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La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

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La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

Quando nel lontano 31 ottobre 2012 la Disney acquistò la Lucasfilm per annunciare successivamente la produzione di una nuova trilogia sequel prevista per il 2015, il fandom di Star Wars mai si sarebbe aspettato di avere opinioni così contrastanti che ancora oggi sono argomento di discussione nei vari social network.

Malgrado l’acquisizione della casa di produzione di George Lucas infatti, la Disney non aveva pianificato alcun tipo di storyline ben consolidata, e la mancanza di tali linee guida portò a una apparente improvvisazione nei piani di uscita dei vari prodotti targati Star Wars.

Oltre la programmata trilogia sequel, erano anche in produzione alcuni film spin-off che, malgrado qualche iniziale successo, vennero messi fuori produzione, oppure relegati in miniserie televisive nel nuovo servizio streaming Disney Plus, come The Mandalorian o The Book of Boba Fett. Questo portò a delle reazioni dei fan non particolarmente entusiaste, se non addirittura negative.

Con questa serie di articoli, vogliamo esplorare assieme a voi lettori cosa ha portato questa nuova trilogia sequel della saga più famosa del cinema, analizzando i suoi pregi e i suoi difetti, e chiedendosi se potrà sopravvivere al corso del tempo o se effettivamente è stato uno spreco di energie e biglietti del cinema.

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La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

Star Wars: Il Risveglio della Forza

Star Wars: Il risveglio della Forza, con i 529 milioni di dollari con cui ha esordito nei primi cinque giorni di presentazione, si è incoronato come il film di Star Wars col maggior incasso fino ad allora. Ha ottenuto un notevole successo anche con la critica, che ha apprezzato il ritorno di una trama più leggera e scorrevole rispetto a quelle a cui ci avevano abituato i film della trilogia prequel.

Un ritorno alle origini che ha portato una vera e propria ventata di aria fresca. Si credeva che questa operazione avrebbe aperto nuovi orizzonti al franchise di Guerre Stellari anzi, quasi come se fosse una risposta reazionaria verso i toni opprimenti della trilogia prequel (approfondiremo questo dettaglio nei prossimi capitoli).

Se analizziamo più attentamente questo primo capitolo, infatti, si può notare il netto cambiamento rispetto a ciò a cui ci aveva abituato la precedente trilogia. A cominciare dalla performance attoriale del nuovo cast di protagonisti: finalmente gli attori mostrano e provano emozioni. Gli effetti speciali riescono a integrarsi bene con tutto quello che appare nelle inquadrature e la sceneggiatura, per quanto si basi su una trama semplice, fila liscia ed è comprensibile per chiunque.

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Malgrado l’iniziale entusiasmo, man mano che il tempo passava la reputazione di questo film andava sempre più incrinandosi. Frange più critiche del fandom di Star Wars hanno cominciato a analizzare più dettagliatamente il film-evento dell’estate del 2015, sottolineando in maniera via via più forte e rumorosa le pecche del film. Questo ha successivamente portato a un boicottaggio da parte dei fan più severi.

Tali critiche si concentravano sostanzialmente in due punti nevralgici: le critiche al film in sè, ritenuto oggettivamente brutto e troppo dipendente dalla trama dell’originale Guerre Stellari del 1977, e le critiche ai nuovi personaggi, ritenuti o poco interessanti oppure delle copie carbone del cast della trilogia originale.

La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

Una scopiazzatura di Una Nuova Speranza 

Chiaramente Il Risveglio della Forza non nasconde di voler omaggiare Star Wars: Una Nuova Speranza del 1977, ma si tratta più di un omaggio che di un plagio, e per ovvie ragioni. Una volta acquisita la Lucas Films, la Disney sapeve di dover rilanciare la saga con qualcosa di diverso dalla trilogia su Anakin Skywalker, consapevoli di come quella trilogia abba fatto storcere il naso a molti. Un universo narrativo semplice come quello di Star Wars, il cui punto cardine è l’eterna lotta tra il Bene e il Male, mal si sposava con le atmosfere cupe e contorte della trilogia prequel. Occorreva tornare sui propri passi. 

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Non si può negare che Il Risveglio della Forza sia fortemente derivativo. La sua struttura ricalca senza troppo sforzo il canovaccio già solido di Una Nuova Speranza, tuttavia cerca si rinfrescare quello stesso canovaccio con delle aggiunte originali che gli permettono di risplendere di luce propria.

