Il 2023 è già entrato nel vivo per quanto riguarda il mondo anime, con una stagione invernale ricca di tanti nuovi titoli ed eccellenti ritorni. Ci lasciamo però alle spalle un 2022 molto particolare, pieno di tanti titoli interessanti, promesse non mantenute e moltissime sorprese inaspettate che hanno conquistato i cuori fan dell’animazione nipponica.
La redazione di SpaceNerd quindi, per celebrare la fine di questo 2022, ha deciso di raccogliere i 15 migliori anime dello scorso anno, secondo i gusti e le opinioni personali del nostro team presentati senza un ordine preciso. Andiamo quindi a scoprire insieme quali sono i titoli che più di tutti ci hanno colpito ed emozionato durante questo 2022.
Iniziamo la carrellata dei migliori anime del 2022 con Bleach. Avete capito bene, proprio Bleach, lo shonen leggendario nato dalla penna di Tite Kubo, che ritorna dopo 10 anni sugli schermi per la trasposizione animata dell’ultimo arco che chiude la storia di Ichigo Kurosaki, la Thousand-Year Blood War.
Questa ultima parte della storia ha lasciato l’amaro in bocca in tutti gli appassionati dell’opera di Kubo a causa della fretta con cui molte vicende sono state messe in scena nel fumetto. Consapevoli di questo i fan di vecchia data -tra cui il sottoscritto- non vedevano comunque l’ora di tornare nella Soul Society e, dopo i primi dodici episodi, possiamo assicurarvi che si è andati ben oltre le più rosee aspettative.
Studio Pierrot ha ripreso in mano la sua vecchia opera in maniera magistrale, orchestrando 12 episodi dal ritmo incalzante ma non esagerato. Tutti i grandi punti di forza dell’opera di Kubo sono stati esaltati sapientemente e, nonostante siamo praticamente nel prologo della saga, l’azione non è mancata quasi mai.
Rivedere Ichigo e compagni è stata un’emozione grandissima, un’operazione nostalgia riuscita alla perfezione che ha saputo dare vita ad uno dei prodotti migliori degli ultimi anni nel campo degli shonen. E mentre aspettiamo con ansia di riabbracciare di nuovo i nostri shinigami nell’estate del 2023 ci teniamo ad assicurarvi che, nonostante sia passato oltre un decennio, sentire Number One vale ancora il prezzo del biglietto.
Dopo un anno dall’annuncio di uscita, a Dicembre 2022 è finalmente giunta a termine Stone Ocean, la sesta stagione di Le bizzarre avventure di JoJo. Nonostante alcune critiche a causa della pubblicazione di episodi a “pacchetti” a distanza di mesi l’uno dall’altro, questo adattamento anime lascia il segno con uno dei finali più importanti e commoventi della serie.
La protagonista Jolyne comincia le sue avventure nella prigione di Green Dolphin Street (Florida), in cui finisce dopo essere stata incastrata per omicidio. Tramite l’aiuto del padre Jotaro Kujo, con cui ha un rapporto non proprio dei migliori, ottiene il potere dello stand, avvicinandola ai personaggi bizzarri e colorati che popolano questo strano penitenziario. Se siete dei romantici infine, preparatevi anche al ritorno dell’interesse amoroso, stavolta non da una dolce ragazza con i capelli biondi, ma dall’unico uomo che si trova nel penitenziario perché è stato arrestato non di sua iniziativa o per un inganno.
A creare una strana dissonanza con una narrazione classica troviamo anche un prete, figura stereotipicamente positiva, come antagonista. Enrico Pucci, dal passato tormentato e uno stretto legame con il famoso DIO, farà di tutto per raggiungere il Paradiso e realizzare il mondo perfetto, di cui il vampiro gli parlava già prima degli eventi di Stardust Crusaders.
Stone Ocean è dunque il ritorno di due dei personaggi più apprezzati, Jotaro e DIO, ma racconta anche tante nuove personalità, le cui storie sono caratterizzate da una certa tristezza e, senza fare spoiler, a volte intrecciate tra di loro. Ed è così che, in pieno stile Araki; Il destino del mondo intero si ritrova nelle mani di alcuni carcerati e di un bambino.
