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Street Fighter 6, la recensione: gettati in strada!

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Street Fighter 6

Street Fighter 6

9

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

8.5/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

9.5/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

9.0/10

Pros

  • Esteticamente incredibile
  • Drive System dinamico e malleabile
  • World Tour longevo, simpatico e appagante
  • Tecnicamente molto solido
  • Adatto ai neofiti del genere

Cons

  • Iniziale instabilità dei server di gioco
  • Singhiozzi di performance su PC meno performanti

Il genere dei picchiaduro è sempre una strana belva da dover gestire: è difficile giocarci, è complesso recensirli e soprattutto non è mai semplice spiegare perché un prodotto di questo genere possa essere un buon titolo.

Però negli anni recenti diverse aziende stanno pian piano costruendo vari sistemi, alcuni più validi di altri, per cambiare poco a poco il genere, per renderlo più inclusivo e godibile anche da chi non ha mai toccato un picchiaduro nella propria vita. Una svolta seria a questo genere lo vedremo solo quando arriverà qualcuno che veramente ha voglia di fare le cose in grande, per ora invece siamo limitati dallo status quo e dalle tradizioni.

Street Fighter 6 gioca da entrambi i lati, facendo da middle man tra vecchio e nuovo, provando a rendersi quel titolo che fa da via di mezzo tra un picchiaduro da veri gamer hardcore con 15 arcade stick nell’armadio e quei giochi dove premendo due tasti vinci la partita. Per quanto sia un dato di fatto, è interessante capire come questo avvenga.

Street Fighter 6 - Launch Trailer

World Tour, tutorial all’ennesima potenza

Uno degli aspetti più ostici di un picchiaduro è la componente single player, a tal punto che nel 90% dei casi si limita ad una modalità arcade con dialoghi tra i match e poco più. Lo stesso Guilty Gear Strive di Arc System Works si limita a questi assieme a quattro o cinque ore di cutscene totalmente opzionali.

Street Fighter 6 presenta la propria modalità storia in pompa magna, con aspetti che mai ci saremmo aspettati di vedere da questo franchise: che sia l’avatar personalizzabile, il moveset misto a nostro piacimento, la grande quantità di side quests e altri piccoli aspetti ludici da giocare nell’interezza della campagna.

Sbloccare tutti i costumi secondari e personalizzare il nostro avatar per giocare alla modalità World Tour è di fatto un bel passatempo, distantissimo da una modalità storia vera e propria con personaggi complessi e storie intricate, ma comunque un bel viaggio che copre il franchise di Capcom in molte sue forme con richiami a tempi passati o con novità da parte dei nostri combattenti preferiti.

È la prima volta che la trama di Street Fighter si estende a dopo gli avvenimenti del terzo capitolo della serie: di fatto cronologicamente questo sesto capitolo è l’ultimo ad arrivare e vediamo sviluppi molto interessanti da parte di molti personaggi come Ryu che conquista l’ego e la malvagità del Satsui no Hado, Ken che si allontana dalla sua famiglia per proteggerla, Honda che apre un suo ristorante a tema sumo e molto altro.

Street Fighter 6 World Tour

Tutta la campagna, che mi è durata più o meno attorno alle 30 ore, comprensive anche di grinding per ottenere i vari costumi secondari e il completamento di quasi tutte le missioni secondarie, si lascia giocare tranquillamente e presenta una buona varietà di contenuti per la maggior parte di essa; le interazioni tra i personaggi sono ben costruite e i tutorial e le sfide presentate sono particolarmente utili per un giocatore alle prime armi.

Battle Hub, dove gli amici si scontrano

Come seconda modalità principale del titolo è presente il Battle Hub, una serie di server aperti al pubblico dedicati al gioco online, che siano combattimenti tra avatar o combattimenti più classici non è importante, qui è possibile fare di tutto.

La grandissima quantità di server (circa 200 per tutti i giocatori e 200 dedicati per player dal rango basso, questo per ogni regione) permette di ritrovarsi molto semplicemente e di poter andare ad affrontare persone diverse con molta facilità. Le lobby rendono accessibile allo stesso modo anche i mini-tornei che Capcom organizza per i giocatori, divise per fasci di rank competitivi e a libera iscrizione parlando con un NPC.

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E se qualcuno dovesse stancarsi di menare le mani, può sempre andare in una sala giochi virtuale per giocare titoli classici della libreria Capcom, non limitata ai picchiaduro: sicuramente un tocco non necessario ma molto gradito.

