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The Outer Worlds, le prime impressioni: take me home, space roads

Lo abbiamo provato e lo stiamo amando: ecco cosa ci ha regalato The Outer Worlds dopo le prime ore di gioco

Obsidian Entertrainment, sviluppatori di apprezzati GDR come Fallout: New Vegas e Pillars of Eternity, sono tornati con The Outer Worlds, un nuovo brand GDR dall’ambientazione fantascientifica e dai tratti open-world. Traendo palese ispirazione dai GDR di casa Bethesda, sarà in grado di soddisfare i videogiocatori rimasti con l’amaro in bocca da un seguito di Skyrim ancora in alto mare e da un recente Fallout molto sottotono?

Dejà-vu, dejà-vu ovunque

Qual è il confine tra ispirazione e plagio? I primi momenti di gioco potrebbero far sorgere questa domanda nella mente di svariati giocatori con un po’ di esperienza, poiché si assiste ad una sequela di citazioni e meccaniche che ricordano da molto, forse troppo, vicino tutta una serie di titoli.

La narrazione ci trasporta in una nave spaziale lasciata per molti anni alla deriva, quando il protagonista viene salvato da uno scienziato brillante, eccentrico e con dei capelli bianchi sparati: può venir spontaneo chiedersi dove abbia lasciato l’ingenuo nipote. Destati dall’ibernazione, è tempo di creare il personaggio: dopo un discreto editor, scorrendo la lista delle statistiche è difficile non notare delle fortissime somiglianze con quelle di un corriere solitario alla ricerca del suo killer nelle desolate lande del Mojave.

Senza troppi complimenti veniamo messi su una scialuppa di salvataggio e spediti sul primo pianeta, dall’ambientazione particolarmente satura di colori che ricorda non troppo alla lontana un’avventura di esplorazione spaziale procedurale. Esplorando nella prima ora di gioco quella che diventerà la nostra navicella spaziale, facciamo la conoscenza di un’intelligenza artificiale dalla voce femminile e dai toni pungenti, la quale potrebbe essersi presa una vacanza dai suoi sadici esperimenti.

Dulcis in fundo le meccaniche: difatti, controller alla mano la sensazione è di giocare ad uno spin-off di Fallout: esplorazione, dialoghi, sistema di loot, abilità, struttura delle quest ed è addirittura presente un “cugino” dello SPAV assegnato allo stesso identico tasto.

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Un diamante grezzo

Se i primi momenti passati nella Valle di Smeraldo, la prima area esplorabile del gioco, possono far legittimamente storcere il naso, con il passare delle ore la scarsa originalità del gioco passa completamente in secondo piano. Difatti, quello che emerge ad un’analisi più approfondita è un GDR profondo e coinvolgente come pochi altri.

Prima di tutto, i dialoghi sono semplicemente eccezionali: i vari NPC presentano numerose scelte di dialogo in cui si possono approfondire le loro storie e i loro caratteri, scoprire metodi alternativi con cui risolvere certe quest e ampliare la conoscenza del mondo (o meglio, dei mondi) di gioco. Inoltre, l’articolato sistema di punti abilità permette di sbloccare opzioni di dialogo peculiari: se siete competenti in medicina potrete aiutare il primo NPC che incontrerete guarendo le sue ferite. Di tutto questo i compagni che incontrerete più avanti ne terranno conto, diventando più amichevoli nei vostri confronti.

Anche il sistema di scelte e conseguenze è degno di nota: accanto alla tipiche scelte importanti che si presentano durante le missioni principali, grazie alle numerose scelte nei dialoghi e le missioni secondarie si va a creare un’ampia varietà di scelte e conseguenze minori ma non per questo meno importanti, poiché vanno a confluire nel buon sistema di reputazione tra le varie fazioni che incontrerete nella vostra avventura.

Caratterizzato da diverse aree medio-grandi separate piuttosto che un unico grande open-world, l’esplorazione del mondo di gioco da grandi soddisfazioni e si plasma a seconda del personaggio che vorrete interpretare: degli abili hacker potranno avere accesso a maggiori informazioni dai terminali, degli avventurieri dal passo felpato potranno portare a termine i loro obiettivi senza colpo ferire, oppure dei provetti barbari potranno devastare qualsiasi essere osi intralciarvi. Colmo di missioni e posti da esplorare, difficilmente il gioco vi lascerà insoddisfatti.

Grandi potenzialità

Portate a termine le 7 ore di gioco necessarie per completare tutte le missioni della prima area, ci si trova davanti ad un sontuoso GDR creato con passione che sarà in grado di soddisfare i palati degli appassionati di questo genere. Benché sia palese che le risorse a disposizione del team di sviluppo fossero piuttosto scarse, le aspettative per il futuro sono rosee, non solo sul resto del gioco (che uscirà anche su Nintendo Switch) ma anche sugli sviluppatori. Essendo passati sotto l’ala protettrice della Microsoft, con il dovuto supporto avremo dei giochi che saranno tranquillamente in grado di competere, se non surclassare, i grandi GDR di casa Bethesda.

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Alberto Mantione

Laureato in economia, grande cultore del mondo del marketing e ovviamente appassionato di videogiochi fin da tenere età, sono stato svezzato a 3 anni con i miei primissimi videogiochi, a 4 con nientemeno che Monkey Island giocato assieme a mio padre e a 5 ho portato a termine il mio primo videogioco in assoluto, Pandemonium, dando il via "ufficialmente" alla mia passione. Da allora posso vantarmi di aver concluso quasi tutti i più celebri titoli usciti possedendo pressoché tutte le console, dalla prima Playstation in avanti. Tolti i titoli sportivi, non c'è genere di gioco in cui non mi piaccia cimentarmi

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Alberto Mantione
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