Persona 3 è un titolo molto caro ad Atlus, perché è quello che ha garantito uno smarcamento definitivo dal franchise di Shin Megami Tensei e costituito le basi per i Persona successivi. Dal 2006 ad oggi sono uscite ben due riproposizioni, ricche di migliorie e contenuti aggiuntivi. Il nuovo Persona 3: Reload si pone come un remake del gioco originale, senza i contenuti di FES e Portable, ma con lo stile e la modernità del tanto acclamato e amato Persona 5. Già da questa premessa, è un titolo da acquistare immediatamente se volete approfondire la serie.
Sappiamo bene però quanto la casa videoludica abbia calcato la mano sull’ampio successo ricevuto dai Ladri Fantasma, cercando di tenere alto l’interesse dei giocatori anche attraverso spin-off come Tactica e numerose altre forme di merchandising. Quello che perciò ci domandiamo è: Persona 3 è riuscito a mantenere la sua identità storica o, nel tentativo di attirare maggiormente il pubblico, è stato ridotto a un mero clone del suo successore?
Se siete curiosi di conoscere la risposta, allora proseguite con noi in questo viaggio alla scoperta del Tartaro!
Persona 3: Reload ci inserisce immediatamente nell’atmosfera scura e inquietante del gioco. Appena scesi alla fermata di Iwatodai, notiamo che i passanti sono stati trasformanti in bare fiammeggianti, immerse in un cielo verde stagnante. Senza porci troppe domande, ci rechiamo come da istruzioni alla nostra nuova dimora: il dormitorio scolastico del liceo Geoukkan, la scuola che frequenteremo da qui in avanti.
Alla struttura veniamo poi accolti dai nostri compagni di squadra che, dopo alcuni scontri che ci hanno portato ad evocare il nostro primo Persona, ci spiegano tutto quello che è successo dal nostro arrivo. Allo scoccare della mezzanotte di ogni giorno scatta quella che viene chiamata l’Ora Buia, un momento a cavallo fra la notte e il dì seguente, in cui il tempo sembra fermarsi. Durante questo periodo, creature misteriose chiamate Ombre si cibano delle menti delle persone, trasformandole in vegetali.
Le vittime vengono così soprannominate “Perduti” e soffrono della sindrome apatica, una malattia che impedisce loro di vivere e provare qualsiasi altra emozione. Noi, Mitsuru, Takeba e altri amici siamo dotati di un potenziale che ci permette non solo di rimanere immuni ai cambiamenti dell’Ora Buia, ma anche di evocare i Persona, manifestazioni della nostra anima e del nostro inconscio.
Come se non bastasse, sempre a mezzanotte compare al posto della nostra scuola una grande torre chiamata Tartaro in cui si rifugiano le ombre. L’obiettivo della nostra squadra è quindi duplice: esplorare i misteri legati a questo grande labirinto ed eliminare definitivamente ogni Ombra per porre fine al contagio della sindrome apatica.
Se la storia è potenzialmente interessante, il gameplay del Tartaro non mantiene le stesse aspettative. È un dungeon tedioso e fastidioso, dalla natura bidimensionale, in cui siamo chiamati a compiere sempre le stesse azioni e a ripeterle per più di duecentocinquanta piani. Quello che sostanzialmente dobbiamo fare è esplorare il piano, addentrarci nei piani superiori, sconfiggere le Ombre Guardiane e a volte salvare delle persone rimaste intrappolate nelle sue stanze. È un’esperienza che non è chiaramente alla portata di tutti e che può facilmente stufare il giocatore, il quale magari è alla ricerca di qualcosa di più stimolante.
In Persona 3: Reload, Atlus non ha giustamente voluto cambiare questa struttura perché costituisce una parte fondamentale del gameplay, ma si è limitata ad aggiungere due elementi che nel titolo originale erano assenti: i Passaggi e le Porte della Monade, stanze che presentano Ombre Formidabili e ricompense di un certo livello. Il Tartaro è nel complesso figlio del suo tempo, un dungeon che difficilmente potrebbe essere riproposto in un titolo moderno a causa della sua monotonia.
La noia e il fastidio dell’esplorazione sono però controbilanciati da un sistema di combattimento perfetto, flessibile e avvincente. La casa videoludica ha sostanzialmente trasportato tutte le migliorie di Persona 5 in Persona 3: Reload, incluse le varie modalità di fusione delle Personae, la funzione dell’Assalto e la possibilità di controllare direttamente ogni membro del party. La novità più interessante e unica di Persona 3 è la meccanica della Teurgia, una mossa speciale che si attiva a seconda delle azioni che decidiamo di compiere con un determinato alleato. A ciascun personaggio corrisponde un’abilità unica, con degli effetti che possono ribaltare le sorti di un combattimento.
