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Alan Wake Remastered, la recensione: sulla strada del ritorno

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alan wake

Alan Wake Remastered

8.7

GAMEPLAY E LONGEVITA'

7.5/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

8.5/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

10.0/10

Pros

  • Narrazione superba
  • Graficamente piacevole
  • Prezzo budget
  • Tutti i DLC inclusi

Cons

  • Un po' ripetitivo
  • Animazioni altalenanti
  • Meccaniche survival superficiali
  • Non include "American Nighmare"

Alan Wake è un titolo di Remedy Entertrainment, uno studio di sviluppo finlandese le cui opere hanno fatto breccia nei cuori dei giocatori grazie alla loro innata capacità di raccontare storie che lasciano il segno: celebri sono i due Max Payne (rilasciati ormai vent’anni fa) così come il più vicino Control, che per critica e pubblico stato uno dei migliori titoli del 2019.

In termini di qualità non fanno eccezione Quantum Break, la sfortunata esclusiva Xbox One dallo scarso successo commerciale, né appunto Alan Wake, rilasciato su Xbox 360 nel 2010. Il titolo aveva visto un processo di sviluppo travagliato: annunciato del 2005, in origine doveva essere un titolo open-world ma a seguito di numerosi problemi i lavori ripartirono da zero dopo tre anni. Nonostante ciò, la nuova opera dei Remedy raccolse un ampio consenso di critica e pubblico.

Negli anni successivi i fan attesero trepidanti un sequel su cui lo studio si mise subito all’opera ma, ancora una volta, incontrarono numerosi problemi a causa dei quali decisero di sospenderne lo sviluppo. Le idee di gioco maturate fino a quel punto convogliarono in Alan Wake’s American Nightmare, uno spin-off che prosegue le vicende del protagonista.

Alan Wake Remastered - Trailer di lancio

A undici anni di distanza, le tormentose acque di un seguito stanno tornando a smuoversi: dapprima con le espansioni di Control, che hanno ospitato molte allusioni ad un mondo condiviso e all’agognato ritorno di Alan; adesso con Alan Wake Remastered, riproposizione del blockbuster finlandese che sbarca per la prima volta sulle console Playstation e che lascia ancor di più sperare in un sequel… forse imminente.

Sulle orme del Re dell’orrore

Gli incubi esistono al di fuori della ragione e le spiegazioni divertono ben poco; sono antitetiche alla poesia del terrore.

È citando il celebre Stephen King che il titolo ha inizio, presentando fin da subito quella che è la più grande fonte di ispirazione per trama, genere e narrazione.

L’incipit del titolo vede Alan Wake, uno scrittore di successo che da due anni soffre di un blocco creativo, allontanarsi con la moglie Alice dai forsennati ritmi della metropoli per rilassarsi in un’incantevole cottage di una piccola e tranquilla cittadina.

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Tuttavia, la vacanza non ha nemmeno il tempo di iniziare che una misteriosa Oscurità piomba sul rifugio ed Alice scompare nelle nere acque del lago circostante. Convinto che la moglie sia ancora viva, il protagonista parte a cercarla e si ritrova ad affrontare delle presenze possedute, che sembrano uscite dalle sparpagliate pagine di un romanzo che non ricorda di avere mai scritto.

Per la maggior parte del tempo la narrazione viene portata avanti dallo stesso scrittore, la cui voce fuori campo riporta il suo flusso di pensieri come in un vero e proprio romanzo in prima persona. Quando sorge il sole e le presenze oscure si ritirano temporaneamente, il protagonista prosegue la ricerca della moglie per la cittadina di Bright Falls, all’interno di sezioni di gioco più rilassate dove la trama viene portata avanti anche da più classici dialoghi con altri personaggi e sequenze filmate.

La trama e la narrazione in Alan Wake sono eccezionali. Il racconto in prima persona regala un senso di immedesimazione grandioso che coinvolge il giocatore dall’inizio alla fine, mentre la trama ricca di suspense con numerosi colpi di scena e cliffhanger mantiene alto l’interesse e il senso di mistero nel corso dell’avventura, con ben pochi momenti morti.

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Di suo la trama non spicca per originalità, che si ispira volutamente non solo ai romanzi di King ma anche alla celebre serie televisiva Twin Peaks e ad altre opere. Ma non è da considerare un difetto, poiché il titolo non si limita a scimmiottare le proprie fonti di ispirazione: Alan Wake le fa proprie e offre così una trama ottima, raccontata brillantemente e con una propria identità.