Il finale, commovente e dolceamaro, è ciò per cui è davvero famosa questa stagione. Anche i manga reader, che già sapevano come sarebbe andata, non possono non aver avuto almeno gli occhi lucidi sentendo pronunciare: «Il mio nome è Emporio». Ma, se da una parte c’è l’incredulità per come sono andate le cose, dall’altra si “spazza via” tutta la linea di eventi creata, lasciando un grande punto interrogativo su come si evolveranno le Bizzarre Avventure nelle parti successive.
Che cos’è un disturbo della comunicazione?
La dolce brezza primaverile ci coccola con il meraviglioso sorriso di Shouko Komi, una ragazza bellissima che frequenta il primo anno del liceo privato Itan. È popolarissima, tutti la vedono letteralmente come una dea, ma nel profondo in realtà Komi non è altro che una timidissima ragazza che non riesce ad avere contatti con nessuno.
Shouko soffre infatti del disturbo della comunicazione, una patologia che non le permette di esprimersi come vorrebbe con gli altri e che la porta a isolarsi dal mondo intero, o almeno finché non conosce Hitohito Tadano. Grazie al loro incontro, la gentile Komi inizierà un lento percorso di crescita che la porterà a rompere il suo solidissimo guscio di timidezza.
Abbiamo già avuto modo di conoscerla nel corso del 2021, ma lei e la sua piccola combriccola di amici sono tornati sugli schermi di Netflix in occasione dell’uscita del secondo cour di Komi Can’t Communicate per continuare a perseguire un importante obiettivo: diventare amica di cento persone.
Nella seconda parte della prima stagione andremo ad affrontare quella che è la seconda metà dell’anno scolastico al liceo Itan tra il compleanno di Komi e il primo capodanno insieme, per poi tuffarci in un’energica gita scolastica fino all’arrivo di San Valentino.
Durante il secondo cour assisteremo alla crescita caratteriale di Komi, un’evoluzione timida come il suo carattere. Affrontare il disturbo della comunicazione non è semplice per una ragazza di sedici anni, ed è qui che Tadano, Najimi e tutti i suoi compagni del primo anno a poco a poco cercheranno di legare con l’impacciata Shouko per farle acquisire più consapevolezza di sé stessa.
Esattamente come nella prima parte, Studio OLM ripropone la stessa qualità nella trasposizione animata dell’opera di Tomohito Oda grazie a inquadrature e giochi di luce che fanno trasparire meravigliosamente i tratti distintivi di tutta la classe di Komi.
Il risultato è uno degli Slice of Life più belli del 2022, capace sia di intrattenere ma anche di riflettere alla perfezione la vita quotidiana dei liceali in Giappone, ognuno presentato con una propria peculiarità capace di sfondare il muro del disturbo della comunicazione.
“Ok Google, riproduci I Really Want to Stay at your house“.
Cyberpunk Edgerunners è stata un po’ una bella botta per tutti a ragion veduta: l’ennesima opera anime dello Studio Trigger creata per e con CD Projekt Red all’interno dell’universo del controverso e popolare videogioco Cyberpunk 2077, è riuscito a convincere (quasi) tutti!
L’anime racconta la storia David Martinez, un giovane ragazzo che ha la fortuna di poter frequentare l’accademia dell’Arasaka, l’unica via per ambire a una vita più sicura e agiata possibile nel casino sconclusionato che è Night City: manco a dirlo, ovviamente tutto non andrà come previsto e così si ha modo di vedere un po’ tutte le varie sfaccettature della città.
Il risultato finale è un anime di alto livello su praticamente ogni aspetto ed uno step evolutivo per lo Studio Trigger che tira fuori gli artigli proponendo uno dei suoi prodotti migliori di sempre, fedele e su parecchi punti addirittura superiore al videogioco da cui si basa, riuscendo a trasporre in maniera perfetta tutto ciò che rappresenta Night City e soprattutto il cyberpunk come filone di genere in sé.
Spy X Family è sicuramente uno degli anime capisaldi del 2022 e, vedendo il grande impatto che sta avendo nel pubblico, forse lo sarà anche nel 2023.
In un contesto che ricorda in maniera fittizia l’epoca della divisione della Germania in Est e Ovest, la vita e l’operato della spia Loid Forger alias Twilight vengono completamente rivoluzionati nel momento in cui gli viene affidata l’importantissima missione di mantenere la pace nella regione dell’Ostania. La sfida consiste nel costituire una finta famiglia con una piccola bambina e infiltrarsi nell’Accademia Eden, una scuola elitaria frequentata da politici e pezzi grossi della società, nel tentativo di ottenere informazioni su un eventuale conflitto.