Non possiamo tuttavia esimerci dal sorridere di fronte a una contraddizione: mentre il lato strategico e puramente JRPG è ben sviluppato anche a livello grafico, non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda l’esplorazione. È come se le animazioni di personaggi e nemici appartengano a due giochi diversi; sembra che nel primo caso ci troviamo davanti a un Persona completamente nuovo, nel secondo invece davanti a una semplice Remaster un po’ datata e poco curata. La ricerca nel dettaglio nelle mosse della Teurgia per esempio non è riscontrabile nel movimento e nelle espressioni dei personaggi, che rimangono pressoché statici e buffi da guardare.
Un altro elemento su cui dobbiamo assolutamente soffermarci è la Soundtrack. La OST di Persona 3 era già di per sé sacra e impeccabile, ma in Reload Atlus si è superata. I riarrangiamenti valorizzano ancora di più canzoni stupende, che danno la giusta carica in combattimento e donano quel sottofondo hip-hop che si adatta sia a momenti difficili sia a situazioni più leggere. Mass Destruction è in ripetizione nella nostra playlist dal giorno in cui abbiamo messo le mani sul gioco e così sarà senz’altro per tutte le altre tracce.
Non siamo solo degli Evocatori, ma siamo anche dei normalissimi liceali e, in quanto tali, dobbiamo coltivare la nostra vita sociale e provvedere al nostro sostentamento economico con qualche lavoretto part-time, senza però farci mancare qualche attività divertente come cantare al karaoke in piena solitudine. -a noi fa tristezza, ma secondo gli sviluppatori serve per aumentare il nostro Coraggio. Oh beh…-
La vita quotidiana ruota attorno all’acquisizione ed avanzamento di tre statistiche sociali: Fascino, Sapere e Coraggio. Ogni livello è essenziale perché ci permette di stringere nuove amicizie e compiere nuove esperienze. Per capire se siamo stati bravi o meno possiamo affidarci alle note che compaiono alla fine di un’attività, esattamente come in Persona 5. Rispetto al titolo originale, Reload offre una valanga di passatempi ed occasioni per poter avanzare facilmente di livello e sbloccare più in fretta i vari Social Link. Preparatevi ad ingozzarvi di panini al Wilduck Burger!
A proposito delle Affinità Sociali, siamo piuttosto critici sia sui personaggi che il gioco ci offre sia sulla loro gestione. Nel menù ogni nostro amico viene segnato con un nome generico come “Liceale”, “Ragazzo nuovo” o “Tesoriera”. Certo, se ci clicchiamo sopra ovviamente possiamo leggere le informazioni di ogni persona, ma la troviamo comunque una scelta abbastanza infelice.
Un’altra opzione che non condividiamo è quella che riguarda la possibilità di sviluppare un Social Link con i nostri alleati, opportunità che si sbloccherà dopo parecchie ore di gioco e di leveling delle nostre abilità sociali. Non la troviamo sensata e logica in quanto, essendo sostanzialmente le prime persone che incontriamo, ci sarebbe piaciuto poter approfondire il rapporto con ogni singolo alleato sin dall’inizio della nostra avventura.
Per quanto riguarda i personaggi di per sé, rispetto a Persona 5, Persona 3: Reload offre dei Confidant abbastanza discutibili, con dei dialoghi noiosi e storie poco avvincenti. Salvo qualcuno che ci è piaciuto particolarmente come Miyamoto, Chihiro, Yuko, la coppia di anziani e Meiko, gli altri non sono così interessanti da poter essere approfonditi con piacere. Al contrario, alcuni personaggi come Suematsu e Tanaka li abbiamo vissuti come un grande fastidio e onere. È un grande rammarico, perché crediamo che la meccanica dei Social Link sia una delle meccaniche più affascinanti ed uniche di Persona; avremmo apprezzato una cura e dedizione maggiore rispetto alla scrittura dei personaggi e alla gestione dell’ordine di accessibilità delle Affinità Sociali.
Persona 3: Reload è nel complesso un gioco divertente, appassionante e stimolante. Atlus è riuscita nell’impresa titanica di modernizzare un titolo dall’impatto storico imponente senza stravolgerlo completamente, mantenendo saldamente la sua forte identità. Ha trattenuto gli aspetti più iconici di Persona 5 come l’UI Design e il sistema di combattimento e li ha incastrati perfettamente in Reload, trasformandolo in un gioco completamente nuovo.
Non è esente da pecche, ma i suoi piccoli difetti sono più che altro dettati dal fatto che dal 2006 ad oggi l’industria videoludica è cambiata radicalmente: alcuni elementi del passato che prima erano ben visti, attualmente possono essere considerati vecchi e desueti. E per certi versi riescono comunque ad avere un senso, perché conferiscono una sensazione di vintage e nostalgia a chi come noi è cresciuto a pane e videogiochi. È come avere fra le mani un titolo nuovo e moderno, ma retrò.
Concludendo, Persona 3 Reload è un gioco ponte fra il vecchio e il nuovo. È perfetto e consigliabile sia ai neofiti che vogliono avvicinarsi al franchise di Persona e approfondire un titolo storico della serie, sia a chi conosce già l’impatto che questo videogioco ha avuto nel passato e vuole rivivere quelle stesse sensazioni.
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