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Mutazione, la recensione: tornare alle radici

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Mutazione, la recensione: tornare alle radici 1

Mutazione

17.99
7

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

5.5/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

8.0/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

7.5/10

Pros

  • Bella trama
  • Rilassante da giocare
  • Artisticamente pregievole

Cons

  • Interazione ludica carente
  • Lineare
  • Breve

Non tutte le avventure sono fatte di imprese eroiche, piani malvagi da sradicare e mondi da salvare. Alcune avventure sono prima di tutto delle storie personali, dei viaggi la cui destinazione risiede più all’interno dei protagonisti che le vivono che non in un luogo vero e proprio. Mutazione, titolo sviluppato dagli sviluppatori danesi di Die Gute Fabrik, è un’avventura di queste.

La fine è parte del viaggio

La storia inizia quando Kai, una giovane ragazza di una cittadina marittima, riceve una triste lettera da un’amica di famiglia: suo nonno sta morendo, e vorrebbe trascorrere i suoi ultimi giorni in compagnia della nipote. Egli si era trasferito decenni prima sull’isola di Mutazione, un’isola che come suggerisce il nome è abitata da simpatici e pacifici mutanti, resi tali dallo schianto di una meteora quasi cento anni prima. Dopo essere sbarcata sull’isola, la ragazza si ritroverà a far la conoscenza dei suoi stravaganti abitanti mentre assiste il nonno negli ultimi momenti della sua vita, dal quale apprende man mano i segreti del ruolo che ha assolto in tutti quegli anni.

Mutazione, la recensione: tornare alle radici 2

Nonostante le pesanti premesse da cui parte, la trama di Mutazione scorre in modo leggero e divertente: da una parte, il tema della morte non viene narrato come una tragica incombenza ma più come una parte naturale della vita. Dall’altra, è costellata da dialoghi umoristici e personaggi bizzarri che strappano facilmente il sorriso. 

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Coltivare relazioni

Nelle prime battute del gioco, un occhio esperto potrebbe facilmente associare lo stile grafico e ludico del titolo alle grandi avventure grafiche 2D tipiche degli anni ’90 come Monkey Island e Day of the Tentacle. Tuttavia, con il passare delle prime ore ci si rende conto che invece il titolo è un’avventura narrativa, dove la componente ludica consiste semplicemente nell’esplorare la piccola isola di Mutazione, interagire con i vari personaggi e scegliere tra delle opzioni di dialogo che cambiano poco o nulla né in termini di diramazioni di trama, né nei dialoghi stessi.

Mutazione, la recensione: tornare alle radici 3

Più nel dettaglio, l’incedere della trama è suddiviso in giorni, a loro volta composti da sei archi temporali: alba, mattino, mezzogiorno, pomeriggio, sera e notte. Per passare da una parte all’altra sarà sufficiente parlare con determinati personaggi e avviare infine un dialogo che avvierà la transizione al momento successivo della giornata. Al netto di un blando sistema di coltivazione piante, l’incedere del gioco accompagna così il giocatore fino al termine dell’avventura.

Di conseguenza, benché l’isola sia quasi completamente accessibile fin dall’inizio dell’avventura, l’esplorazione è necessaria giusto per procedere dal punto A al punto B, parlare con il personaggio indicato e procedere con la storia; nel mentre, gli unici spunti facoltativi consistono nel raccoglimento dei semi e nell’interazione con altri personaggi, che cambiano attività e dialoghi a seconda del momento della giornata. 

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Un mosaico di colori

Il fiore all’occhiello della produzione danese è sicuramente dato dal comparto artistico, composto da tinte sature colori accesi e che vanno a comporre uno sgargiante quadro in movimento.  Il design dei personaggi, anch’esso semplicistico e caricaturale, si amalgama perfettamente alle ambientazioni donando al tutto un’atmosfera quasi fiabesca. L’accompagnamento sonoro è di buon livello, con brani delicati e leggeri che accompagnano la ragazza nell’esplorazione di quel bizzarro isolotto.

Mutazione, la recensione: tornare alle radici 4

Un’avventura poco interattiva

Mutazione è dunque un titolo particolare, che trova in questa sua peculiarità i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Chi è alla ricerca di un’avventura tradizionale, dove il procedere dell’avventura è anche subordinato alla risoluzione di enigmi o combattimenti, ne rimarrà probabilmente deluso. Nell’arco delle 5 ore necessarie per portarla a termine, l’avventura di Kai è da intendersi esclusivamente come un’esperienza rilassante, divertente e delicata per chi vuole semplicemente essere partecipe di una storia.

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Laureato in economia, grande cultore del mondo del marketing e ovviamente appassionato di videogiochi fin da tenere età, sono stato svezzato a 3 anni con i miei primissimi videogiochi, a 4 con nientemeno che Monkey Island giocato assieme a mio padre e a 5 ho portato a termine il mio primo videogioco in assoluto, Pandemonium, dando il via "ufficialmente" alla mia passione. Da allora posso vantarmi di aver concluso quasi tutti i più celebri titoli usciti possedendo pressoché tutte le console, dalla prima Playstation in avanti. Tolti i titoli sportivi, non c'è genere di gioco in cui non mi piaccia cimentarmi

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