questo film Matt Reeves (Cloverfield, The War-Il Pianeta delle Scimmie) ha voluto dare uno stile personale al Crociato Incappucciato, dando una linfa originale al personaggio, con la sua idea di Gotham, dei criminali che ne lordano le strade, dei personaggi secondari della Città del Crimine, ma soprattutto di cosa vuol dire essere Batman.

Come successo con gli ultimi due film de Il Pianeta delle Scimmie, possiamo dire che Matt Reeves sia riuscito non solo a padroneggiare la sua abilità nel rinnovare storie che potremmo considerare datate, ma anche ad aver compreso molto del significato dell’opera originale che il pubblico medio potrebbe non aver colto.

Sono vendetta

Sono queste le prime parole pronunciate dal Cavaliere Oscuro dopo essere uscito dall’oscurità e aver steso brutalmente un teppista di strada. Come primo impatto verso il pubblico è già uno dei migliori in un film su Batman. Probabilmente secondo solo all’entrata in scena di Michael Keaton nel Batman di Tim Burton. Non si può certo dire che come primo impatto Reeves badi a spese. Sin dall’inizio ci vengono presentati, attraverso più immagini che parole, i tre personaggi principali di questo cinecomic thriller/giallo.

Il primo di questi è la città di Gotham, un luogo pieno di luci e ombre dove il crimine dilaga per le strade e sindaci corrotti si susseguono uno dopo l’altro. Il secondo è l’Enigmista, un nuovo assassino che terrorizza le personalità abbienti direttamente nelle loro torri d’avorio, e che viene mostrato mentre uccide a sangue freddo il nuovo candidato sindaco. Il terzo è il già citato Batman, unico baluardo tra il caos e l’ordine in una città sull’orlo dell’oscurità. Un’oscurità che Bruce Wayne ha deciso di abbracciare e di usare, di scrutare nei suoi angoli più reconditi per instillare paura nel cuore dei malviventi.

Ora tuttavia Batman dovrà affrontare un avversario come non ne aveva mai visti nei due anni precedenti. Questo Enigmista, sadico killer narcisista, sembra intento a portare alla luce la corruzione della città attraverso la morte. Allo stesso tempo, però, pare voglia giocare con Batman e il dipartimento di polizia cittadino guidato dall’irrefrenabile James Gordon. Sembra quasi volere che lo trovino, provare che siano alla sua altezza, farli entrare nella sua mente contorta per vedere il mondo attraverso i suoi occhi.

Come ogni noir che si rispetti, la storia si ingarbuglierà man mano che Batman continuerà con le sue indagini: sempre più personalità saranno invischiate in questa matassa mortale: la misteriosa Catwoman, il boss della malavita Falcone, il suo socio Pinguino e molti altri. Spetterà all’Uomo Pipistrello capire di chi potersi fidare, a chi estorcere informazioni e capire come sopravvivere ad una città forse destinata all’autodistruzione.

Risolvi questo…

Per quanto esistano decine di rappresentazioni di Batman, Matt Reeves è riuscito a dare alla sua un’originalità interessante. Non è la prima volta che vediamo Batman nel ruolo di detective intento a risolvere una serie di omicidi: ne abbiamo avuto un esempio in quello che molti considerano ancora il miglior film di Batman, La Maschera del Fantasma. Qui però si è voluto prendere ispirazione non tanto da un fumetto, come è stato con La Maschera del Fantasma in Anno Due (migliorandone oltretutto la trama, e c’è ancora chi dice che i fumetti/libri sono in assoluto meglio dei film).

Reeves ha preferito infatti unire Il Lungo Halloween di Jeff Loeb al film Zodiac di David Fincher, con una spolveratina di Seven, soprattutto nell’ultimo atto. Per quanto sappiamo già la vera identità dell’assassino, il film riesce a tenere incollato lo spettatore per tutte e tre le ore della sua durata. Questo è stato creato grazie a tre fattori fondamentali.

Il primo è, ovviamente, l’elemento giallo. Così come ne La Maschera del Fantasma, ci troviamo davanti ad un mistero ben costruito e, soprattutto, coinvolgente nei riguardi dello spettatore: gli indizi trovati e seguiti da Batman vengono mostrati uno per uno anche al pubblico, senza che si nasconda qualcosa che solo Batman sa, come se fosse uno Sherlock Holmes moderno. In questo modo lo spettatore è coinvolto nella vicenda, il che lo porta a provare più interesse per essa e a chiedersi, assieme al Cavaliere, quale potrebbe essere il prossimo passo dell’Enigmista.

