Fumetti

The Old Guard 1 – Fuoco d’apertura, la recensione

The Old Guard 1 - Fuoco d'apertura

21.00 €
7.2

SCENEGGIATURA

6.3/10

DISEGNI

8.0/10

CURA EDITORIALE

7.2/10

Pros

  • Storia costruita per essere facile da approcciare
  • Personaggi ben diversificati
  • Un mistero di fondo sufficientemente intrigante
  • Il ritmo della narrazione
  • L'adattabilità di Fernandez

Cons

  • Il villain dannatamente stereotipato
  • Nicky è come se non esistesse
  • Poca chiarezza sul senso generale della storia
  • La scarsa originalità

The Old Guard è una serie a fumetti pubblicata da Image Comics del 2017, scritta da Greg Rucka e disegnata da Leandro Fernandez, dalla quale è tratto l’omonimo lungometraggio Netflix con Charlize Theron e Luca Marinelli. In Italia Panini Comics ha pubblicato la prima delle due miniserie con protagonista il gruppo di guerrieri millenari all’interno del volume The Old Guard 1 – Fuoco d’apertura, del quale andremo a parlare.

The Old Guard: il prezzo dell’immortalità

The Old Guard narra le vicende di un gruppo di cinque guerrieri immortali che vagano per il mondo senza un vero e proprio scopo, guidati dalla millenaria Andromaca di Scizia. Nessuno di loro conosce il motivo della loro immortalità, la quale non è tuttavia “totale”. Può capitare, infatti, che ad un certo punto della loro vita questa abilità possa abbandonarli così com’è apparsa. Tale peculiarità attira le attenzioni di uno spietato imprenditore farmaceutico, intenzionato a carpirne il segreto per trarne profitto.

L’incipit, coadiuvato da un ovvio approfondimento su come i vari membri del gruppo vivano la loro condizione, è tutt’altro che originale. Nella narrativa a fumetti mainstream di immortali complessati e particolarmente capaci nell’arte della guerra se ne sono visti parecchi, basti pensare ad Immortal Man e Vandal Savage della DC Comics o Eternal Warrior della Valiant Comics. Rucka, sceneggiatore navigato, lo sa benissimo, fornendo pochi ma immediati spunti psicologici così da catapultare immediatamente il lettore nel vivo della narrazione, permettergli di inquadrare istantaneamente i vari protagonisti senza bloccarlo in dinamiche che, nel bene e nel male, ha già visto più e più volte.

Il problema dell’immortalità non è sempre al centro dei dialoghi e della vicenda stessa, eppure nessuno dei personaggi se lo lascia scivolare addosso né dà segno di esservi abituato eccessivamente.

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Nonostante questo coinvolgimento emotivo, pare che i membri del gruppo non abbiano mai provato seriamente a scoprire l’origine di questi poteri. E di tempo ne hanno avuto.
La stessa trama di The Old Guard vira proprio in quella direzione, facendo il lavoro sporco sia per l’incuriosito lettore sia per i rassegnati personaggi. Il filo conduttore della vicenda è proprio l’assenza di un senso da attribuire alla vita (eterna e non) dei prescelti, i quali hanno in comune una sola ed unica cosa: il passato militare. L’immortalità sembra averli costretti a perpetrare la loro inclinazione guerresca per secoli e secoli, suggerendo la volontà dello sceneggiatore di imbastire una riflessione sulla condizione del “guerriero” come un maledetto imbrigliato in una perenne spirale di violenza. Ma i protagonisti di The Old Guard sono (con le dovute zone di grigio) delle brave persone e la loro indole viene spesso declinata verso obiettivi più o meno lodevoli, che vanno dalla difesa della persona amata al salvataggio degli innocenti.

In Fuoco d’apertura Greg Rucka fornisce pochi, sparuti elementi al lettore per azzardare concrete ipotesi circa il reale focus della vicenda: se l’indole dell’essere umano come entità generica o come militare. In generale, si percepisce il poco impegno nella ricerca di un senso vero e proprio che muova le azioni dei personaggi.

La sceneggiatura, spogliata da qualsivoglia speculazione, è imbastita comunque con un certo ritmo. I personaggi risultano bene o male tutti convincenti, sebbene tagliati con l’accetta, tranne l’antagonista principale, ennesimo cliché del capitalista senza scrupoli, pazzo ed eccentrico. A onor del vero, anche il personaggio di Nicky (Niccoló di Genova) risulta essere piuttosto privo di personalità, a differenza del suo amante Joe (Yusuf Al-Kaysani) protagonista di un gran bel monologo. A entrambi è stato dedicato poco spazio all’interno della narrazione e si spera che nella miniserie successiva siano stati meglio approfonditi.

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Greg Rucka impreziosisce la storia di The Old Guard, già piuttosto semplice, frenetica e ricca di azione, con dialoghi altrettanto essenziali, spesso improntati sul botta e risposta e la frase a effetto, ma impostati con ironia e tempistiche certosine capaci di strappare in diverse occasioni un sorrisetto al lettore.

A favorire la cadenza dello sceneggiatore vi è un maestro dello storytelling e della sintesi come Leandro Fernandez. Le sue fisionomie caricaturali offrono immediata caratterizzazione ai personaggi, perfettamente distinguibili già solo guardando i loro nasi: quello di Andromaca, ad esempio, è particolarmente squadrato, in relazione alle figure ritratte sulle antiche anfore greche. Ciò denota una grande ricercatezza nel ricollegare immediatamente i personaggi a precisi riferimenti culturali.

Lo stesso dicasi per la regia della tavola, sempre puntuale nella messa in scena di qualsiasi contesto e ugualmente adattata dal disegnatore con precisi elementi visivi: nelle scene più movimentate la linea è chiara, pulita, e i contorni particolarmente netti, così che l’occhio dello spettatore possa passare in fretta da una vignetta e l’altra senza perdersi neanche un pugno; in quelle più tese e introspettive, i personaggi vengono cosparsi da voluminose ombre d’inchiostro. In The Old Guard il “peso” delle fisionomie è quindi direttamente proporzionale a quello della scena.

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Il layout, seguendo la medesima impostazione, sfoggia vignette scostanti e fuori asse che si sovrappongo tra loro in un gioco di zoom e controcampi continuo. Il disegnatore però non cede mai all’estetica forzata, mantenendo intatta la funzionalità grammaticale di ogni inquadratura e mettendo rigorosamente la sua matita al servizio della chiarezza espositiva, non risparmiando però qualche doppia tavola indubbiamente spettacolare.

The Old Guard è sicuramente una serie piacevole da leggere che offre buoni spunti per l’approfondimento futuro di trama e personaggi. L’azione, l’essenzialità, e il mistero dell’immortalità dei personaggi con cui è facilissimo empatizzare, ne fanno un fumetto di semplice approccio per un vasto tipo di pubblico, che abbia guardato o meno la trasposizione di Netflix.

Lascia un storcere il naso la poca attenzione al sottotesto, che non è escluso venga approfondito nel volume successivo, ma che qui suggerisce un approccio “da mestierante” al progetto. Non certo una caratteristica onorevole, specialmente per uno sceneggiatore navigato come Greg Rucka.

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Vittorio Pezzella

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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