❝Trattare con il subconscio degli autori è la parte del lavoro che odio❞
Questa è una delle tante frasi ad effetto che il protagonista offre ai lettori ne Il Cacciatore di Idee, un webcomic fantasy action condito di note filosofiche, scritto a quattro mani da Stefano Ficca e Valerio Cartuccia e illustrato da Gabriele Scarafia.
Composto di 88 pagine e suddiviso in tre capitoli, questo comic veniva pubblicato su Jundo nel giugno del 2021. Ad oggi è un Jundo Original completo.
È possibile leggere gratuitamente Il Cacciatore di Idee sulla piattaforma Jundo. In alternativa, l’opera è edita, sempre da Jundo, in un volume cartaceo acquistabile nella sezione “SHOP” dedicata.
La storia ha inizio con l’introduzione di Karl Millighan, prolifico autore di romanzi di ogni genere all’apice della sua carriera. Dozzine di giornalisti voglio un’intervista con lui, e Millighan non ha problemi a rispondere a ogni quesito finché non gli viene posta una domanda fatidica: come nasce un’idea?
Da qui si scopre che ne Il Cacciatore di Idee una risposta a questa domanda esiste: in un attimo la narrazione catapulta il lettore nell’Iperuranio platonico, il cosiddetto “mondo delle idee”, che rappresenta per tutti gli artisti un paradiso dell’ispirazione. Qui le idee nascono e vivono la loro vita, e per servirsene gli autori – che accedono alla dimensione attraverso il subconscio – assoldano valenti cacciatori, mercenari talvolta eccentrici che catturano le idee per denaro.
Il vero protagonista di questa storia è Escher, il più impavido di tutti i cacciatori dell’Iperuranio. Per lui nessuna “caccia” è impossibile, nessuna idea è forte abbastanza da tenergli testa, ma le cose si fanno preoccupanti quando un suo grande amico, un cacciatore di nome Orione, sparisce da un giorno all’altro. Sapendo che non è da lui fare così, Escher si mette sulle sue tracce, ma scoprirà ben presto che ciò in cui è coinvolto Orione cambierà la sua esistenza per sempre.
Quel che ci propongono Ficca e Cartuccia è una realtà parallela dove colori sgargianti si mescolano a paradossi sovrannaturali, uno scenario che è difficile inquadrare in un solo genere letterario. Uno dei punti di forza de Il Cacciatore di Idee è senza dubbio questa fantastica ambientazione, dove la mitologia classica va a braccetto con una narrazione e un approccio moderni.
Interessante e stuzzichevole è dunque la rappresentazione dell’Iperuranio, alquanto fantasiosa quella delle idee e dei cacciatori da loro temuti. Il tutto è molto dinamico e incalzante, ma forse un po’ troppo: la criticità più grande de Il Cacciatore di Idee è infatti l’eccessiva superficialità degli autori rispetto al contenuto della storia.
Da un punto di vista generale, il tutto si svolge a un ritmo talmente frenetico che si ha giusto il tempo di comprendere quanto sta accadendo prima che le seguenti due o tre pagine stravolgano un’altra volta gli eventi. Pochi sono i momenti che gli autori scelgono di sfruttare per dare forma al worldbuilding dell’opera, che per questo resta alquanto scarno – a dispetto dell’enorme potenziale latente.
Il Cacciatore di Idee vanta un finale che smentisce anche le più fantasiose aspettative, e forse è così imprevedibile anche perché gli autori non danno il tempo al lettore di formulare alcuna ipotesi solida. L’andamento della trama varia di pagina in pagina, e non è chiaro se sia voluto o meno, ma ad ogni modo nel corso della lettura ciò non porta altro che un senso di incostanza e pressappochismo.
È subito chiaro come Il Cacciatore di Idee e la sua storia trovino ispirazione nella dottrina che il filosofo Platone formulò nell’Atene di fine V e inizio IV secolo avanti Cristo.
Non a caso, uno dei primi personaggi a fare la propria apparizione è proprio Platone, nei panni di quello che si direbbe il signore dell’Iperuranio, data la sua gigantesca statura, oppure si tratta soltanto di un oste di una taverna trafficata – il suo ruolo non è granché chiaro. Questa sua prima apparizione, ad ogni modo, si rivela anche l’ultima.
A questo proposito, la scarsissima presenza del filosofo nel corso della narrazione, nonostante la sua evidente centralità, lascia un amaro in bocca non indifferente. Sarebbero stati innumerevoli, infatti, le perle di saggezza e gli aneddoti – perché no, anche storicamente accurati – che un personaggio di tale spessore avrebbe potuto donare all’opera, ma a quanto pare gli autori avevano altri piani.
All’interno de Il Cacciatore di Idee fa la sua comparsa un gruppo non particolarmente folto di personaggi, e se non altro pochi sono lasciati al caso.
Primo fra tutti è ovviamente Escher che, dal canto suo, si presenta come un protagonista virile e per certi versi molto teatrale. Lo si potrebbe definire un Ulisse in salsa platonica: astuto, ingegnoso e sempre invischiato in qualche peripezia.
A dargli man forte troviamo il compagno d’armi Orione, che fa riferimento al possente cacciatore del mito greco. Il suo è un personaggio interessante in quanto ricopre un ruolo ambiguo che crea assai suspense. Ciononostante, l’impressione resta sempre quella che gli autori non siano riusciti a tirarne fuori il meglio.
