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Frankenstein (2025), la recensione: Il nuovo mostro di Guillermo del Toro

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Frankenstein (2025), la recensione: Il nuovo mostro di Guillermo del Toro 1

Adattare quello che è considerato il primo romanzo fantastico moderno non è un’impresa facile. Non lo è non solo perché tale impresa è stata tentata più volte in passato, in tutti i formati possibili, siano essi cinematografici, seriali o addirittura videoludici. Ma Guillermo del Toro ha comunque voluto provare a dare la sua personale visione anche al Frankenstein di Mary Shelley.

Offrire la propria interpretazione di un’opera è ormai d’uso al celebre regista messicano, così come ha sempre dimostrato di avere un debole per i mostri, i costrutti, i reietti della società, primi fra tutti i suoi due film su Hellboy, o il suo più recente Pinocchio. Persino in La Fiera delle Illusioni, il suo unico film in cui non è presente alcun elemento sovrannaturale, l’immagine della “bestia” è prominente nella psicologia dei personaggi e nella morale della storia.

Ma ritrattare i temi principali della storia sul “mostro” originale, quella alla quale quasi tutte le storie moderne sull’argomento traggono spunto, è stata una buona idea?

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro Oscar Isaac Victor

Frankenstein, o Il Moderno Prometeo

Una nave diretta all’Artico è rimasta bloccata tra i ghiacci. Tra marinai sfaticati, un capitano imperterrito e un ambiente ostile, la speranza di riuscire nell’impresa vacilla sempre di più. Tuttavia, una notte, sull’imbarcazione giungono due strane figure, un uomo gravemente ferito e terrorizzato e il suo inseguitore: un essere gigantesco, immune a ferite e dotato di una forza sovrumana.

Portato nella stanza del capitano, l’uomo rivela di essere il creatore di quell’essere e si appresta a raccontare la storia della sua vita, fino al momento che lo ha portato fin lì. Una che parte da un’infanzia negata, una gioventù dedita all’ambizione e un’età adulta spezzata. Il tutto per appagare un sogno che lo ha trasportato in un oscuro incubo.

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro Oscar Isaac Victor

Tradire l’opera originale è sempre un bene?

Non ci troviamo di fronte ad un Nosferatu di Robert Eggers, in cui la fedeltà all’originale è arricchita da aggiunte che approfondiscono i personaggi e i loro rapporti. Guillermo del Toro fa quel che ha sempre fatto: distanziarsi dalla via delineata dall’autore (o in questo caso autrice) e intraprendere un percorso tutto suo, sia esso per adattarla ai tempi moderni o per un suo semplice desiderio di esplorazione artistica.

Quella che sarebbe dovuta essere la morale originale, quella di Mary Shelley e del Moderno Prometeo, il frutto marcio del positivismo che istiga gli esseri umani a varcare i confini che la scienza e l’etica impongono senza assumerne le conseguenze, viene sostituita con l’approfondimento del rapporto tossico tra genitore e figlio.

Un cambiamento assai radicale, soprattutto se contiamo che, nel romanzo, il padre di Victor non era affatto violento o arrogante, tutt’altro. Invece in questo suo lungometraggio il regista ha voluto spiegare il rapporto tossico tra Victor e la creatura come uno specchio di quello malsano tra suo padre e lui.

Non che l’elemento genitoriale fosse assente nel romanzo, ma era presentato in minima parte, così come la morale del creatore-creazione è presente solo in secondo piano nella narrazione del film. È un tema naturalmente più contemporaneo e più accessibile al pubblico degli ultimi anni.

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro

Il grigio, il nero e altro grigio

In un tempo in cui si cerca di dare più sfumature ai personaggi, in cui non sempre il protagonista è sempre buono e l’antagonista è spietato, questo film si distacca ulteriormente da un romanzo di duecento anni fa mostrando in modo fin troppo evidente chi sia il buono e chi il cattivo.

I personaggi di Mary Shelley erano molto più “umani“, permeati da una nebbia grigia che ci impediva di comprendere appieno dalla parte di chi dovessimo stare. Certo, Victor aveva abbandonato la sua creazione a sé stessa e l’ha disprezzata dal momento in cui l’ha vista, ma la sua famiglia non doveva pagare per lui. Certo, la creatura non ha colpa di essere creata, di essere orribile a vedersi e di non poter ricevere amore, ma ha comunque ucciso uomini, donne e bambini innocenti.

