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È eticamente e moralmente corretto apporre della censura in un videogioco?

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Il messaggio ironico di Ubisoft

La censura nei videogiochi, come per le altre opere culturali destinate ad un pubblico ampio, è un tipo di censura morale ed estetica che viene applicata in diversi paesi secondo metodi differenti scelti solitamente in base al prodotto.

Come succede per gli anime, la censura è a volte condizionata da una visione massimalista di questi media, un luogo comune completamente sbagliato, ovvero che tutti i videogiochi siano prodotti completamente destinati ai bambini. Secondo questa teoria, episodi disturbanti, di violenza, di sesso o altro non possono far parte di questi prodotti, e devono essere perciò censurati.

Negli anni ci siamo trovati di fronte a diversi casi di censura, anche se negli ultimi mesi a tenere banco è quella operata ai danni di Martha Is Dead, titolo tutto italiano sviluppato da Wired Production.

Martha Is Dead | Launch Trailer

Prima di parlarvi di alcuni degli episodi più eclatanti di censura, è doveroso parlare del sistema PEGI (Pan European Game Information), sistema di classificazione valido quasi in tutto il territorio europeo, usato per classificare i giochi attraverso cinque categorie di età e otto descrizioni di contenuto.

Questo sistema è nato per regolamentare gli acquisti di videogiochi, soprattutto da parte dei minori, e facilitare il controllo dei genitori su questi ultimi. Tuttavia, esso è stato duramente criticato da censori e associazioni di genitori, a causa della facilità con cui può essere eluso. Vogliamo però ricordare e sottolineare che un genitore è chiamato in prima persona a vigilare sul comportamento del proprio figlio, e per questo la colpa di un acquisto sbagliato deve essere equamente divisa tra venditore e genitore, e non deve ricadere sul produttore del videogioco.

Nel momento in cui però questo purtroppo non accade, viene dunque più semplice per gli editori censurare un’opera, che nel peggiore dei casi è addirittura preventiva, ovvero prima che il prodotto venga messo in vendita.

Nessun riferimento al nazismo

Negli ultimi anni, Bethesda è stata colpita dal fenomeno della censura, in particolare sul territorio tedesco. A causa del suo problematico passato, in Germania Bethesda ha dovuto ricorrere a dei cambiamenti drastici in Wolfenstein 2.

Questi cambiamenti includono non solo l’eliminazione di tutte le svastiche dal gioco (che nella versione originale sono molto presenti, ndr), ma anche a modifiche dei dialoghi, dove sentiamo un Hitler essere chiamato “Mio Cancelliere”, e non “Mio Fuhrer” e colpito dalla rimozione dei suoi tipici baffi. Di seguito, vi riportiamo il video di Censored Gaming, che testimonia quanto il gioco sia stato modificato.

How Wolfenstein II Censored Hitler In Germany

La domanda sulla quale vogliamo aprire un dibattito è la seguente: è giusto censurare ogni riferimento al nazismo, come per nascondere le atrocità della storia? Non sarebbe stato meglio lasciarle e far passare il messaggio che la guerra sia sbagliata, così come quell’ideologia che ancora oggi è piantata nella testa di molte persone?

Sembra, invece, che questa censura al nazismo vada ad essere effettuata anche quando non serve, come se togliendo ogni riferimento (anche involontario) a quell’epoca storica possa cambiare ciò che è accaduto. Questo passaggio, oltre che essere offensivo nei confronti delle vittime di guerra, troviamo possa simboleggiare inoltre un affronto al corso dell’epoca in cui viviamo, che potrebbe inoltre essere captato come un modo per creare disinformazione storica e culturale.

Un altro caso di riferimento al nazismo lo ritroviamo nientemeno che in Pokémon, dove Registeel, mostriciattolo tascabile di terza generazione, è infatti stato ridisegnato a causa del suo “braccio” alzato, che qualche occhio malizioso ha interpretato come un saluto nazista. Lo sprite europeo lo raffigura con entrambi gli arti abbassati, anche se un bambino, dopo averlo catturato, non si interessa molto al fatto che le braccia siano o no alzate, è soltanto felice di avere aggiunto alla sua squadra un leggendario.

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Razzismo, religione e buona condotta

Il braccio di Registeel non è stato l’unico elemento ad essere stato censurato nel famosissimo mondo Pokémon. Una delle prime accuse mosse verso la Game Freak fu di razzismo, a causa del design di Jinx che secondo alcuni avrebbe soltanto alimentato gli stereotipi sui neri. La pelle del pokémon fu cambiata, e tutt’oggi appare viola.

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Mettendo da parte i mostriciattoli della nostra infanzia, anche gli sprite di alcuni personaggi che si incontrano durante il cammino sono stati modificati: il Medium, nel gioco giapponese, stringe nella mano una sorta di collana di perline simile ad un rosario, che è stata eliminata nelle altre versioni; nel Saggio, invece, le mani congiunte in preghiera sono diventate braccia conserte.

