A seguito della larga diffusione e conversione in libri tascabili, la letteratura giapponese sta attualmente conoscendo il suo momento di massimo splendore. Un paese con oltre 120 secoli di storia, il Giappone ha sperimentato numerosi generi e stili di scrittura grazie alla capacità di tener salde le proprie tradizioni e al contempo di acquisire nuove influenze artistiche, principalmente dalla Cina e dal misterioso Occidente.
Volete addentrarvi in questo mondo, ma non sapete da dove iniziare né che cosa vi appassiona? Oggi vi consigliamo dieci libri che abbiamo gradito particolarmente e che riteniamo essere adatti per chi è alle prime armi con la letteratura giapponese. La classifica non seguirà un criterio preciso, ma presenterà i libri in ordine sparso. E allora, 一緒に行きましょう!
Il Genji Monogatari, scritto dall’autrice Murasaki Shikibu, rappresenta una delle prime testimonianze di letteratura autoctona. Il racconto risale infatti al periodo Heian (794-1185), il secolo classico per eccellenza in cui gli artisti nipponici, sotto la reggenza dei Fujiwara, cominciano a prendere le distanze dagli influssi cinesi e a contribuire alla creazione di una cultura originale giapponese. Arte, scrittura, riti e danze seguono tutti la medesima filosofia estetica: il mono no aware, cioè l’abilità di commuoversi e rimanere emotivamente coinvolti di fronte alla natura e alla bellezza del mondo.
Il romanzo in questione narra le vicende del principe Genji, considerato da tutta la popolazione come un cittadino modello e l’incarnazione dei valori dell’epoca. Esso si concentra soprattutto sul suo stile di vita libertino e sugli amori che incontra a corte, ma non mancano anche scandali, lutti e colpi di scena. Insomma, il Genji Monogatari è una vera e propria commedia sentimentale che trasporta, coinvolge e intrattiene il lettore nelle atmosfere spensierate della “corte delle nuvole”. È difficile riassumere la sinossi di un testo così lungo e complesso, poiché tocca una varietà di temi molto ampia. È composto da 54 capitoli, di cui 41 narranti la vita del principe e i restanti la vita del figlio illegittimo Kaoru.
Ne consigliamo la lettura prevalentemente per l’abilità della Shikibu di investigare la psiche umana e per la dolcezza del suo stile, tanto antico quanto moderno. L’impatto che ha avuto quest’opera nel paese del Sol Levante è anche storico: il Genji Monogatari rappresenta uno dei primi testi a essere scritto in hiragana e un pilastro della letteratura giapponese, infinitamente riprodotto negli emakimono e in ogni altra forma artistica. È quindi un ottimo punto di partenza se siete alla ricerca di un testo storico che vi trasporti nelle più remote tradizioni nipponiche.
Non possiamo non inserire in questa classifica uno dei padri fondatori della prosa moderna giapponese. Ryūnosuke Akutagawa è un autore illuminato, un intellettuale a tutto tondo che divora qualsiasi libro gli capiti in mano. È un profondo conoscitore e ammiratore della letteratura cinese antica e soprattutto di quella occidentale moderna, in particolare della drammaturgia tedesca degli inizi del Novecento.
A causa del suo passato estremamente travagliato Akutagawa non ha avuto una vita rose e fiori, ma ha trovato conforto proprio nella scrittura. Ha pubblicato numerose opere come Rashomon e Kappa e tantissimi brevi racconti come Kesa e Morito e Vita di uno stolto.
Qui ci sentiamo di consigliarvi direttamente una raccolta per sperimentare almeno un pizzico dell’ampia narrazione di Akutagawa, denominata La ruota dentata e altri racconti. Questa piccola antologia, oltre ai singoli testi, conserva anche due testimonianze importantissime sull’autore ad opera del grande Yukio Mishima e del Nobel letterario Yasunari Kawabata.
I romanzi brevi presenti sono:
Più che parlare della trama dei singoli testi, ci concentreremo sul delineare ciò che hanno in comune. Akutagawa è un autore fortemente autobiografico e introspettivo; inserisce numerose riflessioni personali circa la morte, la vita, la tradizione, la modernità e l’amore. Ogni singolo racconto ci lascia una sua traccia, tant’è vero che siamo in grado di fornire una sua vivida e accurata descrizione a partire da ciò che leggiamo. Capiamo che è un uomo dannato, profondamente infelice, ma che cerca comunque una speranza o uno scopo esistenziale in ciò che lo circonda.
