Diavolo cresciuto da umani. Mostro che caccia altri mostri. Destinato che si oppone al destino. Hellboy di Mike Mignola è uno strano ma funzionante calderone di contrapposizioni, che trovano un nesso in uno dei fumetti più rappresentativi degli anni ’90.
Nato come storia singola, ma divenuto col tempo uno degli universi “a parte” più amati dei lettori di fumetti, distaccato dalle due majors Marvel e DC , questo fumetto ha una storia (sia dal lato editoriale sia da quello narrativo) assai interessante. Vediamo quindi di esplorare i motivi per cui Hellboy è riuscito a scrivere un proprio capitolo nella storia della nona arte.
Contesto: Mike Mignola negli anni ’90 Dopo essersi fatto le ossa nel fumetto mainstream, in cui fa palestra nell’ambito del dark fantasy con l’adattamento a fumetti di Le Cronache di Corum di Michael Moorcock , Mike Mignola disegna per le due majors storie non da poco, quali Dottor Strange e Dottor Destino: Trionfo e Tormento e Gotham by Gaslight , riproposizione di Gotham City in un’ambientazione steampunk-vittoriana.
Il primo volume di Hellboy, La mano destra del Destino , è stato pubblicato nel 1993. La decade in questione è stata un periodo molto controverso per la storia del fumetto: sono stati pubblicati, sì, alcune delle migliori storie del media (Sandman , la The Invisibles di Grant Morrison, Marvels ), ma anche tra i più “tamarri” e controversi (i Fantastici 4 di Tom De Falco, Punisher: Purgatorio , la Saga del Clone di Spider-Man ).
Al contempo, tuttavia, l’archetipo dell’Indagatore dell’Occulto stava vivendo la sua epoca d’oro, con personaggi come il Constantine di Garth Ennis e Paul Jenkins o il nostrano Dylan Dog , e anche Mignola diede il suo contributo, creando un eroe assai atipico anche per i grigi standard del genere, donandogli una sua identità narrativa e grafica e una sua mitologia complessa.
Il mio nome è Boy. Hellboy Inghilterra, 1944. Un gruppo di agenti nazisti attua un oscuro rituale in una rovina dispersa tra i boschi. Al termine del rito, riescono a portare sulla Terra un bambino infernale, dall’enorme mano destra di pietra . Giunge sul posto una squadra congiunta di militari statunitensi e agenti del BPRD (Istituto per la ricerca e la difesa del paranormale), i quali riescono a mettere in fuga gli scienziati/stregoni.
Trevor Bruttenholm , fondatore del BPRD nonché universitario esperto di materie arcane, decide di adottare il piccolo diavolo e, in barba a ogni pregiudizio, lo prende sotto la sua ala protettiva, convinto di poterlo crescere sotto insegnamenti cattolici per farlo diventare un agente dell’Istituto e combattere le forze oscure.
Inizia così per Hellboy una vita di lotte, indagini e difesa della gente comune contro le insidie che ci sono dall'”altra parte”. Tuttavia, le ombre del suo passato continuano a chiamarlo . Dovrà pur significare qualcosa la sua mano destra, o le rune che la ricoprono. Non saranno poche, infatti, le avventure in cui dovrà fare i conti con la sua vera natura, imbattersi nuovamente nei membri del gruppo che lo ha portato sulla Terra e scoprire il motivo del rituale.
Sarà costretto a compiere la scelta fatidica più volte: venire a patti con il destino che la sua mano destra ha segnato per lui o opporsi ad esso , rispettando gli insegnamenti del suo padre umano e proteggere la Terra dalle forze del Male.
L'(anti)eroe atipico di Mike Mignola Come accennato prima, il nostro Rosso è un protagonista assai diverso dai classici eroi anni ’90. Già a quell’epoca molti autori cercavano di distaccarsi dalle storie mature e oscure degli anni ’80 , preferendo uno stile grafico esagerato , sulla falsariga dei vari Todd McFarlane e soci della prima Image Comics. Tuttavia Mike Mignola ha voluto rendersi estraneo sia alla Dark Age sia a quest’ultima moda.
Rosso non è eccessivamente eroico e “pompato” come i supereroi delle majors di quegli anni. Il suo aspetto poco gradevole ne è la prova: un omaccione muscoloso con piedi caprini, mascella squadrata, mano destra rocciosa e corna spezzate in un poco riuscito tentativo di sembrare più “umano”. Ma è proprio questa sua apparenza maldestra a renderlo simpatico.
Caratterizzato dal contrasto non è solo l’aspetto esteriore di Hellboy, ma anche la sua personalità : se qualche entità oscura lo minaccia con parole arcaiche, lui risponde con rozzi monosillabi. È altruista e protettivo con chi ne ha bisogno, ma ciò non vuol dire che non tratti in maniera burbera anche i suoi protetti.
Dopotutto, come dice lo stesso Mignola:
“Sapevo che se avessi creato un detective dell’occulto come un tipico detective dalle sembianze umane mi sarai annoiato dopo aver disegnato una ventina di pagine, di conseguenza ho creato un protagonista dei miei fumetti che fosse una creatura mostruosa in modo che, anche se non sta combattendo altri mostri, mi starei dilettando a disegnare un mostro.”
