Dopo anni di attesa finalmente Rascal Does Not Dream è arrivato anche in Italia grazie a Crunchyroll in occasione del rilascio al cinema dei due nuovi film della serie, Rascal Does Not Dream of a Sister Venturing Out e Rascal Does Not Dream of a Knapsack Kid.
Rascal Does Not Dream nasce come una serie di romanzi scritti da Hajime Kamoshida (noto anche per The Pet Girl of Sakurasou), raggiungendo il grande pubblico con l’uscita dell’anime nel 2018, ma rimanendo distribuita in Italia solo come adattamento manga (pure dimenticato) da J-Pop.
Ora che finalmente anche in Italia è arrivato il franchise da cui viene tratta la fortunata serie curata da Studio CloverWorks, scopriamo insieme il perché dello straordinario successo di questo anime nella nostra recensione di oggi.
La vita piuttosto solitaria e monotona di Sakuta Azusagawa viene sconvolta dal suo incontro in biblioteca con la senpai Mai Sakurajima. Un normale incipit se non fosse che Mai gira vestita da Bunny Girl per la biblioteca e nessuno sembra vederla, eccezion fatta per il nostro protagonista.
Mai Sakurajima è una celebrità del mondo dello spettacolo al momento in pausa, compagna di liceo di Sakuta. Sorpresa dal fatto che solo lui riesca a riconoscerla in certe occasioni, Mai si avvicina a Sakuta il quale, sotto l’apparente strato cinico e solitario (proprio un “rascal”, come punzecchia l’amica Futaba), nasconde un carattere premuroso e votato ad aiutare gli altri.
Sakuta capisce subito che Mai è affetta da “Sindrome Adolescenziale” (Shishunki Shokogun), una condizione particolare che ha colpito anche lui e la sorella Kaede. Nel suo caso era stato l’incontro con la liceale Shoko Makinohara a salvarlo e a farlo diventare una persona migliore, ora tocca a lui mettersi in gioco per aiutare Mai e le altre ragazze affette da Sindrome Adolescenziale che incontrerà lungo il percorso.
Rascal Does Not Dream of Bunny Girl Senpai prende il nome della prima, iconica, novel scritta da Kamoshida incentrata sulla senpai Mai Sakurajima. La serie però, composta da 13 episodi, va oltre Bunny Girl Senpai e ci presenta anche il primo incontro con le co-protagoniste del racconto.
A partire da Petite Devil Kohai, dove Sakuta cerca di aiutare Tomoe Koga, giovane compagna di scuola e di lavoro part-time, passando per Logical Witch, dedicata all’amica Rio Futaba e al dualismo che l’attanaglia.
La serie si conclude con Siscon Idol, gli episodi dove facciamo la conoscenza di Nodoka, Idol sorella di Mai alle prese con il difficile rapporto con la nostra protagonista, e Sister Home Alone, l’arco finale dedicato a Kaede, sorella di Sakuta, forse il più potente emotivamente insieme a Bunny Girl Senpai.
Anche senza aver visto un episodio di Rascal Does not Dream of Bunny Girl Senpai potete ben percepire la somiglianza con la struttura narrativa di un’altra opera tratta da light novel, anch’essa trasposta in animazione con un fortunato adattamento, la Monogatari Series.
In effetti le strutture delle due serie sono particolarmente simili. Un personaggio principale (Sakuta o Araragi) incontra fortuitamente una ragazza in difficoltà (Mai o Hitagi) alle prese con un problema paranormale ma legato alla sua condizione psicologica.
Da qui in poi, grazie alle conoscenze pregresse nell’argomento (l’incidente di Sakuta, Kizumonogatari), i protagonisti aiutano volta per volta una ragazza a superare la sua condizione, mettendo se stessi in gioco per salvarla.
Penso sia impossibile negare una certa ispirazione che Kamoshida ha avuto nei confronti dell’opera di NisiOisiN. A parte la struttura però, le due opere prendono due strade differenti nello sviluppo.
La Monogatari Series tende sempre di più verso il paranormale, con toni surreali e situazioni che la rendono una storia praticamente inimitabile. Rascal does not Dream invece, partendo dalla stessa premessa, si sviluppa più sulla romance classica con setting scolastico (almeno inizialmente) ma sfruttando le situazioni misteriose create dalla Sindrome Adolescenziale per analizzare la psicologia dei personaggi, le loro difficolta estremamente reali e il loro percorso mentale per superarle.
Infine, la similitudine più interessante, è la costruzione del cast. Sia Rascal Does Not Dream che la Monogatari Series sono due esempi perfetti di creazione di un cast formato principalmente da personaggi femminili che ruotano attorno ad un singolo protagonista maschile.
Sembra la solita premessa da harem vero? No, sbagliatissimo.