Per completare il quadro del film occorrono tutti i pezzi di questo puzzle contorto, nessuno escluso. Reeves ha posto con cura ogni tassello nella posizione adatta: nessuno dei personaggi, principali o secondari, è messo a caso o per semplice fanservice, come ormai succede molto spesso. Peccato che, in un paio di scene alla fine del secondo atto, proprio a causa dell’intreccio eccessivo, i personaggi eccedano nel parlare di quel che succede e che potrebbero fare, piuttosto che confidarsi i loro pensieri e le loro paure. Si sarebbe preferita più introspezione in determinati momenti e approfondimento dei personaggi, sacrificando così il dialogo esplicativo in favore di elementi più visivi.

La città che non dorme mai

Secondo elemento, Gotham: quella di Reeves è la città del crimine DC meglio rappresentata sul grande schermo, in perfetto equilibrio tra le guglie gotiche di Burton e i palazzi grigi chicagoani di Nolan. Una città con una sua anima, per quanto malata, sporca e oscura, con dei sobborghi fatiscenti, sfregiati dalla pioggia e contornati da cieli mai tersi, sempre grigi o cremisi. I suoi vicoli vengono mostrati attraverso una telecamera molto spesso fissa, o che insiste spesso sugli stessi luoghi in scene differenti, ma che per questo riesce a mostrarci Gotham in angolature differenti.

Infine, questo è uno dei pochi film di Batman in cui il protagonista ha un vero e proprio arco caratteriale. Pare strano dirlo, dato che siamo sempre abituati al solito Batman in lutto perenne, che picchia i criminali e che resta della sua idea sul non avere mani sporche di sangue, che crede nella giustizia e nella verità. Non che questo non lo sia, ma è proprio questa sua filosofia che viene studiata e setacciata nel corso del film.

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Non c’è più bisogno di rivedere per l’ennesima volta la morte dei coniugi Wayne, ormai il pubblico la conosce a memoria. Più d’impatto è vedere i frutti di quella fatidica notte: il tumulto interiore di Bruce, il suo modo di affrontare il trauma. Più va avanti la storia, più Bruce si confronta con personaggi come Catwoman e l’Enigmista, più vede specchi della sua stessa persona, e più intuisce qualcosa; qualcosa che forse nessun altro Batman cinematografico prima di lui aveva compreso. Ovvero…

La vendetta non basta

Procurare lesioni e fratture ai criminali, fermare i serial killer, incastrare boss del crimine per traffici di droga, mettere alla luce corruzioni di politici, non è sufficiente per salvare Gotham. Il simbolo che si staglia tra le nuvole notturne non vuol dire solo paura nei cuori di ladri e assassini. Perché Batman vuol dire anche speranza. Speranza in un domani migliore per una città che molti definiscono perduta.

Una morale forse più adatta a Superman, ma che non è per nulla estranea all’Uomo Pipistrello, né nei fumetti né in altre trasposizioni. Se ricordiamo bene, Batman viene visto più volte comportarsi non tanto da vigilante quanto, effettivamente, da eroe. E un eroe è tale quando aiuta le persone, anche solo nelle sue piccole azioni: Batman è lo stesso uomo che ha tenuto stretta la mano di una bambina morente, che ha salvato gli abitanti di un quartiere che stava per essere demolito da uno spietato capo d’azienda, che era disposto a morire gettandosi contro un meteorite per salvare la Terra.

Musica e azione

La colonna sonora di Michael Giacchino è una delle migliori mai create per un cinecomic. Ironico dato che non è la prima volta che Giacchino crea temi per i personaggi in costume, pensiamo all’indimenticabile colonna sonora de Gli Incredibili, che ripercorre quella dei primi 007. Qui il tema di Batman ricorda molto la marcia imperiale di Star Wars, ma molto più lenta e bassa, per dare un’idea di minaccia incombente sia per i criminali sia per Batman quando sta per scoprire un altro, macabro indizio.

