Il 20, 21 e 22 maggio Crunchyroll ha portato anche in Italia al cinema gli ultimi due film della serie Rascal Does Not Dream, Sister Venturing Out e Knapsack Kid, segnando l’esordio su suolo nazionale del franchise creato da Hajime Kamoshida.
Proprio in prossimità dell’annuncio dell’evento cinematografico avevamo sfruttato l’occasione per rivivere insieme la prima stagione della serie, Rascal Does Not Dream of Bunny Girl Senpai, nella quale il malcelato attaccamento all’opera di chi vi scrive era venuto fuori inevitabilmente.
Partendo da queste premesse, era logico che non avrei perso questo film al cinema per nulla al mondo. Armato quindi di tanto hype e con la consapevolezza che 4 ore di macchina valgono l’esordio italiano di una delle mie serie preferite (grazie per aver dimenticato l’Umbria, ndr.), mi sono ritrovato lo scorso martedì in una sala romana di un maggio uggioso in compagnia di questo Double Feature, il protagonista della recensione di oggi.
La prima parte della visione è dedicata al primo film di questo Double Feature, Rascal Does not Dream of a Sister Venturing Out. Come intuibile dal titolo della novel, il focus nel mondo post Dreaming Girl si sposta su Kaede, ormai vicina al diploma delle scuole medie, alle prese con le scelte per il suo futuro.
La Kaede di oggi è il frutto degli eventi della serie. Una figura travagliata, estremamente influenzata dal trauma vissuto in precedenza e dall’immagine “dell’altra Kaede” che spesso ritorna nei suoi pensieri. Il bivio che si pone davanti alla sorella del nostro protagonista è andare insieme a Sakuta al liceo Minegahara, con tutte le difficoltà che questo rappresenta per Kaede, o iscriversi ad un liceo telematico.
Kaede ha ancora paure e ansie dovute ai postumi della sua Sindrome Adolescenziale e Sakuta questo lo comprende bene, ma vuole comunque supportare le scelte della sorella. Sarà Kaede infatti a prendere la decisione finale, provando e rendendosi conto di quello che lei vuole veramente fare, supportata sempre dal fratello, da Mai e da tutte le persone che le sono intorno.
Sister Venturing Out è l’adattamento che cornona il personaggio di Kaede e chiude i conti con il suo passato, sia per lei che per Sakuta. Una grande evoluzione della sorella del protagonista che continua il suo percorso di superamento del trauma delle scuole medie verso una nuova vita da liceale.
La prima proiezzione si chiude dopo la consueta Fukashigi no Karte cantata da Yurika Kobo e con una visione di Sakuta sulla ormai famigerata spiaggia di Shichigahama. Insieme a lui una bambina di scuola elementare dalle sembianze abbastanza riconoscibili e uno zainetto rosso.
Kaede ha deciso che strada intraprendere nella sua carriera scolastica e Mai sta per sostenere l’esame per l’università. La vita di Sakuta sembra scorrere normalmente, almeno fino ad una telefonata di suo padre. La madre di Sakuta sta finalmente migliorando dopo i problemi dovuti dallo shock della Sindrome Adolescenziale di Kaede e vorrebbe incontrare la figlia. Kaede è un po’ preoccupata ma pronta a rivedere la madre dopo più di due anni. Tra problemi familiari e l’apparizione di una piccola Mai, Sakuta scopre una nuova ferita collegata alla Sindrome Adolescenziale vicino all’ombelico di cui sembra non aver alcuna sensazione.
L’incontro tra Kaede e sua madre si risolve in una toccante riunione ma, il giorno successivo, è Sakuta a fare una scoperta inaspettata. Nessuno sembra più vederlo, sia a scuola che la sua famiglia, e a lui pare di rivivere quello che era successo a Mai dopo il loro primo incontro. A tendergli la mano però sulla spiaggia nel momento del bisogno è ovviamente la piccola ragazzina con lo zainetto rosso.
Ammetto che, al momento dell’annuncio dei film, titolo e copertina erano riusciti a trarmi in inganno. Seguo da tempo il lavoro di Kamoshida ma, data la mancata distribuzione della novel in Italia, non sono mai andato oltre la lettura dei titoli. Se Sister Venturing Out quindi era facilmente pronosticabile, l’evoluzione di Knapsack Kid mi ha sopreso notevolmente.
Il focus del secondo film si sposta su una figura molto evitata nelle serie precedenti, la madre di Sakuta e Kaede. Di lei si sa che è ricoverata per lo shock dovuto alla Sindrome Adolescenziale della figlia e sono due anni che è in cura senza avere rapporti con i due. L’evoluzione di Kaede ha portato inevitabilmente ad un riavvicinamento verso di lei, un’evento emozionante che ci svela però anche del rapporto tra lei e Sakuta in questo periodo di lontanaza.
Proprio Sakuta si rende conto che la Sindrome Adolescenziale che lo colpisce è frutto del suo legame con la madre. Preso dai suoi problemi, quelli di Kaede, di Mai e di tutte le persone intorno a lui, ha finito per dimenticarsi di lei. La presa di coscienza di quest’errore diventa quindi la base per riavvicinarsi alla figura materna, comprenderla e provare a ricostruire la loro famiglia.
Meno sorprendente ma altrettanto toccante, Sister Venturing Out chiude il cerchio del personaggio di Kaede, ad un passo dal diploma e pronta per la nuova vita liceale.
L’evoluzione della sorella di Sakuta è molto coinvolgente e riscopre tutte le emozioni rimaste irrisolte dopo la conclusione di Sister Home Alone, chiudendo così il dualismo delle “due Kaede“ e facendo compiere passi da gigante al suo personaggio.
Per quanto riponessi enormi aspettative in Knapsack Kid (comunque ripagate ampiamente), Sister Venturing Out è quello mi ha davvero sopreso in questo Double Feature. Una coronazione perfetta di una figura che era stata colpevolmente lasciata a metà nella prima stagione e che ora ha trovato pieno compimento in questo film.
Rascal Does Not Dream è finalmente arrivato in Italia. In modo rocambolesco, con poche sale, con due film impossibili da vedere senza il materiale pregresso, ma comunque è arrivato.
Da appassionato e fan numero uno della serie per me questa era già una vittoria; detto ciò il Double Feature non ha assolutamente deluso, anzi. I due film messi in scena nell’evento di Crunchyroll ci portano in tematiche poco affrontate fin’ora e danno spazio e evoluzione a personaggi che ne avevano tantissimo bisogno.
Il tema familiare è toccante e tutt’altro che banale per come inserito nel point of view della storia di Sakuta, sviscerato egregiamente in questi due lungometraggi che si incastrano perfettamente tra di loro e non risultano pesanti nella doppia proiezione.
Dopo esserci commossi per la storia di Kaede e l’abbraccio tra i due figli e la loro madre non resta che pazientare ancora un po’ per scoprire come continuerà la storia di Sakuta nell’Arco dell’Università, già confermato con una graziosa post credits dal nostro amato Studio CloverWorks.
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