Se sei un curioso lettore che si è sempre posto questa domanda inerente le nostre recensioni, ho ottime notizie: questo è l’articolo che fa per te.
Un articolo metaletterario, che ti spiegherà accuratamente come e perché le nostre recensioni si strutturano in un determinato modo. Non siamo pazzi suvvia, solo parecchio pignoli, poco oggettivi ma parecchio obiettivi. O almeno, una di queste è sicuramente vera.
Vediamo allora, categoria per categoria, i vari parametri utilizzati nelle recensioni con relativa spiegazione.
Parlando di videogiochi, abbiamo tre parametri principali:
Se un uomo dal futuro recuperasse una copia di questo videogame e con un emulatore (vista ormai l’eventuale imminente uscita della PlayStation 69 e Nintendo Switch The Light – Kira 001) decidesse di giocarci, troverebbe il gameplay e la longevità adatti all’esperienza che l’opera in questione si impegna a riprodurre? Ebbene sì: siamo recensori molto lungimiranti e situazionali, ecco.
Se un nostro lettore giocasse per 47 ore consecutive al videogioco in esame, quanto comprometterebbe il senso dell’udito? Oppure: come ha fatto a giocarci per 47 ore senza perdere il senno a suon di generic ambient fantasy music? Domande esistenziali signori: solo il meglio per i nostri lettori di SpaceNerd.
Più in generale, insomma, quanto la musica e i pixel colorati del caso sono adatti al contesto? Avrebbero dovuto curare diversamente uno o entrambi gli aspetti per far passare meglio il messaggio? Meglio pandoro o panettone?
Diciamocelo: quanto è bello Read Dead Redemption 2? Vogliamo parlare di quanto sia realistico anche solo nella perfetta ricostruzione dei genitali equini? Bisogna, è anzi necessario far caso a queste piccole perle, queste chicche preziosissime da custodire per sempre nelle argomentazioni del nostro parere.
O forse no, però andava citata questo aspetto del quasi GOTY 2018 secondo i The Game Awards come massimo esponente della categoria: in realtà qui semplicemente diamo un parere su quanto il gioco è coerente con se stesso e compatto, il parametro bonus “cazzimma” per intenderci.
Tecnologia, la mamma della nostra generazione. Parliamone serenamente analizzando:
Ricordate l’uomo del futuro? Beh, quando facilmente riconoscerebbe un cellulare in quel cumulo di vetri rotti fin da 5 mesi dopo l’acquisto? Bisogna pensare anche a questo, anche se quasi sicuramente, nel futuro, vedendo la nostra tecnologia alquanto démodé verremmo interpretati come homini habili na mezzas cosas.
Calma: tutti noi abbiamo l’ansia da prestazione. Ma l’importante, lo si sa, non è la grandezza ma come lo si usa, idem con una scheda video RTX appena annunciata fiammante. Ma mi raccomando: mai togliere la pellicola protettiva per evitare incidenti indesiderati.
Chiediamolo a Carlo, che mesi fa si è fatto togliere il rene sinistro per essere sempre al passo con le nuove uscite. Come dici? Stai pensando di toglierti anche l’altro? Massì caro Carlo, la dialisi non è poi così male avresti dovuto rivolgerti a noi di SpaceNerd, mannaggia a te!.
(Che poi magari quel mega telefono lo trovavi uguale a metà prezzo da @OfferteSpaceNerd su Telegram, ma shh)
Veniamo al sodo: il capo, la mente dietro tutto il lavoro, come se l’è cavata? Analizziamolo bene nelle recensioni eh.
Sono d’accordo: Gli Occhi del Cuore è diretto decisamente meglio di Game of Thrones, tranquilli. René Ferretti unico e solo miglior regista di sempre.
Quante notti insonni ha passato lo sceneggiatore a scrivere, tra le urla del regista e le angherie dei produttori Amazon e Netflix? Poche, troppe poche: perché alla fine, nel bene e nel male, ci sarà sempre chi massacrerà il suo lavoro nelle recensioni. Che lavoro di me… meri, meri stenti.
Qui serve essere tecnici: quanto può essere tecnico un cartone? Tecnicamente, molto: abbiamo il tetrapack, multistrato, riciclato. Tutto sta nel come lo si utilizza, come lo si anima, come si scelgono le scene. Ma poi le scene tagliate si buttano nella carta o nell’indifferenziato? Mai capito il comparto giusto oh.
Eh ma negli anime come fate? Doppiaggio: visto che sarebbe complicato chiedere ai personaggi un’intervista, possiamo valutare l’interpretazione dei doppi-at(t)ori. Sono pur sempre attori al quadrato, no?
E basta dire che i giapponesi sono gli unici che possono doppiare anime: coi sub ita siamo bravi tutti a dirlo.
Ricordate i dettagli nei videogames? E che non ce li vogliamo mettere pure qua? Vedremo tutte le scenografie, i costumi, i concept, le gocce di sudore, le armature e l’intimo dei personaggi secondari messi per mero fanservice.
Sì, son d’accordo: la Nudist Beach in Kill la Kill doveva avere molto più risalto.
E di nuovo: sì, ci stanno pure i manga qua. Poi ci spiegherete perché il Giappone dovrebbe essere escluso dal pianeta Terra.
Il lavoro di meri stenti torna a grande richiesta, ora nel settore peggiore. Vedremo il nostro povero sceneggiatore soffocare dalle polveri prodotte dalla mina della matita, con occhiaie che arrivano alle labbra per dover leggere, 2 ore dopo l’uscita del fumetto che quel gigante forse non doveva comparire proprio nella quarta tavola, ma nella quinta.
L’autore di One Punch non sapeva disegnare: ha creato un capolavoro.
Traete voi le vostre conclusioni, tanto se non ci sono bellimbusti e tette direi che è inutile che qualcuno venga pagato per disegnare.
Se non ci sta l’edizione limitata rilegata con originale parti in pelle dei disegnatori, non prendete neanche in considerazione l’acquisto di questo libercolo.
Poi Carlo che scusa ha per donare il suo mignolo destro? Eddai.
Che altro dire allora: vi è piaciuto fare un folle viaggio nel dietro le quinte delle recensioni di SpaceNerd?
Allora, alla prossima!
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