Guillermo del Toro ha deciso invece di toglie gran parte della responsabilità ai due personaggi principali: a Victor per la creazione del mostro e al mostro stesso per gli omicidi. Nel primo caso il suo desiderio di volerla creare dapprincipio è nato meno da un suo puro desiderio di scoperta e più dalla pressione psicologica e fiscale del suo mentore Harlander. Inoltre, come citato poc’anzi, si comprende (ma non giustifica) la violenza che perpetua verso la creatura perché rigetto di quella che lui ha subito dal padre.

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro

Nel secondo caso, quando il mostro uccide è sempre o per legittima difesa o per un incidente causato da Victor. Mai una volta nel romanzo viene distrutto il sottotesto con frasi come sei tu il vero mostro, cosa che ahimè accade nel film. Ci si sarebbe aspettato di meglio da un regista che lascia molto parlare l’estetica dei suoi lungometraggi.

Menzione, e probabilmente elogio a parte, merita il personaggio di Elizabeth. Questo è stato probabilmente il cambiamento più radicale rispetto al romanzo ma, paradossalmente, il più apprezzato. Da semplice figura di contorno destinata ad una tragica fine è stata resa una specie di alter ego di Mary Shelley, un’anima libera, intelligente, che combatte intellettualmente col marito come lei fece con Percy Bysshe, e naturalmente affascinata dai mostri.

Forse un po’ troppo affascinata, soprattutto da una creatura conosciuta da poco e con la quale si sviluppa una rapporto in un minutaggio fin troppo ristretto.

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro Mia Goth Elizabeth Jacob Elrodi

Un altro armadio delle curiosità di Guillermo del Toro

Per quanto narrativamente questo film possa far alzare più di un sopracciglio, esteticamente rimane mostruoso (battuta voluta): i costumi sgargianti e dalle forme esagerate caricaturano ancora di più i personaggi e ne accentuano le sfaccettature.

Eccezionale lavoro fatto anche con la colorazione: si passa dall’oro e le sue sfumature per le ambientazioni vittoriane al rosso e marrone per i laboratori e gli esperimenti al grigio per le scene più strazianti. Emblematica è in questo caso la bara della madre di Victor, in avorio bianco con all’interno un lenzuolo di tulle rosso sangue.

Quando si deve inquadrare un castello o una villa, la telecamera abbraccia letteralmente l’intero paesaggio, accentuando le sue guglie gotiche con il semplice ma efficace ausilio di pioggia e fulmini. Ma ancor più dell’architettura in questo film la fa da padrone la scultura, con figure stilizzate e dettagliate, ognuna delle quali ottiene un significato profondo per la psicologia del personaggio e per lo svolgimento della narrazione. Si sarebbe apprezzato molto più artigianato e meno computer grafica, che zoppica nella creazione, o meglio ricreazione, di animali.

Impossibile non menzionare lo straordinario trucco apportato a Jacob Elordi, che ricorda molto il character design di Bernie Wrightson, con contorni spigolosi e le cuciture accentuate.

Frankenstein film 2025 Guillermo del Toro Oscar Isaac Victor

Un mostro da amare

Con Frankenstein, Guillermo del Toro voleva creare il film della sua carriera, e probabilmente dal punto di vista estetico è riuscito nel suo intento. Si potrebbe dire lo stesso anche dal lato narrativo, ma questo aspetto potrebbe non essere apprezzato da tutti. Per lo meno, è assai probabile che non accontenterà i grandi amanti del romanzo.

Sta di fatto che vale la pena di essere visto per lo meno dal punto di vista visivo e tecnico, come d’altronde lo è ogni film di questo visionario regista. Un piacere da godere sul grande schermo. Peccato per la povera distribuzione nelle sale di Netflix.

Guillermo del Toro, con questo suo Frankenstein, ha creato un mostro esteticamente impressionante, ma a modo suo imperfetto, che tuttavia riesce a farsi amare.

Frankenstein (2025), la recensione: Il nuovo mostro di Guillermo del Toro 4
Frankenstein (2025), la recensione: Il nuovo mostro di Guillermo del Toro
SCRITTURA
5.5
REGIA
8.5
COMPARTO TECNICO
8
DIREZIONE ARTISTICA
9
CAST
9
Pros
Regia che accentua l'elemento gotico della storia
Una cura maniacale nell'elemento scultoreo
Trucco e parrucco maestosi
Cons
Ci si allontana molto dalla morale del romanzo
I personaggi perdono il loro "grigiore" originale
Dialoghi e frasi che uccidono il sottotesto
8
VOTO

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Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona!
Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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