Ineccepibile è anche la caratterizzazione di Alan Wake, umano e sfaccettato nel suo essere un “semplice” protagonista di un thriller dell’orrore. Caratterizzazione che purtroppo mette in ombra i personaggi secondari, quasi delle comparse non solo per il tempo a schermo ridotto ma anche per una scarsa profondità caratteriale.

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Tornando alla narrativa, questa si inserisce nell’ambito di una struttura episodica innovativa e pioneristica (nell’ambito videoludico) per l’epoca: se si pensa ad esempio al primo adattamento videoludico di The Walking Dead, che ha portato alla ribalta la narrazione ad episodi, si può constatare che uscì solo due anni più tardi rispetto al titolo finlandese.

Con veri e propri “riassunti delle puntate precedenti” e una durata media ad episodio di circa un’ora e mezza, la peculiare narrazione può portare il giocatore a gustarsi il titolo giorno dopo giorno alla stregua di una serie televisiva, aumentando ulteriormente il coinvolgimento e l’interesse per la trama.

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Gli unici inciampi nella narrazione si possono trovare nelle lunghe digressioni del protagonista, sempre avvincenti ma che talvolta scivolano in blande metafore e passaggi banali, che poco si addicono al protagonista che nella trama è uno scrittore di fama mondiale. Forse è voluto che Alan abbia dei difetti nella sua stessa prosa, ma è altrettanto probabile che la scrittura dei dialoghi da parte degli sviluppatori non regga la bravura del personaggio creato.

Sopravvivere all’oscurità

Dal punto di vista ludico, Alan Wake è uno sparatutto in terza persona con tinte horror. Nelle fasi notturne, che occupano la maggior parte del titolo, il protagonista si ritroverà a vagare per tetre foreste e altre cupe ambientazioni e a sopravvivere contro i Posseduti, persone ormai prive di volontà e pervase da un’entità oscura con un solo obiettivo: fermare lo scrittore.

Per affrontare tali minacce, Alan avrà a disposizione una torcia per dissiparne il velo di oscurità, ed un ristretto arsenale di armi da fuoco e accessori che troverà in giro per finire i nemici. Il sistema di gioco con le armi è solido e funzionale, con un comparto di shooting preciso e fluido che si unisce ad una mobilità soddisfacente del protagonista, in grado di schivare (con rallentatore scenografico) le armi da taglio dei suoi avversari.

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Alcuni accessori aiutano alla sopravvivenza dando luogo ad una ristretta scelta di strategie alternative al “illuminare e uccidere”: i bengala illumineranno una vasta area indebolendo e allontanando i Posseduti in caso di accerchiamento, mentre granate accecanti e pistole lanciarazzi saranno utili per sfoltirli in massa.

L’avventura dello scrittore si snoda lungo aree piuttosto lineari, dove il percorso per arrivare a destinazione è unico e le poche deviazioni servono a trovare risorse aggiuntive e collezionabili nascosti (fra cui pagine del manoscritto con piccole anticipazioni di trama). Non si sente la mancanza di un mondo più aperto, che avrebbe senz’altro compromesso i ritmi della narrazione ed esasperato un sistema di gioco che tende ad una scarsa varietà.

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Il sistema di gioco non pecca nelle sue meccaniche di base quanto appunto nella loro varietà: le combinazioni di nemici e strategie danno luogo ad un numero limitato di situazioni le quali, di conseguenza, a lungo andare portano una certa ripetitività di fondo.

È pur vero che il gioco non si pone come un classico sparatutto ma come un thriller d’azione; tuttavia, certe meccaniche di sopravvivenza avrebbero potuto sopperire alla scarsa varietà ma risultano invece superficiali: il protagonista vede la sua vita ricaricarsi in automatico, mentre le munizioni e le batterie della torce si trovano in generosa abbondanza a difficoltà Normale (la più alta selezionabile all’inizio). La componente horror, insomma, traspare più dalle atmosfere cariche di tensione che non dal sistema di gioco.

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Poco interessanti sono le fasi diurne, dove il protagonista interagisce (sempre in sezioni lineari, ndr.) con luoghi e personaggi della cittadina di Bright Falls per risolvere il mistero della moglie scomparsa. A parte ascoltare i dialoghi dei personaggi e raccogliere qualche saltuario collezionabile c’è ben poco da fare; fortunatamente, tali sezioni si sottraggono alla noia grazie ad una durata scarsa.