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Ma i problemi con la religione non terminano qui. In America, infatti, alcune comunità cristiane hanno ritenuto i Pokémon creature di origine satanica. La prima critica fu fatta alle evoluzioni, che andrebbero contro il creazionismo (la creazione della Terra per mano di Dio e non per evoluzione naturale, è un dibattito vasto e tutt’ora molto acceso, ndr.).

Questi mostri tascabili vennero poi visti alla stregua di demoni, da evocare e comandare tramite talismani o amuleti, ovvero le medaglie delle palestre. Immaginate cosa hanno potuto pensare alla vista di Pokémon di tipo Spettro o Psico, che hanno capacità paranormali e quindi, secondo loro, concesse dal diavolo.

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Seguono a ruota alcuni sprite considerati poco adatti ai bambini, poiché simbolo di cattivi atteggiamenti e brutte abitudini. Al Pescatore è stata tolta la sigaretta dalla bocca, la Bellezza ha una gonna più lunga e, proprio come per la Nuotatrice, il suo occhiolino è stato visto come un gesto troppo ammiccante.

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E non solo: questi videogiochi spronerebbero al sionismo (affermazione e autodeterminazione del popolo ebraico), utilizzerebbero simboli massonici e giustificherebbero il maltrattamento sugli animali. Insomma, la Game Freak non si annoia mai.

Il caso Martha is Dead

Con Martha Is Dead, è capitato addirittura che a chiedere la censura sia stata la Sony stessa, per permettere il lancio del titolo sulle sue piattaforme, e quindi su PlayStation 4 e PlayStation 5, a differenza di ciò che successe su PC e Xbox, dove non ha dovuto subire ritocchi per essere lanciato.

ALLERTA SPOILER: per far capire dove sono state operate le censure, bisogna parlare di alcuni dettagli della trama del titolo. Se non volete ricevere spoiler, saltate la lettura, e passate alle considerazioni immediatamente sotto all’immagine.

Le censure vere e proprie, che differiscono dalla versione PC e Xbox del gioco, sono sostanzialmente tre:

  • In una sequenza Giulia, la sorella di Martha, strappa la faccia al cadavere della sorella con l’aiuto di una medaglietta, e la mette in volto. La versione censurata è un filmato non interattivo, mentre su PC e Xbox è il giocatore che esegue l’intera operazione;
  • Quando Giulia si reca al cimitero, per assicurarsi che la sorella sia incinta, la sventra con delle forbici, tirando fuori il feto e mettendoglielo sul petto. Anche qui, nella versione PlayStation la sequenza è stata resa non interattiva;
  • Al termine del gioco, Giulia parla della sua esperienza in manicomio, parlando anche di come si masturbasse tutto il giorno a causa di impulsi fortissimi. Nella versione PlayStation, sono stati rimossi tutti i riferimenti alla masturbazione.

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Oltre ad elencare le censure subite dal titolo, è doveroso parlare anche dei danni subiti dallo sviluppatore nel tentativo di rendere non interattiva una porzione del gioco. Per fare ciò, possiamo far riferimento alla lettera pubblicata da LKA, in cui si afferma che “dopo più di quattro anni di intenso lavoro, lo sviluppatore richiede ora del tempo extra per operare le modifiche richieste da Sony, per rendere possibile la pubblicazione del titolo”.

Insieme al ritardo della pubblicazione, ci si aggiunge anche un ritardo dell’arrivo della versione fisica del gioco, che determina inevitabilmente una diminuzione dei possibili guadagni. Se vogliamo invece parlare di dati, la versione PlayStation ha venduto molte meno copie rispetto alle versioni PC e Xbox, proprio a causa delle censure subite.

Ovviamente, questo caso ha diviso la community, tra chi afferma che la censura sia stata necessaria e chi afferma l’esatto opposto, per diversi motivi: innanzitutto, Microsoft ha deciso di non censurare Martha Is Dead, nonostante fosse a conoscenza del contenuto.

Un altro motivo, il più discusso, riguarda invece le esclusive PlayStation: nel corso della sua carriera, Sony ci ha fornito numerose esclusive, più o meno violenti (The Last Of Us Parte 2, di cui trovate la nostra recensione qui, è l’esempio più recente, ndr), senza però censurarne alcuno.

Per quale motivo, quindi, Sony ha deciso di censurare l’opera di Wired Production, e non le proprie esclusive? È giusto andare a penalizzare un piccolo team di sviluppo indipendente, per favorire i propri titoli first party? È giusto togliere ai giocatori la possibilità di immedesimarsi nel modo migliore nei protagonisti di un’opera e di sentire sulla propria pelle le loro emozioni?

La censura italiana colpisce gli zombie

Ci sono videogiochi che hanno causato così tante polemiche da diventare famosi, o addirittura aumentare di colpo le vendite grazie alla eco mediatica. È il caso di Carmageddon, il primissimo videogioco ad essere stato esaminato dal Parlamento italiano, che fece ritirare tutte le copie in giro per il paese così da sostituirle con quelle censurate.