Le istruzioni sono chiare, ma la pratica un po’ meno… Loid si imbatte in Anya, una bambina vivace e telepatica ma poco portata nello studio e in Yor, un’impacciata dipendente comunale che nasconde il suo lavoro da sicario. Riuscirà l’imbattibile spia a portare a termine l’Operazione Strix?
Il grande impatto della prima stagione di Spy X Family è dovuto a numerosi fattori, primo fra tutti la ben curata caratterizzazione dei personaggi. È impossibile non affezionarsi all’allegra famiglia del Mulino Bianco perché le loro buffe azioni sono piacevoli da guardare e creano quell’attaccamento emotivo perfetto per seguire con occhi spalancati la loro avventura.
Un’altra caratteristica importante è inoltre l’elemento del segreto: i tre sono uniti dal fatto che ognuno di loro deve nascondere un lato della propria personalità e per questo motivo nascono numerosi equivoci e fraintendimenti che donano il giusto tocco comico alla vicenda.
Insomma, Spy X Family è il perfetto connubio fra azione, mistero, comicità e tenerezza. Se da un lato abbiamo una storia intrigante fatta di enigmi, combattimenti e sotterfugi, dall’altra abbiamo una famiglia che tenta in tutti i modi di costruire un senso di quotidianità e normalità per non essere malinterpretata dal resto della società. Qualora siate alla ricerca di un prodotto leggero e al contempo coinvolgente da guardare, allora questo anime fa al caso vostro.
Probabilmente il premio di titolo passato più in sordina (almeno durante la sua uscita) tra tutti quelli presenti in questa lista va a Summertime Render, ciò principalmente dovuto all’impossibilità del pubblico occidentale di fruire legalmente dell’opera fino a poche settimane fa, e unicamente su Disney+, non di certo una piattaforma famosa per lo streaming di anime.
Si tratta di un’opera che mischia fantascienza e thriller, con un pizzico di azione che non fa mai male. Il protagonista, Shinpei, torna nella sua isola natia per il funerale di una sua amica di infanzia, morta annegata nel tentativo di salvare una bambina. All’inizio sembra tutto normale, ma degli strani eventi iniziano a sommarsi tra di loro, portando il nostro protagonista ad indagare sulle correlazioni tra essi e la morte (forse non così accidentale) della sua cara amica.
La serie mantiene un livello alto, sia per quanto riguarda l’aspetto narrativo che quello tecnico per tutti i 25 episodi di cui è composta; certo, nulla fa gridare al miracolo o al capolavoro immortale, ma si tratta comunque di una serie più che buona, capace di intrattenere e tenere alta la curiosità dello spettatore dal primo all’ultimo minuto.
Ebbene sì, Made in Abyss è tornato. Dopo diversi anni di attesa uno degli anime più popolari di sempre ha rilasciato la sua seconda stagione nel 2022 con ottimi risultati ed episodi sempre in tendenza.
Le avventure dei nostri amati Riko, Nanachi e Reg proseguono verso il sesto strato e raggiungono la Città Dorata. Diversamente da quanto si aspettassero, questo luogo paradisiaco è abitato da alcune creature più o meno amichevoli che vivono di commercio di oggetti, utilizzano il valore come valuta di scambio e hanno a capo persino una principessa che venerano come l’“incarnazione del valore”.
La bizzarra umanità conservata da questo villaggio non è altro che il residuo di una comunità di viaggiatori reietta che molto tempo prima ha intrapreso un viaggio alla ricerca della ricchezza nella Città Dorata. Fra storie antiche, combattimenti e vecchie conoscenze, il nostro trio si fa strada verso il sesto strato incrociando la propria storia con le vicissitudini dei Ganja.
La seconda stagione di Made in Abyss utilizza un approccio diverso dalla prima in quanto si concentra maggiormente sulla trama più che sull’azione. Non per questo però l’anime è diventato più noioso, anzi: l’intricata storia della comunità, la figura Faputa e il suo legame con Reg sono ciò che hanno reso un gioiello questa stagione. Ogni singolo episodio divora la nostra attenzione, grazia a un’ottima gestione dei cliff hanger e a degli intrecci impeccabili. Se nella prima stagione eravamo curiosi di capire fino a che punto Riko e Reg arrivassero stupendoci sempre di quanto sia forte la loro determinazione, questa volta la nostra curiosità si sposta sul mistero dei Ganja, influenzati soprattutto dalla nuova voce narrante Vueco.