Le scene d’azione sono forse le migliori mai viste in un film di Batman, o con Batman: sia quelle in cui Batman combatte a mani nude sia l’epica scena dell’inseguimento in auto, che ci ha saputo regalare forse le stesse emozioni dell’inseguimento nel Cavaliere Oscuro, sono riprese nella loro interezza e ben coreografate. Non vedremo più i tagli affrettati dei primi due film di Nolan, o l’eccessiva brutalità di quelli di Snyder, qui troveremo più uno stile dinamico e piacevolmente sopra le righe che ricorda la serie videoludica di Arkham.

Potremo goderci Batman destreggiarsi in arti marziali mentre la sua corazza accusa ben poco dei proiettili che gli vengono sparati addosso. Questi in una scena vengono addirittura utilizzati come unica fonte di luce intermittente. È qualcosa di assai fumettistico, qualcosa che con Nolan non avremmo potuto vedere.

Dietro la maschera

Sugli attori non ci sarebbe molto da dire se non questo: sono tutti eccellenti nei loro ruoli. Primi fra tutti Zoë Kravitz come Catwoman e Jeffrey Wright come James Gordon, le loro intenzioni sembrano uscite fuori direttamente dalle pagine del fumetto. Il modo in cui vengono gestiti e come interagiscono tra loro è un’ulteriore prova di come Reeves abbia capito la loro caratterizzazione originaria.

Certo, all’inizio il sottoscritto avrebbe preferito vedere scambiati i ruoli di Andy Serkis e Colin Farrell, ma si è dovuto ricredere: l’Alfred di The Batman è sia calmo e risoluto sia capace di sfoderare uno sguardo gelido che fa ricordare a tutti il suo passato nelle forze speciali. Il Pinguino, invece, per quanto sia quasi più alto di Batman, rimane caratterialmente “sporco” come tutti i fan vorrebebro. Paul Dano nel ruolo dell’Enigmista è il perfetto Mr. Nobody: il suo viso da everyman, quasi da “sfigato”, per mancanza di un altro termine, cozza brutalmente con la sua mente malata e i suoi contorti intenti, in un modo da intimidire persino lo spettatore. È il ragazzo della porta accanto che nessuno vorrebbe avere come vicino.

Ironicamente, forse Robert Pattinson stesso è l’unico problema del cast. Mettiamo le mani in avanti: il suo è tra i migliori Batman mai trasposti: serioso, cupo, e soprattutto capace di rendere la sua voce intimidatoria. Come a suo tempo fecero Keaton o Conroy, Pattinson non ha bisogno di pitcharsi come Affleck o di giocarsi la laringe come Bale.

Tuttavia, per quanto abbia interpretato un ottimo Batman, delude un po’ come Bruce Wayne, sia perché gli è stato dato poco tempo sullo schermo sia perché, come atteggiamento, non lo si distingue troppo dalla sua controparte mascherata. Il bello dell’interpretazione di Keaton e Bay era il poter distinguere nettamente il Bruce estroverso e scherzoso dall’oscuro e tenace Batman, così da non lasciare mai che qualcuno potesse insinuare che i due si somigliassero. Si spera che, nei prossimi film, potremmo goderci più minutaggio riservato al miliardario playboy più ambito della DC.

Sono Batman!

Non è un film perfetto. Forse il minutaggio è eccessivo, forse in alcune scene parlano fin troppo, forse avremmo preferito un Bruce Wayne più contrastante con Batman, forse a molti non andrà giù il Batman più “speranzoso” di Reeves. Tuttavia, questo è un film di Batman come non se ne vedevano da anni. Intenso, cupo, intrigante e rispettoso della figura del secondo supereroe della storia.

Per dirlo alla Nolan, per quanto sia una frase abusata quanto la figura del Cavaliere, non è il film che ci meritiamo, ma è quello di cui abbiamo bisogno. In un’era in cui ormai troviamo Batman ovunque ci voltiamo, in cui molti si stanno anche stancando della sua eterna presenza, abbiamo bisogno di un film riesca ad accontentare sia i nostalgici del Crociato vecchio stile sia ai neofiti desiderosi di qualcosa di diverso da Batman.

Matt Reeves ci è riuscito: ha dato una nuova identità a Batman, un’identità che, grazie agli incassi ricevuti, tornerà nuovamente in futuro per continuare a sorprenderci, quando il segnale brillerà tra le nuvole.

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Veoneladraal

Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona! Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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