Il gioco consiste nel completamento di gare automobilistiche tramite tre metodi, che permettono di ottenere tempo in più per terminare il percorso o punti per riparazioni e potenziamenti alla propria auto: distruggere i veicoli avversari, investire i pedoni e attraversare checkpoint.

In alcuni stati, così come in Italia, tutto ciò venne ritenuto eccessivamente violento, ed i pedoni furono trasformati in zombie dal sangue verde. In Germania, invece, lo splatter venne proprio eliminato con la sostituzione delle persone con i robot.

censura carmageddon

Quando venne creata l’espansione Splat Pack fu aggiunta la possibilità di rimuovere le modifiche, così da giocare la versione originale, mentre il sequel Carmageddon II: Carpocalypse Now fu soggetto alle stesse critiche e censure.

In Italia, ad essere censurato non fu solo Carmageddon, ma anche i primi due capitoli originali di Resident Evil, usciti rispettivamente tre e un anno prima, anche se qui, gli avversari da massacrare erano già zombie.

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Tuttavia, sembra che anche i non-morti non siano stati sufficienti a rendere il titolo accettabile dalle severi corti italiani, che sembrava volessero tutelare anche gli zombie da chissà quale scandalo. Tutto ciò è accaduto, nonostante i videogiochi vengano acquistati da persone che dovrebbero poter decidere esattamente cosa acquistare, e nonostante i due Resident Evil recassero sulla confezione un bollino che indica l’età minima per acquistarli (vedi paragrafo sul PEGI, ndr).

Censura positiva e negativa

Anche se nell’articolo abbiamo parlato solo degli effetti negativi della censura, è doveroso dire che essa, talvolta porta degli effetti positivi. Da qui nasce la distinzione tra due tipi di censura: positiva e negativa. La censura positiva si verifica nel momento in cui vieta completamente l’accesso a un dato prodotto, ma mette in guarda su eventuali rischi che ne possono derivare. A differenza di quella negativa, incoraggia la crescita e previene i potenziali problemi a chi censura. Ad esempio, impedire a dei bambini di fare una cosa che invece dovrebbero fare gli adulti.

Il problema si pone quando la censura diventa negativa, cioè privativa e denigratoria, quando si vuole solo far tacere o impedire che si faccia qualcosa che possa danneggiare una minoranza di persone. Un esempio di questa censura si può vedere nei mezzi di comunicazione, che sono sempre pronti a mostrare ciò che conviene ai potenti, anche se quella persona screditata magari sta dicendo la verità.

Per questo, per il filosofo Platone, la censura deve essere sempre messa in discussione. Mi sta aiutando? Mi sta mettendo di fronte ad una sfida? Mi sta privando di qualcosa, impedendomi di crescere o di accedere a qualcosa senza motivo?

Dobbiamo vedere la censura per quello che è, e pensare che non necessariamente tutto ciò che ci censurano è per un complotto universale contro di noi. Ci sono cose che hanno ragione di essere censurate, come per esempio un film non adatto ad un determinato tipo di pubblico (senza però operare modifiche all’opera). Una censura illogica e immotivata può essere anche motivo di scontri e di ribellioni, come per esempio la Seconda Guerra Mondiale in Germania.

Ogni censura positiva ha una ragione, e deve essere fornita a chi la subisce, la censura negativa invece non ce l’ha: deve essere rispettata, senza diritto di replica.

Ora la parola passa a voi lettori, cosa ne pensate della censura? Per voi ha solo aspetti negativi, o, talvolta, può essere anche giusto operarla?

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Mi presento, mi chiamo Armando, amante della tecnologia e dei videogiochi fin da bambino. Sono un grandissimo appassionato di giochi di carte, soprattutto Yu-Gi-Oh!, e di videogiochi a carattere horror, in particolare la saga di Resident Evil, con il quarto capitolo in cima alla classifica dei miei videogiochi preferiti.

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Stereotipo di ragazza timida con la testa fra le nuvole, appassionata di libri fantasy, mondo orientale, film e serie tv.
Prima o poi vorrei pubblicare un'opera tutta mia, e scrivere articoli su ciò che mi piace sembra un ottimo inizio!

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Samylolle
Samylolle
2 anni fa

Bellissimo articolo fonte di discussione.
Io penso che vivendo in un mondo che ogni giorno ci dona miliardi di stimoli tramite internet, social e informazione non penso debba esservi in alcun caso la censura poiché siamo talmente “abituati” a sentire e vederne di cotte e di crude che non ha senso mettere dei paletti ormai.
Tantomeno se è un fatto storico realmente accaduto come riportate nel caso di Wolfenstein 2.
Certo resta che il PEGI e dell’età per un determinato gioco vadano rispettate.
Se poi un genitore compra ad occhi chiusi un gioco horror splatter per il figlio, non informandosi prima, questo è un problema.
Di fatto, bisognerebbe “educare” i genitori a informarsi nei canali appositi (non i giornali tradizionali che molte volte sparano cagate) su che videogioco sia e se sia adatto o meno.

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