Le parole dell’autore tuttavia non sono pensieri alla rinfusa ma sono delle analisi estremamente razionali, indice del suo ampio genio. Il suo stile descrittivo e obiettivo ha profondamente ispirato le generazioni letterarie successive, definendo così lo stimato Akutagawa come uno dei pionieri del romanzo giapponese. Se siete alla ricerca di un’opera riflessiva con uno stile decisamente particolare e diverso dal solito, allora questa raccolta fa al caso vostro.
Il nome di quest’autore può già suonare familiare agli appassionati di anime, poiché uno dei personaggi più amati di Bungo Stray Dogs s’ispira proprio a lui. Eccentrico, folle, ma profondamente condannato alla vita, Osamu Dazai ci condivide le sue più grandi sofferenze e ci offre l’opportunità irripetibile di vedere il mondo con i suoi occhi.
Lo squalificato è il romanzo più noto e intrigante dello scrittore. Narra la storia di Oda Yōzō, un ragazzo che fatica a trovare un suo posto nella società pur essendo di origini benestanti. È uno studente cagionevole di salute ma dall’ottimo rendimento scolastico, che non riesce però a comprendere il genere umano. Al fine di sentirsi meno inadeguato, s’inventa delle pagliacciate per strappare un sorriso alle persone che lo circondano e camuffare la sua profonda insicurezza sotto l’etichetta dell’imbranato e inetto.
Il libro è diviso in quattro capitoli -o meglio, taccuini– che raccolgono sottoforma di diario le impressioni, emozioni e riflessioni del protagonista. È piuttosto breve, ma molto intenso e le sue pagine trasudano di sofferenza e alienazione: pur provando in tutti i modi a conformarsi alla società, Oda non si sentirà mai parte di essa. Le persone lo conoscono solo per le sue pagliacciate e la sua identità ipocrita che si è costruito nel tempo, perciò non è la società a squalificarlo, ma se stesso. Inutile dire che questo tema è fortemente autobiografico, poiché Dazai è uno degli autori della letteratura giapponese più malinconico e dannato di sempre.
Possiamo dire quindi che Lo squalificato assomiglia per certi versi a un’opera di Pirandello, ma molto più tragico e struggente. Lo stile di Dazai è tagliente e rispecchia i canoni della letteratura decadente nipponica, perciò potrebbe risultare a tratti tedioso da leggere. Tuttavia, Lo squalificato è perfetto se cercate un dramma emozionante, riflessivo e profondamente introspettivo. Peraltro, se preferite un racconto visivo, non vi preoccupate: esiste anche una versione manga in tre volumi illustrata dal maestro dell’horror Junji Itō e un’altra versione a cura di Usamaru Furuya.
Kitchen è un must per comprendere il panorama nipponico di fine anni ’80 e inizio anni ’90. Il successo che ha riscontrato è stato tale da aver dato il nome a un vero e proprio fenomeno, la Banana-mania, in parte simile alla nostra Beatles-mania. Ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e solo in Giappone ha avuto ben 60 ristampe, portando il romanzo d’esordio dell’autrice a essere definito come un classico della letteratura giapponese.
L’opera tocca una moltitudine di temi complessi come la morte, la solitudine e il trauma con una delicatezza e freschezza che pochi altri scritti hanno. La Yoshimoto infatti sembra distinguersi dal panorama letterario giapponese per il suo stile moderno, scorrevole e leggero, caratteristiche tipiche della cultura pop in cui Kitchen è inserito.
L’edizione italiana del libro presenta in aggiunta anche una bellissima postfazione del grande traduttore Giorgio Amitrano, che merita un’attenta e appassionata lettura. Di seguito vi alleghiamo il pensiero del nostro Matteo, che ha fortemente desiderato inserire l’opera in tale classifica:
“A trentacinque anni dalla sua pubblicazione, l’esordio di Banana Yoshimoto rimane uno dei migliori titoli per avvicinarsi alla letteratura giapponese. In questo breve romanzo, l’autrice riesce a raccontarci una storia di legami e rinascita partendo da un luogo familiare come la cucina e narrando la storia di Mikage e della sua particolare nuova famiglia. Un’avventura emozionante, che tocca le giuste corde.