Altra figura degna di nota è ovviamente Karl Millighan, nel quale si identifica una sorta di antagonista. Anche in questo caso duole però riconoscere la piattezza del personaggio e lo scarsissimo sviluppo nel corso della storia – con la sola eccezione del finale.
Infine, oltre al già citato Platone, vi è una modesta presenza di personaggi secondari, alcuni dei quali fanno riferimenti alla cultura di massa. Un esempio può essere il direttore del manicomio, Chucky, che si rifa all’iconica bambola assassina di Mancini. Oppure Conan, campione di Dominaria nel “quartiere fantasy”, che richiama al famigerato barbaro cimmero ideato da Howard. E sempre in fatto di personaggi secondari, è curiosa la scelta degli autori di non includere alcuna cacciatrice donna, neanche fra le comparse, nel corso dell’intera opera.
Visualizzare un mondo tanto etereo ed impalpabile come quello de Il Cacciatore di Idee non è certo un compito facile. Scarafia tuttavia riesce nell’impresa immaginando l’Iperuranio come una sorta di grande metropoli suddivisa in vari quartieri, ognuno dei quali ospita idee di ogni natura e sorta entrate a far parte dell’immaginario collettivo.
Se si è sulle tracce di un’idea più ricercata, invece, i cacciatori devono addentrarsi nel Profondo, ossia una regione dell’Iperuranio irta di ostacoli e abitata da temibili idee pronte a sbranare vivo anche il più abile veterano. I colori di Claudia Giuliani adornano infine queste ambientazioni a tratti accoglienti, altre quasi caleidoscopiche.
Anche in questo caso sorge il problema della brevità dell’opera. Il lettore ha a disposizione poche occasioni per godersi le rustiche strade e i locali della città, altrettante meno per quanto riguarda il selvaggio Profondo. Scarafia ci regala panorami soddisfacenti, questo è vero, ma ciò non basta a cancellare l’impressione che ancora qualcosa di più si poteva fare.
Non male il design di Escher e soprattutto quello di Kleo, la sirena magica guardiana del vulcano delle idee. Le scene d’azione e stile di disegno in generale non sono sempre perfetti, tuttavia si fanno valere abbastanza bene nonostante, sempre per l’eccessiva frenesia, fatichino a volte ad illustrare con chiarezza quanto sta accadendo.
Per riassumere, Il Cacciatore di Idee è un’opera il cui potenziale non è stato sfruttato nel modo migliore. Si sarebbe potuto rivelare un comic stravolgente sia per ambientazioni che per trama, e ci sarebbe riuscito di certo se non fosse stato per la smania che ha colto gli autori durante la stesura della sceneggiatura.
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Ciao, sono uno degli autori. Mi fa piacere leggere la tua recensione e che tu abbia colto molti passaggi. Anche le critiche sono in sostanza quello che rode a entrambi ovvero avessimo avuto più spazio avremmo avuto piacere di approfondire più e più cose.
Purtroppo però quando ogni pagina viene a costare (di tasca propria) 60€ tra disegnatore, colorista e lettering ti trovi costretto a prendere la via della sintesi.
Detto questo un po' di curiosità: Platone era stato pensato solo come il barista del bar dei cacciatori (come il pub dove Deadpool va a prendere le taglie) e ci piaceva anche proprio l'idea che fosse un po' buttato lì.
L'autore è una figura piatta e stereotipata volutamente. Tutta la storia segue un percorso di "crisi mistica' che ha colpito sia me che Valerio durante la stesura di sta roba per cui l'autore è un po' specchio della banalità.
Sul personaggio femminile dico solo che non serviva nel senso a parte Kleo che fa da musa e guida per il resto il sesso dei personaggi è veramente ininfluente. Ok,Orione poteva avere le tette ma alla fine era uguale quindi perché forzare la cosa solo per spuntare la casellina dell'inclusivitá?
Poi beh avremmo voluto che questo fumetto fosse di 300 pagine ma appunto quando in media un editore ti dice "certo che ti pubblico se TU ci metti i soldi e mi dai tutto il progetto finito" mette dei ktevoli freni a molte cose.
Certo, come uno potrebbe ovviamente rispondere "se doveva uscire ma roba storpia lasciavi perdere proprio" e beh ha ragione. Infatti mo faccio il cuoco e quello che resta del kondondi Escher che io e Valerio abbiamo creato è un mondo per un gdr
Salve Stefano,
Innanzitutto voglio rassicurarla dicendo che le nostre recensioni tendono sì ad essere quanto più imparziali possibile, ma è anche vero che non sono perfette e possono non tenere conto di ciò che c'è dietro ogni lavoro e ai relativi autori. Le sue sono questioni comprensibili e ne prendo atto. Non si voleva mettere in cattiva luce il vostro lavoro, ma solo darne un'impressione globale.
In forza di questo le dico che come redattore il mio lavoro è anche quello di accendere un riflettore, per quanto mi è possibile, su tutte quelle piccole opere e autori emergenti che meritano di essere considerati, specialmente se nostrani. La recensione non voleva quindi infangare, ma piuttosto il contrario e anzi, incoraggiare a perseguire una professione come quella del fumettista che nel vostro caso è tutt'altro che sprecata.