Undici anni dopo

Nel 2010 il comparto tecnico del titolo si era scontrato con le limitazioni di una console ormai vecchiotta: ambientazioni dettagliate, buoni modelli poligonali ed un ottimo sistema di illuminazione erano stati sacrificati all’interno di una risoluzione molto bassa (sub-HD) con pesanti filtri di antiliasing e altri espedienti tecnici.

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Grazie ad un buon lavoro di rimasterizzazione grafica, Alan Wake Remastered sbarca sulle console di nuova e vecchia generazione con un comparto tecnico tirato a lucido: non solo risoluzione e fluidità sono stati almeno raddoppiati (60 fps e risoluzione fino a 4K su PlayStation 5 e Xbox Series X) ma anche illuminazione, modelli dei personaggi e dettagli ambientali sono stati migliorati. Ovviamente non si tratta di differenze da remake, ma è comunque un lavoro egregio che rende molto piacevole il lato grafico anche sulle console di ultima generazione.

L’unico aspetto che stona sono alcune animazioni ed espressioni facciali le quali, rimaste inalterate rispetto all’originale, in alcune situazioni (soprattutto nei personaggi secondari, ndr.) fanno storcere il naso nella loro invecchiata macchinosità. Nulla che tange movimenti ed espressioni del protagonista almeno, che restano fluide e verosimili.

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Il comparto sonoro è rimasto sostanzialmente inalterato: una buona campionatura dei suoni ambientali favoriscono l’immedesimazione, un ottimo doppiaggio in italiano accompagna i dialoghi e le lunghe narrazioni del protagonista mentre una strepitosa selezione di brani cantati, originali e su licenza, conclude con grande stile ogni episodio.

Dal punto di vista dei contenuti Alan Wake Remastered contiene i sei episodi originali assieme ai due episodi speciali originariamente pubblicati come DLC, i quali approfondiscono le vicende del protagonista subito dopo il finale, per una longevità complessiva di una circa dieci-dodici ore di gioco. È un peccato che gli sviluppatori non abbiano voluto includere American Nightmare il quale, pur non aggiungendo molto alla trama, si pone in diretta continuità con i due episodi bonus.

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È possibile che la scelta sia stata dovuta a problemi di localizzazione che avrebbero stonato con il gioco di base (con lo spin-off infatti la serie abbandona il doppiaggio in italiano), tuttavia la sua inclusione avrebbe dato ancora più sostanza al già corposo pacchetto.

Infine, all’interno dei vari episodi sono stati inseriti dei nuovi “collezionabili” che scateneranno la curiosità di fan vecchi e nuovi: dei codici QR che rimandano ad alcuni video completamente inediti con intriganti anticipazioni di un sequel sempre più concreto e vicino all’annuncio.

I nuovi e vecchi “lettori” di Alan Wake

Quella di Alan Wake è un’ottima rimasterizzazione, completa nei contenuti e dal comparto grafico degnamente rinnovato, offerta al vantaggioso prezzo di lancio di 30 euro (è possibile acquistarlo a questo link supportando SpaceNerd!).

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Si tratta quindi non solo di un’occasione imperdibile per i giocatori PlayStation che non hanno mai avuto la fortuna di assistere alle magnetiche avventure dello scrittore newyorkese, ma anche di un’interessante occasione di rigiocarlo per gli appassionati del titolo originale.

Il lavoro di rimasterizzazione non ha toccato il sistema di gioco, poco vario e tendente alla ripetitività; tuttavia la maestria narrativa confezionata nell’opera sarà in grado di mettere in secondo piano tali difetti, regalando un’avventura imperdibile.

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Laureato in economia, grande cultore del mondo del marketing e ovviamente appassionato di videogiochi fin da tenere età, sono stato svezzato a 3 anni con i miei primissimi videogiochi, a 4 con nientemeno che Monkey Island giocato assieme a mio padre e a 5 ho portato a termine il mio primo videogioco in assoluto, Pandemonium, dando il via "ufficialmente" alla mia passione. Da allora posso vantarmi di aver concluso quasi tutti i più celebri titoli usciti possedendo pressoché tutte le console, dalla prima Playstation in avanti. Tolti i titoli sportivi, non c'è genere di gioco in cui non mi piaccia cimentarmi

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