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MCU: Cosa non funziona della Fase 4

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Con la tronfale uscita di Spider Man Far From Home venne inaugurato l’inizio di una nuova epoca all’interno dell’MCU. Dopo il grande successo di Avengers Endgame era naturale per i Marvel Studios non potersi fermare di fronte all’onda del successo dei suoi prodotti.

Secondo le dichiarazioni di Kevin Feige, questo sarebbe dovuto essere il più complesso, ambizioso ed intrigante progetto fino ad ora realizzato dalla sua casa di produzione, ovvero la cosiddetta Fase 4, il capitolo iniziale della Saga del Multiverso.

Caratteristica principale di questa fase era quella di voler amalgamare, oltre ai film usciti nelle sale, anche prodotti pensati esclusivamente per la riproduzione on demand, in modo da lanciare definitivamente il nuovo servizio di streaming Disney Plus, sfruttando svariate miniserie televisive, special e documentari che hanno portato ad un totale di diciotto nuovi titoli che avrebbero pian piano preso parte al complesso mosaico del MCU.

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Quantità VS Qualità

Ora che i Marvel Studios si stanno avviando verso la Fase 5 (inaugurata con Ant Man and the Wasp: Quantumania) parecchi fan della Marvel hanno avuto tanto da ridire in merito alle scelte creative che l’MCU ha introdotto con la fine di Avengers Endgame il quale, invece di essere stato una degna conclusione di una saga cinematografica che ha, nel bene e nel male, cambiato il modo di fare blockbusters, ha iniziato a produrre una pletora di contenuti che in breve tempo hanno saturato il mercato dell’intrattenimento.

Scegliendo di puntare soprattutto sulla quantità, i Marvel Studios hanno appunto sacrificato il senso di eccitazione che si provava all’uscita di un loro film (eventi che capitavano solo un paio di volte all’anno) che ora si è trasformato in una sensazione di indifferenza o addirittura fastidio, per il pubblico generalista. Reazione comprensibile di fronte alla non indifferente quantità annuale di prodotti MCU, ormai considerati scadenti e mediocri.

Certo, la qualità non è sparita del tutto, e qualche volta sono usciti dei prodotti con qualche risvolto interessante nella macro trama del MCU (come il film campione di incassi Spider Man: No Way Home) ma nella maggior parte dei casi si è assistito a dei film di stampo quasi industriale, qualcosa che può intrattenere al momento della proiezione in sala e che non lascia spazio a una seconda visione.

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Le potenzialità della Saga del Multiverso

La saga precedente, la Saga dell’Infinito, presentava una più evidente progettazione nel lungo periodo, e anche se alcuni film risultavano più deboli rispetto ad altri, tutti erano importanti tasselli per la serialità degli eventi futuri, culminata poi in film come Infinity War e Endgame.

La Fase 4 aveva il compito di incrementare questo tipo di approccio, avendo molte più potenzialità della precedente saga, considerando che il villain principale, Kang il conquistatore, un genio criminale capace di poter viaggiare a piacimento nelle diverse dimensioni del multiverso grazie alle sue migliaia di varianti, è molto più interessante di un personaggio come Thanos, ma purtroppo l’introduzione di tale minaccia non è stata eseguita in maniera corretta.

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Invece di sedimentare la minaccia di Kang passo dopo passo ad ogni nuova uscita delle loro produzioni, i Marvel Studios hanno optato per una più sicura indagine di mercato, offrendo agli spettatori una serie di prodotti tra loro separati per testare quali di essi poteva avere più riscontro, tanto è vero che tra tutte le uscite MCU post Endgame il concetto di multiverso è presente solo in un paio di esse.

Ironicamente, ora l’idea di universi paralleli che collidono è diventata molto mainstream nelle produzioni hollywoodiane, sia in ambito supereroistico (come nel franchise animato targato Sony di Into The Spiderverse oppure nel prossimo prodotto della Distinta Concorrenza, cioè The Flash) fino ai generi più di nicchia, come il pluripremiato Everything Everywhere All At Once, perciò ora che il MCU ha perso il primato, dovrà impegnarsi molto al fine di trovare idee originali ed evitare i clichè che possono essere presenti quando si parla di realtà parallele.

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Stand alone e worldbuilding

Questo modus operandi chiaramente non è del tutto errato, in quanto svariate case fumettistiche tendono ad assumere questo comportamento di “assestamento” una volta conclusosi un grande evento, ed episodi più standalone servono a prendersi una pausa dalla macro trama per esplorare più profondamente i personaggi e per ampliare il worldbuilding.