Kitchen è un romanzo terapeutico, tanto per Mikage quanto per chi lo legge. Un viaggio alla riscoperta dell’esistenza dopo un trauma, che parte da un istinto basilare come il gusto e ci esorta a ritrovare le persone amate, a riscoprire il piacere di cucinare per loro.”
Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.Per riprendere una citazione del libro,
Norwegian Wood. Tokyo blues è uno dei romanzi di punta di Haruki Murakami, pubblicato nel 1987 ma ancora oggi un best seller che ha ispirato inoltre un adattamento cinematografico. È difficile racchiudere quest’opera in poche parole: è un incredibile viaggio, una storia di vita che, in quanto tale, è estremamente contorta e sempre in cambiamento. Morte, amore, amicizia, crescita personale, dolore, lutto… Murakami tocca tutti questi temi in maniera nostalgica, passionale e struggente, aggiungendo anche alcuni riferimenti autobiografici.
Il protagonista è Watanabe Tōru, un uomo che, al suono della canzone dei Beatles Norwegian Wood, sale sul treno dei ricordi e ripercorre tutta la sua giovinezza alla fine degli anni ‘70. Vissuto in un collegio a Tokyo, era follemente innamorato di Naoko, un’amica d’infanzia emotivamente fragile sia per carattere sia per colpa di alcuni eventi che l’hanno traumatizzata, come il suicidio del loro amico in comune Kizuki.
Nonostante Watanabe si destreggiasse fra i tumulti della metropoli, donne, alcol e rapporti ambigui come l’amicizia con Midori e Nagasawa, il suo pensiero era sempre al suo primo amore Naoko. Successivamente viene a sapere che la ragazza è ricoverata in un centro psichiatrico in mezzo al verde e andrà molto spesso a trovarla, fino a quando non accadrà qualcosa di inaspettato.
Norwegian Wood è un enorme trattato sulla vita e sulla morte: secondo Murakami, tendiamo a fuggire impauriti da quest’ultima, senza accorgerci però che la morte non è altro che una parte intrinseca della vita. L’autore in 400 pagine ci accompagna in un viaggio emozionante; a volte triste, altre sconcertante e altre volte ancora comico.
È quindi un’opera che consigliamo a chi vuole essere profondamente coinvolto in ciò che legge, ma ci sentiamo di darvi un’avvertenza: in alcuni punti Murakami può essere molto esplicito, onirico o ripetitivo. Il suo stile non è dunque alla portata di tutti; perciò, prima di aprire un qualsiasi libro di questo mistico autore, stabilite se siete nel momento adatto di affrontarlo, poiché rischierete di non capirlo e godervelo a pieno.
Se nel paragrafo precedente vi abbiamo consigliato una delle opere più importanti della letteratura di Murakami, forse seconda solo a Kafka sulla spiaggia, adesso ve ne illustriamo invece una più di nicchia. La strana biblioteca è una fiaba molto breve dai toni inquietanti, in cui emerge completamente il lato più onirico e sinistro dello scrittore.
Un bambino estremamente curioso, dopo la scuola, si reca un giorno in una biblioteca per chiedere un inusuale libro riguardante la riscossione delle tasse nell’impero ottomano. La bibliotecaria lo indirizza così nella stanza 107, dove incontra un dipendente anziano dall’aspetto decisamente strano, quasi inquietante.
L’uomo consegna al bambino tre testi, ma a una condizione: non può uscire dalla biblioteca fino a quando non li ha conclusi. Sebbene abbia inizialmente protestato, il ragazzino acconsente, ma in men che non si dica si ritrova sequestrato in una prigione. A fare da guardia vi è uno strano uomo ricoperto da lana di pecora nera, che riferisce alla vittima il vero scopo del vecchio: nutrirsi di tutte le sue conoscenze attraverso l’incisione del suo cranio. Il bambino allora decide di escogitare un piano di fuga e qualcuno -o qualcosa- accorrerà in suo aiuto.