Made in Abyss è riuscito a offrirci nuovi personaggi a cui affezionarci senza rimpiangere la mancanza di Riko e Reg, giocando e ruotando continuamente fra ruoli secondari e principali, confermandosi ancora una volta uno dei prodotti più interessanti degli ultimi anni.
Come dicevamo in apertura, il 2022 è stato un anno che ha portato molte gradite e inaspettate sorprese, una delle quali è proprio Ya Boy Kongmin!, un titolo su cui non avremmo puntato neanche mezzo centesimo prima del primo episodio. Fortunatamente, ci siamo sbagliati e il titolo ha rappresentato una ventata d’aria fresca nel panorama degli anime musicali (e nemmeno l’unica).
L’anime narra l’ascesa musicale della giovane Eiko, cantante di talento ma che purtroppo non riesce a trovare il successo tanto agognato, dovendo anche lavorare part time come cameriera nel bar in cui canta. Tutto cambia quando la giovane incontra Kongming, uno stratega cinese del periodo dei tre regni, che si è trovato all’improvviso trasportato nella Tokyo contemporanea. Kongming rimane stregato dalla ragazza, e decide di utilizzare il suo genio militare per aiutarla a raggiungere il suo sogno.
Come si può capire dalla premessa, l’opera non si prende quasi per nulla sul serio, puntando principalmente a divertire lo spettatore grazie a una comicità che raggiunge momenti assolutamente ridicoli; certo, non mancheranno momenti in cui si è curiosi di scoprire l’improbabile stratagemma che Kongming ha escogitato, e anche qualche scena toccante a condire il tutto.
Aggiungete dei personaggi simpatici e ben caratterizzati e avrete infine un’anime di tutto rispetto. Ah, e come dimenticare la miglior opening dell’anno.
Approcciandosi a The Case Study of Vanitas è facile pensare “ma come, ancora dei vampiri?”. Effettivamente nel panorama anime di serie sui vampiri ne abbiamo viste di tutti i tipi, alcune davvero eccellenti ed altre molto meno.
Ciò che rende Vanitas una storia da non perdere però è quasi difficile da spiegare. Come per il tema dei vampiri, anche la trama da sola è carina ed interessante ma non sorprende mai lo spettatore per originalità.
Una cosa però riesce a stregarci già dalla prima scena, incatenandoci allo schermo fino all’ultimo secondo della puntata, l’ambientazione. Questa Francia tra lo steampunk e il vittoriano, dipinta perfettamente dalle animazioni di Studio Bones che richiamano il particolare stile del disegno originale di Mochizuki, orchestrata dall’ennesima produzione musicale perfetta di Yuki Kajiura, è un vero capolavoro che riesce a dare un tono originale e quasi artistico alla serie, rendendola assolutamente imperdibile.
In questa seconda parte il focus si è spostato sulle vicende intorno all’apparizione di una “Bestia“, una creatura a forma di lupo gigantesca. Vanitas e Noé credono che questo mostro sia legato alla maledizione dei vampiri e si incamminano verso la città di Gévaudan per uccidere questa creatura.
I due protagonisti lasciano più spazio ai personaggi secondari, vecchi e nuovi, in questo secondo cour, rendendo ancora più appetibile la serie con l’introduzione di interessanti background e dinamiche fresche rispetto alla prima parte.
Indubbiamente The Case Study of Vanitas si riconferma come un prodotto validissimo nel panorama anime anche in questa seconda stagione, ribadendo ancora una volta l’ottimo lavoro svolto da Studio Bones in tutte le sue produzioni.
“A me il calcio non piace, non seguo manco mezza partita“.
Beh, di questo a Isagi Yoichi non frega assolutamente nulla. Blue Lock è arrivato nelle nostre vite con prepotenza infilandosi proprio sotto il sette del nostro cuore, gonfiando decisamente la rete della nostra anima.
Questo è un anime che ha carattere, spessore, freschezza. Tutte cose che chi aveva letto il manga sapeva già. Insomma, questo non è il solito cartone animato giapponese sul calcio che ti fa vedere un’azione ogni mezz’ora. No, qui si va ben oltre.