Durante la stesura della recensione però, i server di Street Fighter 6 sono stati vittima di un grave problema generale e quindi per una intera giornata non è stato possibile giocare online. Consapevole che possa essere solo un piccolo inciampo e confidente che ciò non ricapiti, è comunque doveroso segnalarlo in quanto titoli come questo, soprattutto in ambito competitivo, basano la loro intera esperienza sulla stabilità dei server.

Fighting Grounds, imparare ed eseguire

La maggior parte delle funzioni più interessanti di Street Fighter 6 si trovano nei Fighting Grounds, modalità generale che include molti aspetti del titolo tra cui le già citate modalità arcade, la modalità allenamento, i tutorial generici e per i singoli personaggi oltre che alle modalità di combattimento offline, online o in stanze private.

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Street Fighter 6 si trova in una via di mezzo per quanto riguarda i suoi tutorial, azzeccati e molto intriganti per quelli dedicati ai personaggi singoli, un po’ meno per quanto riguarda i tutorial generali. Si tratta comunque di un quantitativo di nozioni davvero notevole per un nuovo giocatore: il mio consiglio è quello di esplorarle piano piano ogni giorno in quanto include una base davvero ampia di contenuti per approcciarsi al picchiaduro secondo Capcom.

Dall’altra parte abbiamo i combattimenti effettivi: per quanto riguarda le battaglie offline e le stanze private, si trattano di modalità molto solide che offrono al giocatore un’esperienza completa, condita dalla possibilità di aggiungere elementi interessanti come battaglie a squadre, commentario di partita, un sistema di vantaggio o anche modalità di allenamento online (una manna per chi vuole imparare).

Per quanto riguarda le battaglie online, sia giocando match aleatori che incontri competitivi con punteggio elo e rank, si sono purtroppo verificati problemi di matchmaking che limitano spesso gli incontri alla stessa decina di persone della stessa regione, incappando spesso nel problema del re-match in competitiva, cosa che dovrebbe essere evitata.

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Un’altra possibile pecca del sistema online è il ranking che pare essere un po’ troppo permissivo, permettendo alle persone di uscire tranquillamente dai primi ranghi di prova senza avere le nozioni base che sono le fondamenta per il gioco di livello più alto.

Al di là di questi due problemi, potenzialmente risolvibili da futuri aggiornamenti del titolo sulla stabilità e sul bilanciamento, l’esperienza pad alla mano di questo Street Fighter si presenta pulita, funzionale e intrigante, seppur con i suoi piccoli singhiozzi.

Combattimenti e Drive System

Street Fighter 6 migliora in tutto e per tutto quello che si era visto nel quinto capitolo della serie, trasformando un titolo vecchio di due generazioni in un ottimo picchiaduro moderno, con buoni sistemi ben variegati che introducono nuova dinamicità e più freschezza e divertimento negli scontri.

In primis, i vari personaggi sono stati tutti migliorati: graziati con nuove mosse, nuove special e alcune accortezze per renderli più unici e interessanti, il roster di personaggi risulta davvero al passo coi tempi.
Grazie a questo, è possibile sia avere personaggi nuovi con un moveset completamente unico che personaggi che già conosciamo in veste rinnovata, creata apposta per poter trarre il massimo dai loro nuovi design e dal Drive System.

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Questo nuovo sistema di meccaniche permette al giocatore di usare una vasta gamma di abilità offensive, difensive o di movimento. Essendo una meccanica non legata alle risorse dedicate alle mosse Super è possibile usare tutte queste nuove opzioni già dall’inizio del round e ad ogni round il Drive Gauge, che indica quante di queste azioni possiamo eseguire, si ricarica permettendo al giocatore di divertirsi il più possibile con queste meccaniche.

Il Drive System è perfettamente integrato, permettendo ad ogni giocatore di sopperire alle mancanze o a potenziare le caratteristiche dei singoli personaggi. Lo scatto rapido offerto dal Drive Rush permette di avvicinarsi con rapidità anche coi personaggi più lenti, il Drive Impact, colpo con armatura che penetra le difese avversarie, aiuta i personaggi che hanno bisogno di applicare più pressione e il Drive Parry amplia le capacità difensive includendo anche un alto margine di apprendimento, apprezzato dai fan veterani che cercano quel tocco in più nel loro gioco difensivo.