Il problema della Fase 4 è stato che, invece di seguire le trame inconcluse delle fasi precedenti e di approfondire personaggi a cui il pubblico era già abituato, si è deciso invece di introdurre svariati nuovi personaggi (come in Shang Chi), concentrarsi su personaggi che non hanno motivo di essere ulteriormente analizzati in quanto incapaci di poter proseguire nella trama (Black Widow), oppure di produrre film dove effettivamente non succede niente (Thor Love and Thunder) o dove succede qualcosa di potenzialmente più grosso della minaccia principale di Thanos ma che non se ne farà assolutamente menzione nel futuro (come i Celestiali in Eternals).

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Tanti personaggi, stesso arco narrativo

Si è insomma deciso di focalizzarsi nell’estensione dell’ormai popolatissimo universo Marvel, cercando di aumentare la costruzione di questa realtà immaginaria, ma non la costruzione dei nuovi personaggi che la popolano.

Tale aspetto si può riscontrare dal momento che ogni personaggio, soprattutto nelle serie televisive, introdotto nella Fase 4 ha più o meno lo stesso identico arco narrativo, essendo comunque loro stessi protagonisti di origin stories, dove devono accettare ciò che sono e imbracciare il loro lato supereroistico (come si vede in Falcon e The Winter Soldier, She Hulk, Moon Knight e Ms. Marvel) il che rende il tutto abbastanza formulaico e prevedibile.

Le uniche eccezioni sono Wanda Vision e Loki, che guarda caso sono risultate apprezzatissime dai fan. Soprattutto la prima stagione di Loki, dove oltre ad approfondire un personaggio che, benché apprezzato dal pubblico, era ancora tutto da scoprire, si fa riferimento per la prima volta al multiverso e al pericolo di Kang, andando quindi avanti con la trama orizzontale ma allo stesso tempo prendendosi una pausa per un’analisi del personaggio di Loki.

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CGI barbina e big camei

La costante produzione di nuovi contenuti ha colpito non solo dal punto di vista narrativo, ma anche dal punto di vista stilistico e registico. La qualità degli effetti speciali dei film MCU è drasticamente peggiorata fino a diventare quasi dozzinale, anche perché numerosissimi artisti VFX tutt’oggi sono costretti a lavorare a ritmo costante in tempi serratissimi, e sono editati in una maniera tale da essere paragonati al taglio registico delle soap opera.

Sono inoltre presenti discutibili scelte registiche in alcuni film, dove si è deciso di utilizzare artificiosi e prolungati silenzi che anticipano i reveal di storici attori supereroistici la cui presenza deve stupire lo spettatore, come nel caso di No Way Home con Tobey Maguire o in Dr Strange nel Multiverso della Follia con Patrick Stewart. Tali scelte, invece di stimolare hype, influiscono sulla qualità del prodotto, dando ad esso un aspetto a tratti stucchevole, come se fosse un ennesimo film che intende o far leva solo sulla nostalgia o per anticipare i numerosi sequel e crossover che verranno distribuiti nell’immediato futuro. 

Fortunatamente, anche considerati i numerosi backslash di tumultuosi gruppi nei social per la difesa dei diritti riservati agli addetti VFX dei Marvel Studios, il presidente Kevin Feige ha dichiarato in una recente intervista che la sua casa di produzione ha rimandato diverse date di uscita di film e serie tv MCU previste per quest’anno per dare modo ai loro team di creativi di concentrarsi di più sui loro prodotti per una migliore riuscita, prevedendo anche cancellazioni di titoli non ancora entrati in produzione.

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Superhero fatigue?

I film Marvel una volta erano sinonimo di grande attesa ripagata, e quello che i Marvel Studios devono cercare di fare assolutamente è cercare di ritornare a quel tipo di filosofia che lo ha reso così popolare, produrre accorati film dei più grandi personaggi della cultura pop invece che sterili anticipazioni per eventi futuri che fanno leva più sull’hype degli spettatori invece che sull’effettiva qualità di ciò che si sta vedendo.

La fatigue supereroistica comincia a farsi sentire persino nel MCU, ma ciò non vuol dire che il pubblico si stia stancando definitivamente dei supereroi, anzi, continua ad amarli, ma è costantemente bombardato di contenuti e sta diventando sempre più selettivo nei confronti di ciò che gli piace. Speriamo solo che il capitolo conclusivo della trilogia dei Guardiani della Galassia, possa ridare il lustro che lo studio si spetta. Il futuro del MCU dipenderà interamente dall’operato di James Gunn.

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Giornalista freelance e articolista a tempo perso, penso che anche i film, fumetti e videogiochi hanno qualcosa da raccontare se si scava un pò più in fondo e non ci si ferma alla semplice copertina.

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I Guardiani della Galassia vol. 3, la recensione: (non) sono un procione - SpaceNerd.it
1 anno fa

[…] computer grafica non sembra per nulla quella alla quale siamo stati abituati nella Fase 4 di questo MCU. Con ciò si vuol dire che non pare finta, raffazzonata o “nebbiosa”. Grazie ad […]

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