In Blue Lock si esplora la psicologia, si sente tutta l’adrenalina che un giocatore prova quando scende sul campo da calcio. In soli 12 episodi, la prima parte della prima stagione è riuscita a far amare il calcio anche a chi non era minimamente interessato a questo sport. E il bello deve ancora venire.
Tutto ciò di cui hai il bisogno dopo aver visto Blue Lock è sapere come andranno a finire le carriere dei giocatori del Team Z. Isagi Yoichi restituisce le stesse vibes di un giovanissimo Eren Jaeger, in un mondo totalmente diverso ma altrettanto carico di suspence.
Mischiando quindi animazioni clamorose, tensione su mille fronti, caratteristiche del protagonista vincenti ed elementi di serie Tv di successo come Squid Game, si ha la continua sensazione che questo anime sarà ricordato per molto tempo.
Tra tutti i grandi ritorni che hanno accompagnato questo 2022 uno dei più attesi è sicuramente stato il finale di Mob Psycho 100, che termina il suo corso con una terza stagione a dir poco fuori di testa.
L’obiettivo di questa serie è semplice, sviscerare dei personaggi costruiti magistralmente insegnando allo spettatore l’importanza e il significato dell’accettazione di se stessi e di ciò che rende ognuno di noi unico.
Questa terza stagione rappresenta uno dei cour più catartici che il medium ha saputo offrire quest’anno, con un finale commovente che usa tutti i lati positivi di questa serie a proprio vantaggio per dare allo spettatore un’esperienza unica che difficilmente dimenticherà.
Bisogna sicuramente fare un plauso speciale ai tanti talentuosissimi animatori che hanno preso parte a questa ultima stagione, la qualità generale della produzione è stata fuori dagli schemi con episodi al limite dell’assurdo che rendono di fatto questa una delle serie meglio animate di quest’anno, che siano i combattimenti assurdi dei primi episodi o l’aura di follia che accompagna gli ultimi episodi della serie.
Studio Bones e ONE sono stati un’accoppiata vincente già dalla prima storica stagione, sfruttando lo stile semplicistico e amatorialeggiante di ONE lo Studio Bones è riuscito a creare uno degli anime più dinamici e ben congeniati degli ultimi tempi.
Mob Psycho 100 è sicuramente stato un viaggio che ha accompagnato negli anni molti di noi fan ed è riuscito a farci ridere come degli idioti mentre cercavamo di capire cosa ci rendesse unici agli occhi degli altri, alla fine della fiera tutti noi siamo stati Shigeo ad un certo punto della nostra vita.
Grazie di tutto Mob.
Okay, siamo stati tutti abbastanza adirati per il casino intorno al “ma dove diamine pubblicano sta seconda parte? Ma perché fare millemila parti?” e domande simili, infatti anche noi una volta tanto abbiamo scritto un articolo per fare un attimo il punto… ma quanto è stata bella?
Attack on Titan The Final Season Part 2 si presenta come una specie di “cour di congiunzione” tra due parti narrative ben distinte, andando ad essere una parziale conclusione di quello che abbiamo visto in Part 1 e lanciando gli incipit per la prossima parte.
Non per questo però abbiamo avuto una fase sottotono, anzi, ancora una volta è riuscito a sorprendere e tenere incollati i fan per tutti gli episodi dando anche nuovi spunti su certi personaggi e aspetti di lore, contribuendo in maniera valida alla prosecuzione di questa (decisamente gestita in modo bizzarro) parte finale che ancora chissà quante altre sorprese ha in serbo per chi segue solo la serie animata e non il manga.
Avrete notato ormai che Il 2022 è stato un anno fortemente all’insegna dei seguiti, con veri e propri pezzi da novanta dell’animazione giapponese concentrati tutti in questi 12 mesi. L’ultimo rimasto da trattare è la terza stagione di Kaguya-Sama: Love is War, la commedia (romantica) che ha sconvolto il mondo degli anime sin dalla sua prima apparizione sul piccolo schermo, grazie a un connubio di personaggi fortemente sopra le righe e una comicità travolgente.
Questa terza stagione è riuscita non solo a tenere testa alle alte aspettative che si portava dalle prime due, ma a distruggerle totalmente e andando ben oltre quanto preventivato, unendo la comicità oramai classica della serie a dei momenti di altissima tensione emotiva, che coinvolgono lo spettatore trasportandolo completamente nell’atmosfera dello show e lasciandolo a bocca aperta.