Fra simboli, creature, gabbie e magie, questo racconto ha in realtà una morale molto forte: la lettura può essere una salvezza e trasportarci in una realtà alternativa, facendoci dimenticare tutte le nostre agonie e sofferenze. L’edizione italiana de La strana biblioteca presenta inoltre le illustrazioni monocrome ma cariche d’emozione di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, utili a visualizzare l’atmosfera tetra e pesante del libro. È consigliato soprattutto a chi cerca un’avventura breve ma intensa, con tocchi thriller e fantasy.
Se i gatti scomparissero dal mondo è uno dei libri della letteratura giapponese che ha riscontrato più successo negli ultimi tempi. È il romanzo d’esordio del produttore cinematografico Genki Kawamura e diciamo che, se i suoi prossimi lavori saranno della stessa qualità, non vediamo l’ora che vengano pubblicati.
La storia si concentra su un protagonista che non viene mai nominato, ma che potremmo essere tranquillamente tutti noi. Vive quotidianamente la sua noiosa routine: lavora come postino, rincasa la sera e dà da mangiare al suo gatto Cavolo; non parla con nessuno tranne il suo micio. Un giorno però gli fa visita il Diavolo, che gli comunica di soffrire di una malattia incurabile e di avere a disposizione solo sette giorni di vita. Il protagonista va in panico: che cosa deve fare? Non sa nemmeno compilare una lista delle cose da fare prima di morire!
Ecco che allora il Diavolo gli offre un patto: se rinuncia a un elemento sulla Terra, allungherà i suoi giorni. Lui allora comincia a sacrificare diversi oggetti come orologi, calendari e film, ma è quando dovrà rinunciare al suo gatto -che fra l’altro ha cominciato a parlare con l’arrivo del Diavolo- che si domanderà se ne valga davvero la pena.
Kawamura utilizza uno stile semplice, comico e a tratti ironico per affrontare temi come la vita, la morte e la gestione del tempo. Vale davvero la pena rinunciare alle cose che amiamo per allungare i nostri giorni? E se a ogni cosa che rinunciamo vi è legato un ricordo prezioso, il gioco vale ancora la candela?
O forse dobbiamo trovare un modo per gustarci il presente, senza lasciarci divorare da una quotidianità grigia e opprimente. Chiamiamo l’amico che non sentiamo da molto tempo, diciamo quella cosa che teniamo dentro, abbracciamo i nostri cari, perché la vita è troppo breve per non essere vissuta; questo è quello che ci dice Kawamura. E questo è esattamente il motivo per cui ve lo consigliamo.
Rimanendo sempre a tema gatti, il nostro Simone consiglia questo commovente romanzo della scrittrice Hiro Arikawa. È una piccola perla poco conosciuta in Occidente che speriamo riscontri lo stesso successo che ha avuto in patria.
Cronache di un gatto viaggiatore racconta la storia di Nana, un gatto randagio che viene soccorso e adottato da Satoru a seguito di un incidente. L’animale all’inizio è estremamente diffidente poiché non è abituato a ricevere l’affetto degli uomini, ma con il tempo si stringe un legame bellissimo fra i due… fino al giorno in cui Satoru viene licenziato.
L’uomo non riesce più a occuparsi del suo gattino, ma non si arrende: decide di intraprendere con lui un viaggio alla ricerca di un nuovo padrone, scoprendo così nuove storie. A differenza di quanto si aspettasse, però, non saranno le persone ad arricchire la vita di Nana ma Nana ad arricchire la loro e offrire nuove prospettive.
Cronache di un gatto viaggiatore raccoglie un’ampia varietà di storie ed è un racconto vincente grazie al punto di vista ironico del gatto e ai numerosi flashback delle persone e del protagonista. È perfetto sia per chi ama gli animali sia per chi vuole invece emozionarsi e scoprire le bellezze del Giappone attraverso la letteratura, poiché a ogni padrone “intervistato” corrisponde un luogo visitato dai due. Insomma, è un libro consigliato a chi cerca una struggente storia d’amicizia fra uomo e animale scritta in modo semplice e scorrevole, ma non per questo banale.