Prendiamo ad esempio i due personaggi protagonisti dei due film: Luke Skywalker e Rey. Vero che tutti e due sono giovani abitanti in un pianeta desertico, ma uno non vede l’ora di andarsene per rompere la routine della sua vita quotidiana, mentre l’altra non ha nessuna intenzione di andarsene perché sta aspettando il ritorno dei suoi genitori. Luke è una testa calda impaziente, mentre Rey è l’esatto opposto, non cerca la gloria come il giovane Padawan, vuole solo i suoi genitori. I ruoli sono simili, ma le loro caratterizzazioni divergono in diversi punti.

Lo stesso dicasi per altri personaggi. Ad esempio Han Solo, che qui riveste il ruolo di mentore, come un novello Obi Wan Kenobi. A differenza di quest’ultimo, sempre disciplinato e perfettamente cosciente riguardo a quello che il gruppo sta andando ad affrontare, Han rimane lo stesso personaggio impulsivo e improvvisatore che ricordiamo.

La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

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Lo stesso discorso si può dire anche per gli elementi di trama che compongono il film. Pensiamo alla famigerata scena della “Cantina” de Il Risveglio della Forza, da molti considerata una scena rip-off di Una nuova speranza. Anche in questo caso si può considerare più una citazione che altro, in quanto i ruoli che hanno le rispettive scene prese fuori contesto sono simili, ma premesse e obiettivi della scena sono diversi.

In Una Nuova Speranza, tale scena serviva allo spettatore come introduzione al viaggio nell’universo di Star Wars, fornendo delle basi di worldbuilding e facendo conoscere le abilità e le personalità del gruppo di eroi protagonisti. Il contesto in Il Risveglio della Forza invece è molto diverso. Invece che all’inizio del secondo atto, la scena si svolge alla sua fine. Il gruppo si è già formato e già lo si conosce, ha appena ricevuto una pesante batosta dal Primo Ordine, il loro morale è a terra e sta collassando, quindi cerca un posto accogliente come La Cantina per riorganizzarsi.

Quindi, malgrado esistano degli elementi simili tra i due film, sono presentati con un tono e un significato diverso che permettono ad ognuno dei due di avere una propria identità. Forse l’unico elemento davvero copia carbone de Il Risveglio della Forza è la presenza è BB-8, il droide che sostituisce R2D2 e che ha le sue stesse funzioni narrativi. Si tratta però di un prodotto creato apposta per produrre merchandising, quindi la sua presenza può essere ignorata.

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Oggettivamente, un brutto film 

Un punto a sfavore di questo film per molti è il fatto che quest’ultimo sia oggettivamente un film brutto. Se la critica precedente poteva essere condivisibile, questa invece è molto più forzata, oltre che una critica basata su criteri soggettivi.

Nessun film può nascere oggettivamente brutto, in quanto anche quelle pellicole considerate “universalmente orrende” (come The Room oppure Gremlins 2) hanno comunque un loro seguito di fan che le considera talmente brutte da essere belle. Per la critica specializzata, un film “brutto” è un film che non suscita alcuna reazione, che non lascia niente dopo averlo guardato, un guscio vuoto insomma, e tutto questo discorso si basa sempre e comunque sulla soggettività di ogni individuo. 

Un film che ha incassato più di un miliardo di dollari solo il primo mese, con gente che durante le prime proiezioni ha dichiarato di amare il film non può effettivamente rientrare nella categoria di brutti film che dovrebbero essere odiati. Volendo dare il beneficio del dubbio tuttavia, è giusto evidenziare come questo film non si presti a plurime visioni. Come molti blockbuster moderni, le fallaci logiche della trama de Il Risveglio della Forza cominciano a mostrare il fianco dopo diversi rewatch.

Non per questo si può dire che il film sia oggettivamente brutto, come è errato sostenere che sia un capolavoro. Come sempre l’esagerazione dei pareri risulta fuorviante e ostacola la fruizione di questo godibile film d’azione.

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Il “problema” dei nuovi personaggi 

Uno dei bersagli preferiti da questa parte della critica risiede nel nuovo personaggio protagonista, Rey. Da molti viene ritenuta una Mary Sue, cioè un personaggio femminile privo di difetti, estremamente idealizzato e senza alcun tipo di spessore. Gli stessi che propongono queste critiche tendono ad ignorare che altri personaggi già visti nei precedenti film hanno le caratteristiche.

Un esempio è proprio Luke nella trilogia originale, che riesce fin da subito ad avere un contatto con la forza anche senza uno specifico allenamento. Oppure Obi Wan nella trilogia prequel, che riesce a sconfiggere senza problemi l’avversario che pochi minuti prima aveva dato filo da torcere al suo stesso maestro.