Trovare dei difetti a questa serie è davvero difficile, e anche a livello tecnico, dove le prime due stagioni non brillavano di certo, c’è stato un sostanziale upgrade qualitativo.
Nonostante la bontà dell’opera originale, l’anime è sempre stato il media che si adattava meglio all’opera, ma quest’ultima stagione è un’esperienza davvero imperdibile per qualsiasi fan delle commedie e dell’animazione giapponese in generale.
Nella classifica dei 10 migliori album per vendite della seconda settimana di gennaio secondo World Music Awards, appena sotto Midnights di sua maestà Taylor Swift e SOS di SZA, una posizione sopra l’ultima produzione di Metro Boomin, c’è un palese intruso.
Il quarto album per vendite della seconda settimana di gennaio è nient’altro che l’omonimo disco d’esordio della Kessoku Band, la band fittizia protagonista di Bocchi the Rock!.
Basta questo già per farci capire la portata del fenomeno Bocchi, a cui abbiamo già dedicato anche un lungo approfondimento. Una serie arrivata in silenzio durante la stagione invernale, capace di riscrivere le regole del “cute girl doing cute things” mettendo in scena uno dei prodotti più originali degli ultimi dieci anni.
Le avventure di Bocchi e delle sue compagne sono estremamente divertenti ma il vero punto di forza di questa serie sta nel lavoro svolto da CloverWorks nell’adattamento animato. La trasposizione di Bocchi the Rock in anime è un capolavoro del surreale, una magistrale esperienza visiva costruita alla perfezione dal team di produzione, in grado di trasormare una simpatica commedia slice of life in una perla rara.
Bocchi è stata un’esperienza fantastica e una ventata d’aria fresca piacevole per tutti i fan del genere, una serie con presupposti anche molto seri ma capace di farci ridere ininterrottamente per 12 episodi. Se non avete recuperato ancora l’anime rivelazione del 2022 vi invito a farlo il prima possibile, così capirete anche voi come mai quattro ragazzine 2D, nella seconda settimana di gennaio, hanno venduto più di Drake.
Impossibile parlare di quest’anno senza nominare quello che è stato a tutti gli effetti il fulmine a ciel sereno che ha colpito la community anime/manga di questi ultimi tempi.
Chainsaw Man, ancor prima del suo adattamento animato, è riuscito a fare breccia nel grande pubblico e a farsi un nome come nuova grande leva di Jump che spazza via i canoni costruiti da decenni di manga shonen.
Per quanto sia una descrizione non del tutto sbagliata ma allo stesso tempo semplicistica è chiaro il fatto che questo piccolo idiota biondo e il suo cane motosega hanno stregato la community in tempo zero, e in tempo zero Mappa ha deciso di provare a crearne un adattamento animato.
Sarebbe mai riuscita Mappa a creare un adattamento degno del prodotto originale? Convertendo le genialate spacca-medium che Fujimoto ama usare nel medium dell’animazione senza andare a rovinare il prodotto originale?
Purtroppo la risposta è un cinquanta e cinquanta, dove infatti vediamo alcuni tagli rispetto all’originale allo stesso tempo vediamo scene inedite, costruite ad hoc per sviscerare i personaggi e il mondo che li circonda, creando allo stesso tempo un’estetica caratteristica e rendendo quasi onirico il tratto folle di Fujimoto.
Di fatto Chainsaw Man di Mappa è una bestia rara, un anime quasi interamente costruito su una base di rotoscoping e tecniche nuove, che mentre non saranno alla pari delle follie disegnate su carta da Fujimoto, rimangono una gioia per gli occhi e catapultano questi 12 episodi nel apice dell’animazione anime moderna.
Chainsaw Man è quella serie di cui se ne vedono una ogni vent’anni, capace di smuovere le persone e di costruire attorno a se quell’aurea di unicità che solo i grandi classici sono riusciti ad ottenere.
Per voi anime only, sappiate che i 12 episodi di questa prima stagione coprono a malapena 4 volumi su 12 della prima grande parte di Chainsaw Man, ovviamente il viaggio da qua in poi diventa esponenzialmente più folle e incredibile, benvenuti a bordo.
Ricordate: Makima sta ascoltando.
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