Jason Sacks, “The American Comic Bok Chronicle: The 1990s “ Tra oscurità e… altra oscurità Per descrivere al meglio lo stile grafico di Mignola, basterebbe la citazione di Alan Moore nella sua introduzione a Il Risveglio del Demone : “l’espressionismo tedesco che incontra Jack Kirby”. In effetti troviamo molti degli aspetti che caratterizzano i due stili artistici: il non voler rappresentare tanto la realtà quanto più le sensazioni che essa vuole trasmettere, con una forte marcatura sui contorni dei personaggi. Mentiremmo tuttavia se dicessimo che non si riconosce l’influenza di Steve Ditko , soprattutto durante le scene d’azione.
Guardando i disegni di Mike Mignola, già di primo impatto si capisce che si è davanti a qualcosa di innaturale , caratterizzato da contorni spigolosi e ombre marcate che aumentano il senso di “fantastico” e di orrore della storia.
Certo, non sempre vi sarà Mignola dietro il comparto grafico. Ad Hellboy hanno collaborato artisti del calibro di Richard Corben , o P. Craig Russell , per non parlare del finale della saga, La Tempesta e la Furia , affidato al sempre versatile Duncan Fedrego .
La storia e le storie Se il primo volume inizia rispettando la linea cronologica, ovvero dall’evocazione di Hellboy, più si va avanti con la lettura dei volumi, più ci s’imbatterà in digressioni, storie prequel e midquel , lunghe e brevi. Molte di queste serviranno per approfondire la lore attorno al protagonista (La bara incatenata, Il Cadavere, Una scatola di malvagità ), altre invece saranno semplicemente dei racconti horror/sovrannaturali con Hellboy come protagonista, da godere come indagini a sé stanti (L’Uomo Deforme, I Lupi di St. August, Hellboy in Messico ).
Come molto spesso succede, l’autore aveva in mente di scrivere esclusivamente la prima storia , o meglio il primo albo, e chiudere il capitolo su Rosso. Ma grazie al successo ricevuto, la Dark Horse ha insistito affinché continuasse le avventure di Rosso.
Più andremo avanti nella lettura, più scopriremo sfaccettature dei personaggi e approfondimenti della mitologia Hellboyana , tra antiche divinità lovecraftiane desiderose di distruggere l’esistenza, personaggi famosi e controversi della storia (Rasputin ) o della fantasia (Ecate , il Lupo Mannaro, la Regina di Sangue, il Mostro di Frankenstein ).
Questo dimostra come Hellboy sia un personaggio abbastanza ben caratterizzato da funzionare sia in una serie a lungo termine sia in storie brevi. Per fare il paragone con un’altra serie dark fantasy con protagonista un “mostro cacciatore di mostri” che si oppone al destino, potremmo dire che ricorda un po’ la Saga del Wircher di Andrzej Sapkowski .
Andare contro il destino Per fare un altro paragone con Geralt di Rivia , allo stesso modo del Witcher, Hellboy non è mai il primo ad attaccare i mostri : quando occorre, cerca prima di parlarci e ragionarci . Questo perché egli può sembrare un demone, ma dopo i decenni passati a imparare le vie degli umani, ormai lo è diventato anche lui.
Egli si oppone dunque alla sua mostruosità , allontanandosi dalla propria natura demoniaca allo stesso modo in cui il personaggio si discosta dal classico supereroe e dal classico indagatore dell’Occulto. Egli può anche avere un vero nome infernale, ma il nome che suo padre gli ha dato, Hellboy, è quello vero.
Ma ciò non significa che Hellboy voglia allontanarsi dal motivo della sua esistenza. Come lui stesso spiega alla fine di Una Scatola di Malvagità :
“Non affronto mai ciò che sono realmente. Non ci penso, faccio solo il mio lavoro. E questo include quasi sempre spaccare il culo a cose che mi somigliano un sacco. Ma io non ci penso. Io vivo con la testa sepolta nella sabbia e va bene così, poi arriva qualcuno […] mi cacciano la testa fuori dal buco… E io vedo la mia parte nel grande schema. Quello brutto. Quindi non posso far altro che rimettere la testa nel buco… Ma se non lo facessi? Se continuassi a guardare il grande schema?”
Alla fine, il più grande mistero dell’Occulto che circonda Hellboy è proprio il suo . Chi è e perché è qui? Più andremo avanti nella storia, più indagheremo assieme a lui, mettendo insieme i pezzi di questo puzzle infernale, fino a giungere ad una ineluttabile verità… e magari dare anche a lei un gran calcio nel culo.
C’era una volta un uomo storto… The Crooked Man , di prossima uscita, è il terzo tentativo di trasporre il personaggio sul grande schermo. Questa volta, tuttavia, non si cerca di adattare la storia principale, ma uno dei racconti più amati dal pubblico e dalla critica . In esso Hellboy si troverà ad indagare su un caso di possessioni, streghe sanguinarie e un mostro del folklore degli Appalachi .
Prima della visione, non possiamo che consigliare a tutti i lettori di SpaceNerd di prepararsi recuperando i volumi editi finora! Per quanto ormai la saga principale e gli spin-off siano facilmente reperibili in edizione Magic Press , a ottobre la saga inizierà ad essere ristampata in omnibus da Edizioni Star Comics .
In qualunque formato lo si voglia leggere, il nostro consiglio è sempre lo stesso: non perdete tempo! Tuffatevi nell’oscuro mondo dark fantasy espressionista di Mike Mignola. Indagate assieme a Rosso su lupi mannari, vampiri e antichi sabba. Prendete a calci il Destino e decidete voi come andrà a finire la vostra storia.
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