I miei giorni alla libreria Morisaki è uno dei best seller più recenti e romanzo d’esordio del compositore giapponese Satoshi Yagisawa. Rispetto ad altre opere menzionate è sicuramente più leggero e semplice sia dal punto di vista della trama sia da quello stilistico, ma non per questo non degno di nota.
Takako è una ragazza venticinquenne che in un attimo si ritrova la vita completamente sfaldata: scopre che il suo ragazzo, nonché collega di lavoro, ha promesso in moglie un’altra sua collega. La ragazza decide così di licenziarsi e abbandonare la sua casa.
Si trasferisce nel quartiere di Jinbōchō e più precisamene nella libreria di suo zio, Satoru, un libraio eccentrico ed estroverso che nasconde però alcuni ricordi del suo passato. Grazie al suo aiuto e supporto Takako ricomincia da zero e inizia a lavorare nella libreria, scoprendo così l’amore per la letteratura e perdendosi fra le vetrine del quartiere con più negozi della metropoli.
La trama è estremamente intrigante, ma lo stile è molto frivolo, a tratti dilettantesco. Si intuisce che l’autore è ai suoi esordi, poiché in diversi punti la narrazione tende a essere molto piatta o monotona. Non è quindi un’opera estremamente emozionante o profonda, ma un libro da leggere se siete alla ricerca di un po’ di letteratura da intrattenimento e di una svolta alla vostra fredda routine quotidiana.
Fra tutti quelli menzionati finora, probabilmente I miei giorni alla libreria Morisaki è il libro più adatto per chi non conosce nel dettaglio la cultura giapponese ma è comunque curioso di avvicinarsi a qualche opera nipponica. Nel caso vi dovesse piacere è disponibile anche il suo seguito, Una sera tra amici a Jinbōchō.
Per concludere la classifica, ci teniamo a consigliarvi anche un’opera di genere poetico. La poesia giapponese è completamente diversa da come la intendiamo in Occidente: è profondamente naturalistica, astratta ed evocativa, lasciando così ampio spazio interpretativo al lettore. La letteratura poetica inizialmente era diffusa sottoforma di tanka, un componimento di due strofe da tre e due versi ciascuno per un totale di 31 morae, unità di misura che determina la durata, il tempo e il ritmo di lettura di una sillaba. Le strofe sono associate di modo che si ottenga un effetto contrastante, come nel sottostante tanka tradotto:
La notte d’estate,
mentre è ancora sera,
già si schiude all’aurora.
Dove, fra le nubi,
si è rifugiata la luna?
L’haiku nasce invece nel XVII secolo e si pone come un componimento decisamente più breve, con un totale di tre versi e diciassette morae. È la forma più conosciuta dagli occidentali, nonché quella più libera all’immaginazione di chi legge. Il più grande maestro di questa poesia è Matsuo Bashō, monaco zen vissuto nella seconda metà del Seicento.
L’opera che abbiamo deciso di trattare, Lo stretto sentiero del profondo Nord, è sostanzialmente un diario di bordo in cui l’autore raccoglie annotazioni e descrizioni circa il suo viaggio da Edo -oggi Tokyo- fino al Nord del Giappone, nella regione di Oku. Bashō si lascia ispirare dalla natura e, fra una pagina e l’altra, compone haiku dalla bellezza straordinaria. Ve ne alleghiamo uno:
Antico stagno.
Una rana si tuffa.
Suono d’acqua.
Un gesto così innocuo come una rana che si tuffa nello stagno prende tutt’altro significato nella penna del monaco, acquisendo un fascino mistico che solo i poeti della letteratura giapponese riescono a conferire. Non aggiungiamo altro: lasciatevi cullare dalla leggiadria del maestro Bashō e intraprendete con lui un viaggio alla ricerca della bellezza nel mondo.
E questa era la nostra top 10 di libri introduttivi alla letteratura giapponese. Abbiamo cercato di inserire le opere più particolari e scorrevoli che ci sono venute in mente, ma ovviamente una classifica è estremamente riduttiva rispetto al vastissimo panorama nipponico. Speriamo comunque di avervi dato dei possibili spunti e di aver suscitato il vostro interesse. Ci vediamo nel prossimo articolo, またね!
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