Le critiche mosse a Rey possono essere comprensibili. Un personaggio troppo perfetto può dar fastidio, visto che non permette allo spettatori di rispecchiarsi in lui. Tuttavia per tutto il film Rey riesce a scampare a situazioni piuttosto tese che il più delle volte la mettono in pericolo di vita. Come la fuga rocambolesca contro i droidi al mercato di Tatooine, l’incontro con il mostro spaziale all’interno della nave di Han Solo e la battaglia finale contro il suo avversario Kylo Ren.

Oltre a questo, la perfezione di Rey millantata dai detrattori potrebbe essere vista sotto una diversa prospettiva, ossia avere per la prima volta in Star Wars un protagonista genuinamente buono e impossibilitato ad essere contaminato dal lato oscuro della forza proprio per via della purezza del suo cuore. Per quanto possa sembrare banale, questa può essere vista come l’ennesima novità portata dalla nuova trilogia della Disney.

Parlando di novità, è bene qui parlare di quello che forse è uno dei punti più interessanti che la nuova trilogia ha introdotto, ossia il personaggio di Finn. Si tratta, prima che di un nuovo tipo di personaggio, di un nuovo tipo di punto di vista sugli eventi. Uno stormtrooper traumatizzato dagli eventi dell’incombente guerra voluta dal Primo Ordine, che diserta per il solo scopo di sopravvivere per poi unirsi alla causa della Resistenza motivato non più da motivazioni egoiste, ma perché ha trovato un ideale giusto per cui poter combattere. Forse uno dei più avvincenti archi caratteriali di tutta l’intera saga (che, come vedremo, sarà completamente dimenticato nei prossimi capitoli della nuova trilogia).

La trilogia sequel di Star Wars: una retrospettiva

Il gradino pià altro del podio tra i migliori nuovi personaggi introdotti lo vince senza dubbio il nuovo antagonista della saga, Kylo Ren. Un personaggio fantastico che fin da subito ha conquistato all’unanimità il cuore del pubblico, anche quello di tutti i fan della saga.

Forse perché risulta effettivamente essere il personaggio più completo e più studiato dal punto di vista della sceneggiatura, l’unico personaggio dotato di un coeso arco narrativo: un guerriero Sith che deve rivestire i panni di un nuovo Darth Vader, ma che è costantemente combattuto dalla sua resistenza al lato oscuro della Forza. Questo porta a un rapporto dalle dinamiche molto interessanti con la protagonista Rey, personaggio legato in tutto e per tutto al lato chiaro.

I nuovi personaggi e i loro rapporti mostrano delle somiglianze con il precedente gruppo di eroi e cattivi della trilogia originale. Tuttavia, quello che sembra essere semplice citazionismo, è anche un utilizzo sapiente di archetipi dei personaggi che hanno segnato l’infanzia di tre generazioni diverse.

Ad aggiungere elementi che io ritengo molto positivi vi è la scrittura dei dialoghi, o almeno della maggior parte di essi. Malgrado possano sembrare anche banali, sono tutti trasportati dal particolare carisma che sprizza fuori energicamente dal nuovo cast, elemento che rende il susseguirsi degli eventi decisamente più stimolante.

Malgrado il carisma sopracitato, non sempre esso basta per coprire i problemi dei dialoghi del film. Il più delle volte questi sono talmente infarciti di battute e gag per abbassare la tensione, come tipicamente succede nei film del Marvel Cinematic Universe, da risultate fuori luogo. Così come è fuori luogo l’eccessivo fanservice, con continui rimandi e strizzatine d’occhio ad alcuni elementi della trilogia originale che alla lunga risultano stucchevoli.

Il nostro  parere è che il film si sia meritato il successo che si è guadagnato: riesce a impostare un ottimo inizio per una nuova trilogia, che può essere vista sia da neofiti che da fan di vecchia data. Introduce nuovi personaggi, tra cui un nuovo gruppo di eroi convincente e un antagonista unico del suo genere.

Vediamo inoltre un ritorno alle origini della saga per il metodo scelto di raccontare una nuova trilogia. Un metodo che si ispira alla semplicità dei primi capitoli, ma allo stesso tempo introduce nuovi e singolari argomenti che le permettono di differenziarsi dalla vecchia trilogia.

Scopriremo nei prossimi mesi se l’interesse verrà ripagato oppure se ancora una volta verranno deluse le aspettative che si erano create. A presto con il secondo capitolo di questa retrospettiva, che analizzerà il sequel diretto da Rian Johnson: Star Wars: gli Ultimi Jedi.

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Giornalista freelance e articolista a tempo perso, penso che anche i film, fumetti e videogiochi hanno qualcosa da raccontare se si scava un pò più in fondo e non ci si ferma alla semplice copertina.

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