Entrambi i cast all’apparenza sembrano quelli di una serie harem ma in realtà abbiamo un singolo personaggio maschile che risolve il suo interesse romantico al terzo episodio, lasciando perdere ogni possibile intreccio (anche al netto di episodi strani in Monogatari) in favore di un genuino aiuto verso tutti i personaggi femminili che si presentano.
Questo aiuto è dato dalla natura intrinseca dei nostri due protagonisti, ragazzi apparentemente distaccati e solitari che hanno sofferto e capiscono le difficoltà nelle altre persone, pronti a tutto per aiutare il prossimo.
Con questo la storia permette di approfondire la psicologia e la personalità dei personaggi femminili che piano piano incontriamo, siano essi anomalie millenarie o kohai del lavoro part-time. Una premessa che conduce a due paradossi, Monogatari e Rascal, nel panorama degli anime in stile “harem“, ricchi di personaggi identici e dimenticabili.
Come accennato nel paragrafo precedente, il cast in una serie come Rascal Does Not Dream of Bunny Girl Senpai gioca un ruolo fondamnetale ed è la costruzione delle dinamiche dei suoi componenti che concorre alla buona riuscita dell’opera.
In Rascal c’è una grande figura che svetta sulle altre, Mai Sakurajima. La Bunny Girl Senpai della prima novel è protagonista indiscussa della serie e al tempo stesso spalla cruciale. Sakuta è il filo conduttore di tutta l’opera ma Mai è sempre li con lui ad aiutarlo, spronarlo e bacchettarlo. Un personaggio gigante, impossibile da non amare e che ci colpisce soprattutto quando sembra essere in disparte, sempre pronta ad intervenire con un apporto fondamentale ai fini della storia.
Sakuta invece all’apparenza è proprio il plain MC di un’harem da quattro soldi, almeno finché non pronuncia le sue prime parole. Un personaggio unico, tagliente, simpatico e schivo inizialmente. Un’apparenza costruita dopo sofferenze che nascondono però un ragazzo dal cuore d’oro, pronto a tutto per aiutare le sue amiche in difficoltà. Senza dubbio uno tra i migliori protagonisti del genere anime romance.
Le altre protagoniste subiscono ovviamente l’essere un gradino sotto Mai, chi più (Nodoka) e chi meno (Kaede o Futaba), ma non sembrano mai personaggi scontati o ridondanti. Superata la prima impressione (il leitmotiv di Rascal se vogliamo) tutte le protagoniste della serie hanno una storia da raccontare e un’evoluzione da vivere insieme a Sakuta, rendendo alto l’investimento emotivo dello spettatore anche quando il focus si sposta da un personaggio all’altro.
Parlando invece di animazione, il lavoro fatto da CloverWorks è abbastanza basilare, con alti e bassi durante la serie che non rendono di certo questo uno dei punti di forza di Bunny Girl Senpai. Tutt’altro possiamo dire del character design, messo in scena benissimo nella serie con personaggi iconici come Mai e Kaede, una degna trasposizione delle illustrazioni di Keiji Mizoguchi.
Il doppiaggio originale ci regala invece prove di altissimo livello sia per Asami Seto (Mai) che per Kaito Ishikawa (Sakuta), senza dimenticare una serie di episodi finali dove Yurika Kobo spicca da protagonista nei panni di Kaede.
La colonna sonora non impressiona molto come è lecito aspettarsi da un’opera del genere ma accompagna discretamente le scene non stonando ma senza lasciarci nessuna traccia memorabile. Di memorabile invece ci sono la opening, Kiminosei delle the peggies (la canzone che mi ha fatto conoscere la serie), e soprattutto la ending, Fukashigi no Karte, brano superorecchiabile cantato volta per volta dalla doppiatrice della protagonista dell’arco, diventato virale nonché presenza fissa nei vostri Tik Tok.
Oltre ad essere fuori tempo massimo e dettata solo dall’arrivo al cinema dei film sequel, questa recensione soffre anche di un ulteriore fardello: l’essere scritta da uno spettatore innamorato della serie.
Per me Rascal è una delle sorprese più interessanti del mondo anime recente; una serie che ho approcciato per la opening e per capire come mai la protagonista girasse per le biblioteche vestita da Bunny Girl e che mi ha catturato per tutt’altro, costringendomi a innumerevoli rewatch ciclici in base al mio stato d’animo.
Sakuta è il mio protagonista ed è scontato se penso a tutti i paragoni fatti con la Monogatari Series e la devozione che provo verso quel franchise. E come lui tutti i personaggi della serie colpiscono e incantano nel raccontare la propria storia, le proprie debolezze e il percorso per superarle.
Rascal Does Not Dream of Bunny Girl Senpai è molto più di un nome lungo ed eccentrico. Un anime unico che domina senz’ombra di dubbio la categoria delle romance nell’ultimo decennio e che finalmente, con la proiezione al cinema degli ultimi due film, è arrivato anche in Italia.
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