No, Dante Alighieri non ha pensato di adattare la Divina Commedia con balloon in cui inserire dialoghi, l’avrebbero preso per folle.
È stato Go Nagai, conosciuto soprattutto per Mazinga e Devilman, a fare l’adattamento manga tra 1994 e 1995, con i tre volumi di Dante Shinkyoku, da noi conosciuto come La Divina Commedia di Go Nagai.
Nel 2019, questi volumi vennero riuniti dalla J-Pop Manga nel primo formato omnibus al mondo, che contiene anche una litografia esclusiva dei due amanti per eccellenza, Paolo e Francesca, così da celebrare i settecento anni dalla morte del poeta.
Con quest’opera di quasi settecento pagine, il mangaka ha deciso di ringraziare i lettori italiani che lo hanno sostenuto sin dagli albori della sua carriera, ma anche di omaggiare la nostra cultura con qualcosa di adatto sia agli amanti della letteratura che ai suoi fan accaniti.
I riferimenti alla Divina Commedia sono presenti anche in altri suoi capolavori.
Il primo è Mao Dante (1971), scritto quando la casa editrice Kodansha gli diede totale libertà per la creazione di una storia.
Pensò subito di fare una rappresentazione a fumetti del poema, proprio come Dante Shinkyoku, ma temendo di non risultare interessante decise di usare il punto di vista dei demoni, con aggiunte di elementi fantascientifici.
Purtroppo la rivista smise di pubblicare e Mao Dante rimase incompleto, eppure è proprio grazie a questo se sono state gettate le basi per la creazione del famosissimo Devilman.
Ma come è nato questo legame con la letteratura? Accadde tutto quando Nagai era solo un ragazzino e lesse un’edizione della Divina Commedia illustrata da Gustave Doré, che lo colpì moltissimo e influenzò il suo intero immaginario. In alcuni panel, infatti, i disegni sono quasi identici a quelli del pittore francese, come ad esempio il vortice del Paradiso.
“Shinkyoku” è un termine coniato dal letterato Ogai Mori e significa “Canto divino”. Accostandolo al nome Dante, Nagai crea una sorta di ossimoro, poiché fa intendere che sì, si è ispirato alla letteratura italiana, ma allo stesso tempo se ne è distaccato. Il manga rimane una sua interpretazione e appropriazione.
Non si è limitato a prendere ciò che già era stato scritto e disegnarlo, ma l’ha fatto suo, ha scelto le parole e le espressioni facciali dei personaggi, ha prediletto le figure più interessanti e inquietanti a discapito di quelle meno originali, ha tentato di rendere più moderna un’opera antica.
Ha avvicinato culture ed epoche lontane, facendo diventare più accessibile un’opera che può risultare pesante: ciò che veniva originariamente descritto con complesse figure retoriche può ora essere compreso di colpo, con ambienti ben disegnati, onomatopee a bordo pagina e dialoghi diretti.
Chiunque abbia studiato a scuola la Divina Commedia, ricorderà un’intera ora di lezione dedicata a spiegare il significato delle tre fiere e la selva, ecco invece come tutto diventa lampante in Dante Shinkyoku:
“La lonza rappresenta la lussuria e la mancanza di integrità; il leone la violenza e il potere; la lupa la cupidigia e la cospirazione, la selva oscura è la profondità dei peccati.”
Lo stile di Nagai non si può di certo definire raffinato o elegante, lo si può subito capire dal cipiglio imbronciato di Dante in copertina.
Le sue opere sono definite da una certa brutalità, perfetta ovviamente per la rappresentazione dell’Inferno, a cui dedica ben due dei tre volumi totali.
Tratti spessi, neri e pesanti sono tipici di questa prima cantica, caratterizzata da crudo realismo, scene grottesche e splatter, ambientazioni oscure e demoni.
Nel Purgatorio tutto inizia a schiarirsi, e nel Paradiso si può ammirare una rappresentazione fedele del sistema aristotelico-tolemaico, illuminato dalla volontà divina e dalle anime eteree, che contrastano la notte dei primi panel. La sua penna sembra addolcirsi, a Dante brillano gli occhi quando incontra Beatrice, le ombre scompaiono e nessun corpo viene più dilaniato da bestie a tre teste.
Nella Divina Commedia originale, Dante assume diversi ruoli: è sia lo scrittore che il protagonista narrante. Ritroviamo dunque nell’opera il suo intero pensiero su politica, filosofia e personaggi, che viene raccontato da se stesso mentre “vive” il viaggio interiore verso Dio.
Nella versione di Go Nagai, invece, Dante si limita ad essere un personaggio. Si presenta con nome e cognome e inizia il viaggio da Firenze, di cui vediamo un paesaggio proprio nella prima pagina, come se la selva e le tre cantiche fossero effettivamente posti reali e non un suo turbamento d’animo. Fa moltissime domande alle sue guide, è emotivo ed espressivo, ed evita tutte quelle ridondanti perifrasi distaccandosi un po’ dal ruolo di poeta trecentesco.
La voce narrante, che spiega ad esempio chi sono Virgilio e Beatrice (grazie a quest’ultima troviamo anche riferimenti alla Vita Nova), non interferisce con i dialoghi o i pensieri dei personaggi, si limita a dare informazioni, ed è quella di Nagai.
Dante Shinkyoku è un volume che, esposto in una libreria piena di romanzi classici o posato su uno scaffale accanto ad altri manga, fa un bel figurone a prescindere. Go Nagai è uno dei più grandi mangaka del mondo nipponico, ma è stato fortemente influenzato da una cultura più occidentale.
Ciò non lo ha limitato né reso confusionario, ha anzi permesso una fusione magnifica di due mondi del tutto differenti.
Crudeltà e durezza del suo stile si fondono superbamente con la violenza dell’Inferno, luci e nuvole riprese da alcune illustrazioni di Doré descrivono la leggerezza del Paradiso.
Italia, Francia, Giappone, antichità e modernità… è possibile trovare di tutto in questa macedonia culturale dai sorprendenti abbinamenti.
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Complimenti bell'articolo.
Un bellissimo articolo, ben scritto, con una spiegazione molto chiara anche per chi come me si avvicina per la prima volta a questo mondo. Questo articolo mi ha fatto venir voglia di leggere anche il Manga recensito. Complimenti!