Controlli Moderni, l’inizio della fine?

Uno dei tasselli più importanti, seppur controversi, è l’inserimento del sistema dei cosiddetti Controlli Moderni: nuovo sistema di controllo che sostituisce il classico modello a sei tasti con quattro tasti di attacco, due tasti per funzioni specifiche e un tasto che se premuto assieme ai tasti d’attacco permette di eseguire combo semplici.

Sulla carta pare un’idea interessante, diminuisce la complessità di esecuzione a discapito di un 20% del danno inferto e perdendo la possibilità di controllare al 100% il tuo personaggio, eppure in un titolo prettamente basato sull’abilità e sullo studio e l’uso di determinate combo rende decisamente scontenti coloro che masticano il genere da diverso tempo. Non sarò io a dirvi come andranno le cose, le scopriremo assieme man mano che il gioco prenderà piede.

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Per molti giocatori sembra una sentenza di morte dare ai personaggi la possibilità di eseguire delle special con un tasto solo e i contro sono troppo poco efficaci per sopperire ai pro. Una cosa però è chiara, i Controlli Moderni sono la perfetta scusa per nuovi giocatori di entrare e provare i personaggi, imparare concetti base come il neutral, le punizioni e lo spacing.

Sono una meccanica che può non piacere ai giocatori più incalliti, ma è innegabile che una funzione del genere sia geniale parlando di accessibilità e facilitazioni, abbassando drasticamente la difficoltà del punto d’ingresso al genere per allargare facilmente il bacino di utenza del genere picchiaduro.

Stile Metro City

La prima cosa che si nota dai filmati, dalle musiche e dall’estetica generale del titolo è l’approccio artistico legato alla street art, al movimento pop urbano che ha caratterizzato le città americane e non dagli anni ’70 a questa parte. Street Fighter 6 vuole simultaneamente sembrare irriverente e impattante ma anche delicato ed elegante, e ci riesce magistralmente grazie a tre aspetti fondamentali che gestisce divinamente.

L’interfaccia utente in primis è costruita in maniera molto semplice, dando priorità alla lettura che all’estetica, funzionando prima come menù e poi come pezzo d’arte. Nonostante è vero che ci si possa perdere nelle varie opzioni, ci si trova sempre in un luogo facilmente navigabile ed esteticamente appagante.

I personaggi sono più dettagliati che mai, grazie a modelli e scheletri estremamente complessi che permettono animazioni facciali assurdamente malleabili (seppur esagerate, ma è un esercizio di stile) e corpi estremamente realistici con accortezza speciale sui gruppi muscolari e alle animazioni delle varie tecniche. Gli ambienti non sono da meno, complessissimi a volte e incredibilmente rilassanti da altre. Ogni stage è vivo e pregno di elementi cardine dei personaggi che rappresentano.

Street Fighter 6, la recensione: gettati in strada! 6

La colonna sonora è estremamente ben studiata, con tracce dinamiche che si adattano al numero di round passati, allo stato di vitalità dei giocatori o anche alla pausa tra i round stessi. Ognuna si lega divinamente al personaggio che rappresenta e nel caso dei personaggi che ritornano da vecchi capitoli riescono addirittura a sembrare familiari nonostante non siano remix di vecchie tracce.

In generale si parla di un lavoro incredibile, che normalmente Capcom non fallisce, ma che in questo caso si presenta ad un livello mai visto prima.

Conclusioni

Street Fighter 6 si presenta come un titolo pulito sotto moltissimi punti di vista, con uno stile accattivante e un livello di qualità mai visto prima in questo franchise. Introduce idee molto buone e lo fa in modo magistrale, rendendo il gioco piacevole sia ai veterani che alle nuove leve e lo fa con modalità interessanti e ben costruite sia per divertire il giocatore sia per insegnarli le basi del gioco, elemento non scontato di questo genere.

Alla fine, il sesto capitolo di Street Fighter sta riuscendo ad essere tutto quello che un buon picchiaduro dovrebbe essere, accogliente ma complesso, ben strutturato ma pur sempre ben accessibile, accattivante sia per gli occhi che per le mani seppur con qualche piccolo inciampo finora di poca importanza.

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Appassionato di videogiochi e di internet da tenera età. In costante crescita e ricerca di nuove esperienze. L'amore che provo per RPG e Fighting game non ha rivali, ed eccomi qui a parlarne.

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